The heart of Athena

di Athenan
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​Il buio come inizio
 


Ricordo di come il vento infrangeva i miei capelli nell'aria, quell'aria così ghiacciata ed ispida che, quasi, mi feriva la pelle.

Ma nel contesto mi era sempre piaciuto. Stare sul ciglio della strada aspettando l'autobus, con le cuffie nelle orecchie.
Era la parte più tranquilla della giornata, sapevo che mi sarebbe mancata un giorno.

Ma non mi aspettavo, di certo, che quel giorno sarebbe arrivato così presto.

Sono Athena, tra qualche mese avrei dovuto compiere 18 anni. Ma da quel giorno in poi non tenni più conto del passare del tempo.

Notai, il bus avvicinarsi e mi preparai le monetine in mano, per pagare il biglietto.
Questa settimana era di turno Ernest, aveva preso l'abitudine di sorridermi per pochi secondi per poi scuotere la testa con disapprovazione. Avevo associato questo suo comportamento ai miei lunghi capelli lilla, ma in realtà sapevo che gli piacevano. 
Mi misi accanto alla porta come sempre, alla mia fermata non c'erano mai posti liberi ma non mi dispiaceva più di tanto.

La prima ora avrei avuto letteratura una delle mie materia preferite, avevo una interrogazione importante e prepararmi non era stato poi tanto difficile.
Mi dovetti sedere accanto al mio compagno di banco, uno dei più imbecilli dell'istituto,

Elja.

Era il solito belloccio, senza cervello probabilmente. Ma poco m'interessava.
Lo vedevo spesso seduto negli ultimi posti in fondo all'autobus a far chiasso con i suoi amici. Non ero la solita sfigata della storia, ma non ero nemmeno popolare.
Non mi ero mai data un'etichetta, ero contro le etichette in generale. Ma non avevo molti amici da quando mi era trasferita qua.
In una così grande città non ero riuscita ad ambientarmi neanche dopo un anno. Mi mancavano le mie montagne innevate e l'aria frizzante d'estate, qua lo smog copriva qualsiasi odore ma non potevo farci niente.

Tentai di ripassare, ero molto ansiosa anche se non tentavo di non darlo a vedere.
Cercai di restare concentrata, anche se l'omucolo accanto a me sembrava avere le pulci.
Solitamente metteva la testa sul banco e dormiva, almeno fino alla quarta e si rianimava solo per chiedere d'uscire.
Anche se aveva questo suo modo pigro di mostrarsi, era un vero genio.   Ogni volta che veniva interrogato non era mai impreparato ed eccelleva in tutti gli sport.
Non sopportavo questo suo essere così bravo in tutto, senza il che minimo impegno.

Lo fissai per qualche secondo, incrociando i suoi occhi scurissimi come i suoi capelli, inarcando il sopracciglio cercando risposta in questa sua agitazione.
« Vuoi stare un attimo fermo? », chiesi con stizza. Fu il suo turno di alzare le sopracciglia per la mia insolita reazione, avevo la tendenza ad ignorarlo. 
« Mi prude la testa», rispose serissimo. Scherzava?
« Grattarti, no è?», chiesi ovvia.
« Non smette», affermò.
« Hai i pidocchi?», ci scherzai su. Anche se la sua espressione non mi rassicurava affatto.
« No, ma ho un brutto presentimento», sembrò dirlo più a se stesso che a me.
« Meglio che torno ad ignorarti, smettila con le canne di prima mattina», lo senti sbuffare mentre si appoggiava allo zaino sul banco.
La mattinata trascorse serena, anche se Elja sembrava emanare una strana atsmosfera di negatività che un 8 in letteratura mi faceva schivare con tanto di cappello.

Mi misi il giubotto e caricai lo zaino in spalla.
Scesi velocemente le scale, il freddo era aumentato come il vento, che sembrava volermi portare via e c'era un cielo davvero scuro che m'incuteva timore.
Salì sul bus velocemente, tutti erano molto stanchi per la giornata e soprattutto indolenziti dal freddo.
Era assurdo che la temperatura si fosse abbassata così, all'interno del bus riuscivo a vedere il mio stesso respiro condensarsi.
Alzai la musica per cercare di non pensarci e per trovare un pò di conforto.
Ma ad un certo punto inzizia a vedere tutto spezzarsi, come se tutto ciò che vedevo si stesse sgretolando davanti ai miei occhi, mi ricordavano le interferenze della televisione.
Se tutto questo non stesse succendendo in questo momento e io non lo stessi vivendo in prima persona probabilmente avrei riso di me stessa, ma sembrava tutto fottutamente reale.

Ero appiattita contro il ventro, sentivo il respiro rallentare e il cuore battere all'impazzata. Prima che uno scossono mi facesse cadere o meglio fu il bus, a cedere.
Poi il buio.

Ciao a tutti questo più che un capitolo era un'introduzione, non lasciatevi ingannare da questa minuscolo testo abbastanza, anche abbastanza piatto, le cose inizieranno ad evolversi e i capitoli vi sembreranno infiniti. Cercherò di caricare un capitolo a settimana, alla prossima.

Ah se notate alcuni errore di battitura o grammaticali, vi prego di segnalarmelo. Per il resto accetto molto volentieri le vostre critiche costruttive

Vostra, Athenan.


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