Il Rito

di Rhona
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Note d’Autore:
Lo so, lo so... devo aggiornare altre storia... scusate *sorrisetto ebete*. MA visto che il mondo celtico è la mia passione non potevo non partecipare al contest e non scrivere una piccola Flash. Ora, i personaggi sono due, Meob–che è ripreso dalla tradizione- e Rhiannon, che nonostante il nome della dea dell’amore celtica (voluto... non posso spiegarvi perché), è MIO. Fa parte di una storia molto più vasta, che non so se riuscirò mai a scrivere del tutto ed essene soddisfatta, ma è sicuramente il personaggio a cui sono più affezionata fra tutti i miei cari “amichetti immaginari”. 

Il rito è di mia invenzione, nulla ha a che fare con la verità storica... insomma, almeno credo. 

Siamo intorno al 450 d.C.

 
Prima classificata al contest "La notte di Samhain", indetto da Aleyiah sul forum di EFP.

 
 
 
 


E, sulle colline erbose e sui campi ormai privi di frutti, calava un sole rosso; generando giochi di luce e ombre magiche, riscaldando con i suoi ultimi raggi i volti abbronzati dei contadini reduci d’un’estate che aveva regalato abbondanza. Ora, quando le foglie si rinsecchivano e cadevano a terra, non già verdi, ma di brillanti colori rossastri, Samhain era arrivato e il ricordo dei cari scomparsi invadeva le anime, così come l’ultimo calore invadeva le case, mentre le estreme luci d’un’estate feconda venivano salutate, per essere poi riaccolte con gioia e vita nella festa di Beltane, con i suoi fuochi rossi e danzanti.

E il sole calava sempre di più, oltre la linea dell’orizzonte. Per i campi dove l’ultimo raccolto si era compiuto, venivano accesi i fuochi di Samhain, poco più che lumicini, dentro rape impalate su alti bastoni ficcati nella terra, che con la loro tiepida luce gialla e pallida illuminavano la notte per guidare le anime dei defunti ad Avalon, nell’Oltretomba. In cerchio le sacerdotesse facevano risplendere i fuochi fatui che tremolanti si allontanavano. Quando il Dio Sole morì, la donna dal capo velato di bianco e cinto di foglie di quercia, entrò nel circolo del grandi monoliti rivolgendo lo sguardo alla folla riunita attorno al cerchio. Alzò le mani al cielo, e da queste si sprigionò un’evanescenza bianca.

E Meob, regina delle fate, nella sua forma più piccola, stava seduta sopra una pietra a bearsi della visione del rito. Le sue pupille dilatate erano fisse su Rhiannon, la grande e potente maga dai lunghissimi capelli rossi, e il suo animo le era vicino. Rhiannon, la donna velata, evocò lo spirito di Damhnait, che un tempo aveva  dominato sull’Isola dei Beati, per ricevere oracoli sul nuovo anno dalla Dea per mezzo suo. Tutto il mondo tacque quando Rhiannon chiuse gli occhi eterocromi, mentre dalle sue mani si materializzava uno spirito in tutto il suo candore, forgiato da un bianco fuoco fatuo; e predisse un inverno rigido ma breve, un’estate lunga e prospera, e svanì. Rhiannon allora prese il pugnale di pietra dall’altare, dove erano state poste opulente offerte per la Dea e si fece un taglio sulla mano: sangue donato in segno di lutto. Il sangue gocciolò sull’erba, dove Rhiannon affondò le mani benedicendo la terra, per proteggerla durante l’inverno gelido. Il rito era concluso e le risa esplosero: uomini e donne felici del banchetto che ora li aspettava. La Regina Meob udì persone che si scambiavano auguri: “Che questo Samhain possa portarti gioia e tranquillità.”
“Sia un lieto Samhain.”
“Che la Dea ti conceda un anno prospero!”
Meob allora si alzò in volo e si avvicinò al circolo di pietre, sorrise alla vista di Rhiannon dagli occhi tristi. Quest’ultima scoprì il volto, quel volto che aveva la bellezza della dea della guerra, e non di quella dell’amore, che trasudava potere oltre ogni limite.

 “Che sia un lieto Samhain, Meob...” mormorò la ragazza, con negli occhi la strana speranza propria di tutti gli orfani, a Samhain.
 
 

 




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