Rinunciare a tutto

di Odinforce
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Epilogo
 
Tokyo, due anni dopo.
Ranma Saotome era tornato a casa, insieme a colei che entro un paio d’ore sarebbe diventata sua moglie. Le cose avevano funzionato a meraviglia tra i due, tanto che ormai i tempi erano diventati maturi per compiere il grande passo. La notizia aveva sorpreso enormemente le famiglie di entrambi, dato che Ranma e Roslin si erano tenuti alla larga dai loro cari per molto tempo; ma ora erano pronti a rivedere tutti, lasciandosi i giorni tristi alle spalle per costruire un meraviglioso futuro insieme.
La cerimonia si svolgeva in un santuario shintoista, in maniera tipicamente tradizionale: mentre gli sposi e le loro famiglie si riunivano in privato con i sacerdoti, gli ospiti vennero fatti attendere fuori nel giardino. Nul passeggiava tranquillo tra la folla di invitati, invisibile ai loro occhi per sua volontà: era andato tutto a gonfie vele, pensò, mentre osservava i risultati del suo graduale intervento nella vita di Ranma e di coloro che gli erano vicini. Individuò Ryoga, con indosso un inedito abito elegante, ma senza separarsi dalla sua bandana giallo-nera; era accompagnato dalla sua fidanzata Akari, bella e radiosa come sempre. Nul li superò, non più degni della sua attenzione: quel ragazzo era stato uno dei pochi amici di Ranma a non aver bisogno di aiuto... ma dal suo punto di vista, era stato solo un problema in meno da risolvere.
Più avanti scorse la famiglia Tendo al gran completo. Il padre Soun chiacchierava sereno con le sue tre figlie e i loro rispettivi compagni: Kasumi con suo marito, il dottor Tofu, e il loro figlio neonato; Nabiki insieme al fidanzato Kuno, silenziosi ma tranquilli; infine Akane, tornata in patria appena pochi giorni prima insieme al suo ragazzo, David. Quest’ultimo appariva incerto dal momento che non conosceva nessuno, ma restava paziente al fianco dell’amata. Nul li osservò uno dopo l’altro con aria soddisfatta, cogliendo uno stralcio della loro conversazione.
« Avevi già conosciuto Rose? » domandava Kasumi ad Akane.
« Non di persona, ma Ranma me ne aveva parlato parecchio negli ultimi mesi » rispose la sorella. « Non volevo perdermi l’occasione di farle da damigella... è incredibile quanto assomigli a “lei”, non è vero? »
« Già, ancora stento a crederci » fece Soun. « Fa strano vederli insieme, come due persone distinte. »
« Siamo sicuri che non sia la stessa ragazza con il codino? » obiettò Kuno, visibilmente confuso.
« Uff... te l’ho già spiegato, caro » gli rispose Nabiki spazientita. « Ranma era la ragazza con il codino, per la maledizione. Roslin non ha nulla a che fare con questo. »
Nul scosse la testa e passò oltre, invisibile come un’ombra. Dopotutto certe cose non cambiavano mai...
Proseguendo, un’altra persona attirò la sua attenzione: una giovane dai lunghi capelli castani, in abito tradizionale come gran parte degli ospiti, armata di una grande spatola di metallo. Ukyo era da sola, ma dimostrava la stessa allegria di tutti quanti. Nul non aveva avuto bisogno di aiutarla, era sempre stata forte: perciò, vedere Ranma convolare a nozze con un’altra donna non le provocava più alcun dispiacere. Erano amici d’infanzia, dopotutto, e non poteva perdersi un momento del genere. L’incappucciato rimase ad osservarla per un po’, quando un nuovo mormorio in lontananza non segnò l’inizio della cerimonia.
Venne formata la prima parte del corteo. In prima fila, gli sposi: Nul riconobbe Ranma, nuovamente con i capelli lunghi raccolti in un codino, vestito con un kimono nero e con in mano il ventaglio; al suo fianco Rose, bellissima nel suo splendido kimono bianco e coperto; dietro, i genitori di Ranma e il padre di Rose, insieme ai sacerdoti. A loro si unirono Ryoga e Akane, rispettivamente i testimoni dello sposo e della sposa.
Il corteo passò quindi a raccogliere gli invitati, formando una lunga coda di persone che si accomodò nel santuario. All’interno gli sposi e i genitori si sedettero al centro, mentre gli ospiti si accomodarono attorno, come in un teatro greco; Nul li seguì e prese posto, impassibile come sempre.
Anche uno come Nul doveva ammettere la meraviglia e la magia di quel momento. L’unione di una coppia in matrimonio era ciò che di più bello potesse esistere tra gli uomini, in ogni mondo da lui visitato. Era qualcosa per cui valeva la pena aspettare... o fare in modo che accadesse: quei due ragazzi sull’altare si trovavano là in quel momento grazie a lui. Aveva lavorato a lungo, mettendo i pezzi nel giusto ordine affinché il risultato fosse infine questo: un lieto fine, per Ranma e per tutti coloro che gli erano vicini. In un modo o nell’altro, aveva concesso a ognuno di loro una nuova opportunità per essere felici... si trattava solo di fare la cosa giusta.
Perciò Nul non doveva far altro che mettersi comodo e sorridere compiaciuto alla vista degli sposi mentre si scambiavano del sake da bere, e infine gli anelli, segnando la fine della cerimonia. Ranma e Roslin erano ora marito e moglie. Nul si unì all’applauso collettivo, per poi unirsi alla folla mentre lasciavano il santuario per proseguire i festeggiamenti.
Poco dopo fu allestito un magnifico banchetto a cui presero tutti parte. Nul proseguì il suo giro per il posto, servendosi nel frattempo di aperitivo e deliziosi stuzzichini; come al solito, nessuno faceva caso a lui, e osservò gli invitati mentre si congratulavano con gli sposi, uno dopo l’altro. Il padre di Rose chiacchierava allegro con Genma e Soun: bastava guardarlo in faccia per capire che tra lui e la figlia fosse stato tutto perdonato.
L’incappucciato indugiò in particolare su Akane e David: il ragazzo hawaiano sembrava andare molto d’accordo con Ranma, e lo stesso si poteva dire per Rose e Akane. Lei sorrideva con orgoglio, rendendola più carina di quanto lo stesso Nul riuscisse a ricordare.
Tra Akane e Ranma andava tutto bene, ormai. Il loro vecchio legame, a lungo trascurato, si poteva vedere ora consolidato dal nuovo stato delle cose. Erano rimasti grandi amici, ormai, e sembrava funzionare.
La festa proseguì a lungo. Nul non volle perdersi nemmeno un istante, e restò finché la band ingaggiata per l’evento non iniziò a suonare. Ranma e Rose aprirono le danze tra gli applausi; a loro si unirono Genma e Nodoka, seguiti da Akane e David e da altre coppie. A quel punto Nul fu soddisfatto, e decise di congedarsi; rivolse un ultimo sguardo agli sposi, abbracciati l’uno all’altro sotto le note di una canzone di Adriano Celentano. Il fascino dell’Italia, pensò, non li aveva mai abbandonati...
Fu allora che Ranma posò lo sguardo su di lui. Nul ne rimase sorpreso: non pensava che il ragazzo potesse vederlo anche in quel momento. Ranma apparve stupito per un attimo, ma poi sorrise, facendogli un rapido saluto con la mano. L’incappucciato si trovò allora a ricambiare, facendo un cenno con la testa... una reazione per cui si stupì da solo. Forse non era poi così distaccato, dopotutto... aveva ancora qualcosa di umano dentro di sé.
E dopo quell’ultimo saluto, Nul voltò le spalle a tutti. Raggiunse i confini del giardino in cui era in atto la festa, fino a salire su una collinetta da cui poteva ammirare l’intero scenario. Fissò l’orizzonte, beandosi del panorama avvolto dalla luce del sole che ormai si apprestava a calare su Tokyo. Un ultimo sguardo alla sua opera prima di sparire per sempre dalla vita di Ranma Saotome. Ma poi sentì una voce nell’aria che attirò la sua attenzione. Non ebbe bisogno di voltarsi per riconoscerla, dal momento che era ancora solo su quella collinetta; Lei era dappertutto, e si aspettava di sentirla, prima o poi.
« Meraviglioso » disse la voce, femminile e pacata. « Hai fatto un ottimo lavoro. »
« Grazie » rispose Nul. « Era da tempo che non mi capitava di assistere a un lieto fine come questo. Ranma se lo meritava, come ogni eroe che si rispetti. »
« Mi dispiace che tu sia dovuto intervenire, pur di vederlo. »
Nul scosse la testa.
« Bah... non m’illudo che questo sistemi tutto. È il tuo mondo, dopotutto... e questo è solo la conseguenza di un “se”: un possibile sviluppo della storia originale. Cercavo di dare a mio padre quello che bramava di vedere da un sacco di tempo... e ci sono riuscito. »
« Cosa farai, adesso? » domandò Lei.
« Immagino che tornerò in panchina » rispose Nul con un’alzata di spalle, « finché mio padre non avrà di nuovo bisogno di me. È tempo di dire addio per sempre a questo mondo. »
L’incappucciato allargò le braccia con aria solenne, mentre sulla sua schiena spuntavano due grandi ali da uccello, nere come la pece, dispiegandosi nell’aria. Fino a quel momento aveva dovuto farne a meno, ma ora si sentiva libero come non mai: libero di volare... libero di sparire.
« Allora addio, Nul » dichiarò Lei. « Grazie per il pensiero... e buona fortuna. »
« Grazie a te, Rumiko. »
E con un ultimo sguardo al panorama, Nul spiccò il volo e sparì tra le nuvole, rapido come un fulmine. Ranma Saotome e la sua famiglia non avevano più bisogno di lui, e ora erano liberi di godersi la vita meravigliosa ottenuta grazie al suo piccolo aiuto.
Tutto sarebbe andato bene.
 
FINE
 
 
Spazio autore:
Ciao a tutti! Ebbene sì, finalmente la mia storia è giunta al termine. Spero di aver soddisfatto la curiosità di tutti voi e di avervi emozionati con questa mia visione personale del mondo di Ranma. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno seguito, in particolar modo quelli che hanno voluto lasciare un commento sul mio operato: Ranmaniano, LadyChiara, Gretel85, Kodocha, polpettina fritta, Beatrice79 e PepsiCola (spero di aver ricordato tutti!). Sono contento che vi sia piaciuto. Per chi inoltre abbia apprezzato particolarmente il personaggio di Nul, mia personale creazione, invito a conoscerlo meglio nell’altra opera attualmente in corso, Interior Dissidia, dove sarà nientemeno che l’antagonista principale.
Grazie a tutti per l’attenzione ;) :) 




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