Mi mancherai
Danna... Oh, Danna!
Erano passati tre giorni. Tre giorni nei quali Deidara non aveva messo un
dito fuori dalla sua stanza. Dalla loro stanza.
Danna...
Danna, perchè?
Perchè, un?!
Avevi detto che non sarebbe finita. Avevi detto che eri eterno.
Ti odio, Danna, ti odio, un!
Lacrime amare gli rigavano il viso, lacrime dolorose scendevano fin sul
cuscino a testimoniare impunemente un dolore che avrebbe dovuto rimanere
nascosto.
Immerse la faccia nel cuscino, sprofondò in quella morbidezza che non gli
dava sollievo, in quel candore che non gli concedeva pace.
Gridò, Deidara. Un grido reso silenzioso dalla stoffa del suo letto, un grido
che avrebbe dovuto essere liberatorio e che invece non liberava.
Perchè niente poteva consolarlo. Perchè niente sarebbe più stato come tre
giorni prima. Perchè niente gli avrebbe restituito il suo Danna.
***
"Non può continuare così"
"Oh, io fossi in te non mi preoccuperei, Pein, quando avrà fame uscirà"
"Capisco che per te sia una cosa difficile da immaginare, Hidan, ma c'è anche
gente che ha dei sentimenti, sai?"
"Ma non farmi ridere, sei la solita femminuccia del cazzo!"
"E tu il solito cretino!"
"Fottiti Konan!"
"Ora smettetela voi due, Deidara è un nostro compagno, dovrebbe interessarvi
la sua salute!"
"E va bene, scusaci Pein"
L'intero Akatsuki era in subbuglio da quando Sasori era morto: Tobi era stato
designato quasi immediatamente come nuovo membro e compagno di Deidara ma
quest'ultimo aveva reagito malissimo all'accaduto, rifiutando il nuovo arrivato
e chiudendosi nella sua stanza, rifiutandosi di mangiare e parlare con
chiunque.
"Posso fare qualcosa per Deidara-sempai?"
"Onestamente penso che tu sia il meno adatto, non faresti che peggiorare le
cose"
"Ma Tobi voleva solo aiutare, Itachi-san, Tobi è un bravo ragazzo!"
Itachi si coprì il viso con la mano e alzò gli occhi al cielo: possibile che
un elemento del genere fosse entrato nell'organizzazione? L'Uchiha tirò un
profondo sospiro e poi si alzò.
"Adesso basta" disse semplicemente alzando le spalle: "Ci penso io"
I rimanenti otto membri dell'organizzazione rimasero a bocca aperta.
"Ha detto davvero che se ne sarebbe occupato lui?" domandò incredulo Kisame,
che per poco non aveva lasciato cadere la sua spada per la sorpresa.
"Cazzo, sì!" confermò Hidan, rimasto altrettando sconvolto.
***
Una lacrima. Poi un'altra. Quante gli avevano già percorso le guance? Tante,
ma non troppe. Non sarebbero mai state troppe.
Gli bruciavano gli occhi, tanto che era una sofferenza anche solo sbattere le
palpebre, eppure Deidara non riusciva a smettere di piangere.
Non si era reso conto subito di quanto era successo, all'inizio, appena aveva
capito che Sasori era stato sconfitto era rimasto quasi indifferente... Non
pensava gli importasse così tanto.
Ma si sbagliava.
Appena aveva rimesso piede nella loro stanza, appena aveva sentito realmente
il vuoto che gli era rimasto intorno il suo mondo era crollato.
Dovevi darmi più tempo, Danna, più tempo per dirti... Ma poi cosa avrei
voluto dirti, un?
Non lo sapeva. Che il loro legame fosse forte non era mai stato un mistero
per nessuno, per quanto fossero diversi, per quanto litigassero spesso, in fondo
tutti sapevano che erano una cosa sola, ma che cosa fosse esattemente ciò che li
legava il biondino proprio non lo sapeva: semplicemente non se l'era mai
chiesto.
Danna se potessi vedermi adesso... Mi sento così male, mi prenderesti in
giro.
Un mezzo sorriso gli si dipinse sulle labbra sottili ma subito scomparve,
sopraffatto dal dolore.
Ma tu non sei qui e io ho questo peso che mi opprime e non so cosa fare.
Ti odio, Danna... Mi hai abbandonato.
Si rituffò tra le lenzuola e riprese a singhiozzare sommessamente, finchè non
sentì qualcosa sfiorargli il fianco.
"Vattene Konan" riuscì a dire: "Non ho fame"
Ma la mano che lo aveva toccato non si mosse e anzi, chiunque fosse stato,
ora gli si era seduto accanto.
"Non sono Konan, sono Itachi"
Deidara spalancò gli occhi: che ci faceva l'Uchiha nella sua stanza? Gli
faceva forse pena?
Il biondo artista stava per alzarsi e attaccarlo ma Itachi fu più svelto nel
fare qualcosa che Deidara proprio non si aspettava: con una mano il detentore
dello sharingan gli aveva scostato i capelli dal viso, asciugandogli le lacrime
con delicatezza.
"Ora basta piangere" gli disse, poggiandogli l'indice sulle labbra per fargli
segno di smettere di singhiozzare: "Stai calmo, va tutto bene"
Quelle parole lo fecero imbestialire, saltò a sedere e si scagliò contro
Itachi cercando invano di graffiarlo e cacciarlo in qualche modo.
"Non c'è niente che va bene!" sbottò quando l'Uchiha gli ebbe bloccato
entrambi i polsi senza scomporsi più di tanto: "NIENTE!!!"
"Ora smettila" continuò l'altro tranquillamente: "Non fare la donnicciola!
Sei un uomo, abbi un po' di spina dorsale!"
"Che ne sai tu, un?! Vedi di andartene Itachi! Nessuno ti ha chiesto niente,
voglio stare da solo!"
"Oh no, caro mio, non penso proprio! Tu adesso ti riprendi, muovi le tue
artistiche chiappe e torni tra i vivi, chiaro?"
Per tutta risposta Deidara si liberò dalla stretta dell'altro ragazzo e si
ributtò sul letto; avrebbe voluto aggiungere un 'vattene' o magari un bel
'vaffanculo' ma quando si voltò verso Itachi questo gli mollò uno schiaffo
lasciandolo attonito, sconcertato.
"Perchè?" chiese a mezza voce l'artista, poggiandosi una mano sul viso e
massaggiandosi la guancia, sulla quale si andava fià dipingendo il segno rosso
delle dita dell'Uchiha: "Perchè cavolo l'hai fatto, un?!"
"Non tornerà"
Un altro schiaffo gli avrebbe fatto meno male.
Lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene che non sarebbe tornato!
"Anche se continui a piangere non cambierà niente"
No, non voleva sentire, non poteva accettarlo!
Avevi detto che eri immortale, che eri arte! Come hai potuto farmi
questo?!
"Anche se eravate amici non puoi comportarti come un bambino" continuò
imperterrito Itachi: "Questa è un'organizzazione criminale, non un salottino per
signore"
"Come al solito non capisci niente, un!" rispose Deidara con rabbia:
"Non..."
Non era solo amicizia.
Una miriade di immagini affollarono la mente del ragazzo di Iwa, immagini che
aveva per tanto tempo cercato di dimenticare.
Un bambino dai grandi occhi azzurri, solo nella penombra.
Un ragazzino biondo, che modellava creta, tra gli sguardi sprezzanti della
gente.
Un giovane artista arrabbiato col mondo, che aveva trovato nell'arte la sua
ragione di vita e che non provava alcun dispiacere nel vedere il suo Villaggio
distrutto dalle sue stesse esplosioni.
Solo Sasori no Danna aveva visto qualcosa in me...
"Lui era la mia famiglia, un" disse infine Deidara, guardando sprezzante il
ragazzo che gli stava davanti: "Cosa ne sai tu? Lui era come un
fratello!"
Ecco cos'era, finalmente ho capito... Eri la mia famiglia, Danna.
E ora cosa mi rimane, un?
Itachi si morse le labbra: come poteva spiegargli che sapeva esattamente cosa
provava? Se avesse confessato quanto gli mancava suo fratello, quanto si odiava
per aver sterminato il suo clan, di sicuro avrebbe fatto saltare la sua
copertura... E questo proprio non poteva permetterselo, da morto non avrebbe
potuto proteggere Sasuke.
Abbassò lo sguardo, non sapeva che fare.
Visto? Anche tu mi dai ragione, non puoi capire cosa sento.
"Vai via" ripetè l'artista: "Laciami da solo"
Per la seconda volta quel giorno Itachi colse Deidara del tutto impreparato:
invece di alzarsi e ammettere la sconfitta, il ragazzo si sporse ulteriormente
sul letto e abbracciò il compagno, tenendolo stretto per qualche istante e poi
sconstandosi bruscamente.
Perchè l'ha fatto, un?
"Fidati" mormorò l'Uchiha a mezza voce: "Lo so cosa si prova"
Cosa?!
"Adesso ascolta" continuò: "Per quanto tu stia male, per quanto ti senta uno
schifo, non puoi decidere di fermarti. La vita non ti aspetta, il tempo non
rallenterà per stare ai comodi tuoi"
"Lo so"
"E allora alzati e torna tra i vivi" concluse il ragazzo: "Sasori non
vorrebbe vederti così"
Danna...
Stavolta fu il biondino a gettare le braccia al collo di Itachi.
Si strinse forte all'altro e singhiozzò ancora.
"Mi... Mi manca!" riuscì a scandire tra le lacrime: "...Tanto!"
Itachi sospirò.
"Vedrai che adesso andrà meglio" gli mormorò ad un soffio dal viso:
"Lentamente andrà meglio"
Un abbraccio non poteva cancellare il suo dolore, niente poteva farlo,
neppure il tempo ci sarebbe riuscito del tutto, ma ora Deidara si sentiva in
qualche modo più forte.
Sarebbe andato avanti, anche per il suo Danna. Non si sarebbe arreso.
Sei sempre stato un artista, Sasori e ti ho sempre ammirato.
Non sarà mai più lo stesso ora... Ma io voglio vivere.
Io devo vivere.
Anche per te, Danna, ti dimostrerò di poterci riuscire.
Mi mancherai.
Fine.
Ok, non so come sia venuta, spero davvero di non aver scritto una cosa orribile... Itachi parla più del dovuto e mi rendo conto che non è molto fedele all'originale ma mi piace pensare che per una volta abbia buttato giù la maschera e, potendo capire il dolore del compagno abbia voluto sinceramente aiutarlo, mostrando la sua vera natura buona, seppur non rovinando del tutto la sua copertura.
Ho cercato di immedesimarmi in quello che poteva provare Deidara, spero di esserci riuscita almeno un pochino... Grazie per aver letto!