Kintsugi

di Little Redbird
(/viewuser.php?uid=193792)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Scritta per il Drabble Days indetti nel gruppo We are out for prompts.

Questa donna ed i suoi prompts pt. II

Kintsugi


 

Kieren tirò giù le maniche della felpa, fino a coprire metà dei palmi delle mani imbrattate di pittura. Non teneva mai i polsi scoperti. Chi sapeva, cercava di sbirciare; chi non sapeva e li notava, voleva i dettagli. A lui non piaceva spiegare perché quel giorno aveva passato una lama sulla pelle sottile e traslucida dei polsi, tranciando le vene blu, verdi e viola. Quelle cicatrici erano un promemoria di quanto si fosse sentito devastato.

Eppure era riuscito a ricucirsi, a rimettere insieme i pezzi della sua anima, oltre che del suo corpo. Aveva così tante cicatrici – materiali e metaforiche – che all'inizio aveva temuto che fossero troppi i pezzi per poterli tenere insieme, che prima o poi i punti di sutura avrebbero ceduto, lasciandolo ricadere a pezzi, con più ferite di prima.

Fissò il dipinto che aveva appena terminato. Due occhi multicolore lo osservavano interrogativi, come a chiedergli di cosa diavolo stesse parlando. Li aveva dipinti così perché era l'espressione base di Simon, quella che amava di più perché era quella che riservava a lui quando lo assillava con le sue paranoie da non morto. Simon lo guardava come se gli confessasse di aver sempre avuto tre teste e lui non riuscisse comunque a vederle.

Ma Simon vedeva. Più a fondo di quanto riuscisse a fare lui stesso. Riusciva a vedere anche le sue cicatrici metaforiche, e ne leniva il dolore, ne smussava i bordi frastagliati.

Simon teneva insieme tutti i pezzi di Kieren.

Una volta aveva letto che in Giappone, quando qualcosa di prezioso si rompe viene riparato con resina mista ad oro o argento, in modo da valorizzare le crepe e rendere unico l'oggetto. Ecco, Simon era la sua resina mista ad oro, lo teneva integro ed impreziosiva la sua esistenza.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3289771