Declaimer:
SPOILER! Post DH.
Luoghi e personaggi appartengono a J.K.
Rowling e la storia non ha scopi di lucro.
Forgotten
In the light of the
sun
Is there anyone
Oh it has begun
Oh dear you look so lost
Eyes are red
And tears are shed
The world you must have crossed
Augustana – Boston
Hermione sbuffò per l’ennesima volta, gettando
stancamente l’Annuale elenco
telefonico di Sidney e dintorni Anno 97-98 sulla pila dei registri
già visionati.
«Accidenti» imprecò, appoggiandosi contro
il tronco dell’albero sotto cui era seduta da ore.
Come fosse arrivata a quel punto, proprio non riusciva a
spiegarselo.
Insomma, si era sempre considerata una strega piuttosto
brillante – anche un po’ sopra la media, se contiamo quei momenti sporadici
in cui si abbandonava all’immodestia.
Ma quello che aveva combinato, oh!,
quello le aveva dato la prova che di brillante non aveva proprio un bel niente.
Mandiamoli in
Australia, certo!,
Hermione non riusciva a credere di essere stata tanto sciocca. Non per
l’idea in sé, chiariamoci, in un momento come quello si sarebbe
anche tagliata una mano se quello avesse significato la salvezza e la sicurezza
dei suoi genitori.
Era più che altro l’imprecisione del suo operato che le faceva rabbia.
L’Australia, certo.
Lontana, ricca, calda, selvatica, sicura.
Non esattamente quella che si dice un’isoletta,
però.
Emise un grugnito indistinto, strappando nervosamente
qualche filo d’erba.
Stupida, stupida
Hermione.
Un errore davvero molto sciocco da parte sua, imperdonabile,
ingiustificabile, inammissibile. E poco importava che lei si ripetesse in
continuazione di essere giustificata dalle circostanze o che Ron con una poco
elegante pacca sulla spalla le assicurasse che tutto sarebbe andato bene, il
punto era che la guerra era finita da mesi, lei era sopravvissuta e si era
persa i genitori chissà dove in Australia.
Come accidenti le era saltato in mente, per la miseria.
Di tutte le cose che avrebbe potuto far loro credere, aveva
scelto la meno furba.
Magari avrebbe potuto dire “Okay, vi chiamate Wendell e Monica Wilkins, siete sposati, non avete una figlia e volete trasferivi
immediatamente a Perth” – o a Melbourne. O a Brisbane. O in
qualsiasi altra stramaledetta città, purché lei sapesse quale.
E invece no.
Aveva detto Australia.
Solo Australia.
Stupida, stupida,
stupida.
Hermione sospirò pesantemente, alzandosi e
ciondolando stancamente verso la Tana, unica casa che le era rimasta.
Aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno che qualcuno si
prendesse cura di lei.
Aveva bisogno di lui.
Entrò in casa e si diresse in cucina, portandosi
distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Qualcuno ha visto Ron?» chiese, iniziando a
mettere le posate sul tavolo.
I suoi occhi erano cerchiati e rossi, l’incarnato era
esangue e smagrito.
Harry alzò lo sguardo dall’Annuale elenco telefonico di Wollongong e dintorni Anno 97-98 che
stava studiando già da diversi giorni e si scambiò un’occhiata
con Ginny, senza dire niente.
«Oh, no cara è scomparso da questa mattina ora
che mi ci fai pensare» rispose la Signora Weasley asciugandosi le mani
bagnate con un panno consunto. Guardò il volto spento di lei, e una
fitta all’altezza dello stomaco la fece sospirare dispiaciuta.
«…Ancora niente, tesoro?»
Hermione smise di affaccendarsi per la stanza, scuotendo
appena la testa riccioluta.
Molly fece per dire qualcosa, ma il rumore della porta
d’ingresso che veniva aperta la distrasse.
«Siamo tornati!» urlò Arthur, mentre dei
passi si affrettavano lungo il corridoio: la figura di Ron comparve
sull’uscio, il suo volto arrossato e raggiante.
I suoi occhi viaggiarono velocemente per la stanza, fino ad
incontrare il volto placido di lei; sorrise ancora più largamente, con
le orecchie arrossate.
«Dimmi che mi adori!» disse, entrando nella
stanza seguito dal padre. Hermione inarcò istintivamente le sopracciglia,
con le guance colorate d’imbarazzo.
Lui le si parò davanti baciandola irruentemente sulle
labbra, mentre gli occhi della Signora Weasley sembravano in procinto di uscire
fuori dalle orbite tanto erano sgranati.
«Ronald Weasley!»
strillò lei, acuta.
Ginny e Harry si scambiarono uno sguardo ridente, mentre Ron
si staccava di controvoglia da Hermione, improvvisamente conscio della presenza
di sua madre nella stanza.
Le sue orecchie si arrossarono, le labbra si serrarono
mimando un sorriso di scusa sotto gli occhi divertiti di lei.
«Ho una cosa per te» mormorò, timido.
Hermione lo guardò con una dolcezza tale, che la
Signora Weasley emise lo stesso piccolo miagolio indistinto e strozzato che
esalò al matrimonio di Bill e Fleur o quando sorprese Harry e Ginny
baciarsi per la prima volta dalla fine della guerra.
Ron strinse appena le labbra, mettendosi le mani nelle
tasche. Corrucciò la fronte e prese a lottare strenuamente con i suoi
indumenti per estrarre quello che poi si sarebbe rivelato essere un piccolo
pezzo di carta sgualcito.
«Cos’è?» chiese lei, curiosa;
Arthur fece un sorriso intenerito, sedendosi a tavola e ignorando di proposito
gli sguardi interrogativi di sua moglie.
«Leggilo»
Ron la guardò, in fremente attesa.
Hermione gli rivolse un piccolo sorriso, poi dedicò
la sua attenzione al foglietto che lui le aveva appena dato: con la grafia
tremolante e familiare che lei avrebbe riconosciuto tra milioni, Ron aveva
annotato su quel pezzetto di pergamena quello che sembrava essere un indirizzo.
«512 Eggleston Road, interno 3A»
Hermione alzò lo sguardo, titubante. «Dove si
trova?» borbottò, evidentemente concentrata nel tentativo di
ricordare un motivo valido per cui dovesse conoscere quello che lui le stava
mostrando.
Un’espressione orgogliosa si dipinse sul volto
arrossato di Ron.
«A Canberra – o beh.» si schiarì la
voce, muovendosi leggermente sul posto, «In un
paese vicino. Wolla-Wolla…Wango-Nolla, una cosa simile…non dovrebbe
essere troppo problematico arrivarci, però»
Nella stanza calò un silenzio innaturale. Hermione
sollevò appena il viso per guardarlo meglio; i suoi occhi erano
sgranati, la bocca semiaperta, la mano che reggeva il pezzo di pergamena,
tremante. «Al terzo piano di un edificio in stile vittoriano in fondo
alla strada sulla destra, c’è lo studio dentistico di Wendell e
Monica Wilkins, aperto dal Lunedì al Venerdì dalle nove alle
tredici e dalle quindici alle diciotto escluso festivi.
Signorina Granger, lei ha un appuntamento per il suo controllo mensile tra
quarantanove ore a partire da adesso»
La stanza rimase immersa per un lungo attimo nel silenzio
più assoluto.
Harry e Ginny si guardarono, la Signora Weasley si
accasciò accanto al marito, che le strinse immediatamente la mano.
«Oh!» gemette Hermione all’improvviso,
portandosi la mano libera alla bocca; i suoi occhi si fecero lucidi, le sue
spalle presero a tremare. «Oh, Ron!» si alzò in punta di
piedi e lo strinse a sé talmente forte che lui si sbilanciò tanto
da rischiare di cadere, prima di ricambiare il suo abbraccio.
«I-io
non posso credere…-» si interruppe, baciandogli le guance, la
fronte, la tempia, le labbra, la mascella, dovunque riuscisse, incapace di
contenersi.
Molly represse a stento un piccolo sbuffo commosso,
mormorando un debole ‘sarà meglio controllare lo stufato’
prima di asciugarsi gli occhi lucidi con il grembiule macchiato di sugo e
alzarsi di scatto, riprendendo ad armeggiare tra i fornelli.
Il viso di Harry si illuminò con un sorriso
raggiante, Ginny e Arthur presero a discutere animatamente dello stufato,
mentre Ron rispondeva alle attenzioni di Hermione con l’entusiasmo che si
aspettava da lui. «Ma…ma come hai fatto?!
Abbiamo cercato in ogni elenco telefonico, abbiamo usato ogni mezzo magico a
nostra disposizione!»
Il volto di lui si aprì in un sorriso carico di
soddisfazione, mentre le mani di lei continuavano a carezzarlo come se fosse il
gioiello più prezioso che possedesse.
«Mi sono ricordato che al Ministero tengono dei
registri di tutti i maghi e i Babbani a cui è stata modificata la
memoria - sai al Quartier Generale degli Obliviatori del terzo livello,
no?» Hermione annuì con il sorriso sulle labbra, «- Una volta papà mi aveva detto che si deve sempre
evitare di modificare la memoria a qualcuno più di un certo numero di
volte, altrimenti ti si brucia tipo il cervello e vai in giro con la
capacità intellettiva di un tacchino confuso» fece una risatina,
aggiustando una ciocca di lei dietro l’orecchio. «Allora
ho pensato che anche se eravamo in tempo di guerra e cose del genere potevano
risultare scomode, sarebbe stato bene provare. In fondo hanno un piccolo conto
in sospeso con noi, non ti pare? Ho chiesto a papà di darmi una mano e tutti
quelli del Dipartimento sembravano piuttosto desiderosi di aiutarmi. Uno mi ha
chiesto persino l’autografo, Hermione, dovevi vederlo! A me!»
s’interruppe ancora, con lo sguardo fiero perso in quel ricordo e
un’espressione splendente sul viso. «Ad
ogni modo, potrai ben capire che l’archivio è piuttosto
grande…Ci ho messo un paio di giorni a trovarli. Quando ho visto il loro
nome, ho chiamato immediatamente papà e Kingsley in persona ha avvertito
l’ambasciata Australiana. Ha detto che ci aspettano questa sera stessa» concluse il suo racconto con un sospiro soddisfatto,
notando lo sguardo esterrefatto di Hermione.
«Oh, Ron sei…sei…» sembrò
sforzarsi moltissimo per esprimere a parole quello che stava pensando. Poi gli
prese il viso tra le mani e lo baciò con talmente tanta foga che non
bastò il solito colpo di tosse di Ginny per farli staccare.
«…meraviglioso» mormorò infine sulle sue labbra, con
gli occhi lucidi di gratitudine e ammirazione.
Le orecchie di lui si arrossarono, sorridendole compiaciuto.
«Dovremo cambiare diverse linee della Metropolvere e
cercare di non perdere nessuna delle Passaporte per arrivare in tempo, ma
dovremmo farcela» mormorò Ron, risoluto.
Molly si girò verso di loro, stringendo
pericolosamente gli occhi.
«Dovremmo chi,
Ronald?»
Lo sguardo di lui passò dal volto arrossato di
Hermione a quello improvvisamente livido di sua madre.
Deglutì, lanciando un piccolo sguardo supplichevole ad
Arthur.
«Her-…Hermione
e…io?» il suo tono era
interrogativo, timoroso, allarmato.
La Signora Weasley fece schioccare rumorosamente la lingua,
abbandonando lo straccio sul lavello.
«Non andrai in vacanza da solo con Hermione, ragazzo,
sia ben chiaro!»
Ron sgranò gli occhi, stupefatto. Arthur si
spalmò della marmellata su una fetta di pane, rassegnato.
«Non stiamo andando in
vacanza, mamma, stiamo andando a riprendere i suoi genitori! Non è una
gita di piacere! E poi siamo stati latitanti per quasi un anno o mi sbaglio?
Sono grande abbastanza per…-»
«Tu non sei grande abbastanza proprio per
niente!» lo interruppe acuta. «E poi prima c’era la
guerra…ora non c’è più, ringraziando il cielo»
temporeggiò, controllando lo stufato. «…Voi però avete
bisogno comunque di qualcuno che vi protegga, non mi fido a lasciarvi partire
così, da soli» l’irrazionalità della sua scusa fece
corrucciare persino lei.
«Vuoi qualcuno che ci protegga…o qualcuno che ci
controlli?» le sopracciglia di Ron s’inarcarono, le sue orecchie si
arrossarono improvvisamente conscio della reale preoccupazione di sua madre.
Molly boccheggiò, sotto lo sguardo ridente di Arthur.
«Non ci riporteranno un nipote, insieme ai Signori
Granger, cara»
Hermione avvampò, quando Arthur fece
l’occhiolino a Ron. «E poi hanno vissuto nella stessa tenda per un
anno intero, direi che sei arrivata un po’ tardi»
A Ginny andò di traverso il bicchiere d’acqua
che stava bevendo.
Molly sgranò gli occhi, all'improvviso consapevole
dell’innumerevole quantità di occasioni avute per concepire un
nipote. Il suo sguardo dardeggiò verso Harry, che si guardò
intorno, inquieto.
«Ma c’era Harry!» squittì lei. «Giusto Harry? C’eri anche tu, no? Certo che
c’eri»
Lui non rispose, cosciente dell’inutilità della
sua partecipazione al soliloquio.
«Lollymolly, sii
ragionevole…» Arthur si alzò, Hermione e Ron si accasciarono
sulle loro sedie, paonazzi e a disagio. «…sbaglio o abbiamo fatto
sette figli senza spostarci di qui?»
La Signora Weasley mise il broncio, senza guardarlo negli
occhi. «…sbaglio o siamo stati noi quelli che si sono sposati in
segreto nel bel mezzo di una guerra?» Molly serrò le mascelle,
facendosi piccola, piccola. «…sbaglio o abbiamo educato i nostri
ragazzi ad essere dei gentiluomini e non una banda di animali?» lei fece
un sospiro, annuendo. «…sbaglio o-…»
«Oh, e va bene! Ho capito.
Vorrà dire che mi fiderò di mio figlio»
stridé, sconfitta.
Il Signor Weasley sorrise, benevolo.
«Così mi piaci, tesoro»
Arthur le scioccò un bacio sulla guancia e lei
arrossì come una bambina.
Poi il suo sguardo si puntò su Ron.
«Vedi di non fare quello che penso tu sicuramente
penserai di poter pensare di fare, signorino, altrimenti poi dovrai vedertela
con me e non vorrei lasciare mio nipote orfano di padre» lui
deglutì, annuendo nervosamente.
Hermione lanciò uno sguardo imbarazzato a Ron,
frizionandosi le gambe agitata.
«Signora Weasley, ma non noi…-»
«Ma certo che no, cara» disse velocemente Molly,
dirigendosi velocemente verso il forno. «Non è di te che mi
preoccupo»
Lanciò un’ultima occhiata a Ron e Ginny non
poté impedirsi di fare una risatina notando la tacita minaccia che
implicava quello sguardo.
«Infatti queste cose si fanno
sempre da soli…»
«Zitta tu» tuonò la Signora Weasley
serrando le labbra. «Non credere che non tenga d’occhio anche te»
Ginny emise un gemito allarmato, rivolgendo uno sguardo a
Harry che sembrò improvvisamente interessato ad un nodo del legno
particolarmente pittoresco.
«Mamma, lo stufato si sta bruciando!» gemette all’improvviso
Ron, arreso.
Molly emise un gridolino, la sua attenzione ormai
completamente rivolta ad un blando tentativo di salvare il pranzo.
Arthur si avvicinò a Ron e Hermione, poggiando le
mani sulle loro spalle.
«Mi raccomando…-» sussurrò lui,
attento che Molly non lo stesse ascoltando.
«-…Badate bene a non riportarmi davvero
un nipote, altrimenti chi la sente poi» scompigliò i capelli di
lui e uscì dalla stanza, urlando qualcosa contro Leotordo prima che loro
potessero rispondergli.
*
Ron rotolò su di un fianco senza preoccuparsi di
coprire il suo corpo nudo, godendo della brezza serale proveniente dalla
finestra aperta che lo accarezzava lasciva. Guardò il viso addormentato
di lei, sorrise mentre le sue orecchie si arrossavano pietosamente.
Sollevò inconsciamente una mano e prese a toccare
appena la schiena scoperta.
Era liscia, rilassata, diafana. Le sue dita indelicate
lambirono la pelle fresca, indugiarono lungo l’incavo lombare, poi
risalirono seguendo il solco appena visibile della spina dorsale, su fino alle
scapole, sfiorando le spalle coperte dai capelli ribelli e spettinati.
Hermione si mosse appena nel sonno, fremette sotto il tocco audace
e garbato di lui. Le dita di Ron presero ad accarezzarle la testa, ad
intrecciarsi giocose tra i ricci, a sfiorarle la tempia; lei aprì appena
gli occhi quando lui le carezzò gentile la guancia.
Sorrise.
«Buonasera Signorina Granger» la voce di lui era
vellutata, bassa.
Il sorriso di Hermione si allargò e richiuse gli
occhi, stiracchiandosi come una gatta sotto lo sguardo amante di Ron.
Si puntò appena sui gomiti, mise gli avambracci sul
petto nel vano e pudico tentativo di coprirsi il seno nudo e posò un
piccolo bacio sulla mano di lui ancora sollevata a mezz’aria.
«Buonasera Signor Weasley»
Lui le sistemò premuroso un ciuffo di capelli che le
cadeva sul volto sereno, si chinò appena e le baciò le labbra, timido.
«Hai dormito bene?» le chiese, mentre si
allungava languida su di lui. Le sue braccia esili circondarono il busto
perlaceo di Ron, che la strinse forte contro di sé riprendendo a
carezzare lentamente il suo fianco.
Hermione annuì con la testa cespugliosa, e i capelli
solleticarono il collo di lui mentre sul suo volto aleggiava un sorriso
debosciato e appena accennato.
«Ho dormito poco»
Hermione sentì il petto di Ron tremare a causa della
risatina che si fece sfuggire.
«Colpa del fuso orario» disse, vispo.
Hermione emise un piccolo sbuffo divertito, la sua mano
accarezzò lentamente il petto caldo di lui.
«Colpa tua»
La mano di lui risalì lungo il fianco di Hermione,
facendola fremere appena.
«Non mi sembravi molto propensa a dormire mentre
urlavi il mio nome, Jean» le sfiorò le costole, lentamente,
lambendole con le dita e graffiandole appena con le unghie maschili.
Hermione gli diede un piccolo schiaffo sul petto, arrossendo
violentemente, mentre un brivido carnale la scuoteva completamente.
«Non è questo il punto, Bilius»
precisò, sistemandosi su di lui per guardarlo meglio in volto.
«Tua madre ha ragione, mi porti sulla cattiva strada»
Lui annuì, convinto.
«Verissimo.» convenne Ron, risoluto. «E
continuerò a farlo per molto altro tempo ancora, Miss Granger, fino a
renderti una donna oscena e lussuriosa» l’espressione imbronciata
di lei si sciolse in un risolino cristallino che gli riscaldò il petto.
«Oppure io potrei renderti una piccola e docile
pecorella» le sue labbra poggiarono un piccolo bacio sul suo petto e lei
lo sentì sospirare sotto di sé.
«Non riusciresti mai a rendermi né piccolo,
né docile, Hermione» lo sguardo che le rivolse fece agitare
furiosamente le farfalle nel suo stomaco.
«Sei indecente, Ronald» apostrofò lei,
ilare.
«Tutto merito tuo, Miss» proclamò con
orgoglio, stringendo maggiormente le braccia intorno a lei.
Hermione rise appena e lui poté vedere le sue guance
colorarsi deliziosamente, mentre riappoggiava la testa sul suo petto.
«Sei…sei nervosa per domani?» bisbigliò lui dopo
qualche secondo.
Lei non rispose subito e Ron pensò che si fosse
riaddormentata quando vide la sua testa riccioluta muoversi appena, in segno di
assenso.
Fece un grosso sospiro, stringendosi ancora contro di lui.
«E se…-» s’interruppe, sbuffando
appena. Lui non disse niente, in attesa che lei si finisse la frase. «E
se avessi sbagliato qualcosa?» il suo tono era appena udibile, come una
supplica. «Se qualcosa fosse andato storto?»
«Cosa può essere andato storto?»
Lei non rispose e Ron strinse appena le labbra, serio. «Hermione» la voce di lui era ferma, grave.
«Hermione, guardami» Lei sembrò pensarci su, poi alzò
riluttante la testa verso di lui; i suoi occhi erano lucidi, angosciati.
«Tu sei la strega più brillante che io abbia
mai conosciuto – ho detto che mi devi guardare!» le prese il viso
tra le mani e una piccola lacrima le sfuggì lungo una guancia, mentre lo
sguardo ceruleo di lui s’incatenava al suo. «Tu sei la strega
più brillante che io abbia mai conosciuto» ripeté,
più calmo. «I tuoi genitori non potevano essere in mani migliori»
«Ma non avevo mai modificato
la memoria a qualcuno prima! Se qualcosa non fosse andato come doveva? Se non
riuscissi a sciogliere l’Incantesimo?»
«Hermione, hai imparato quasi
tutti gli Incantesimi al primo colpo a Hogwarts. Ti
ricordi? E’ Leviosa,
non Leviosà!»
le sorrise nel tentativo di sciogliere la tensione. «Hai imparato a
smaterializzarti al primo colpo, hai preparato da sola la Pozione Polisucco e se non ci fossi stata tu, Harry e io saremmo già
al cimitero da un bel pezzo»
Hermione fece un smorfia,
socchiudendo gli occhi.
«Ron, ero sconvolta quando ho fatto
quell’Incantesimo» confessò; la sua voce era tremolante,
roca. «Non ho neanche pensato ad un posto
preciso in cui inviarli! Ci sono più di sessanta dentisti nella sola
Londra, figuriamoci in tutta l’Australia. Ti sei dovuto rinchiudere per
giorni in un archivio puzzolente per ritrovarli. Se non ci fossi stato tu,
io…i-io…-»
«Ma io sono qui, no? Siamo in
Australia, insieme. Siamo qui, ora, insieme. Domani andremo dai tuoi genitori,
insieme. Fidati di me»
Lei lo guardò con dolcezza, asciugandosi gli occhi.
«Io mi fido di te»
«E io mi fido di te» ribatté lui,
sorridente. «Quindi se tu ti fidi di me e io mi fido di te…se
è vero che ti fidi di me, allora fidati di te stessa, dal momento che io
mi fido di te e tu ti fidi di me»
La fronte di Hermione si corrucciò, confusa.
«…Insomma, stai tranquilla» tagliò corto lui con
un’espressione talmente serena che riuscì a farla sorridere.
«Ora vediamo…» continuò,
asciugandole con cura le guance con le mani, mentre lei lo lasciava fare con
ritrovata serenità. «Cosa vuoi fare,
Miss? Preferisci dormire un altro po’, mangiare un boccone o mettere da
parte tutte le esigenze primarie per ringraziarmi ancora molto calorosamente
per la mia impresa?» un sorriso machiavellico
vivacizzò ulteriormente i suoi lineamenti.
Hermione fece schioccare le labbra, un luccichio divertito
ad illuminarle gli occhi.
Accarezzò appena il petto latteo di lui, poi si mise a cavalcioni sopra, rispondendo con una risatina
all’occhiata depravata che lui le rivolse.
«Credo che per adesso le mie esigenze primarie possano
aspettare, Mister Weasley»
To be continued……
Bonjour! :D
Ecco uno dei tanti momenti
che avrei voluto leggere scritti da zia Row per cui
ho dovuto attuare la politica del fai-da-te! :3
Doveva essere una One-Shot, ma a quanto pare la
bufera di neve che sta sotterrando la mia ridente e pallosa cittadina mi ha
ispirata, così ho pensato di allungarla a due capitoli.
Spero che vi sia piaciuta
C; la seconda parte è già in fase di lavorazione, quindi
verrà postata a breve.
Prima di salutarvi, vorrei
ringraziare infinitamente mica, danyan,
Pervinca Potter 97, EDVIGE86, piccolafrancy89, robby,
daffydebby, elettra1991, Miria,
_DoMeNiCa_, cip993, BigIlly,
Domina, Arkadio, la nonna Giuly
Weasley e ruka88 per aver commentato la
One-Shot Almost Lovers! Sono lusingata, davvero. Non mi
sembra di avere mai le parole adatte per ringraziarvi come si deve, ma spero
che il messaggio passi comunque.
Un altro ringraziamento
particolare anche a tutti coloro che hanno inserito la fan-fiction nei
preferiti, senza lasciare un commento. Grazie infinite :D
Ora toh! guardate che c’è qui
sotto! Una scritta! **
Vuoi inserire una recensione?
Secondo me se ci clikkate sopra si apre anche OçO
Provate se non ci credere!
:sese:
Baciottoss :D