Salve a
te, coraggioso lettore, che hai aperto questa storia. Già
per questo, sei ringraziato. Questa è una racconta di
song-fic a pairing vario che potrà essere da te 'pilotato',
nel caso ti stuzzicasse l'idea di leggere una fiction su una canzone
che ami con il pairing che ami di più. Sempre che ti piaccia
la storia...
Non posso che augurarti buona lettura, ci vediamo a fondo pagina.
SAY SAY SAY
Sanji si asciugò quella lacrima birichina che gli era
sfuggita e ora correva sulla sua guancia. La asciugò con
rabbia, odiava
sentirsi debole. Al sicuro nel suo camerino, però, sapeva
che poteva lasciarsi
andare.
Era da tempo che non lavoravano insieme, loro due. Eppure, le canzoni
che
avevano prodotto a quattro mani erano sempre state le più
amate e vendute.
Un'altra lacrima decise di ribellarsi e bagnare il foglio appoggiato
sulla
scrivania.
Merda.
Due anni prima non erano nessuno. Due perfetti sconosciuti con una
bella voce e
tanti sogni di gloria. Poi Sanji aveva scritto una canzone, un duetto,
e il suo
amico, cuoco e manager a tempo perso, l'aveva portato da lui. Un
ragazzo dai
capelli verdi e la pelle abbronzata che ballava divinamente e cantava
ancora
meglio, con un timbro di voce intenso quanto il suo sguardo.
Sanji non ce l'aveva fatta. Non poteva farcela.
Si era innamorato.
Non si era dichiarato, e con quale coraggio? Dal loro primo incontro
quello
stronzo non aveva fatto altro che sfotterlo, con battutine sarcastiche
e
occhiate scettiche, facendogli chiaramente capire che lo considerava un
patetico idiota. E lui, da perfetto cretino qual era, aveva risposto
sempre a
tono e, più di una volta, cominciato le zuffe. Quella era la
loro relazione,
fastidio misto ad insofferenza. Beh, per Sanji in realtà era
amore disperato
misto a pazzo desiderio, il tutto mascherato da fastidio ed
insofferenza.
Ed era al limite.
L'aveva chiamato una sera, con un progetto in mente. Era stato vago, ma
le loro
collaborazioni erano così, alla 'o la va o la spacca'.
"Hey marimo.
Scrivi due strofe e due linee, come se ti stessi rivolgendo al tuo
amore."
".....hai bevuto?"
"No coglione. Per una canzone"
Si era spiegato, e Zoro aveva accettato. O meglio, aveva
sbuffato e poi grugnito un qualcosa di indistinto, ma Sanji sapeva che
aveva
accettato.
Sanji le aveva scritte, le sue strofe. Le aveva dedicate a lui. Aveva
scritto
quanto male stava e quanto male sarebbe stato. Era una muta richiesta
di soccorso.
Una muta richiesta di amore.
Era la prima volta che provavano insieme, e ci avrebbe messo tutto se
stesso
per fargli capire che era lui a cui si stava rivolgendo.
Era lui che stava
pregando.
Say say say
What you want
but don't play games
with my affection
take, take, take
what you need
but don't leave me
with no direction
Zoro guardava le sue righe. Le
strofe che aveva scritto. Era stato incredibilmente
onesto, non era da lui. Le sue canzoni erano tutte spuma e allegria,
vacue e
frivole nei testi e concentrate nel divertimento più
sfrenato. Queste linee,
invece...
Sanji gli faceva questo effetto. Da quando, due anni prima, era entrato
nel
piccolo bar in cui Zoro si esibiva e aveva ascoltato lo show. Quei
capelli oro,
il corpo sottile e l'atteggiamento da gentleman lo avevano stregato
subito. Ma
Zoro non era mai stato tipo da gentilezze, e con una mezza battuta si
era
bruciato ogni possibilità di essere anche solo tollerato dal
biondo. Quanto gli
faceva male... Sembrava che Sanji lo odiasse, e forse era la
verità, gli unici
momenti in cui sotterravano l'ascia di guerra erano quelli in cui
scrivevano e
cantavano insieme. Erano anche i momenti più belli che Zoro
ricordasse di tutta
la sua vita. Quando Sanji gli aveva urlato in faccia per l'ennesima
volta che
era un coglione e un incapace, non ci aveva visto più. Di
rimando, gli aveva
gridato contro che per lui poteva andare a cagare e se n'era andato.
Quella
sera di un anno prima avevano concluso la loro collaborazione per
prendere
strade diverse, diventando quello che erano ancora oggi: Sanji, il
poeta dalle
note soavi e le dolci parole, Zoro, il playboy dai suoni spericolati e
i testi
travolgenti. Cantanti solisti, amati ed omaggiati, che si dividevano il
pubblico mondiale. Quella sera era stata l'inizio del suo successo, ma
anche
della sua fine.
Aveva aspettato rannicchiato sul letto, fissando lo schermo del
cellulare,
aspettando una sua chiamata. Aveva aspettato per giorni. Aveva pianto.
Fino a
non avere più lacrime.
Ora era stupito e intimidito... Perché
l'aveva scritto nero su bianco.
Erano le sue strofe. Per lui.
All alone
I sit home by the phone
Waiting for you, baby
through the years
How can ya stand to hear
My plead for you dear
You know I'm crayin
Oh oh oh oh oh
Sanji era rimasto scioccato, tanto che non era riuscito a
reagire. Aveva sentito la porta d'ingresso sbattere e un silenzio
innaturale in
tutto l'appartamento. Non era abituato a quel silenzio. Non voleva
essere
circondato dal silenzio. Significava che era solo.
Aveva fissato i tetti di New York dal suo attico con vista
su Central Park.
Era arrivato alle stelle. Ma tutte quelle luci non gli
permettevano di vedere il cielo e le sue vere stelle.
E lui si era accorto di aver perso la stella più splendente.
Non era più tornato. Non aveva nemmeno chiesto indietro le
canzoni che avevano scritto insieme, ma Sanji gliele aveva inviate lo
stesso.
Ne avevano scritte altre negli anni, vedendosi poi di tanto in tanto
per
provare. Sempre troppo poco per Sanji. Lui avrebbe voluto averlo sempre
vicino,
e per sempre. Glielo aveva scritto. E ora doveva dirglielo, guardandolo
negli
occhi senza paura.
(now) go, go, go
where you want
but don't leave me
here forever
you, you, you, stay away
so long man, I see ya never
Zoro ci aveva provato. Aveva provato ad impressionarlo, a
stupirlo, a conquistarlo. Aveva provato ad ignorarlo, a canzonarlo, ad
irritarlo.
Era geloso, terribilmente geloso, ogni volta che Sanji approcciava una
ragazza,
fosse una collega, una dello staff, una fan. Per le donne era il dolce
Sanji,
l'amante ideale, l'uomo che ogni ragazza vorrebbe accanto.
Per lui invece era lo scontroso, irritante, giudicante stronzo. Lo
riprendeva,
lo rimbrottava, lo insultava ovunque e per ogni ragione. Certo Zoro
rispondeva
a tono... ma il suo cuore si incrinava sempre di più,
finché non si era
spezzato.
Ad ogni gentilezza verso altre, aveva pianto. Ad ogni insulto verso di
lui,
aveva pianto. Dentro.
Non era forte. Aveva solo imparato a crollare in silenzio. Fino a che
non si
era rotto.
Non ci sperava più, anzi... aveva smesso di pensarci. Aveva
avuto più storie
lui che tutta Hollywood messa insieme, con entrambi i sessi. Si era
fatto la
fama dell'amante da una notte, del bastardo dedito al puro piacere.
Eppure il cuore piangeva ancora. Sanguinava. E voleva che lui lo
sapesse.
What can I do, man
to get through to you
'cause I love ya, baby
I standing here
baptized in all my tears
baby through the years
You know I'm cryin
Oh oh oh oh oh
.
Lui non provava niente di tutto questo. Non si era
preoccupato di averlo ferito, mai. Sanji una volta aveva pianto davanti
a lui,
ma Zoro non aveva versato una lacrima.
You never ever worried
and ya never shed a tear
Sanji aveva detto di odiarlo. Che era un ingrato e un
bastardo, e che il suo cuore di pietra non avrebbe fatto che ferire gli
altri.
Che non era degno di essere amato da nessuno.
You're sayin that my love aint real
Just look at my face these tears aren't dryin!
Si guardarono negli occhi dopo aver urlato all'unisono
l'ultima strofa. Era di Zoro, ma Sanji l'aveva sentita anche sua.
Fu un secondo intenso. In quello sguardo di fuoco Sanji vide qualcosa
che non
si sarebbe mai aspettato. Lacrime che spingevano per uscire, trattenute
da uno
sforzo di volontà che solo Zoro era in grado di avere. Un
dolore profondo, che
gridava in silenzio.
Possibile che fosse stato così cieco? In questi anni si era
tenuto dentro un
segreto così grande, così importante e
così doloroso che l'aveva quasi ucciso.
Davvero aveva sopportato tutto questo solo per scoprire di essere
ricambiato?
Doveva tentare. In teoria avrebbe dovuto ripetere l'ultima strofa,
ma... Sanji
doveva sapere. In caso si fosse sbagliato, stava comunque provando una
canzone.
Anche se era abbastanza sicuro che il cuore non avrebbe retto un
rifiuto e che
sarebbe morto lì, di crepacuore, quindi non gli sarebbe
servita una scusa.
Improvvisò al momento, senza rompere il contatto visivo con
Zoro.
You, you, you
Can never say
That I'm not the one
Who really loves you
I pray, pray, pray
everyday
That you'll see things
boy like I do
Sanji aveva
cambiato la strofa. Questa era una improvvisazione sul momento,
perché? Zoro
fissò Sanji per tutto il tempo, vedendo una
miriade di emozioni passare
negli occhi cobalto. Vide uscire una lacrima. Vide uno sguardo
disperato
diretto a lui, e solo per lui.
Era una domanda. Stava facendo una domanda alla persona a cui aveva
dedicato
quella canzone. Al suo amore.
Quella canzone era per lui.
Zoro era stremato, e quella era l'ultima goccia. Tutte quelle lacrime,
tutto
quel dolore... Per scoprire solo ora quanto male si erano fatti. Uno
stupido
equivoco. Ma non avrebbero sofferto più.
La musica continuò ma loro non la sentirono.
C'erano solo le loro labbra, finalmente unite.
E, finalmente, le loro lacrime erano di gioia.
Note d'autore
Ed
eccoci alla fine del primo esperimento. Cosa ne pensate? E' la mia
primissima song-fic, sono un po' nervosa... Per cominciare o scelto il
mio paring OTP, perché oramai li conosco bene, e una canzone
che adoro, "Say Say
Say" di Paul McCartney e Micheal
Jackson.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questa idea e se avete commenti
e/o consigli su come rendere migliori le fiction. Ho provato a dare un
senso ad ogni strofa ma, essendo una shonen-ai, ho dovuto cambiare
tutti i "girl" in "boy" o "man" (diciamo licenza poetica,
và...)
Attendo con piacere le vostre
richieste di canzoni e paring, basta che mi scriviate (recensione alla
storia o messaggio privato), dicendomi la canzone, l'autore/gli autori
e il personaggio o il paring che vorreste vedere.
Alla prossima, un bacio!
killer_joe
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