I am Edward Cullen

di Fuffy91
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Twilight- I am Edward Cullen

Le dita scorrono veloci sui tasti bianco latte del mio piano a coda, mentre la luce rossastra con sfumatura del tramonto inonda la stanza del salone. Chiudo gli occhi mentre mi lascio trascinare dalle note che sono infisse nella mia memoria, ormai, centenaria.

Sento indistintamente, dopo il mio secondo si bemolle, il leggero fruscio di una gonna di raso, che sfiora dolcemente la pelle candida di due gambe che ondeggiano ad ogni giravolta, come il vento sottile che accarezza la mia nuca, prodotto dalla dolce frustata dei boccoli morbidamente modellati della persona che balla ridente dietro di me, come ad elogiare la mia musica ristoratrice per la mia mente e i miei sensi saturi del profumo indescrivibile della mia amata ossessione dagli occhi color cioccolato fuso.

Ed è proprio pensando a lei che intono le ultime note del mio assolo al piano, e come ogni pianista professionista inchino la testa verso la tastiera, ora calma dopo le frequenti vibrazioni, in omaggio alla mia Musa ispiratrice.

Sospiro, reclinando il capo verso la spalla ricoperta da una leggera camicia di cotone rosata, in tinta con la gonna fluttuante stretta attorno alla vita sottile della persona che mi cinge teneramente il collo con le sue braccia accoglienti e sinuose nelle forme; e mentre ispiro il suo profumo di bacche selvatiche e di dolcezza, mi abbandono con un sorriso luminoso ad un suo bacio sulla mia guancia destra, fredda e dura come il marmo più resistente.

Adoro quella sensazione di dolcezza, calore interiore e tenerezza, ed è con l’animo dannato  lenito da questi sentimenti benefici, che accolgo con una risatina deliziata il complimento dell’unica persona che possa placare il mio tormento con un unico abbraccio.

“ è bellissima, tesoro. Ti prego, suonala più spesso. Adoro vederti suonare. Sei bravissimo.”

E riaprendo gli occhi ricolmi di compiacimento e certezza per quell’amore così rassicurante, le rispondo ammirato e contagiato da quello sguardo così pieno di aspettative ed orgoglio e quel sorriso più luminoso del sole, in quei momenti dove sulla sua espressione traspariva la felicità:

“ Grazie, mamma.”

E lei, sciogliendosi con grazia dall’abbraccio e allontanandosi di qualche passo da me e dal piano, strumento che tanto ama, non prima di avermi scostato una ciocca di capelli dalla fronte e avervi posato un bacio leggero, mi sussurrò con lo sguardo traboccante di amore materno e luccicante di lacrime di gioia che non sarebbero mai potute sgorgare liberamente, reazione che il più delle volte manifestava a quella magica e mai più sincera e veritiera parola: mamma.

Si, perché Esme era mia madre a tutti gli effetti, senza termini di paragone.

“ Di nulla, angelo mio.”

Sghignazzai a quell’appellativo, mentre scuotevo la testa seguendola eclissarsi in giardino, ad occuparsi delle sue camelie in boccio.

Angelo…si, ma con ali di pipistrello.

 

 





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