Eccomi col secondo capitolo!
Scusate il tempo d'attesa; in realtà sapevo già
su chi scrivere e
quale libro accostare – poiché stilare una lista
è la prima cosa
che ho fatto; molto divertente tra l'altro-, ma è stato un
lungo
periodo pieno ed incasinato!
Questa volta ho deciso “Le Avventure di Alice nel
Paese delle
Meraviglie” di Lewis Carrol per Abigail Ashe.
Era un po' che volevo scrivere su Abigail – con Billy Bones
–
così in questa one-shot ho deciso di avvicinarli.
La scelta di questo personaggio per il secondo capitolo è
avvenuta
anche perchè sono mesi che vedo ovunque riferimenti e
quant'altro a
questo libro quindi alla fine mi sono detta/chiesta “Il mondo
mi
sta inviando un messaggio?”
Ho trovato simpatico accostare Abigail ad Alice.
L'ho fatto sia perchè anche lei è stata
catapultata in un mondo
estraneo e folle, sia perchè credo che le due abbiano tratti
comuni;
come ad esempio la vita tranquilla che conducevano prima della loro
avventura.
Ho voluto accostarmi più al libro che alla versione Disney
–
considerando che è partito tutto dalla letteratura -, ma non
ho
voluto inserire elementi fantasy cercando di restare fedele al
telefilm.
Mi sono divertita ad accostare anche gli altri personaggi.
Randall-Stregatto: Io adroro Randall. E a lui piace Betsy –
la
gatta.
Flint-Lepre Marzolina: In realtà la scelta si è
basata sul fatto
che la scena del tè si svolge a casa della lepre e la
one-shot è
ambientata nella Warlus - perchè in “Attraverso lo
specchio e
quel che Alice vi trovò” c'è Il
Tricheco – The Warlus.
Miranda-Cappellaio Matto: Il Cappellaio sta prendendo il tè
con la
Lepre Marzolina ed il ghiro ed ha un orologio. Ora; chi ha visto
tutta la seconda stagione ha già intuito che la parola
chiave per la
scelta che ho fatto è “orologio”.
Billy-Ghiro: Non c'è una ragione precisa; un po'
perchè il ghiro
viene strapazzato dal Cappellaio e dalla lepre come Billy con Flint
–
in particolar modo all'inizio della prima stagione.
Come spiegato sopra le scelte che ho fatto sono state molto semplici
e secondo gusti personali.
Ringrazio lettori e commentatori!
Buona lettura!
***
Abigail Ashe
Alice's
Adventures in Wonderland
* Le avventure
di Alice nel Paese delle Meraviglie *
* Lewis Carroll *
“Al di
là dell'oceano, è difficile capire quale sia il
Nuovo Mondo.
Tutto ciò
che sapevo, erano le storie che mi avevano raccontato
di mostri
e uomini valorosi che avevano giurato di ucciderli.
Ma ora che
ho quasi attraversato l'oceano, che separa il Nuovo mondo dal
vecchio...
ho paura
che le storie che ho sentito possano avere offuscato la
realtà,
invece di averla chiarita.
Sembrerebbe
che questi mostri
siano
uomini, figli, fratelli, padri.
E
sembrerebbe che questi uomini abbiano paura dei loro stessi mostri,
un impero,
una flotta, un re.
Mio padre.
Mi sono
lasciata così tanto alle spalle
Londra, la
mia giovinezza, e le storie rassicuranti.
Ci aspetta
così tanto in Charles Town
un
futuro... e dure verità.
Sento di
doverla affrontare con onestà e con coraggio.
Devo
affrontarla come la figlia di mio padre.
E credo
che per essere in grado di farlo,
devo dire
a questa gente ciò che gli ho nascosto.
Devo
dirgli quello che so.
[Abigail
Ashe]
Abigail Ashe trasse un respiro
e, liberati i polmoni, ne fece uno più profondo.
Raddrizzò le
spalle e con la mano poggiata alla parete lignea voltò
l'angolo.
Procedeva lentamente, guardandosi intorno, cercando di capire da
quale parte della Warlus fosse finita. Arricciò il naso,
notando il
cambiamento di odori nell'aria: la salsedine del mare che le riempiva
le narici sul ponte era mutata in un
miscuglio di odori
sgradevoli e non ben identificati, tranne per una piccola traccia di
quello che aveva imparato a chiamare “cibo” - non
che
disprezzasse; sempre meglio di pane-e-vermi, gentilmente offertole da
chi l'aveva trascinata in quel folle viaggio.
Procedette, un po' a tentoni per la scarsa illuminazione, seguendo
l'odore delle pietanze – avrebbe potuto
chiedere al cuoco come arrivare allo spazio dedicato al rancio, dal
momento che avvertiva un certo brontolio, sintomo che l'ora della
cena era ormai prossima.
Quando
si
affacciò alla porta della cucina dovette abbassare lo
sguardo per
scorgere un uomo chino a terra; stava porgendo una ciotola ad un
gatto bianco e grigio grattandogli il collo e pronunciando una nenia
in tono affettuoso. Lo scricchiolio di un asse sotto il piccolo tacco
della sua scarpa lo fece voltare guardingo
– e molto
più velocemente di quanto la ragazza si potesse aspettare.
Accortosi
che ad essere arrivata non era altro che la piccola Lady, gli occhi
dell'uomo si aprirono a rivelare l'azzurro del cielo e la
bocca si stirò in un ghigno che scopriva il sorprendente
numero di
denti ancora presenti. Abigail esitò un po' prima di
avvicinarsi e,
anche se una parte di sé aveva timore di quell'uomo
dall'aspetto
trasandato e dallo sguardo vigile, strinse i
pugni tra
le pieghe della gonna per farsi coraggio ed entrò.
<< Signor cuoco... >>
salutò con una certa timidezza. Non
sapeva come rivolgersi a dei pirati – mostri, le avevano
insegnato,
bruti e sanguinari,
nonché animali con le donzelle.
A
quelle
parole l'uomo si alzò da terra, mostrando così
attenzione per la
sua ospite e il suo ghigno, se possibile, crebbe sin quasi a sembrare
una bocca aperta, sospesa in un muto urlo di
gioia.
Interpretando la reazione dell'uomo come buon segno, Abigail
completò
la sua richiesta.
<<Per favore, potresti indicarmi la strada per
uscire di
qui?>>.
La risposta fu un prolungato silenzio che l'uomo dai capelli bianchi
sfruttò per portarsi alla sua postazione di pela-patate.
Alzò lo
sguardo, volgendo gli occhi a quelli castani
della
ragazza, studiandola attentamente. Aveva notato il suo nervosismo
dai piccoli pugni chiusi che aveva tentato di nascondere, ma dopo
averle sorriso si era rilassata; la vedeva adocchiare Betsy, la gatta
che aveva deciso di adottare come acchiappa-topi. I suoi occhi da
cerbiatta ed il viso a cuore le conferivano un'aria gentile e lui,
decise, sarebbe stato gentile con lei.
<<Tutto dipende da dove vuoi andare.>>
Afferrò
con le lunghe unghie un tubero e cominciò a togliere la
buccia,
in maniera decisa.
Abigail
si
avvicinò piano al gatto, riuscendo a catturarlo in un
abbraccio. Gli
occhi chiari del felino la guardavano dalle palpebre
semichiuse e cominciò a far le fusa, rumorosamente.
<< Devo raggiungere il Capitano Flint e Mrs Miranda per
la
cena. >> Spiegò, dandosi mentalmente della
stupida, ovvio che
l'uomo non avesse potuto darle informazioni giuste se lei stessa non
gliene forniva.
<< Da questa parte >> indicò la
destra con la punta del
coltello << c'è la donna nella cabina del
capitano. Dall'altra
>> spostando il coltello verso sinistra <<
c'è il
Capitano Flint al timone.>>
Abigail ringraziò, poggiò a terra l'animale che
aveva lasciato
tracce di pelo sul suo vestito e si voltò per andarsene. Le
parole
che seguirono alle indicazioni fornitole quasi non la raggiunsero,
pronunciate così piano da essere sovrastate dal rumore delle
onde
che si frangevano sullo scafo.
<<Vai a trovare chi più ti piace:
sono tutti e due matti.>>
Indignata per l'affermazione,
almeno per quanto riguardava la parte riferita a Miranda, Abigail si
voltò presa da un momento di rabbia, ma si spense
subito quando vide che l'uomo era tornato a carezzare il gatto.
Probabilmente quell'animale era l'unica fonte d'amore ed interazione
di quello strano individuo e, a giudicare da come guardava
ciò che
lo circondava, doveva considerare tutti dei matti.
<<Ma io non voglio stare in mezzo a gente matta>>
mormorò, pensando alla propria situazione. Strappata dal suo
mondo
avvolto in una patina d'oro, Abigail si era risvegliata prigioniera
per passare, poi, da un capitano all'altro come merce di scambio e
valore; ora stava percorrendo la strada che l'avrebbe riportata a
casa, ma sapeva che ormai non era più la stessa –
la patina era
stata brutalmente lacerata dalla realtà – e
guardandosi intorno
non avrebbe potuto fare a meno di considerarsi matta o di vivere
tra tali.
<<Oh, non potresti fare altrimenti!>>
la consolò
l'uomo, tornando a fissarla con la smorfia di un sorriso a
distorcergli le labbra. << siamo tutti matti
qui. Io sono
matto e anche tu sei matta.>>
<<Come sai che io sono matta?>> chiese
Abigail,
sconcertata. Quegli occhi azzurri non potevano certo leggerle nella
mente e non le sembrava di essersi comportata da matta –
anche se
la sua condotta in mezzo a quella dei pirati la faceva sentire un po'
tale.
<< Devi esserlo o altrimenti non saresti venuta
qui. >>
<< In realtà ci sono stata portata...
>> resasi conto di
cosa stava rivelando – non che fosse una sorpresa che la sua
presenza lì era la semplice conseguenza di un rapimento
– si fermò
bruscamente. Salutò con un piccolo cenno del capo e
scappò, prima
che la sua loquacità la portasse ad instaurare rapporti con
coloro che persino Mrs Miranda considerava
pericolosi.
Non la stava forse sentendo rivolgersi al capitano con tono
accorato per la sua lunga assenza? Abigail non arrivò
né alla
cabina né al timone; venne fermata prima dalla coppia che
doveva
raggiungere ferma in uno degli angusti corridoi. Miranda appoggiava i
pugni al petto del Capitano Flint e le sopracciglia corrucciate
rivelavano la sua preoccupazione.
<< So che sotto il tuo comando la ciurma è
rispettosa delle
regole, ma Abigail è una facile preda! James
,>> fece una pausa
per trarre conforto dal nome dell'uomo che amava
<< doveva
allontanarsi solo un momento ed invece è scomparsa.
>>
Il Capitano James Flint, abituato a mostrare calma anche nei momenti
più difficili, teneva le mani a stringere le braccia della
sua
compagna con fare tranquillizzante. Notò immediatamente la
presenza
della piccola protetta, intenta a voler scomparire davvero questa
volta, ma per l'imbarazzo. Scostò Miranda quel poco che lo
spazio
permetteva e la esortò a voltarsi. Quando gli occhi della
donna si
posarono su Abigail, apparentemente incolume, il colorito della pelle
da cinereo tornò al suo rosato naturale e le rughe comparse
attorno
agli occhi scomparvero col rilassarsi dell'espressione.
<< Abigail! È ora di cena! Si può
sapere dove sei stata? >>
si avvicinò preceduta da Flint che
la superò
ed attese che lo seguissero.
Fin
quando
non si sedettero al tavolo Abigail
spiegò di essersi
persa, evitando di raccontare l'incontro avuto in cucina –
dove,
tra l'altro, aveva cominciato a nutrire il sospetto che non fossero
né loro né gli altri pirati ad essere matti, ma
solo l'uomo dai
capelli bianchi.
Erano
in
quattro a sedere al tavolo, ma nonostante lo spazio angusto si
sarebbero potute sedere altre persone. Abigail poggiava la schiena
alla parete – avere una visuale su ciò che la
circondava la
rendeva più tranquilla. Di fronte a sé, Miranda
sorrideva; con
occhi commossi rievocava lontani ricordi, la osservava come se fosse
sua figlia e la ragazza, lusingata,
iniziò a rimestare
il cucchiaio nella zuppa.
Sentiva il Capitano Flint, accanto a
lei, lanciarle occhiate preoccupate – quasi come
se potesse frantumarsi –, così si affrettò
a
prendere un boccone ed il suo sguardo si posò sul quarto
commensale.
Abigail fu colpita immediatamente dal suo aspetto: gli occhi chiari e
buoni ed i capelli biondi contrastavano con la pelle abbronzata dal
sole, la camicia lasciava scoperte le braccia muscolose e mentre
parlava le labbra si muovevano sensuali. Ci fu un fugace scambio di
sguardi, prontamente interrotto, che non passò inosservato
agli occhi di Miranda e Flint; mentre la
prima era
rimasta intenerita dal rossore sulle gote di Abigail, il secondo
aveva visto l'opportunità di far capire alla ragazza che i
pirati
erano persone che avevano fatto scelte diverse e Billy Bones faceva
proprio al caso suo.
<<Perchè non cambiamo argomento?>>
ordinò –
più che chiedere – finito il resoconto del
ragazzo. << Billy,
raccontaci una storia! >>
Il ragazzo guardò stupito il capitano, richiusa la bocca
spostò
velocemente lo sguardo su Mrs Miranda e su Lady Ashe.
Indirizzò nuovamente lo sguardo
sul primo e chiese,
sperando di aver capito male:
<< Una storia? >>
<< Sì,
di quando eri ragazzo. >>
precisò Flint.
Billy non aveva problemi né a parlare del proprio passato
né di
farlo di fronte ad altri, ma per qualche strano motivo non voleva
rattristare Lady Ashe con storie che l'avevano portato a condurre una
vita bruta. La ragazza, però, lo guardava con occhi
supplicanti e la
scoprì osare:
<<Sì, per favore, raccontala!>>
Fece un respiro, prendendo tempo per inventarsi qualcosa e
cominciò:
<< Ho tre piccole sorelle: Elsie, Lacie, e Tille.
>>
mentre parlava faceva vagare lo sguardo, evitando quello del capitano
e cercando di ricordare le tre bambine che abitavano nella casa
accanto alla sua.
<< Erano golose
di melassa. La mettevano su ogni cosa mangiavano. >>
<<È impossibile, si sarebbero
ammalate.>>
interruppe Abigail con fare gentile e preoccupato.
<<E infatti lo erano, molto malate!>>
rispose
Billy, lasciando intendere che stava scherzando. Ritornò
subito
serio, in fondo il capitano era
presente e
Mrs Miranda vegliava su di lei, conquistarla non era certo una mossa
furba.
<<Bevi più tè>>
disse Flint ad Abigail –
dimenticatosi che da offrire aveva solo birra, vino e rhum.
<<Non ne ho ancora bevuto, quindi non ne posso
bere di
più.>> fece notare, divertita, la
ragazza.
<<Vuol dire che non ne puoi bere di meno,
è molto più
facile berne di più che non berne affatto.>>
s'intromise
Miranda per tenere la situazione sotto controllo; almeno a quel
tavolo sentiva di poterlo fare.
La paura che qualcosa andasse per
il verso sbagliato la terrorizzava – non poteva perdere anche
James, non poteva sopportarlo.
Con la scodella vuota era finito anche il tempo delle chiacchiere ed
i commensali si alzarono. Ci fu un momento di confusione, la fine del
rancio segnava i cambi di turno dei pirati, ed il ricambio di persone
costrinse ad adottare un'andatura più lenta.
Mentre Abigail
seguiva Miranda verso la cabina che il capitano aveva ceduto loro per
la durata della tratta, si voltò per guardare
il ragazzo: Billy stava parlando con l'uomo della cucina, il quale
indicava in tono accusatorio il ragazzo dai
capelli
ricci intento a discolparsi, con le mani in segno di resa accanto a
lui.
Si diede mentalmente della stupida – invaghirsi di un pirata!
La
sua governante sarebbe morta d'infarto se glielo avesse raccontato
una volta tornata a casa!
Non si accorse, voltandosi, che Billy aveva sollevato lo sguardo da
quegli uomini che gli creavano sempre grattacapi, per incontrare
ancora una volta il suo – magari accompagnato da un bel
sorriso –,
così da
conservare il ricordo e, in tal maniera, quella
notte
avrebbe avuto qualcosa di piacevole a cui pensare mentre guardava le
stelle.
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I dialoghi in corsivo ripresi dal libro “Alice nel Paese
delle
meraviglie” di Lewis Carroll, così come la storia
raccontata da Billy delle tre sorelle amanti della melassa (che
è la storia raccontata dal ghiro).
Sinceramente quello che avevo in mente era totalmente diverso da
quello che ho scritto! Volevo si incentrarlo mentre mangiavano, ma
avrei voluto inserire Silver e Randall mentre litigavano
perchè il
primo aveva rubato qualcosa dalla cucina (come il Fante di cuori che
ruba le tartine pepate). Invece ho reso un Billy un po' meno serio e
carico di responsabilità cercando di accostarlo ad un
ragazzo
“normale” della sua età –
quando pensavo di scrivere un
momento serio/romantico in cui si trovava solo con Abigail.
Ho deciso comunque di tenere questa versione - senza riscriverla
aggiungendo personaggi o dando più spazio a quelli presenti,
cambiando toni o sfumature – perchè è
spontanea e visto che la
stesura è iniziata come un “messaggio”
dal mondo prendo come
tale anche il modo in cui si è sviluppata.
Ringrazio KikiWhiteFly per la revisione e correzione :)
Spero sia piaciuta.
Grazie!
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