Apparenze

di Clove Malfoy
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Apparenze

Armin, quando non passava il tempo con un videogioco o un qualsiasi apparecchio elettronico in mano, era un grande osservatore: notava piccoli dettagli delle persone che ne determinavano il vero carattere ma a cui nessuno faceva caso.
Il soggetto che guardava più volentieri, come uno scienziato osserva un fenomeno bizzarro, era Ambra.
Ambra era la tipica ragazza popolare: bellissima con i suoi voluminosi capelli biondi e i suoi brillanti occhi verdemare. Ricca, elegante, sicura di sé. Ogni volta che passava per i corridoi, i ragazzi s’imbambolavano e le ragazze la guardavano o con invidia o con ammirazione o, ancora, tutte e due le cose insieme.
La ragazza era sempre in compagnia di Lin e Charlotte, due galline che le stavano appiccicate nella vana speranza che la sua popolarità contagiasse loro come una malattia.
Ma queste erano cose che tutti sapevano.
Armin, osservandola, aveva concluso che forse la ragazza era la più studiosa della scuola nonostante non alzasse mai la mano e non divulgasse i suoi voti: ogni volta che un professore poneva una domanda lei scribacchiava qualcosa sul suo quaderno e, quando la risposta veniva rivelata, lei sorrideva soddisfatta guardando quello che aveva scritto. Lo stesso sorriso le curvava le labbra ogni volta che una verifica veniva restituita agli studenti.
Ambra amava leggere: spesso e volentieri la ragazza s’intratteneva a scuola oltre l’orario scolastico per andare, come aveva scoperto Armin seguendola un bruttissimo lunedì in cui suo fratello gli aveva rotto la PSP, nella rifornitissima biblioteca della scuola per leggere un libro di Charles Dickens. Mentre lo faceva aveva l’espressione assorta e si mordeva le labbra.
Era imbranata, la ragazza. Le capitava di inciampare molto frequentemente. Tutto quello che aveva in mano tendeva a caderle a terra almeno tre volte nel giro di pochi minuti ed era in questo modo che lo schermo del suo cellulare si era rotto.
Ambra, secondo il ragazzo, era fantastica sotto ogni aspetto.
Se Armin avesse saputo guardare anche se stesso come guardava gli altri, avrebbe capito che lui di quella ragazza, piena di piccoli difetti che la rendevano perfetta, si era innamorato.
Ma Armin era Armin.

 





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