A spasso con la notte

di lapoetastra
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Cammino, ed i passanti mi sfiorano con lo sguardo, scrutandomi come se volessero scandagliare gli anfratti più segreti e reconditi della mia personalità, e subito distolgono gli occhi, dimenticandomi.
È un circolo incessante e voluttuoso, quello in cui sono immerso.
Le vetrine buie dei negozi si susseguono senza fine, tutte uguali.
Un calzolaio che sta chiudendo bottega mi guarda, ed io ricambio con un sorriso, ma non mi fermo, e fingo di non cogliere il suo cenno.
Il Sole ha già abbandonato il cielo, salutando l’orizzonte con un tenero bacio della buonanotte, ma qualche  debole raggio restio ad abbandonare l’immensità della volta celeste, come un bambino capriccioso che non vuole andare a dormire, illumina ancora l’ambiente attorno a me, rendendo vano il lavoro dei lampioni già accesi e sfolgoranti.
Un alito improvviso di vento mi fa sussultare, accarezzandomi dolcemente come le dita dell’amante più dolce, ed io tremo sotto le sue attenzioni inaspettate ma estremamente gradite.
Cammino, ed adesso non ci sono più persone accanto a me, nella strada sempre più buia.
L’unica mia compagnia è costituita dalle lucciole, che volteggiano lussuriose amoreggiando in ogni direzione.
Scorgo un nugolo di mosche che ronzano impazzite alla mia sinistra, in un punto imprecisato, forse per contendersi una lauta cena.
Un cane ulula, in lontananza.
Un bambino piange, in qualche casa.
Ormai ogni cosa è ammantata da una coperta di stelle che brilla sopra di me, come se mi stesse salutando calorosamente.
La luce dei lampioni, ora indispensabile, crea lunghe ed oscure ombre sull’asfalto, man mano che proseguo la mia passeggiata.
L’aria è pulita, adesso, non più tersa a causa dello smog giornaliero ed impregnata degli odori diversi delle persone concitate che si accalcano sui marciapiedi.
Un’auto, apparsa improvvisamente dal nulla, mi passa accanto quasi sfiorandomi nella sua folle corsa, e subito sfreccia via strombazzando.
Un altro cane abbaia forsennato a quel suono che così stona con il silenzio perfetto della sera, ma viene subito zittito dalla voce stanca ed irata del padrone.
Sono completamente solo, ora.
Gli animali mi hanno abbandonato, preferendo rintanarsi in qualche luogo caldo e tranquillo nel quale sprofondare nel mondo accogliente dei sogni.
Mi fermo.
Sospiro.
Finalmente anche io sono giunto alla mia tana.
Saluto l’oscurità con un bacio dolcissimo, ed entro in casa, chiudendomi delicatamente la porta alle spalle.
La notte, non invitata, rimane fuori.




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