snk non farlo mai più levihan
Salve
a tutti! Il fiume del LeviHan ormai ha traboccato in me: sono già
alla mia terza one-shot su questo pairing! L'exploit della mia
fantasia suscitatomi da questi due prosegue, e io lo assecondo! Anche
perché, per fortuna, essendo one-shot, non mi tolgono troppo tempo
ai miei impegni e allo studio: scrivere una più capitoli in questo
periodo per me sarebbe un suicidio! XD
In
quest'ultima mia creazione, vi preannuncio, vedrete davvero di tutto:
tragedia, azione, sentimeni, e credo vi scapperà anche una risatina!
Direi di aver tirato fuori proprio una fic completa nella sua
brevità: leggete e vedrete!
Buona
lettura!
No.
Non poteva essere vero.
Non
poteva star succedendo di nuovo.
Eppure
non aveva avuto neppure il tempo di gridare: Hanji era appena stata
inghiottita da un titano.
Era
sparita, scomparsa in un istante nel corpo di quell'immondo essere.
Sottratta per sempre alle sue mani, al suo sguardo, alle sue orecchie, al resto dei
suoi giorni.
Da
quel momento in poi niente più "Quattrocchi" e altri
nomignoli, niente più blaterio su quanto aveva scoperto e voleva
ancora scoprire, niente più suppliche di catturarle un gigante come
si chiede un regalo tanto desiderato al proprio compleanno, niente
più ramanzine sulla sua intollerabile incoscienza, ora che
quest'ultima aveva appena vinto la sua partita con lei, riscuotendo
la sua vita come pegno.
Niente
più Hanji. Come niente più Farlan e Isabel. Come niente più Petra,
ed Oluo, ed Eld, e Gunther.
Stava
accadendo di nuovo.
Sulla
radura tra due boschi di abeti stava ardendo un rosso tramonto di
sangue. L'insaziabile mostro copriva il sole calante con la sua
spaventosa mole: l'ombra che proiettava, scura e lunghissima,
giungeva quasi a lambirlo, mentre rimaneva del tutto immobile, gli
occhi sbarrati, le braccia flaccide che minacciavano di far cadere le
spade da un momento all'altro.
Figurarsi
se l'avrebbe fatto. Ci era già passato.
Il
tempo che la rabbia montasse, come una marea, ed eccolo tornare a
stringerle, mentre il gigante dava segno di essersi accorto di lui.
Lo
avrebbe ucciso lentamente!
Gli
avrebbe fatto sentire tanto dolore!
Lo
avrebbe ridotto una poltiglia prima di ucciderlo!
E
una volta fatto, sarebbe sopraggiunto quell'inspido sapore che ha la
vendetta in tutta la sua miserabile inutilità.
Non
era servito prima, non sarebbe servito adesso.
Dunque
a questo si era ridotta la sua vita, si interrogava, mentre la terra
tremava sotto passi lenti e pesanti, passi che da più di un secolo
spezzavano le speranze, i sogni, i legami e lo spirito degli uomini,
compresi quelli di lui, il tanto decantato soldato più forte
dell'umanità.
I
titani portavano via i suoi cari, lui li vendicava uccidendoli,
quello stesso destino così crudele e così generoso gliene donava
degli altri, e poi rieccoli venirgli portati via, ancora, uno dopo
l'altro.
Un
ciclo senza fine di dolore, collera, vendetta, e un calore capace di
lenirlo che tornava solo perché quei dannati esseri potessero farsi
beffe di lui, strappandoglielo ancora. Da quanto tempo stava giocando
quel girotondo senza senso?
Tutta
la rabbia del più forte degli umani non era sufficiente a rompere
quel gioco beffardo a cui si era ridotta la sua povera esistenza.
Si
preparò a saltare, uccidere, vincere, e ricominciare.
"Uh?"
Il
gigante si era fermato. Lanciò un urlo, che gli sembrò sofferente,
e lui non capì: non c'era nient'altro lì attorno salvo loro due.
Poi
lo vide portarsi le mani alla pancia, stringendola come un comune
essere umano fa quando ha mandato giù qualcosa di indigesto. Lanciò
un secondo urlo, ancora più raccapricciante, e fu allora che Levi
notò una specie di guizzo sotto la pelle glabra, tra il torace e
l'ombelico.
Fiotti
di sangue eruttarono all'improvviso all'aprirsi di uno squarcio,
tanto copiosi da nascondere la lama che li aveva aperti. Quel grigio
bocciolo spuntato sul fianco della montagna si aprì la strada,
dilaniando la carne fino a creare uno squarcio abbastanza ampio da
cui un essere ben più piccolo e determinato di lui potessere tornare
a mostrarsi agli occhi del cielo di quel brutale mondo, e a quelli di
quell'ometto, impotente e attonito lì in basso.
Dallo
squarcio rigurgitò un torrente viscido e biancastro, il contenuto
del suo stomaco, che il gigante tentava inutilmente di trattenere al
proprio interno premendo con le enormi mani. Del tutto
disinteressata, la piccola, impudente umana che aveva osato fargli
questo, gli rivolgeva ostinatamente le spalle allontanandosi.
"Tsk,
bestia schifosa: non ho mica voglia di morire, sai?"
I
fumi della rigenerazione salirono fino agli occhi incolleriti del
titano; ruggì, sputacchiando in tutte le direzioni dalla sua enorme
bocca irta di zanne, e poi si lanciò in avanti.
Un
comportamento fin troppo prevedibile per una come lei che aveva
dedicato la sua vita a studiarli, una che li conosceva più di quanto
avrebbero potuto conoscersi loro stessi con quelle ottuse testacce
capaci di pensare solo a nutrirsi.
Fulminea,
sganciò le lame dalle impugnature, le afferrò tra il pollice e le
dita di ambo le mani e si girò descrivendo un arco per lanciarle: le
due barre squadrate di taglientissimo metallo affondarono con
precisione nei suoi occhi che annegarono in due pozze di lacrime
rosso scarlatte.
Agganciò
due nuove lame, scagliò i rampini della manovra 3D verso le spalle
del gigante, nelle cui carni penetrarono a fondo e volò, usandole
come i bracci di una fionda: un attimo dopo eccola sorvolare, più in
alto di svariati metri, il suo collo.
Si
raddrizzò con una capriola in aria, portò le sue spade fin dietro
la testa, scagliò i rampini verso il basso e piombò giù a una
velocità immane: tale fu la potenza di quell'impatto così rapido
che le due spade, ficcategli dentro con un grido tale sminuire tutti
i suoi ruggiti messi insieme, penetrarono fin dentro le else nel suo
punto debole, troncandolo da parte a parte.
Morto
sul colpo, il gigante barcollò per cadere in avanti, abbastanza
lentamente perchè si rimettesse in piedi sulla sua nuca, aspettando
in equilibrio il momento della caduta al suolo per saltare giù e
tornare a terra.
"......"
Levi
non era tanto sicuro che quella non fosse una allucinazione dovuta
allo shock.
O
forse si era così convinto di potersi aspettare di tutto da lei da
aver creduto, ingenuamente, che non potesse riservarle più sorprese,
lei che aveva appena compiuto una roba del genere, inenarrata in
tutta la lunga storia della guerra contro i titani.
Forse
era stata la velocità con cui avevano viaggiato il suo cuore, i suoi
pensieri e le sue emozioni fino a poco prima, ma a Levi sembrava che
per converso il tempo, e la scena che gli si parava davanti,
scorressero rallentati, avendo così questa il tempo di imprimersi a
fuoco nelle pupille incredule.
Hanji
stava uscendo da una nuvola di fumo con gli occhiali appannati:
detriti e polvere per lo schianto del mostro al suolo mischiati al
vapore denso e caldissimo del suo corpo che andava già disfacendosi.
Roteò la parte superiore del corpo, ammantata del verde della
legione, per togliersi di dosso i residui di fluidi interni e sangue
di gigante che la inzaccheravano da capo a piedi, facendo svolazzare
in una elegante ruota i capelli castani e sobbalzare il petto fiero
in cui albergava il cuore che aveva battuto troppo forte perché a un
misero dieci metri bastasse inghiottirla per fermarlo. Sul bellissimo
sfondo del tramonto, riconquistato dalla crudele montagna che aveva
appena abbattuto, si passò una manica sulla fronte, emettendo un
rilassante sospiro da lavoro ultimato; sganciò le lame, rottesi a
metà della lunghezza per la violenza dell'impatto, e riagganciò le
impugnature ai fianchi, continuando a camminare nella sua direzione.
Era
un'autentica visione sovrannaturale, davanti cui restare a bocca
aperta.
Vedendola
così avrebbe anche potuto innamorarsene, gli disse una voce nella
testa!
Poté
essere salvato da quell'incanto solo quando l'ebbe raggiunto, ancora
zuppa e fumante. Si aspettava, probabilmente, che gli dicesse o
urlasse qualcosa, visto quanto rimase sorpresa di vederlo fissarla
come uno stoccafisso che non ha mai visto una donna uscire fuori
dalla pancia di un titano.
"Qualcosa
non va?"
"Si!
Tu non vai!" -riuscì finalmente a liberarsi!
Scoprì
di avere il fiato pesante: come non poteva mancargli il fiato dopo
quel che aveva visto e, per giunta, dopo che lei se ne usciva a quel
modo?!
"Ti
rendi conto di cosa ti è appena successo?"
Se
non fosse stata inghiottita tutta intera altro che visioni
celestiali...
"Ti
rendi conto che sei viva solo perché sei una pazza fortunata?"
Un
nube di consapevolezza, fino allora sopita, solcò il suo volto,
oscurandolo: "È stata... l'esperienza più terrorizzante di
tutta la mia vita..." -ammise tremando come una foglia, dalle
punte degli stivali alla voce.
Levi
la guardò preoccupato potesse svenire.
"Però...
è stata anche la più eccitante!" -scoppiò invece in una
risata nervosa- "Ho visto l'interno di un titano! L'interno di
un titano! L'interno di un titano! L'interno!"
Lasciò
che quella risata l'aiutasse a calmarsi dopo lo shock, e si lasciò
andare anche lui a un sospiro.
"Beh,
conoscendoti non stento a crederlo. Non stento a credere più nulla a
questo punto..."
Quel
comportamento sconcertante in realtà lo tranquillizzava anche molto,
perché, se era la solita Hanji, voleva dire che stava bene, ed era
questa la cosa più importante.
"Tsk,
guardati, tutta contenta... E io che mi sono pure preoccupato."
"Uh?"
-lo guardò e la bocca le si stirò in un furbesco sorriso- "Cosa
sentono mai le mie orecchie? Ti sei preoccupato per me? Oh, ma che
caro che sei!" -giocò per riportare calma a sé stessa e a lui-
"Potrei quasi commuovermi!"
"Bah!
Cretina!" -sbottò lui.
Si
rassicurò anche lei: quell'insulto voleva dire che era stato al
gioco, quindi che era tutto a posto anche con lui.
Ridacchiò
e fece un passo avanti.
"Oi..."
Prima
che potesse superarlo però, si sentì afferrare il braccio destro.
Levi
rivolgeva la testa in basso, la frangia corvina le teneva celato il
suo volto e la sua espressione.
La sua voce era bassa e tesa.
"Sul
serio adesso, non farmi mai più una cosa del genere."
Incrinata
da una paura fin troppo umana perché lei potesse pensare
appartenergli, ma che, per un istante solo, aveva preso il
sopravvento, lasciandola di stucco.
Si
ostinava a non fissarla negli occhi, e le bruciò, come brucia a una
bimba rimproverata dopo un'immane sciocchezza.
Lei
forse voleva dimenticare alla svelta di non essere morta per un pelo,
lui però non aveva tutta questa fretta di fargliela passare liscia.
Scusami,
stava per dirgli, un attimo prima che continuasse.
"Non
morire prima di me, ti chiedo solo questo, Hanji. Intesi?"
"Va
bene." -riuscì a dire, vincendo la morsa che sentiva alla gola.
Se
prima aveva scherzato sul commuoversi, adesso ci era andata parecchio
vicina, si rese conto. Credeva l'incoscienza facesse parte del suo
carattere, ma è un lusso che non puoi permetterti quando scopri che
ci sono persone che, forse, ti vogliono più bene di quanto avresti
mai potuto immaginare. Quel braccio teso verso di lei, quello sguardo
invisibile sotto quell'ombra calata sul suo volto, quel suo silenzio,
uno dei tanti di Levi, che era diventata ormai brava a leggere, le
trasmettevano ora un bene inaspettato che la lasciava di stucco.
Il
calore che ancora le ricopriva la pelle e gli abiti si fuse con
quello che sentì nascerle dall'interno.
Sorrise.
Sentì un improvviso bisogno di avvicinarsi a lui, stargli vicino,
farsi perdonare, digli che era ancora lì, insieme a lui.
"Levi..."
Appena
si azzardò, le mollò una spinta.
"Ehi?!"
Le
rifilò un'occhiata disgustata: "Sei viscida: sei tutta
ricoperta di schifose secrezioni di gigante. Non ti avvicinare."
"CHE
COSA?!?!? Ma... Ma ti sembra modo di uscirtene così?!"
"Fatti
una doccia e poi ne riparliamo. Ora fammi richiamare i cavalli."
Come
aveva fatto lei col gigante, così fece lui dandole le spalle e
ignorandone i versi sconcertati, i nervi che le esplodevano
sottopelle, e, soprattutto, i suoi vestiti gocciolanti di succhi
gastrici e muco!
"Tu...
Brutto piccolo... Sei senza cuore! Tsk!"
Non
era vero. E ora più che mai lo sapeva.
Ma
che razza di modi lo stesso!
Non
so voi, ma io Levi ce lo vedo troppo come il tipo che stronca
qualsasi situazione minacci di diventare troppo romantica! XD Direi
che l'ha fatto in un modo molto da lui, non credete? Per la mia idea
di Levi, è il tipo che non parla molto, né lo vedremo mai esternare
i suoi sentimenti liberamente, ma che sa trasmettere molto coi suoi
silenzi, specie dinanzi una persona strana quanto lui capace di
capirlo, come Hanji. Qui ha temuto di rivivere ancora una volta il
dramma della perdita, un dramma da lui ben conosciuto, e si è
scoperto vulnerabile e impotente in un ciclo di conquiste, lutti e
vendette che non possono consolarlo, ecco perché non può sopportare
che succede ancora, e prega per il lusso di poter morire prima di
vedere altri cari sparire. Ma Hanji, almeno stavolta (e in maniera
fighissima aggiungerei) ce l'ha fatta, ha spezzato il ciclo, e il suo
cuore ha saputo aprirsi un pò con lei... Prima che l'istinto da
maniaco delle pulizie avesse il sopravvento XD Però dai, è un
inizio...
Grazie
per aver letto, commentate in tanti! A presto!
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