Cris
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Italia.
Ebbene sì, stiamo parlando di una one-shot che narra di Diego e Cristiana, due personaggi secondari di una storia.
La
storia in questione si chiama "Io e te è grammaticalmente
scorretto", ma se non la conoscete potete seguire lo stesso l'os
partendo dal presupposto che questa è una storia parallela,
volendo a se stante, i cui pochi riferimenti a "Io e te" sono
doverosamente spiegati.
Detto ciò, passiamo a dire che questa os non è nuova, anzi tutt'altro.
La
sua prima pubblicazione risale a non voglio sapere quanti anni fa. A un
certo punto della mia vita l'ho dovuta cancellare per motivi più
o meno noti e adesso, a distanza di una cosa come 4 anni dall'inizio di
"Io e te", la voglio pubblicare di nuovo.
Termino con la premessa dicendo che:
A-
ho dovuto migliorare questa os rispetto alla prima versione
perché mi sono resa conto che 3 anni di scrittura fa ero molto
più imbranata di adesso;
B-
nonostante ciò ho cambiato solo gli orrori grammaticali e
sintattici e i contenuti che raggiungevano un livello massimo di
improponibilità
Corollario:
chi mi conosce come autrice (ma anche chi mi legge per la prima volta)
noterà che all'interno dell'os è presente uno stile un
po' immaturo e diverso rispetto a quello che mi caratterizza oggi.
Quindi
non prendetela troppo male, sappiate che è una scelta fatta nel
rispetto della prima versione e di chi ha amato e recensito la prima
versione.
Ultimo,
ma non meno importante dettaglio, per chi volesse saperlo la one-shot
si colloca tra i capitoli 5 e 6 di "Io e te è grammaticalmente
scorretto".
Buona lettura :)
L'ERRORE DI DIEGO
Missing moment di "Io e te è grammaticalmente scorretto"
Il
campanello suona e Cristiana Romanin si affretta a ficcare tutte le
carte mediche nella borsa, prima di passare davanti allo specchio e
ravvivarsi i ricci biondastri con la mano senza gesso.
Come lo so?
La spio dalla finestra.
Prima
di uscire si dirige verso la corda della persiana e la fa scendere in
modo così brutale che prendo persino paura e mi ritraggo.
Ovviamente l'ha fatto con questo proposito.
Apre la porta di casa
sua con una grazia da ippopotamo ballerino e si appoggia allo stipite
squadrandomi dall'alto al basso.
“Che cazzo hai da guardare?”
la gentile domanda mi viene spontanea.
“Intendi accompagnarmi in
pantaloni corti e infradito?” ribatte, velenosa come solo una donna
incazzata sa essere.
“Beh, se intendi dire che mi preferisci
nudo, non ho nessun problema a spogliarmi.”
La sua borsa mi
arriva in faccia (quanta dolcezza) e mi supera con quel naso all'insù
che pensa di sbattere in faccia al mondo intero, quando in realtà ci
sono solo io che le sto facendo il verso da dietro.
Scende dai
gradini dell'entrata e parte a passo di marcia, rifiutando come
sempre il sardonico invito ad appoggiarsi al mio braccio, e allora la
seguo, felice di non dover più fare da scorta una volta terminata
questa benedetta visita di controllo e rimozione.
Arriviamo
in Piazzale Roma, dove ho parcheggiato la mia bellissima e focosa
Vespa. La aiuto a salire e poi partiamo verso Venezia Mestre.
Il
viaggio si svolge silenzioso come sempre. Il suo corpo appoggiato
quasi interamente al mio basta già a renderci nervosi abbastanza,
senza che si aggiunga anche la parte di dialogo convenzionale.
Giunti
davanti al centro medico, parcheggio il più vicino possibile e le
porgo la mano per farla scendere.
“Attenta.”
le dico.
“Che premuroso.”
“No,
intendevo: attenta alla Vespa.”
“Ah,
ovvio.” sbuffa, scuotendo la testa. “Scommetto che se per
caso dovessimo fare un incidente, soccorreresti per prima la Vespa.”
borbotta mentre ci avviamo all'interno.
“No, prima
soccorrerei te.” spiego sorridendole “Una volta accertata la tua
morte, raggiungerei la Vespa e assieme lanceremmo un party. A luci
rosse.”
“Fai sempre così schifo, Vallicroce.” sibila,
arrabbiata.
“Di' un po', Romanin, non sarai mica gelosa di una
due ruote?”
“Gelosa della tua Vespa? Io? Io non sono gelosa di
nulla e di nessuno. Piuttosto di avere un rapporto di qualsiasi
genere con te diventerei suora di clausura!”
Questa ragazza è
così acida. Non capisce quali sono le cose belle della vita.
Il
sesso. Le moto. Diego Vallicroce.
“Romanin, rilassati. Hai il
ciclo, per caso?”
“E tu hai il cervello, per caso?”
rilancia. “No, perché dovremmo iniziare ad affiggere i volantini
con 'Disperso cervello da 17 anni', ti farebbe comodo un po' di
sostanza in quella caverna.”
“Ok, hai il ciclo.”
“Vallicroce,
non è che puoi imputare qualsiasi malumore di una donna al fatto che
sia mestruata.” sbuffa. “A volte il ciclo è un problema molto
più sopportabile di un uomo cretino.”
“Dipende. Il ciclo ti
impedisce di fare sesso, l'uomo cretino no.”
“Aaah,
Vallicroce!” mi molla un ceffone in pieno stomaco e per poco non
erutto i cereali che ho trangugiato questa mattina. Ok, me lo
meritavo.
Ci sediamo in sala d'attesa, fortunatamente poco
affollata, e aspettiamo che ci dicano dove entrare per la rimozione
del gesso.
Non
vedo l'ora che glielo levino, il maledetto gesso!
Innanzitutto,
sono stufo di prendermi cura di questa pazza contro la mia volontà.
Poi nemmeno il fatto di doverla scortare da una parte all'altra della
scuola e della città mi entusiasma più di tanto. Rivoglio la mia
libertà e indipendenza. Voglio che i miei la smettano di farmi
paternali e sono stanco di cagarmi sotto ogni volta che la accompagno
a casa e suo padre mi guarda con gli occhi di un assassino. Per non
parlare di quel rottweiler grasso e incattivito che mi ringhia sempre
contro. Sembra di avere a che fare con Smithers e i suoi cani.
E
poi, in un certo senso, questa è anche una vittoria personale.
Insomma, sono io la causa del gesso e quindi prima lo vedrò
scomparire, meglio starò con la mia coscienza. Ok, il mio debole
barlume vagante di coscienza.
È successo tutto quel maledetto
mercoledì di pressappoco un mese fa.
Lo
ammetto, serbo ancora del rancore nei confronti della qui presente
Cristiana per avermi stracciato alle elezioni di capoclasse
all'inizio dell'anno. Insomma, i tabloid dicevano che io avrei
indscutibilmente vinto e sarei salito al potere a fianco di quella
gnocca della Gruccia, e invece no!
Oltre
al danno c'è stata anche la beffa, dato che sono stato stracciato da
una ragazza. Una
ragazza esaltata e cattiva come poche. Una ragazza con le palle (non
me ne sono mai avveduto nel senso fisico, tranquilli), ma
strafottente e sicuramente lesbica.
Dunque
da quelle elezioni in poi è stato come sentirsi l'erede al trono
Inglese ostacolato dal quella nonnetta immortale della regina
Elisabetta.
Così, un giorno di fine aprile ho "involontariamente"
urtato la Romanin per le scale e lei è caduta dando peso al polso.
Andiamo,
come si fa a cadere così male? Nessuno ha mai insegnato a questa
ragazza del sano buonsenso? Nessuno le ha mai detto che in seguito a
una spinta bisogna restare in equilibrio e non lanciarsi nel vuoto?
Questa
ragazza è stata subdola come i calciatori che vogliono simulare un
fallo.
Ma
ormai la frittata era fatta; da quando i raggi hanno confermato la
rottura del metacarpo, io sono stato costretto dalla mia famiglia
piena di disonore nei miei confronti a fare da badante a lei e lei è
stata costretta dalla sua famiglia piena di oltraggio nei miei
confronti a farsi badare da me.
Quando si dice che la famiglia
difende con le unghie i propri membri, eh?
Do un occhio a
Cristiana che, alla mia destra, sta riducendo a minuscoli triangolini
un volantino sulla sicurezza in casa, il quale pochi minuti fa era
integro sulla sua sedia. Usa la mano buona e posso notare che
trema.
“Una volta a mio zio hanno erroneamente tagliato il
braccio, togliendogli un gesso.” la rassicuro.
Lei mi guarda a
metà tra lo sconvolto e il furioso, alzando un
sopracciglio.
“Tranquilla, dopo gli è ricresciuto. Adesso lo
chiamiamo "zio Piovra".”
“Non fare il deficiente!”
mi colpisce di nuovo, lasciando andare l'ex-volantino. “Mi domando
ancora perché ho accettato che venissi con me.”
“Ehm, non
vorrei essere pignolo, Rom, ma ti ricordo che mi ci hanno costretto a
farti da scorta.”
“Come se tu avessi una tale galante
iniziativa.” commenta sbuffando.
“Beh, ne ho tante di
iniziative carine...” mi difendo.
“Tipo?”
“Vuoi davvero
venirne a conoscenza? Ti avverto che comprendono una vasta porzione
delle infermiere di questo ospedale, un tavolo chirurgico, mutandine
in piz-”
“Bleah, smettila! Ci sono bambini qui, non
vedi?”
Indica una bimbetta di sì e no otto anni su una
carrozzina con una gamba ingessata e ancora un bambino corpulento con
un collare, che ci stanno fissando con gli occhi a palla assieme a
quelli irritati dei genitori. Sembrano i due fratelli Addams
infortunati.
La porta di fronte a noi si spalanca: “Callisto?”
domanda l'infermiera.
La bimba in carrozzina viene accompagnata
dentro dalla madre e appena la porta si chiude, Cristiana sospira
pesantemente.
“Non mi chiameranno mai.” decreta, prima di
sprofondare il viso nella sua mano.
“Hai fretta?” le domando
prendendo una rivista su -colpo di scena- l'igiene di base.
“Ho
solo voglia di tornare a ballare.” fa, stringendosi nelle spalle.
“Voglio liberarmi dell'ansia, di questo affare malefico e...”
“Di
me.” aggiungo per evitare che lo faccia lei.
Ha un attimo di
esitazione e poi ribatte: “Esatto.”
Schiocco la lingua, dissimulando un certo fastidio: “Posso
farti una domanda?”
“No,
non puoi.”
“Sei
lesbica?”
Cristiana
mi guarda interrogativa: “Perché?”
“Ho
sempre voluto chiedertelo.” rispondo. “Non ci provi mai con i
ragazzi, stai con loro come se fossero semplicemente amici e non ti
ho mai visto addosso una scollatura.”
Ci
pensa per un attimo, poi mi risponde pacatamente: “Vedi,
Vallicroce, io ti detesto perché sei un imbecille.”
“Ah,
altra cosa.” aggiungo. “Tu detesti Vallicroce. Nessuna ragazza
eterosessuale detesta Vallicroce.”
“Mi
sa che stai confondendo ragazza eterosessuale con ragazza facile.”
sbotta. “Comunque no, non sono lesbica, anche se non mi piace
Vallicroce. Che poi saresti tu. Smettila di parlare di te stesso in
terza persona, è davvero irritante.”
“Vallicroce
non approva i tuoi ragionamenti.”
Cristiana
sbuffa sonoramente e decide di mettersi trasversalmente sulla sedia,
in modo da darmi la schiena. Evidentemente ha altro di cui
preoccuparsi.
Ritorniamo nel silenzio, mentre il bambino Addams si
mette a giocare con le sue miniature dei Power Rangers e una signora
impomatata fa la sua entrata in grande stile nella
saletta, accompagnata dal presunto nipote altrettanto
impomatato. Hanno anche un chihuahua impomatato - ehi! Non si possono
introdurre bestie in ospedale! Neanche se sono impomatate.
Beh,
con tutte le infrazioni alla legge che ho fatto io, è meglio che me
ne stia zitto e ritorni alla mia approfondita lettura.
“Cazzo,
Rom, guarda che figata!” questo giornaletto è proprio
interessante. “Lo sai che se non ti sfreghi i palmi delle mani per
almeno trentadue volte è come se non ti lavassi nemmeno?”
Lei
si volta di nuovo verso di me, ma non guarda la pagina che le sto
indicando.
“Diego,
credi che andrà tutto bene?”
“Come?” perché la sua domanda
non ha niente a che vedere con l'igiene di base?
La guardo,
l'espressione nervosa e il viso un po' pallido; è evidentemente
preoccupata per la sua sorte. Mi ha pure chiamato Diego senza
aggiungerci “stupido” davanti, quindi la situazione è
grave.
“Nah, non ti succederà come zio Piovra.” provo a
sdrammatizzare.
Devo
confessare che odio quella sua faccia impaurita, perché mi fa
sembrare un vero e proprio mostro.
“Non ho paura che mi taglino
il braccio, cretino, sono preoccupata per l'esito dei raggi.” rotea
gli occhi, nervosa. “Magari il braccio non si è aggiustato e me lo
faranno tenere dritto e rigido di nuovo!”
“Dritto e rigido di
solito sono due aggettivi che piacciono.”
“Ah, non ci parlo
più con te!”
Colpa mia se fa doppi sensi in
continuazione?
Sospiro maledicendo le donne e il loro lato
sensibile; in genere preferisco quello sensuale.
“Dai,
non fare così; cerco solo di farti ridere, sei così depressa.”
non sono una cima nel consolare le persone, perciò improvviso. “Devi
rilassarti, ti toglieranno quel gesso e ritornerai a ballare entro
poche settimane.”
“E se così non fosse?” sbuffa. “Non
posso permettermi di rimanere fuori allenamento, ho dei provini
importanti, uno è addirittura con la Scala di Milano e...e poi non
ci posso credere, sono qui a farmi consolare da te, che sei la causa
di tutto questo!”
È il caso di restarmene zitto, ora più che
mai.
Il mio significativo silenzio è spezzato dal bambino che
spara i razzi con i Power Rangers.
Dovevano ingessargli l'intero
corpo -anche se effettivamente avrebbero sprecato tutti i
rifornimenti- almeno non avrebbe fatto questo casino e io sarei riuscito a leggere
"Igiene sotto il tetto" in santa pace. Ma perché devono
esistere certi danni per la società? Voglio dire, io da nanerottolo
non andavo di certo all'ospedale a importunare le persone con i Power
Rangers, io sognavo di diventare celebre, vestivo elegante, flirtavo
con i miei occhietti teneri e mi conquistavo le carezze delle
signorine a passeggio mentre mi godevo il loro seno altezza occhi.
Capite? Io già ai tempi avevo una mia visione del mondo, non mi
impersonificavo in deficienti multicolore che pensano di combattere
il male sparando scintille dal polso.
“Senti, Rambo, non è che
potresti fare silenzio?” chiedo seccato, distraendo Cristiana dal
suo tormento interiore.
Il ragazzino mi squadra come se fossi
cacca di capra e alza le spalle da scaricatore di porto. Non cambia
nulla, la sparatoria ricomincia.
Non ha un genitore severo, magari
ancora ai metodi di Mussolini, che gli insegni l'educazione?
Nella saletta c'è
solo un uomo concentrato sul suo BlackBerry che potrebbe essere il
padre, ma non
pare dare segni di vita; è sul pianeta digitale.
Sbuffo e mi
alzo in piedi, sequestrando i Power Rangers al bambino Addams. Ecco
fatto, sarei un padre perfetto.
“Ridammeli.” la betoniera mi
si piazza davanti come un giocatore di rugby.
Cristiana al mio
lato pare divertita, perciò decido di continuare la commedia.
“Sono
diventati invisibili, bambino.”
“Non mi chiamo bambino, mi
chiamo Orazio Torre.”
“Ma che bel nome.”
“Dammi i miei
Power Rangers.”
“O..?”
“O ti stendo a
wrestling!”
Ridacchio: “Ascolta John Cena, la mia amica qui
odia il rumore ed è troppo depressa per sopportare i tuoi bambolotti
con il laser, quindi lasciala in pace o invece di ridarteli, li
regalo a Bobby.” faccio un cenno in direzione del chiuaua.
Il
mostriciattolo annuisce scocciato e si riprende i suoi amici del
cuore: “Comunque io non disturbo la gente.” afferma imbronciato.
“Io sono rispettoso ed educato.”
“Sì, un angelo. A
proposito, ti si è incastrata l'aureola nel collo.”
Cristiana
scoppia a ridere e si accoccola accanto a me.
Cosa sta facendo quella scellerata?
Oddio, non posso
credere di aver usato il verbo accoccolarsi.
Oddio, non posso credere che si sia accoccolata.
“Sei
così simpatico, quando vuoi.” dice a bassa voce, lasciando che un
soffio mi arrivi direttamente sul collo.
Lo sta facendo apposta.
Ma, scusa, non era lei quella lesbica?
“Grazie.”
aggiunge, sorridendo.
“Di-di cosa?” deglutisco a fatica.
Non
so cosa sia, forse l'esaurimento di questi mesi, forse l'aria di
ospedale, ma questa ragazza mi sta rendendo nervoso.
Voglio
dire, da quando in qua un soffio sul collo mi fa balbettare?
Ok,
è una cosa sexy, ma io trovo sexy qualsiasi essere di natura
femminile dotato di reggiseno e mutandine.
Non vedo perché il soffio
di Cristiana Romanin, l'usurpatrice isterica debba sembrare così
sexy.
Sì,
lo so che ai vostri occhi potrei apparire un tantino pervertito e
infatti lo sono. Ha.
“Di sforzarti di farmi stare meglio, anche
se non ti sopporto e tu non mi sopporti.” dice, sospirando.
Ecco, appunto.
La
sento sussultare quando la porta si riapre di colpo, lasciando uscire
la bambina Addams con un sorrisone stampato in faccia, due stampelle
nuove nuove, ma il piedino finalmente libero dal gesso.
Sorrido
involontariamente.
Puah! Da quando sono così sdolcinato?
Cosa
mi sta facendo questa piccola pazza appiccicata al mio braccio? Mi
sta per caso facendo un lavaggio del cervello con le sue smancerie da
soap opera? Sta cercando di abbattere la virile potestas di Diego
Vallicroce? L'ho sempre detto che è subdola.
“Torre?” chiama
nuovamente l'infermiera.
Orazio scuote la mano di suo padre che,
risvegliatosi dal coma digitale, si alza ed entra assieme a lui. Dopo
un ultimo sguardo inceneritore dal Power Ranger, la saletta ripiomba
nel silenzio.
Molto silenzio. Quasi troppo. Nemmeno Cristiana si
sente più.
Volto lo sguardo e scopro che la sua testa è
teneramente appoggiata alla mia spalla, i suoi occhi sono chiusi e il
respiro è lento e profondo.
Guardatela, tanta voglia di spaccare
il mondo e governare e poi crolla sulla spalla di un disgraziato come
me.
A volte ammetto di aver provato rimorso (o
ciò che ad esso si avvicinava di più), ma l'ho sempre ricacciato
indietro come con i brutti ricordi. Non mi piaceva e non mi piace
tuttora pensare a me come la causa della sua sofferenza.
Va
bene che è un maschiaccio ed è antipatica ed è subdola, ma è
comunque l'unica che si sia addormentata sulla mia spalla senza prima
aver fatto sesso con me.
Ed
è pure eterosessuale.
“Fidanzata?” la voce gracchiante
proviene dalla sedia della vecchia impomatata e io non posso che
roteare gli occhi, seccato. La solita centenaria pettegola.
“No,
è mia sorella.” la liquido sperando di farla tacere. Il nipote
ingessato non muove un muscolo e si fissa le unghie
distratto.
“Strano.” commenta tentando di sorridere. Credo che
abbia la pelle troppo tirata per farcela senza creparsi le guance.
“Non vi assomigliate.”
“Beh, perché io sono stato adottato.
I miei veri genitori sono del Bangladesh, ma sono morti calpestati
dal nostro elefante domestico.” mi inventerei anche il nome
dell'elefante pur di far tacere la suocera.
“Capisco. Povero
ragazzo.” scuote la testa indignata e si sistema la gonna color
panna sulle ginocchia. “E quanti anni avete di differenza?”
Di
sicuro meno della metà dei suoi.
“Uno.” spero di risultare
altamente seccato.
“E lei come ha fatto a farsi male?”
Stava
giocando al tiro alla fune, solo che ha usato il braccio al posto
della fune.
Ma
cos'è? Quarto grado, RIS, CSI versione ottantenne
assatanata?
“È...è caduta dalle scale. Erano lì davanti a
lei, ma non le ha viste perché è miope.” butto lì.
“Oh, poverina!
Anche mio nipote, vero Tiberio?”
Tiberio? HAHAHAHA!
Il tizio
solleva lo sguardo abbastanza assente e annuisce.
“Ma è qui
solo per un controllo.” mi rassicura la vecchia logorroica. Come se
potesse minimamente interessarmi.
Fortunatamente Cristiana apre
gli occhi, crogiolandosi per un po' ancora sulla mia spalla.
“Diego?”
domanda guardando insù come se non mi vedesse da una vita.
“Sì,
non è un incubo, ti sei veramente addormentata sulla mia spalla e
spero tu non abbia sbavato.” le rispondo.
Dà una fugace
occhiata alla mia maglietta e poi arrossisce: “Accidenti.”
Sorrido. È così imbarazzata!
“Quanto hai dormito stanotte?” le
chiedo notando le occhiaie.
“Secondo te ho dormito,
Vallicroce?”
“Scusate, ma voi due non eravate fratelli? Perché
vi chiamate per cognome?”
Adesso le do fuoco a quella specie di
Jessica Fletcher del cazzo.
Fortunatamente la porta bianca si apre
di nuovo lasciando uscire il mostriciattolo tutto contento senza più
collare e suo padre con il BlackBerry all'orecchio.
“Power
Rangers!!!” grida in mia direzione, dileguandosi alle spalle di
Tecno-Man.
E questo sarebbe il futuro dell'umanità?
“Romanin?”
finalmente l'infermiera chiama Cristiana e lei scatta sull'attenti
afferrando la sua borsa.
La accompagno all'interno ripetendomi che
fuori da qui sarà tutto finito e Diego e Cristiana ritorneranno i
soliti indifferenti Diego e Cristiana.
Ho visto un sorriso
nascere e poi morire improvvisamente sulle labbra della mia compagna
di classe.
L'ho visto trasformarsi in un'espressione triste,
angosciata e poi, lentamente, in calde lacrime di sfogo.
Mi sono
odiato in quel momento e ora non posso fare altro che starmene
impalato e muto come un pesce a osservare mentre i medici terminano
la nuova ingessatura.
Adesso gli occhi di Cristiana sono secchi,
le sue guance rosse sono segnate dalle vecchie lacrime e sul suo viso
è rimasta quell'espressione di delusione che tutto ha a che fare con
me.
Non è andata come speravamo; il suo polso ha subito una
frattura troppo grave e non ha fatto in tempo a ripararsi del tutto,
perciò dovrà sopportare ancora un mese di prigionia. Un mese in cui
Cristiana vedrà la possibilità di ballare con dei tizi famosi
volarsene via, acchiappata da qualcun altro.
Mi sento così
stronzo.
Mai una ragazza mi aveva fatto sentire un verme, eppure
avevo tradito, lasciato, usato, giocato, illuso, promesso, non
mantenuto, ignorato e trascurato. Nessuna delle mie vecchie fiamme
con i suoi ceffoni da isterica è mai riuscita a farmi sentire un
filino in colpa, ma Cristiana, alla quale non sono legato in nessun
termine fisico o sentimentale, mi sta facendo passare il momento più
tormentato della mia vita.
Vorrei
solo autocancellarmi dalla faccia della Terra con un intero barattolo
di scolorina tossica.
Il dottore la scorta fuori dalla stanza e le
fa la lista di raccomandazioni:
nonagitaredurantelaprimasettimanatenereariposoeconsultareilmedicodibasepereventuali
complicazionieproblemileggereleistruzionisulfoglioillustrativo.
Parla
velocissimo, manco fosse la pubblicità dell'aspirina, in cui si
capisce solo la parola “illustrativo” e lei lo guarda perso e
annuisce meccanicamente.
Ci incamminiamo in silenzio fino
all'uscita, nessuno di noi osa proferire verbo, persino il tempo si è
fatto grigio e nuvoloso.
Cristiana cammina a due metri
di distanza da me, lo sguardo voltato dalla parte opposta alla mia e
il passo da guerra che preannuncia solo morte e distruzione. Quasi
quasi mi manca Orazio Torre.
Arriviamo alla cara Vespa e ancora
lei non ha aperto bocca, lo sguardo distante e distratto.
“Ehi,
Rom.” provo a smuovere il cadavere, ma non si scalfisce. “Senti,
Cristiana.”
“Zitto.” alza la mano buona e mi guarda per la
prima volta negli occhi.
Ero sicuro che li avesse castani, ma in
questo momento sembrano dello stesso colore del ghiaccio. Deglutisco
a fatica, allentandomi il colletto della maglia.
“Mi...dispiace?”
è come se stessi gettando una canna da pesca in un dirupo, so che
non otterrò pesci, ma ci provo comunque.
“Ah, ti dispiace,
Vallicroce?” ecco, sapevo che dovevo stare zitto. “Ti dispiace?
Sai a me quanto dispiace, invece? Molto più che a te!” grida
gettando a terra la sua borsa nell'impeto e spargendo tutti i fogli
tra un paio di imprecazioni non proprio eleganti.
Mi chino per
raccoglierli, ma mi ferma bloccandoli con un piede. “Stai fermo,
Vallicroce! Non fare niente, niente! Non parlare, non muoverti e se
riuscissi anche a non respirare, mi faresti un enorme favore!
Stronzo!”
Ecco.
Si
siede sul marciapiedi appoggiandosi con i gomiti alle ginocchia e
affondando la sua testa nella mano.
Oltre a Orazio Torre, mi manca
anche la versione di Cristiana che non mi odia. O perlomeno che mi
odia, ma non troppo.
Quella
che si accoccola e si addormenta sulla mia spalla, quella che si
innervosisce per i doppi sensi e che ride se litigo con un
bambino.
“Lo so che mi odi.” riprovo ad assumere una forma di
colloquio decente.
Mugola qualcosa che non capisco, perciò
continuo: “E in effetti non hai tutti i torti. Quello che ho fatto
non è stato affatto cavalleresco, però devi perdonarmi perché sai
che sono fatto così e non...diciamo, non penso molto alle
conseguenze delle mie azioni.”
Sbuffa e alza gli occhi. Sta
piangendo.
“Vorrei solo che non fossi mai esistito e non avessi
mai interferito con la mia vita. Tu e le tue stupide battute
perverse, tu e i tuoi squallidi doppi sensi, tu e il tuo carattere da
maschio decerebrato di merda!” si alza in piedi, ormai scossa dai
singhiozzi e si avvicina a me. “Se tu non fossi mai esistito, io
tra due settimane avrei avuto un provino per uno stage estivo a
Milano e se tu non fossi mai esistito, ora non starei piangendo
perché a causa tua non ci potrò andare!”
“Magari non ti avrebbero presa e ti ho evitato una delusione?”
“Vaffanculo, sei un mostro!”
Una ad una le sue
accuse mi colpiscono direttamente in quel frammentino palpitante che
conservo in malo modo alla sinistra del mio petto. Tanto che quasi
quasi farebbe comodo anche me non essere mai esistito.
Le prime
gocce di pioggia cominciano a cadere e via con la musica
melodrammatica di sottofondo.
“Scusa, Cristiana. Mi dispiace.”
è tutto quello che la mia patetica bocca riesce a farsi
uscire.
“Vaffanculo, Diego.” dice, voltandomi le spalle e
ritornando a sedersi.
“Torna qui, ti devo portare a casa prima
che inizi a piovere.”
Lei mi guarda senza smettere di piangere e
solo Dio sa cosa mi trattenga da andarla ad abbracciare forte per
rassicurarla.
“Non torno a casa con te.”
“Andiamo, Cris,
non fare così.” sembro il padre incapace di convincere la figlia
testarda. “Non puoi restare qua da sola sotto la pioggia.”
“Ti
ho detto di andartene affanculo! Sei sordo o non ti è chiaro il
messaggio?”
“Cris.”
“Va' a casa da solo, non ho bisogno
di te! Anzi, non farti vedere più, ok? Sparisci, cambia città,
stato, continente, pianeta! Fa' quello che ti pare, ma non”
riprende fiato dopo un singhiozzo. “Ma non avvicinarti più a
me.”
Bene, una rissa con venticinque lottatori di sumo mi
avrebbe fatto uscire meno illeso.
Mentre la pioggia inizia a
bagnarmi i capelli, monto sulla vespa e, stringendo il volante come
se fosse qualcosa da strozzare, faccio partire il motore.
Non
riesco a credere di aver toccato il fondo fino a questo punto.
Dicono
che in questi casi si possa solo risalire, ma l'unica cosa che vorrei
fare adesso è prendere una paletta e scavare più a fondo.
“Cris,
davvero-” riprovo prima di partire.
“Ho detto di andartene!”
urla, arrabbiata. “Ti odio, Vallicroce, vattene via!”
Non mi
sono mai sentito peggio di così.
Alzo
il cavalletto e indosso il casco. Dietro la maschera protettrice
sospiro e attendo qualche istante, sperando che lei cambi idea.
Ma non succede nulla e parto con la Vespa, pensando a dove andare.
Mi
fermo vicino all'entrata del parcheggio, nascosto da una fioriera e decido di stare lì ad aspettare.
Non torno a casa finché non vedo la macchina del padre di Cristiana
arrivare e farla salire.
Dopodiché
me ne vado anch'io, pensando a quanto ho perso, non avendolo mai
nemmeno avuto.
E
dato che questa rimarrà solo una one-shot, per coloro che fossero
interessati a un eventuale seguito delle vicissitudini di questi due ragazzi, troveranno tutto in Io
e te è grammaticalmente scorretto .
In
ogni caso, domani, 10 ottobre, pubblicherò anche la seconda
one-shot su Diego e Cristiana, che può essere vista come il
seguito di questa :)
Riusciranno mai a tornare in buoni rapporti? Ovviamente chi li conosce lo sa già!
A presto,
Daffy
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