do you remmebr Alleppey html
1298
Messere
Rustichello, uomo di gran cultura e fastidiosa curiosità non poteva
fare a meno, a detta di terzi, di farsi i fatti altrui, per il tal
motivo uno qualsiasi direbbe che la sua prigionia per mano dei
Genovesi fosse per lui lui la più mortale delle punizioni, eppure
non era così, perché in quel luogo buio dall' aria ferma e
pestilenziale aveva incontrato il più grande narratore di frottole e
assurdità dai tempi di... beh neanche lui sapeva da quali tempi, e
osservarlo mentre russava gli faceva venir voglia di prenderlo a
calci per la necessità di averlo sveglio.
“Né
Cristiano né pagano, saracino o tertero, né niuno huomo di niuna
generazione non vide né cercò tante meravigliose cose del mondo
come fece messer Marco Polo”
Lo
osservò sobbalzare e improvvisamente realizzò di aver pronunciato
quelle parole ad alta voce, lo sguardo azzurrino del Veneziano lo
fulminò desiderando forse di ucciderlo, sorrise il Rustichello al
pensiero, quello era il settimo giorno di prigionia che svegliava il
burbero compare, sperando in cuor suo che il malumore non lo
trattenesse dal raccontargli qualcuna delle sue storie grandiose.
“Di
tutte le genti che ho incontrato, e ne ho incontrate tante caro
Rustichello, nessuna tiene il passo con voi Pisani per quanto
riguarda il tormentare il prossimo”
l'
uomo sorrise mentre osservava il prigioniero veneziano stropicciarsi
gli occhi con le mani logore e sedersi sulla nuda roccia della
prigione.
“Sognavate
la vostra Asia messere? E le vostre genti barbare? Di cosa mi
parlerete oggi messer Polo? Di nuovo della grande Armenia e del monte
dell' Arca oppure dei serpenti di Caragian? Personalmente ne vorrei
una sul Gran Khan!”
l'
entusiasmo di quel Pisano aveva per Matteo duplici effetti, da una
parte gli scioglieva la lingua facendogli rivelare e descrivere cose
mai viste, dall' altra gli faceva desiderare di essere libero di
levargli la parole...con qualsiasi mezzo cristiano o pagano
conosciuto tra tutte le genti del mondo, tanto in prigione già lo
avevano messo.
“Sognavo
Venzia, stolto curioso, solo la mia Venezia...e quanto vorrei
tornarci”
il
ficcanaso all' affermazione del mercante storse il naso senza
nascondere la sua palese delusione, si aspettava sì che lo Messere
Polo gli rispondesse in maniera diversa, in maniera meno onesta e più
assurda, meno fedele alla realtà e più vicina per l' appunto ai
sogni
“Messere
a voi manca Venezia quanto a me manca Pisa...ma non è questa la
storia che voglio, voglio storie di uomini con fattezze canine e di
galline con il pelo dei gatti, le vostre storie Messere non le storie
di tutti!”
Eccolo
che ricominciava puntuale e petulante come ogni giorno e l' unico
motivo per cui anche le guardie lo sopportavano era solo perché
anche loro segretamente sognavano le avventure del mercante. Eppure
quel giorno messer Polo non aveva granché voglia di parlare di cose
grandiose, quel giorno lui aveva sognato davvero Venezia, ma una
Venezia lontana continenti dalla sua patria, una Venezia dove l' aria
sapeva di zenzero e gli alberi erano di un verde quasi impossibile,
dove l' acqua nascondeva creature fantastiche e le genti erano miste
di Cristiani e Saracini e pagani di ogni genere...l' aveva raggiunta
quella terra assieme alla sua giovane compagna di viaggio, una
compagna di viaggio petulante e curiosa come quell' uomo bizzarro con
cui divideva la prigionia, una compagna che per certi versi era
prigioniera pure lei.
Chissà
bambina che fine hai fatto...chissà se sei viva e se ti trattano
bene, o se ancora ti senti prigioniera.
La
mente era offuscata a causa del digiuno e di quel Rustichello che di
smetter di parlare non vleva proprio saperne, eppure i lineamenti di
quella creatura che era una delle più belle della gente Mongola
erano impressi nella sua mente di pazzo, la pelle bianca e gli occhi
come onice, i capelli lisci e luminosi come il crine di un cavallo e
le dita che, contrariamente alle donne di altre genti erano callose
per via della sua assurda abitudine di volersene andare in giro per
le steppe a cavallo...sì, senza dubbio Kököchin era una tra le più
strane creature che il suo viaggio gli avesse riservato.
“Vuoi
una storia Rustichello? Allora ti dirò una storia...una storia di
Venezia!”
“Messere
vi prego non punitemi...giuro che cercherò di non svegliarvi d' ora
in poi”
“Non
fare promesse che non puoi mantenere pisano...e poi cosa credi? Mica
ti narrerò della nostra di venezia, ma di una più lontana, una
Venezia che stà in Asia”
il
prigioniero si fece subito più attento, una Venezia d'Asia...nessuno
aveva mai narrato di una Venzia d'Asia, ma poi di che si sorprendeva?
Era di messer Polo che parlava, avrebbe dovuto prevedere che gli
ipnotizzasse la mente con storie mai sentite.
“Nell'
anno che era il 1286 dopo la nascita di Nostro Signore un grave lutto
colpì la famiglia dello Gran Khane di Persia, Arghun si chiamava ed
era noto per essere uno degli uomini più affascinanti del suo tempo.
La sua consorte Bolgana era perita in seguito a cause che adesso la
mia mente si rifiuta di ricordare, quando la notizia giunse al Gran
Khane Kublai io stavo per recarmi nuovamente a Venezia, fu in quel
momento dopo ventiquattro anni ci amicizia e servitù,quando ancora
non avevo ancora toccato i quarant'anni che il Khan mi affidò
fiducioso l' ultima missione. Il figlio era convinto che solo il
sangue di sua moglie avrebbe potuto sostituirla così richiese una
moglie che condividesse il sangue con la tribù di Bolgana, ma tale
tribù, conquistata anni e anni addietro, credo prima del mio arrivo,
non contava molti membri, anzi l' unica alla corte del Khan era
Kököchin, la principessa blu...l' ultima dei Bayuat”
Già!
L' ultima della sua gente, una ragazza di diciassette anni che non si
era ancora affacciata a conoscere il mondo ma che di vita aveva più
esperienza di tutte le sue coetanee alla corte. Sola al mondo e
prigioniera, come lui anche lei in quel lontano 1291 poteva contare
solo sulle sue forze, lontana da casa e in mano a chi aveva
massacrato i suoi fratelli, senza poter dare fiducia...viva solo per
il sangue che le scorreva nelle vene, ci aveva pensato spesso messer
Polo, cosa ne sarebbe stato di lei se anziché ai Bayuat avesse fatto
parte di un' altra tribù? Ringraziò il Signore per non averlo mai
saputo.
“Ma
cosa c'entra questo con Vnezia?”
“Pazienza pisano! Impara, se
vuoi avere a che fare con me, l' arte della pazienza...arrivò dunque
il giorno del viaggio, si mossero per lei quattordic imbarcazioni e
ognuna aveva quattro alberi e dodici vele-”
“Ma
questo non è possibile messere Polo? Tutte queste navi per una donna
sola?”
lo
sbuffo del mercante fece tremare il pisano e sussultare una delle
guardie che aveva deciso che ascoltare le storie dei quell' uomo
bizzarro fosse molto meglio che badare agli altri prigionieri...Marco
da parte sua si rese conto che c'era tanto di più da spiegare, era
partito volendo parlare di Alleppey e si era imbrigliato con le sue
mani in una storia molto più complicata.
“Rustichello
ma ascolti mentre narro o no?”
“Ma
sì che ascolto messere Polo...come sempre”
“Come
dicevo lei era Kököchin..principessa blu, principessa
celestiale...più vicina alle divinità che al resto degli uomini, e
sarebbe diventata moglie del Khan di Persia...imperatrice stessa se
la sorte avesse voluto. Partimmo da quanzhou nel 1291 e lei era
appena più che una bambina...”
una
bambina che sarebbe diventata presto una delle donne più importanti
dell' impero, che affrontava per la prima e per l' utlima volta
quello che sarebbe stato il viaggio della sua vita e l' unica
occasione di vedere un pezzo di mondo, Marco ricordava il suo
entusiasmo, glielo si leggeva in quegli occhi di onice che non
nascondevano la curiosità, eppure ancora non riusciva ad esprimerla
a parole, ancora non dava confidenza a lui e agli altri
Venziani...ancora sceglieva di restare da sola.
“Ancora
non mi è chiaro il legame con Venezia”
“Rustichello...
se mi avessero insegnato, i sapienti incantori di Tebet un
incantesimo abbastanza potente per farti cadere la lingua...sappi che
lo userei, silenzio!”
Marco
notò con piacere che le sue minaccie avevano provocato l' effetto
sperato, il pisano fece finalmente cenno di starsene zitto e
ingenuamente il mercante pensò che fosse la volta buona per parlare
senza interruzioni.
“”Le
quattordici navi percorsero più strada in quell' anno di viaggio di
quella che la maggior parte dei mercanti compie in tutta la vita,
furono molte le cose che vidi, dal Siam terra dei sorrisi allo Sri
Lanka, fino ad arrivare all' India, conobbi saracini vestiti di setae
e i fedeli di una divinità chiamata Krishna, vidi dei sapienti che
mi insegnarono le cose del mondo anche se mai bene come gli abitanti
di Tebet, nella strada per Tabriz incontrammo animali inesistenti
nelle nostre terre e uomini in tutto e per tutto come i cani...ti
sorprendersti Rustichello. Contraemmo malattie mortali che uccisero
alcuni dei veneziani che viaggiavano con me...ma non lei, Kököchin
si apriva sempre di più al mondo e sembrava che nulla potesse
sconfiggerla, più vedeva del mondo e più se ne innamorava, più ci
avvicinavamo alla terra del suo futuro marito e più temeva il
momento in cui di quella straordinaria avventura avrebbe avuto solo
un lontano ricordo, diventò amica e protetta dell' equipaggio, e se
prima la proteggevamo per dovere...ora le cose stavano cambiando,
quello che ci legava era affetto profondo”
una
lacrima solcò il viso di messere Polo al ricordo delle prime parole
della principessa “Come ci si sente messere Polo a stare lontani
da casa?” all' epoca le rispose delle vere banalità, che stare
lontani non era necessariamente difficile, cercando di rassicurarla
sul suo sposo si dimenticò che lei non sarebbe mai tornata a casa ma
che avrebbe dovuto essere forte abbastanza per ricostruirsene
una...si malediceva in quel momento per le sue parole, sei un
bugiardo Polo...ecco quello che sei.
“E
poi arrivò Alleppey...era lei la vera Venezia dell' Asia, una
venezia dall' aria umida e odorosa di zenzero e dalle genti dalle
fedi multicolore... un luogo che più di ogni altro mi avrebbe
ricordato casa”
continuava
a piangere e si ricordò ironicamente che piangeva anche quel giorno
di tanti anni prima quando aveva per la prima volta visto i canali
attraversati lalunghe e strette imbarcazione, dove l'acqua rifletteva
tutto il verde di quella foresta surreale che era casa per animali
selvaggi e variopinti.
“A cosa pensate
messere Polo? Piangete per lo zenzero?”
l' uomo ridacchiò
inconsciamente sperando di non aver messo in imbarazzo quella curiosa
creatura fasciata nella seta blu dei suoi abiti.
“Piango per casa mia
signora...questo luogo mi ricorda Venzia”
al nome della città lo
sguardo della ragazza si illuminò, se fosse possibile, ancora più
di prima e Polo fu lusingato di essere la causa di un tal brillar di
stelle
“Raccontatemela
Messere...raccontatemi Venezia”
e fu così che
successe, ad Alleppey, che era la parte più remota dell' India e che
era un po' anche Venzia, nacque la più grande amicizia che Polo
avesse stretto dopo quella col Gran Khan. Tra le domande curiose e
talvolta impertinenti della ragazza Polo dipinse la storia di
Venezia, dei suoi canali e delle sue battaglie, dei suoi leoni e
delle sue molteplici arti...non ultima quella segreta della
lavorazione del vetro. Raccontò di suo padre e dello zia Maffeo, e
dei suoi studi. Per poi chiedere a Kököchin di ricambiare parlando
della sua gente, e per la prima volta dall' inizio del viaggio la
fanciulla non si rabbuiò al ricordo dei guerrieri di Bayuat, e narrò
delle steppe e dei cavalli e del popolo nomade che vaga nelle
praterie, parlò delle donne arciere e del suo desiderio, se il
marito glielo avesse concesso, di continuare a cavalcare, così la
ragazza fece brillare gli occhi del mercante... e quello strano senso
di nostalgia per le abitudini di casa erano ciò che rendevano
Kököchin più simile a lui di chiunque altro in quel continente
così misterioso.
Rustichello
osservava quel curioso mercante piangere silenziosamente senza
spiegarsi la ragione di tante emozioni, forse per lui era troppo
doloroso ricordare, forse la prigionia lo stava portando allo
sfinimento.
“Alleppey
mi ha fatto stringere una grande amicizia Rustichello...una che mi ha
spezzato il cuore quando ho dovuto separarmene”
“Sposò
Arghun messere?”
“No
pisano, non sposò Arghun...egli morì mentre eravamo ancora in
viaggio, fu data al figlio Gazhan...e credimii Rustichello se ti dico
che per lei fu meglio così, le era più vicino per età, ed anche se
era vero che mentre Arghun era tra i più belli e affascinanti uomini
del suo tempo, Gazhan aveva altre doti, non ultima una grande
sensibilità...e anche se ero certo che la stavo lasciando in buone
mani il mio cuore ne soffrì parecchio, fnciulla straordinaria”
Tu l' avevi lasciata
Marco, in buone mani sì, ma pur sempre lasciata. Cosa stai facendo
adesso Kököchin? Sei riuscita a rendere Tabriz la tua casa o sogni
ancora i Bayuat? La Persia ti è amica o sogni ancora Alleppey? Te la
ricordi Alleppey vero?
“Né
Cristiano né pagano, saracino o tertero, né niuno huomo di niuna
generazione non vide né cercò tante meravigliose cose del mondo
come fece messer Marco Polo...lo comincerò così!”
“Cosa
Rustichello?”
ilpisano
sorrise complice e tirò fuori dalla veste un pezzo di pergamena
umido e semi stracciato, che in quel momento era per lui la cosa più
importante del mondo.
“Ma
il vostro libro ovviamente messere! Tutti sapranno che straordinarie
avventure e che genti meravigliose avete incontrato me ne assicurerò
personalmente!”
l'
allegria contagiosa del ragazzo fece scoppiare a ridere il mercnate
che era legittimamente indeciso sul livello di serietà delle parole
del compare, eppure come idea non era male davvero....un libro sulle
avventure dello messere Polo, un libro che nessuno avrebbe mai preso
seriamente.
8 Gennaio 1324
Tossiva
senza sosta lasciandosi delle piccole macchioline di liquido vermiglio
sparse su tutto il palmo della mano...chi lo avrebbe detto che
messere Polo sarebbe morto in quel modo, stanco e sudato sul suo
letto di casa e non in qualche esotica terra con uomini che recano le
teste di cane e galline con pelo di gatto? La verità era nessuno.
Eppure in quel momento per i suoi cari il principale problema non era
la sua sicura morte, quanto l'incolumità dell' anima... perché era
scontato che un libro come Il Milione gli avrebbe procurato non pochi
problemi...alla fine Rustichello lo avea scritto davvero! E tutti
sanno che opinione ha il mondo di uno che dice di aver visto serpenti
enormi e nerissimi e altre città come venezia e luci colorate in
cielo.
“Per
favore Marco rifletti! Pensa alla tua anima...sarà salva dovrai solo
dire che tutto ciò che hai raccontato era una menzogna...per favire
Marco”
era da
quando si era resa conto che sarebbe perito presto che sua moglie si
era intestardita intraprendendo la causa persa di, a suo dire,
salvargli l' anima.
La
tosse e la febbre gli impedivano di pensare lucidamente, pensò ad un
certo punto che negare tutto poteva davvero essere la soluzione...poi
le immagini cominciarono a sfuocarsi e la vista veniva ingannata dai
ricordi...dove prima c'era sua moglie ora rivedeva il Gran Khan, dove
prima la servitù si prodigava per farlo stare meglio ora Kököchin,
mault bele dame et avenant, gli accarezzava la fronte, con gli
occhi color onice e un soriso dolcissimo che non mostrava i denti
“Messere
Polo...raccontatemi cosa avete visto in questi anni!”
era
più adulta di quando l' aveva lasciata, più serena di quando aveva
lasciato Khanbaliq,
“Come stai bambina?
Bambina...che sciocco, sei una donna ormai! Come state mia signora? È
la persia diventata per voi una casa accogliente?”
Ma lei
non rispondeva, si limitava a sorridere, e il suo sorriso si
mischiava alle voci della moglie e dei parenti che ancora si
intestardivano nel volergli imporre cosa dire, si scoprì
improvvisamente interessato al destino della principessa blu, sempre
fasciata in abiti di luminosa seta turchina, sempre celestiale, più
vicina agli dei che agli uomini.
“Se
le mie parole non apriranno le porte del paradiso...che Dio le lasci
pure chiuse”
la
voce ovattata dei presenti si allontanava sempre di più, ma Marco
aveva ben inteso che qualcuno doveva aver iniziato ad urlare, scorse
i domestici farsi il segno della croce...come se quello avrebbe
potuto salvarlo
“Allora messere me la
raccontate Venezia? Mi dite cosa avete visto nei vostri viaggi?”
Sorrise
sereno il mercante...per una volta nella vita aveva sulla porta della
lingua una risposta sincera, sorrise alla donna che aspettava una
storia...una storia che per lei sarebbe stata emozionante come i
racconti dell' Asia per Rustichello.
“Non
ho raccontato neanche la metà di quello che ho fatto e veduto nei
miei viaggi perché sapevo che non sarei stato creduto”
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