Luci e sfarzo, sfarzo e
luci.
Quello era il suo mondo e
quello era ciò che gli piaceva, la vita di corte era senza dubbio
una delle cose che Dmitrij Pavlovic preferiva in assuluto. A lui le
cose belle piacevano, Feliks lo prendeva in giro dicendo che un
giorno si sarebbe fatto trovare vestito col cristallo dei suoi
lampadari per attirare almeno la metà dell' attenzione che lui, suo
giovane amante, riservava all' arredamento del palazzo, il principe
Jusupov si era ormai rassegnato all' idea che mai sarebbe stato
capace di dipingere sul volto del suo Dmitrij la stessa espressione
estasiata che aveva mentre guardava qualche quadro o qualche drappo
di seta.
Eppure il palazzo di
inverno restava sempre senza uguali.
In quel momento la sua
attenzione era così presa dal lungo processo di apprezzamento di ciò
che gli stava intorno che appena udì la voce tintinnante della
cugina più giovane quasi sobbalzò.
“Vi divertite cugino
Dimka?”
sorrise trovandosi di
fronte il volto tondo e i due grandi occhi blu di sua cugina Olya che
stavano fissi in avanti senza guardare nulla realmente. Così diversa
da lui quella sua cugina, sempre sola in quel suo strano e silenzioso
dolore.
“Potrebbe andare meglio
cugina! Ma non posso lamentarmi, voi vi divertite?”
le riservò un tono
sinceramente caldo, avevano passato assieme una buona fetta di
vita...da piccolo Dmitrij era quasi sicuro che lo zar gliela avrebbe
pure fatta sposare...ma ora come ora quello era argomento dolente per
entrambi.
“Divertirci...mentre il
popolo soffre, non mi sembra il caso, sarei rimasta volentieri a
Carskoe Selo...ma certe cose non possono essere evitate”
la osservò provando un
po' di pena, la vita borghese che aveva voluto per loro la madre
aveva reso lei e le sue sorelle senz'altro molto meno superficiali di
altre ragazze nobili...molto meno di Irina per esempio, eppure
sarebbero sempre state inadeguate per tutto quello sfarzo, non lo
avrebbero mai apprezzato e di conseguenza non avrebbero mai
apprezzato neppure chi ci viveva in mezzo, mentre la osservava la
vide sorridere, anzi ridacchiare, quel cambio di espressione era
stato così fulmineo, così repentino che a mala pena lo aveva
notato, eppure sebbene fosse tornata la Olga seria e composta gli
occhi ancora le brillavano e le labbra combattevano per distendersi
nuovamente in un sorriso.
“Cosa avete?”
distese velocemente il
braccio indicando un tavolo, inizalmente Dmitrij non notò nulla, poi
si accorse di una piccola figura nascosta sotto al tavolo, proprio
dietro Irina Alksandrovna, vedeva solamente i lembi delle vesti per
cui l' identità dell'imbucato rimase un mistero per lui, eppure le
risatine contenute di Olga gli fecero comprendere che lei qualcosa di
più la doveva sapere.
“Olya? Oliska me lo dici
che ti prende?”
la curiosità prese il
sopravvento, abbandonò perfino lo stretto codice comportamentale al
quale si era attenuto fino a quel momento, ed in pubblico era meglio
che nessuno se ne rendesse conto
“Oh scusatemi...povera,
povera Irina!”
“Non fare la misteriosa
Olya! Dimmi che hai!”
“Pare che quella peste
di Anastasija abbia scelto la sua vittima per stasera”
l' uomo storse il naso
sconvolto, aveva imparato bene a conoscere il carattere il ribelle e
talvolta maligno della più piccola delle figlie dello Zar, anche se
mai si sarebbe aspettato che avrebbe dato spettacolo in pubblico,
eppure si ritrovò pure lui a ridacchiare come un demente e gioì
dell' espressione serena della sua compagna di risolini, era
incredibile come, anche senza aver combinato ancora nulla, Anastasija
fosse capace di risollevare il morale della sorella così
repentinamente.
“Ad Anastasija Irina sta
antipatica?”
“Ad Anastasija stanno antipatici tutti coloro
che non fanno quello che vuole...la cosa grave è che s itrascina
Marija dietro...è totalmente senza controllo”
Pavlovic rimase
concentrato a fissare l' espressione della cugina, a lui piacevano le
cose belle e, indubbiamente, anche le persone belle, e Olga con
quegli occhi così blu e il viso disteso in quei sorrisi così rari
era la creatura più bella del mondo...e fu geloso di Anastasija che
era una dei pochissimi che avesse la capacità di renderla tale, se
le cose fossero andate diversamente ci sarebbe stato lui al suo
posto.
“Mi dispiace tanto Olga”
“Non imposrta”
cercava di rassicurarlo
continuava a sorridere, ma Dmitrij colse immediatamente la differenza
tra il suo sorriso e quelli di Anastasija. Il suo, quello che era per
lui era pura cortesia, sorridevano le labbra ma gli occhi erano di
nuovo spenti
“Sai Dimka...per un po'
sono stata davvero arrabbiata con te”
quella conversazione si
era fatta improvvisamente serissima, eppure era quasi un sollievo che
fosse lei così decisa ad affrontarla, dopo che la sua relazione con
Feliks era venuta fuori la zarina aveva cercato di impedire il più
possibile qualsiasi contatto tra di loro, ci sarebbe andata di mezzo
la reputazione di Olga e del resto della famiglia, spesso Dmitrij si
chiedeva come facesse Irini a sopportare la cosa, come facesse a non
dare di matto sapendo che il marito preferiva unirsi con un uomo
piuttosto che con lei.
“Eri la mia unica
speranza Dimka, la mia unica speranza di restare a casa...adesso non
so davvero cosa ne sarà di me... con tutto quello che sta
succedendo”
provò pena per lei,
quella sua cugina così complessa...pensatrice di natura...sapeva
quanto fosse attaccata al suo paese, quanto avrebbe voluto restare
per sempre lì, con la sua gente, ma non sarebbe successo. Lei era la
primogenita e per il suo matrimonio non avrebbero mai scelto uno
qualunque, si parlava di spedirla in Romania, o in Serbia o
addirittura in Inghilterra, volevano sdradicarla dalla sua terra e
toglierla dai suoi fratelli e lei non sarebbe mai stata felice, e lui
si sentiva in colpa, perché amandola o non amandola, sposandola o
non sposandola, lui le avrebbe sempre voluto bene ed essere la causa
del suo male lo lacerava.
“Potrei amarti...se tu
me lo permettessi”
quelle parole gli uscirono
di colpo, senza essere state programmate e lui ne fu sconvolto tanto
quanto la giovane donna accanto a lui, temeva di averla messa in
imbarazzo, o che l' avrebbe fatta fuggire via, invece se ne stette
immobile...a sorridere, un sorriso così triste che se fossero stati
soli Dmitrij l' avrebbe abbracciata. Ma lì, in quel mondo di cose
belle che a lui tanto piacevano quello non sarebbe stato possibile,
si limitò ad osservarla cercando di capire se avesse intenzione di
parlare o se avesse deciso di starsene zitta, ma accadde
l'imprevedibile.
L' urlo di Irina segnava
il compimento di quello che era stato lo scherzo di Anastasija, la
moglie del suo Feliks cercava disperatamente di salvare il salvabile
di quello che era ormai un vestito totalmente rovinato...e ancora una
volta Olga sorrise per gli scherzi della sorella, arrivati al momento
giusto, ma appena Dmitrij guardò in direzione del tavolo si rese
conto che la peste non era più lì, li osservava con sguardo maligno
da dietro alle gonne di sua madre, come se fosse sempre stata lì.
“Vado da
Anastasija...prima che qualcuno capisca che è davvero stata lei”
“Vengo con voi!”
“No”
appena la osservò si rese
conto che intendeva davvero, non voleva essere seguita e quella era
la fine della loro conversazione, ma guardandola in volto non lesse
rabbia nei suoi occhi e nemmeno la repulsione che ormai gli
riservavano i più..solo una strana, solitaria malinconia.
“Vai da lui Dimka...vai
da lui tu che puoi essere felice”
gli strinse brevemente la
mano e si allontanò sparendo tra gli invitati che si accalcavano
attorno a Irina, non si voltò mai indietro ma dal rossore delle
guance Dmitrij capiì che forse sorrideva ancora quella sua cugina
pensatrice, si avviò nella direzione opposta, alla fine Karskoe Selo
non era male...non era male davvero.
Addio Olya.
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