Solitude
«After all this time?»
«Always.»
[Harry
Potter and the Deathly Hollows]
La vecchia e malridotta stradina scorreva velocemente sotto ai suoi
piedi, mentre con grandi falcate avanzava veloce in direzione della
propria casa. Il mantello che sbatacchiava sgraziatamente contro le
caviglie ossute.
La notte
stava lentamente lasciando il posto all’alba e da est era
già possibile vedere i primi albori dell’Aurora.
Un nuovo
giorno stava nascendo e Albus Silente era morto.
Ed era
stata lui ad ucciderlo.
Il suo
cuore si contrasse in una dolorosa morsa, provocandogli dolore fisico
al pensiero del vecchio Preside che, per anni, aveva saputo guidare il
mondo magico contro l’Oscuro Signore.
E ora era
tutto nelle mani di un ragazzo.
Spinner’s
End vide la sua fine di fronte ad una piccola villetta
dall’aria tetra e diroccata, davanti alla quale Severus Piton
si fermò.
La
strada, ora quasi completamente abbandonata a se stessa, non aveva mai
brillato per bellezza, né per nient’altro che non
fosse la cattiva fama. Da sempre, infatti, le persone del quartiere ne
additavano gli abitanti, mostrandoli ai loro figli come esempi da non
seguire. E lui aveva guardato gli amorevoli genitori di quei bambini e
i loro bei vestiti e da lontano li aveva odiati.
La mano
che teneva sprofondata nella tasca della lunga veste, venne fuori,
portando con sé una sottile bacchetta che mosse con un secco
e preciso movimento del polso, la porta si aprì.
Varcò
l’uscio con passo fattosi più incerto, entrando
nell’oscurità della casa, che si fece totale non
appena la porta, senza che nessuno l’avesse nemmeno sfiorata,
si richiuse alle sue spalle.
Finalmente
al sicuro da occhi indiscreti, Severus Piton poté finalmente
far cadere la maschera di totale indifferenza che si era applicata sul
viso, si appoggiò al muro lasciandosi poi cadere
pesantemente sul pavimento sudicio della propria abitazione.
Le mani
toccarono terra per prime, aiutandolo a sedersi rigidamente.
Quella
notte l’Oscuro Signore era stato felice, come Severus non lo
vedeva da tanto tempo. Secondo la sua idea, uno stupido ragazzo non
ancora maggiorenne, senza la guida di Albus Silente, non avrebbe
costituito un reale problema.
La
riunione era stata lunga e snervante, soprattutto per lui che aveva
dovuto usare fino allo stremo l’Occlumanzia in modo da poter
tenere Voldemort all’oscuro di ciò che realmente
era successo sulla torre. Perché era vero che Silente alla
fine era morto, ma il retroscena era stato ben diverso da quello che
sicuramente il Mago Oscuro si aspettava, e lui non desiderava certo che
la verità venisse fuori.
I suoi
occhi neri, che intanto si andavano abituando alle tenebre,
cominciarono a distinguere i contorni dei vecchi mobili e dei vecchi
dipinti, che da sempre adornavano la casa.
La sua
vecchia casa.
L’aveva
sempre odiata, e non solo perché rappresentanza della sua
vita da emarginato, ma anche e soprattutto perché teatro di
una vita che non avrebbe voluto vivere. Non in quel modo, non con
quelle persone.
I suoi
genitori, un Babbano e una Strega, a causa della loro differenza, non
erano mai riusciti ad andare d’accordo, rendendolo un
ignorato partecipe dei loro continui litigi.
E lui
aveva scoperto una solitudine profonda e lacerante e un dolore
imperituro, protrattosi ben oltre la sua infanzia. Anche in quel
momento, benché ormai da tempo i suoi genitori fossero morti
e la casa fosse silenziosa, gli sembrava ancora di udire
nell’oscurità i tonfi assordanti di sedie
rovesciate e urla rabbiose.
Quasi
ebbe l’impulso di tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi,
proprio come quando, a otto anni, cercava una via di fuga da tutto
ciò che lo circondava.
E alla
fine l’aveva trovata quella via di fuga, ma non era stata
buia e fredda come la sua stanza tetra, ma calda come il tocco gentile
di una mano e colorata di rosso come i suoi capelli.
Perché
Lily Evans era stata la sua via di fuga.
L’aveva
vista per caso, in una delle sue rare uscite furtive, a giocare con la
sorella nel piccolo parco, mentre faceva sbocciare a suo piacimento dei
fiori, ridendo estasiata nel vederli aprirsi e poi richiudersi, mentre
l’aria fresca di fine estate le scompigliava giocosamente i
capelli, ancora inconsapevole di stare usando la magia.
E la sua
risata era risuonata dolce e argentina nell’aria e il suo
cuore si era contratto, poi aveva battuto più forte, e un
nuovo senso di pace gli aveva scaldato le membra fredde, e non era
stato per il sole.
E da quel
giorno, sempre, era tornato a vederla, nascosto con accuratezza in modo
da sottrarsi al suo sguardo e soprattutto al suo scherno. Ma era stata
una precauzione del tutto inutile perché, alla fine e in
modo inaspettato, era stato proprio lui a muovere il primo passo e ad
andarle incontro. E sebbene inizialmente lei si fosse ritratta,
spaventata forse dalla sua insospettata presenza, era poi riuscita con
la costante vicinanza che ne era seguita, a fargli conoscere un
sentimento completamente diverso dal disprezzo che suo padre aveva per
lui e il dovuto affetto che sua madre nutriva nei suoi confronti.
E Severus
Piton aveva scoperto l’amicizia.
E questa
profumava di rose, proprio come Lily.
Ma anche
le rose, come tutti i fiori, quando arriva l’inverno muoiono.
E
così era stato.
La scuola
era stata la lamina fredda del vento invernale, che aveva fatto piegare
il fiore sotto il proprio crudele tocco.
Perché
Hogwarts aveva avuto in serbo per loro, due strade diverse: lei
Grifondoro, mentre lui Serpeverde.
E questo
li plasmò in diverso modo.
Perché
Lily aveva dimostrato, fin da subito, un aperto disprezzo verso le Arti
Oscure, mentre lui, affascinato dal potere che i ragazzi che si
facevano chiamare Mangiamorte promettevano a coloro che avessero
seguito fedelmente l’Oscuro Signore, non era stato capace di
opporsi affatto.
E il
germe dell’odio era stato piantato.
Indirizzato
verso coloro che provenivano da famiglie Babbane, gli indegni di
frequentare Hogwarts, i “Sanguesporco”.
E nel suo
cuore di tormentato ragazzo, da sempre disprezzato dal padre Babbano,
quelle parole avevano trovato terreno fertile. E la pianta aveva
cominciato a crescere e lentamente aveva avvinto il suo cuore di
bambino. Ed era cresciuta con lui, anno dopo anno, fortificandosi ad
ogni nuova umiliazione, diventando più spinosa ad ogni nuovo
torto.
Insegnandogli
che l’odio era giusto, che gli dava pace.
E,
nonostante in quel momento si trovasse a disapprovare il proprio
comportamento adolescenziale, doveva anche riconoscere che
l’idea che un giorno tutti coloro che gli avevano arrecato
dolore e umiliazione avrebbero pagato, l’aveva aiutato ad
andare avanti.
Perché
James Potter, con i suoi amici imbecilli, gli aveva reso la vita
impossibile.
Perché
James Potter, con i suoi modi arroganti, l’aveva allontanato
da Lily.
Perché
James Potter, con la sua avversione per le Arti Oscure, aveva
conquistato l’amore di Lily.
Eppure,
benché trovasse più facile incolpare
l’altro piuttosto che se stesso, si rendeva conto che in
fondo, forse, erano state le sue scelte a decretare la sua condanna.
Perché
se lui non avesse prediletto le Arti Oscure, forse Potter non lo
avrebbe infastidito.
Perché
se non avesse chiamato Lily “Sanguesporco”, forse
lei non lo avrebbe abbandonato.
Perché
se fosse stato come lei l’avrebbe voluto, forse Lily sarebbe
rimasta al suo fianco, per sempre.
Severus,
ancora raggomitolato contro il muro della propria casa, strinse i pugni
sul pavimento, trattenendo le lacrime amare che da sempre si
accompagnavano all’immagine di Lily Evans.
Quando
quella notte del 31 ottobre lei era morta, lui era rimasto
irrimediabilmente solo, ma con una chiara idea di cosa finalmente
doveva davvero fare. Ed era stato per il ricordo di lei, al fine di
proteggere ciò che lei aveva avuto di più caro,
che aveva scelto di schierarsi dalla parte di Silente per combattere
contro l’Oscuro, che dopotutto gliel’aveva portata
via.
Ma
Silente ora era morto, l’aveva implorato di ucciderlo, e
Severus aveva dovuto ubbidire, perché aveva dato la sua
parola. Aveva promesso che gli sarebbe stato leale e avrebbe protetto,
anche a costo della vita, il giovane Harry Potter.
E aveva
portato a compimento entrambi i suoi compiti, per quanto gli era stato
possibile, benché il modo in cui le cose erano finite non
fosse stato quello da lui previsto.
Potter
sarebbe dovuto morire, dopotutto, e forse sarebbe toccato persino a lui
stesso, ma prima sperava di poter parlare ancora con il ragazzo e
spiegarsi. Lasciare che finalmente lui avesse libero accesso alla
propria memoria e capisse.
Desiderava
solo poter vedere per un’ultima volta ancora gli occhi di
Lily fissarlo senza l’ombra del disprezzo di Harry.
Il suo
sguardo, ormai perfettamente abituato
all’oscurità, indugiò per qualche
istante sulla propria casa desolatamente vuota, in silenzioso ascolto
del nulla. Infine le dita si strinsero attorno alla bacchetta e la sua
mente formulò un incantesimo non verbale.
La punta
del pezzo di legno brillò appena di una luce bianca, prima
che una grossa informe massa argentata si sprigionasse, illuminando a
giorno la casa. Qualche secondo di attesa e poi davanti ai suoi occhi
stanchi comparve una graziosa cerva.
Severus
la osservò, le palpebre che lentamente si facevano pesanti,
mentre il respiro andava regolarizzandosi. Sapeva che il Patronus non
sarebbe durato più di pochi secondi, ma li reputava
più che sufficienti, perché riuscisse a prendere
sonno, senza l’opprimente sensazione di solitudine. Infatti,
proprio mentre i contorni dell’animale cominciavano
lentamente a dissolversi, l’uomo chiuse gli occhi.
Dopotutto
non importava.
Forse
domani sarebbe morto.
Forse
Voldemort avrebbe vinto o chissà, magari Harry Potter alla
fine si sarebbe rivelato davvero il Prescelto.
In quel
momento, l’unica cosa che gli sembrava importante era la
sensazione di calore che formicolava sulla sua guancia, quasi come se
qualcuno gli stesse facendo una delicata carezza, mentre un
inspiegabile profumo lo avvolgeva, cullandolo nel sonno.
E
sì, indubbiamente, profumava di rosa.
Nota
dell'autrice: perdonate questo insensato sproloquio, ma
purtroppo è stato più forte di me e non ho potute
evitare di mettere su carta (o su computer ^^) questa mia piccola
ideuzza. Lasciate un commentino, please! *__*
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