Proviamo ad uscire dal writer
block...
Grazie a Alister per il betaggio nonostante la tesi in corso.
Fandom: Tales of Graces f
Paring: Richard x Sohpie
Spoiler
per la fine del gioco. Buona lettera.
Semplicemente Emozioni
I ministri erano tutti riuniti quella mattina. Richard aveva indetto
l'assemblea per poter ridefinire le nuove legislazioni che aveva
intenzione di introdurre a Barona nei prossimi mesi. Ora che era
finalmente arrivato un periodo di pace, era anche giunto il momento di
abbandonare i combattimenti per potersi dedicare, con ancora
più passione, alla prosperità del regno. In cuor
suo si sentiva felice di avere dalla sua parte il popolo, che lo
sosteneva insieme ai ministri nei cui occhi, anche oggi, poteva leggere
la sua stessa determinazione nel lavorare per il bene di tutti i
cittadini.
Le proposte e gli interventi erano stati molteplici e tutti volevano
dire la loro, Richard ascoltava le varie voci, ma ad un certo punto
sentì un rumore che si stagliò sopra tutti gli
altri. I consiglieri si zittirono nel momento stesso in cui sentirono
battere al grande portone della sala del trono. Il sovrano prese
parola, invitando chiunque fosse dall'altro lato ad entrare.
La porta si aprì lentamente e una guardia entrò
con passo marziale portando la mano alla testa in segno di saluto.
«Vostra Maestà, chiedo perdono per l'interruzione,
ma è ormai parecchio tempo che una giovane ragazza chiede di
poter essere ricevuta. Ho fatto presente che Vostra Mestrà
era occupato in un'importante riunione, ma la ragazza non vuole saperne
di lasciare il castello prima di aver potuto parlare con Voi.»
Richard sbattè gli occhi sbigottito. Erano poche le ragazze
che conosceva che si sarebbero presentate da lui con una tale richiesta
e il giovane Re si rese conto, mentre attraversava la grande sala, di
star sperando di sapere chi tale ragazza fosse.
«Vostra Maestà...» tentò
Dalan alzandosi dalla sua sedia in tentativo di fermare l'uscita del
nipote.
«Torno subito, non preoccupartevi.» rispose con un
sorriso per poi rivolgersi verso la guardia per farsi fare strada.
Il soldato guidò Richard fino all'entrata del castello dove
aveva lasciato la ragazza in attesa, ma quando giunsero lì
non v'era anima viva.
«Beh?» chiese il Re con una punta di
irritabilità.
Il soldato prontamente si inchinò «Vi porgo le mie
scuse Vostra Maestà, ma vi assicuro che l'avevo lasciata
qui, che piangeva...»
A quel piccolo particolare Richard si scosse. Prese il soldato per le
spalle e lo strinse con fin troppa forza «Come piangeva? Era
per caso una ragazza con lunghi capelli viola?» chiese con
preoccupazione e irruenza nello stesso tono.
Il soldato annuì, deglutendo vistosamente, sicuramente
preoccupato per la sua posizione e, per certi versi, anche per la sua
incolumità. Re Richard irritato non era certo un ricordo che
portava a bei pensieri.
«Dannazione» imprecò il sovrano
sottovoce, lasciando andare il soldato che cadde a terra con un sospiro
di sollievo. Era Sophie, pensò. Ma perchè
presentarsi qui da sola, senza Asbel o senza che lui le avesse affidato
una scorta? ...No, ok, questo era un interrogativo di facile
risoluzione... Sophie sapeva badare benissimo a se stessa... ma
parliamo pur sempre di Asbel, non avrebbe lasciato partire sua figlia
se non per un motivo importante. Che fosse successo qualcosa a Lhant, o
peggio, ad Asbel stesso?
Non era il momento di andare nel panico. Se Sophie era venuta qui per
lui, non se ne sarebbe andata via prima di ottenere il suo scopo, lei
era sempre stata così, dritta al punto verso ciò
che si prefissava. Ma allora dove poteva....
Richard si diede dello stupido nello stesso momento in cui le sue gambe
cominciarono a correre verso l'interno del castello. Un sorriso sulle
labbra che non venne ignorato dalle varie cameriere ed inservienti che
incrociò nella sua corsa. Tutte lo salutarono,
così come fecero tutte la varie guardie, ma solo le donne
arrossirono vistosamente. Il sovrano però non ci fece caso,
aveva una sola metà in testa e quando raggiunse quella porta
solitaria ai limitari del castello prese fiato prima di girarne la
maniglia lentamente.
Entrò facendo silenzio, ma nonostante il buio della stanza
la vide subito, Sophie era seduta con la schiena contro il muro,
attorno a lei le varie casse di legno ammassate così come le
avevano lasciate loro due l'ultima volta che erano stati li mesi e mesi
fa. Il corpo, ora cresciuto rispetto a quella volta, era raggomitolato
su se stesso, le gambe trattenute dalle braccia e schiacciate verso il
petto. Il volto era nascosto nelle ginocchia e i lunghi capelli viola,
non più legati in codine, cadevano ad incorniciare tutta la
figura, sempre comunque minuta, della ragazza.
Richard si avvicinò piano ma gli bastò fare due
passi per sentirne distintamente il pianto sommesso. Il sorriso sul suo
volto si spense. Si avvicinò di più, inchinandosi
vicino a lei.
«Sophie...» tentò con voce leggera. Lei
si scosse di colpo alzando la testa. Era raro vederla così
presa di sorpresa. In quel luogo aveva davvero abbassato la guardia a
livelli fin troppo pericolosi.
Gli occhi dei due si incrociarono. Quelli di lei erano gonfi e lucidi,
le lacrime scendevano con grandi goccioloni, in cascate che
illuminavano il volto nell'oscurità della stanza. Il giovane
Re si mosse per istinto, portò le mani guantate ad
asciugarle il volto e notò come lei chiuse gli occhi al suo
tocco, come un gattino quando viene accarezzato e non sa se la cosa sia
piacevole o no.
«Sophie...» tentò nuovamente
accompagnando le parole ad un sorriso. «Che succede? Volevi
vedermi?»
Lei annuì e poi gli si avventò addosso, tremante.
Richard ne fu sorpreso e dovette usare una mano per mantenere la
stabilità e non cadere all'indietro. La sentì
stringerlo forte, lui ritrovò l'equilibrio e
cercò di tranquillizzarla accarezzandole la schiena con
delicatezza.
«Che succede, Sophie?» chiese nuovamente quando
notò che il tremore della ragazza fosse almeno un po'
scemato.
«Asbel e Cheria non mi vogliono più
bene!»
Richard rimase basito a dir poco. Quella era la cosa più
improbabile dell'interno universo. Era più probabile che
Pascal avesse deciso di cominciare a fare un bagno ogni giorno
piuttosto che quello... Doveva sicuramente esserci una spiegazione. Il
sovrano cominciò quindi ad indagare.
«Perchè dici così?» chiese
continuando ad accarezzare la schiena di Sophie.
«Cheria è sempre chiusa in camera e.... Asbel
quando non deve lavorare è lì con lei..... Non
vengono nemmeno più a vedere i fiori al nostro albero..... E
.... e quando sono da sola le lacrime che mi ha regalato little
Queen scendono ...scendono...ma non capisco...io non vorrei,
ma mi fa male qui ...sul petto» cominciò a dire
senza freno prendendo una mano di Richard e schiacciandola sul suo
seno.
Il Re arrossì vistosamente, grato per quella lieve
oscurità che li avvolgeva. Ripreso possesso della sua mano
la portò sulla testa di Sophie, accarezzandola con
gentilezza.
Ora era tutto chiaro. Cheria aspettava un bimbo, Asbel glielo aveva
fatto sapere qualche tempo prima e facendo due calcoli il parto doveva
essere prossimo. Cheria probabilmente in questi ultimi tempi si era
fatta più stanca e Asbel, conoscendolo, le sarà
stato sempre attaccato per paura che potesse succedere qualcosa a lei o
al bambino. In tutto questo quell'ottuso non si sarà reso
conto di aver allontanato Sophie dal loro mondo di novità e
preoccupazioni. Asbel sa essere sciocco in questo modo.
Richard tirò un lungo sospiro e tentò si spiegare
la situazione a Sophie. Lei ascoltava con attenzione e man mano che il
racconto proseguiva Richard la sentiva tranquillizzarsi, il respiro
più stabile, nessuna nuova lacrima e qualche tentativo di
risata quando Richard rimarcava la stupidità dei suoi
genitori acquisiti.
«Quindi non è che non mi vogliano più
con loro?» chiese quindi quando Richard concluse il discorso.
«Certo che no! Anzi quando nascerà il piccolo
vedrai come verranno a cercarti per avere il tuo aiuto» gli
spiegò lui con un sorriso quasi intimidatorio.
«Allora mi vogliono ancora bene!» si
illuminò lei.
«Certo! Sophie, ricordati che Asbel e Cheria sono le persone
che più ti amano a questo mondo e sono sicura che lo stesso
è per te»
A quelle parole lei abbassò la testa nascondendo il volto
allo sguardo di Richard ormai abituato all'oscurità. La vide
muovere la testa a destra e a sinistra in segno di diniego e la cosa lo
sorprese non poco.
«Sophie...?» chiese quindi incuriosito quando
notò anche le sue piccole mani stringere il tessuto del
lungo vestito bianco.
«Io... - cercò di articolare lei incespicando
sulle parole - io pensavo che loro non mi volessero più bene
anche perchè io ultimamente non penso sempre a
loro...»
Richard stette in silenzio, aveva compreso che la ragazza non aveva
finito il discorso, ma stava semplicemente cercando il modo di
esprimersi al meglio...quindi attese. Quando lei riprese la parola, il
sovrano dovette alzare notevolmente la concentrazione perchè
il volume si era fatto molto più basso.
«Prima...pensavo che quando Asbel sarebbe morto per me
sarebbe stato il momento più triste di tutti...ma poi ho
pensato... Ho pensato a quando Lambda ti ha salvato e al fatto che se
non lo avesse fatto tu non ci saresti, ecco, io quando penso a questo
sento un dolore immenso al petto...così forte che non riesco
nemmeno a definirlo, simile a quando il mio programma mi ordinava
inconsciamente di uccidere Lambda che era dentro di te...»
Richard a quel punto stava già ringraziando il buio che li
circondava per la seconda volta. Certo Sophie ancora non aveva trovato
il coraggio di alzare lo sguardo, ma il rossore sul volto di lui era
così intenso che era convinto gli fosse arrivato fino alle
mani...fortunatamente indossava i guanti, si disse, cercando di
calmarsi e di non attizzare false speranze.
Il silenzio calò nella piccola stanza. Sophie continuava a
guardare in basso e Richard alzò la testa sospirando
sommessamente...infine si decise a chiederglielo...
«Sophie...non è che ti andrebbe di venire a vivere
qui al castello con me?»
Lei alzò di colpo la testa, gli occhi le brillavano
così intensamente che Richard pensò potessero
illuminare la stanza. Ogni volta che la guardava si domandava come
quella di fronte a lui potesse non essere una ragazza umana come le
altre. Provava emozioni così visibili e così
tremendamente umane che era impensabile considerarla un semplice
androide.
Le lacrime tornarono a scendere sul pallido volto della ragazza che
quando se ne accorse si portò le dita sulle guance.
«Perchè sto piangendo? Non sono
triste...» chiese tornando ad alzare la testa mentre
allontanava nuovamente le mani dal viso.
Richard sorrise e si sporse verso di lei. Con una naturalezza che
spiazzò persino lui le si avvicinò ancora e le
asciugò le lacrime con dei piccoli e casti baci vicino
agl'occhi. Lei arrossì inconsapevolmente, e quando stava per
chiedere perchè sentisse un rumore tanto forte pulsarle nel
petto, le parole le morirono in gola nel momento stesso in cui Richard
l'abbracciò.
Stettero così per alcuni minuti, l'uno nelle braccia
dell'altro con solo il loro respiro nell'aria, assaporando la reciproca
vicinanza.
«Allora? non ho ancora sentito una riposta...»
chiese infine lui spezzando il silenzio.
Lei sorrise nascondendosi ancora un po' di più nel lungo
mantello del Re.
«Si» rispose solamente.
E mentre fuori un preoccupato Duca Dalan stava setacciando il palazzo
alla ricerca del sovrano, lui nascosto nel suo vecchio forte segreto si
sentiva un po' più consapevole che ciò che lo
legava all'immortale androide Proto Heis, forse, era qualcosa di
più di una semplice amicizia, e si augurava che anche per
lei fosse lo stesso...
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