Eren fissava il
soffitto bianco della camera. Un gemito sfuggì alle sue
labbra.
Un'altra spinta
rischiò di farlo urlare, incapace di contenere quelle
sensazioni.
Un altro bacio lo fece
tacere.
Le labbra di Levi
avevano ancora il sapore del tè nero che fino a poco prima
il caporale stava bevendo.
Quel sapore gli
mancò terribilmente quando la sua bocca si andò a
spostare sul suo collo, dove l'uomo nascose il volto.
Ancora una spinta.
Potè sentire il sorriso di Levi contro la sua pelle, quando
gemette ancora, ormai vicino al limite, come il suo amante.
Spostò lo
sguardo dal soffitto alla schiena del caporale, martoriata dai graffi
che gli aveva lasciato qualche minuto fa, passandovi le mani in una
lunga carezza, per poi artigliargli le spalle, alla ricerca di un
appiglio cui tenersi in balia di quel mare di emozioni.
Una serie di "ti amo"
giunse alle sue orecchie, prima che l'uomo si svuotasse in lui con
un'ultima spinta, raggiunto poi da Eren, che con un urlo liberatorio
aveva toccato il tanto agognato paradiso. Le labbra del maggiore furono
nuovamente sulle sue, bramose, alla ricerca delle gemelle, in un
desiderio disperato di toccarsi ancora.
Chiuse gli occhi,
mentre aspettava che i loro respiri tornassero normali, con ancora il
corpo caldo di Levi a sovrastarlo: il suo volto era ancora nascosto
nell'incavo del collo del minore, la tensione delle braccia si
allentava nel tentativo di non urtare troppo il corpo del ragazzo
nell'attimo in cui si abbandonò, sfinito, sul suo petto.
Il battito del cuore
di Levi era forte e rassicurante contro il suo addome.
Dov'erano state tutte
quelle dichiarazioni d'amore, quei baci, quei tocchi durante le
giornate? Semplicemente, non c'erano.
Il giorno era fatto di
sguardi freddi, toni imperiosi e ordini, il pomeriggio di passione,
amore, carezze. La notte non era altro che un momento di solitudine per
entrambi, costretti a separarsi immediatamente dopo l'amplesso per
poter mantenere la segretezza del loro rapporto.
Con riluttanza, non
appena il battito del suo cuore fu tornato alla normalità,
allontanò da sè il corpo di Levi, privandosi del
calore corporeo dell'uomo, che si stese supino.
Il suo respiro era
ancora irregolare per lo sforzo, la mano che fino a qualche minuto
prima stava stringendo il fianco di Eren era ora tra i suoi capelli
neri come l'ebano. Gli occhi argentei del corvino avevano preso ad
osservare rapiti ogni movimento del giovane, che si era messo seduto
sul bordo del materasso.
Prima la biancheria,
poi i pantaloni. Si alzò, in cerca della sua maglia scura,
sentendo su di sè lo sguardo del maggiore quando
indossò l'indumento.
Tornò a
sedersi per poter infilare gli stivali.
Se prima lasciava la
camera del caporale soddisfatto, con la taciturna promessa di un
ulteriore incontro, ora non faceva più differenza. Lo feriva
il modo in cui Levi non avesse mai protestato, al contrario,
incitandolo a sbrigarsi per lasciare la stanza quanto prima.
Voleva davvero un
rapporto così?
Non ne era certo.
Il corpo del maggiore,
le sue dolci parole durante il sesso, le sue carezze erano diventate la
sua droga.
Sarebbe stato capace
di separarsene?
No.
Per nulla.
Stava infilando lo
stivale destro quando due braccia forti e robuste si chiusero attorno
al suo addome, sorprendendolo.
Le labbra dell'uomo
sfiorarono appena la base del collo del ragazzo, per poi stringere la
presa attorno al busto, avvicinandolo al suo.
«Levi...»
mormorò Eren sorpreso, voltando appena il volto.
Non si accorse di come
la sua mano fosse risalita immediatamente lungo il suo torace,
stringendosi attorno a quella del caporale, che ricambiò la
stretta con urgenza.
«Resta.»
Non era una richiesta,
non era una preghiera. Era un ordine.
«Ma tu hai
detto che-» provò a protestare, prima che Levi lo
zittisse ancora, prima con un bacio sulla sua nuca, poi a parole.
«Non
m'importa di ciò che ho detto. Resta.»
Era titubante.
La cosa giusta sarebbe
stata andarsene, ora e in fretta, ma una parte di sè era
tremendamente restia a lasciare la stanza.
«Non credo
sia il caso di restare.»
«Solo per
stanotte, Eren.»
Osservando come il
giovane fosse ancora prigioniero del dubbio, in risposta il maggiore lo
strinse ancora di più, portando la mano libera dove sapeva
trovarsi il cuore di Eren, che chiuse gli occhi a quel tocco.
«Non
lasciarmi...»
Fu appena un sussurro,
ma arrivò forte e chiaro alle orecchie del minore.
«Non potrei
mai.»
Arrossì,
pronunciando quelle parole, ma non era il caso. Era pura e semplice
verità.
Si sfilò
gli stivali, tornando a stendersi tra le lenzuola con Rivaille,
beandosi della sensazione della testa dell'uomo posata sul suo petto.
Il battito regolare
del cuore di Eren era più inebriante di qualsiasi altra
cosa, e accompagnò lentamente il caporale verso il sonno.
O forse fu la
sensazione delle dita del minore tra i suoi capelli.
Forse, fu
semplicemente la realizzazione di non potersi separare più
dal giovane.
Angolo della
ritardata(ria)
Sì,
perché io ci metto anni per aggiornare Penny Dreadful e
quando aggiorno
a distanza di qualche
ora sforno anche una OS.
E VABBÈ
TANTO SIAMO TUTTI FELICI COSI'.
Spero tanto vi sia
piaciuta questa... cosa.
With love,
Your Joker.
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