A tutti
quelli che hanno avuto
la
fortuna di vivere un’amicizia
come
quella di Will e Jem,
e
a quelli che, dopotutto, ancora
non
hanno perso la speranza.
All’ombra
dei ciliegi in fiore
Dove
andrai tu andrò anch’io;
dove
morirai tu morirò anch’io, e vi sarò
sepolto;
l’Angelo
faccia di me questo e anche di peggio
se
altra cosa che la morte mi separerà da te.
(Giuramento
parabatai)
Jem cammina con passo inverosimilmente leggero su un suolo sconosciuto.
Ha indosso una camicia bianca e lineare e un paio di comodi pantaloni
neri; i piedi scalzi sono solleticati da innumerevoli petali rosa, che
invadono gran parte del suolo circostante. Altrettanti continuano a
staccarsi dai rami, turbinano in aria sospinti dal vento e finiscono
coll’adagiarsi a terra, lievi come piume d’uccello.
Non
l’ha mai visto prima, quel posto, ma sembra quasi avere un
sapore familiare. Non sa come ci è arrivato, in quel posto,
ricorda a malapena di aver chiuso gli occhi qualche istante prima.
L’orizzonte
è indistinto, tutto è avvolto da una nebbia
irreale e sonnacchiosa. Non percepisce né caldo
né freddo, come se fosse stato catapultato di punto in
bianco in una realtà fittizia.
“Ti
stavo aspettando.”
È
una voce conosciuta, quella che giunge all’orecchie di Jem.
Ma non può essere reale, deve trattarsi di un sogno.
Jem stringe
gli occhi; all’orizzonte si staglia la sagoma di un uomo, dai
contorni labili ed indefiniti e procede a passi cadenzati e sicuri
verso di lui. È ancora convinto che sia
un’illusione della sua mente, quando quella parla nuovamente.
“Ce
ne hai messo di tempo però! Ho quasi creduto non arrivassi
più.” dice Will e sorride – è
il sorriso più bello e luminoso che abbia mai avuto modo di
contemplare in vita sua.
“William.”
mormora Jem ed è una parola che racchiude così
tanto significato, che non è necessario aggiungere altro.
Quello ride
e poi lo fissa, inclinando lievemente il capo di lato. “Non
mi chiami spesso così, James.”
Jem gli
tende la mano e poi, sporgendosi verso di lui, lo circonda con le
braccia. “È bello rivederti, amico.”
“Anche
per me, fratello.” risponde Will, da sopra la spalla
dell’amico “Vieni, cammina con me.”
Si
incamminano lungo un sentiero pianeggiante, che sembra sfociare in
nessun luogo. La strada è costeggiata da enormi ciliegi in
fiore, che emanano il profumo dolce della primavera eterna e scrollano
a terra il peso dei propri petali. Jem non saprebbe dire se ci sia o
meno il sole, vede nient’altro che una luce bianca e
rarefatta proveniente da dietro i maestosi alberi, ma non ne percepisce
il calore o l’intensità.
“Ti
sei preso cura di Tessa?” domanda Will e i suoi occhi
scintillano nel pronunciarne il nome.
Jem accenna
un sorriso a fior di labbra. “Sai bene che lei non ne ha mai
avuto bisogno.”
L’altro
scuote la chioma corvina e sorride sghembo, scoprendo parte della
dentatura bianchissima. “Lo so. E so anche tu l’hai
amata e sei stato al suo fianco fino alla fine.”
Improvvisamente,
nella mente di Jem, tutto acquista un senso, come se ogni piccolo pezzo
di un puzzle si sia perfettamente incastrato. Non è un
sogno, né tanto meno un’allucinazione;
è morto e si è finalmente ricongiunto al suo parabatai,
lasciando però la donna che ama a compiangere il suo corpo
esanime.
Si ferma di
colpo, sgrana gli occhi scuri e Will, per il quale lui è
sempre stato un libro aperto, capisce.
Gli afferra
le spalle con entrambe le mani e il suo sguardo intenso gli penetra
l’anima. “Sta bene. È stata dura per
lei, ma ce la farà.”
Jem
annuisce appena.
“È
sempre stata una donna forte.”
“Per
questo l’amiamo entrambi.” replica Will.
Nella loro
visuale si fanno spazio i contorni di un fiume, le cui acque
scintillano del riflesso di una luce eterea. L’acqua limpida
rimanda a Jem il riflesso di un uomo giovane, nel pieno delle proprie
forze, i lineamenti ancora morbidi, i capelli scuri e gli occhi neri
che hanno la forma dolce di una mandorla.
“Ti
immaginavo più decrepito in effetti.” scherza
Will, insinuandosi nella sua visuale.
Jem lo
guarda di sottecchi e un angolo della bocca s’inarca
spontaneamente. Non è cambiato di una virgola, William
Herondale.
A Jem pare
di vedere ancora quel ragazzino di dodici anni, che celava dietro una
lingua tagliente e i lineamenti duri un cuore fragile e tormentato. A
quel bambino aveva scelto di donare il proprio cuore, sino a divenire
con lui una cosa sola, una sola anima immortale condivisa da due
involucri mortali.
Jem ricorda
il giorno in cui promise a Will che, prima o poi, si sarebbero
rincontrati, perché ci sarebbero state altre vite oltre la
morte, e lui, che non aveva mai creduto a tutte quelle dicerie, per la
prima volta gli assicurò che avrebbe aspettato la loro
finale riunione.
“Avevo
ragione.” dice Jem, sedendosi a terra, in riva al fiume.
“A
pensare che sarei stato bellissimo anche a distanza di decenni? Ci
avrei scommes−”
“A
credere in un’altra vita dopo la morte.” lo
interrompe Jem.
Gli occhi
di quel blu di singolare bellezza, quasi pervinca, lampeggiano e si
posano sull’ovale del viso dell’amico.
“Sei sempre stato un uomo saggio, James Carstairs.”
Jem abbassa
lo sguardo e le sue gote acquistano una sfumatura rosa. Il fiume,
intanto, scorre lento, trasportando sulla sua superficie migliaia di
petali di ciliegio, mentre di nuovi ne nascono sugli alberi. Quando
solleva gli occhi su Will, i suoi sono ancora rivolti a lui. Poi si
alza in piedi ed inizia a sbottonare la camicia, esponendo il petto
nudo e coperto di rune e cicatrici. Jem lo sta a guardare accigliato,
ma poi Will si porta una mano proprio sopra al cuore e Jem comprende.
“È
sbiadita, ma ancora si vede e la sento pulsare, viva più che
mai.” dice Will. Sotto le sue dita s’intravede la
runa parabatai,
sigillo della loro unione, dai contorni definiti, anche se ormai
scolorita. Improvvisamente si rende conto di quanto anche la sua
palpiti sotto il tessuto della camicia.
“Si
è affievolita, ma mai spenta, nemmeno quando ero un Fratello
Silente, Will.”
Jem allunga
i piedi nell’acqua fresca del fiume e il terriccio
s’insinua tra le dita, scivolando via ad ogni movimento.
“Tessa
sarebbe felice di vederci qui assieme.” dice senza pensarci.
“Ne
è felice; l’ha sempre saputo.” mormora
gentile Will.
Si leva in
piedi anche Jem ed insieme riprendono il sentiero che porta
chissà dove, ma non ha più alcuna importanza, a
patto che siano l’uno al fianco dell’altro. Nemmeno
la morte ha più il potere di separarli ora.
“Visto
che ora abbiamo l’eternità di fronte, è
il caso che ti insegni come avere un buon lancio.”
suggerisce, dopo poco, James con nonchalance.
Will
dapprima si finge ferito nell’orgoglio e gli lancia
un’occhiata truce, ma poi finisce coll’abbandonarsi
ad una risatina melodiosa.
“Vorrà
dire che mi allenerò di nuovo con te, Jem.”
Nota dell'autrice:
Dopo lungo
peregrinare, sono ritornata a scrivere in questo fandom, che adoro, ma
nel quale ho scritto e pubblicato troppo poco.
Premettendo
che avrei voluto rendere maggior giustizia alla bellezza di questi due
personaggi, ho deciso comunque di azzardare una pubblicazione, per non
lasciare ammuffire il file ulteriormente nel computer. Mi direte voi
che ne pensate ─ sentitevi liberi di lasciare anche qualche consiglio,
qualora ne abbiate!
Preciso
solo che la shot è ambientata dopo la morte di Jem, nel
momento in cui lui e Will si ricongiungono. Ho scelto questa
particolare ambientazione, innanzitutto perché è
nata proprio in questo modo e poi perché simbolicamente ai
fiori di ciliegio, soprattutto nella cultura giapponese, è
associata l'idea di rinascita e di buon auspicio. Esso (Sakura
nella lingua giapponese) richiama nella sua simbologia l'intera
filosofia giapponese legata alla cultura della pazienza, del rispetto
della natura e della pace interiore. Se vi interessa
l’argomento, vi lascio il link: Hanami.
(Peccato
che Jem sia cinese e non giapponese, altrimenti la simbologia sarebbe
stata più azzeccata.)
Le battute
finali sono un riferimento al primo incontro tra Will e Jem bambini, in
cui quest’ultimo fa notare a Will la sua scarsa
abilità nel tiro di precisione e si offre di aiutarlo,
allenandosi con lui.
Mi sono dilungata fin troppo nelle note, per cui passo e chiudo e
aspetto un vostro sincero parere.
Baci.
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