Da mi basia mille, deinde centum...

di General_Winter
(/viewuser.php?uid=541694)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Nome autore EFP: General_Winter
Fandom scelto: Axis Powers Hetalia
Stagione: Inverno
Numero parole: 491
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Malinconico, Fluff
Personaggi/Coppie: Russia (Ivan Braginski); Nyo!Nord Italia (Margherita Vargas)
Note: //
 

INVERNO


In inverno, la notte a San Pietroburgo durava troppo.
Infinite erano le ore in cui il buio più cupo inghiottiva ogni spiraglio di luce e il vento tagliente frustava in una viscida carezza, portando nuvole cariche di neve che coprivano anche il fioco bagliore delle stelle che si sforzavano in tutti i modi di rendere quel cielo più caldo e familiare, ma invano.
Il Generale aveva iniziato a gettare i propri semi di ghiaccio nei campi già arati, dove la terra abbastanza calda avrebbe nutrito e protetto il seme fino a una nuova primavera, quando il fiore sarebbe sbocciato in tutta la sua bellezza, sfidando e sconfiggendo le impenetrabili barriere di neve e gelo che volevano soffocare la sua vita. Ma fino a quel momento, tutto restava immobile, in un vuoto silenzio.
La Neva ghiacciata, che brillava in lontananza, sembrava scorrergli nelle vene al posto del sangue. Non si stupiva più ormai del gelo che gli percorreva incessantemente il corpo. Era forse quell’incontenibile freddo che faceva tremare tutti in sua presenza, oppure il sorriso gelido che gli si cristallizzava sulle labbra in una ferma promessa di una nuova violenza perpetrata ai danni della povera vittima, che si era messa di fronte a quel treno in corsa che era effettivamente la Russia.
Dalla finestra aperta della camera da letto entrarono sbuffi di aria gelida che si infransero contro il suo ampio torace, facendo irrigidire i suoi muscoli e la sua pelle, ma quasi per nulla al mondo avrebbe tolto gli occhi da quella fiabesca visione: San Pietroburgo coperta di neve sembrava uscita dall’onirico mondo dei sogni di un bambino. Quella città era la sua più pura essenza vitale. Fanciullesca, in tutti i suoi particolari più fini ed eccelsi coperti di soffice neve e coi cristalli di ghiaccio che pendevano dai tetti e dai fili della luce, illuminati dai fari accesi che li facevano brillare come minuscole fiammelle bianche. Un mondo uscito dai racconti antichi, coniati dai suoi connazionali nella sua giovinezza.
Ma anche quelle nubi nere, quelle violente folate che sferzavano come colpi di pugnale l’intonaco degli edifici, quel buio totale che si estendeva oltre il sottile orizzonte facevano parte della sua anima. Tutto quello era la Russia: un superficiale strato di innocenza infantile, che lasciava, però, trapelare un’indole oscura e violenta, che non riusciva a controllare, che faceva scappare chiunque di fronte a un suo tentativo di stringere un qualsiasi legame.
C’era freddo e c’era buio in quella notte invernale che da secoli abitava nel suo petto.
Un improvviso calore soffice si espanse per tutta la sua schiena, mentre due braccia esili lo cinsero alla vita e un bacio si posò sulla sua scapola, tiepido quanto bastava per farlo sorridere sinceramente e per fargli distogliere lo sguardo.
 
-Prenderai freddo-
-Ci sarai tu a scaldarmi-.
 
Si voltò verso Margherita, rubandole un bacio.
La sua vita era un inverno infinito, ma il cielo gli aveva concesso un raggio di sole a scaldargli l’esistenza.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3291989