Carissimi
lettori,
non
riuscendo a concentrarmi per la stesura dell'epilogo di Entelechia a
causa degli scarsissimi momenti di pace a mia disposizione, ho avuto
la malsana idea di fare un po' di pulizia nella cartella "FAN"
del mio pc e, più precisamente, nella cartella "FAN
INCOMPIUTE"
che si divide, a sua volta, in altre due cartelle: One e Long.
(Le cartelle del mio pc
sono come le matrioske perché ho un disturbo
ossessivo-compulsivo).
Penso sia abbastanza scontato dire che al loro interno contenevano
dei veri e propri reperti preistorici, tra i quali, tuttavia, ho
reperito alcune cosette che non fanno proprio schifo, schifo. Come
questa mini long, scritta poco dopo aver visto "Road to ninja".
Ho deciso di pubblicarla perché è quasi completa:
devo solo
revisionarla e modificare il finale che non mi convinceva neanche
all'epoca (motivo per il quale non l'avevo mai resa pubblica).
Posterò mediamente un capitolo alla settimana
perché ha davvero
bisogno di una rinfrescata. Con l'occasione ho modificato alcune cose
che all'epoca non erano ben chiare e che con il prosieguo del manga
sono comunque rimaste abbastanza confuse.
Come
ho fatto presente nell'introduzione, per non sentirmi dire "
Perchè non ce l'hai detto! ", questa è una di
"quelle"
storie (Chi mi segue da un po' sa a cosa mi riferisco).
Ringrazio
a priori chi avrà il buon cuore di dirmi che fa schifo e di
cancellare immediatamente la sopracitata cartella del PC.
Buon
divertimento! *
evapora
*
Atto
I
"Sono
il carattere di merda di Sasuke"
-
cit. Fight Club(1)
«
Cosa diavolo è successo? » borbottò
Sasuke, massaggiandosi la
testa dolorante.
Si
tirò su a sedere e roteò il collo, cercando di
scioglierlo un po'.
La
vista era ancora sfocata a causa dello sforzo appena compiuto, ma non
ci mise molto ad riconoscere la chiazza rosea che spiccava sull'erba.
'Tsk!
Perfetto.' constatò,
sarcasticamente, mentre provava a ricordare quello che era accaduto.
I
ricordi erano sconnessi, confusi: Kakashi, Naruto, Sakura, il Paese
del Ferro, Danzo, l'arrivo di Tobi e Zetsu e, infine, un bagliore
improvviso.
Si
guardò intorno, alla ricerca di qualche altro superstite,
perché da
una prima, frettolosa – e alquanto rosea –
valutazione,
probabilmente lui e Naruto dovevano essersi scontrati all'ultimo
sangue e il riverbero del suo potentissimo colpo
– che aveva
ucciso Naruto, ovviamente – doveva averli catapultati
chissà dove.
Con un po' di fortuna, anche Sakura poteva esserci rimasta secca e
per averne conferma le si avvicinò guardingo, gattonando
sull'erba
fresca. Lungi da lui toccarla, utilizzò il suo formidabile
udito per
percepirne il respiro che, seppur flebile, suggeriva che fosse ancora
viva.
Sasuke
provò una profonda sensazione di sdegno realizzando che,
anche in
quell'occasione, la fortuna gli avesse voltato le spalle. Il suo
poderoso istinto, tuttavia, stava già elaborando un piano di
fuga
volto a evitare un ulteriore spiacevole incontro con la ragazza
perché A) aveva un Villaggio da distruggere e ora che Naruto
era
morto poteva compiere la sua vendetta indisturbato; B) non aveva
alcuna intenzione di sorbirsi l'ennesimo piagnisteo; C) aveva tentato
di trafiggerla con un chidori e di sgozzarla con un kunai: sarebbe
stato abbastanza imbarazzante.
Il
nome della kunoichi ormai era impresso, a lettere cubitali, sul suo
libricino nero e, presto o tardi, avrebbe pagato come gli altri.
Riuscì,
con enorme fatica, a rimettersi in piedi e, tentando di rintracciare
gli ostacoli sul suo cammino con la vista ancora sfocata, prese a
camminare lentamente verso quella che sembrava una boscaglia, quando
un mugolio lo costrinse a fermarsi.
Si
era svegliata.
Affrettò
il passo, prima che lei potesse vederlo, malgrado non ci fosse un
muscolo del suo corpo che non fosse sul punto di cedere, ma come
detto poc'anzi, la fortuna, più avversa del solito, gli
tirò un
altro colpo gobbo: cadde, rovinosamente, inciampando in una radice
messa lì, sicuramente a tradimento, da qualche albero
pro-Konoha /
anti-Uchiha. Che ci fosse Yamato in giro?
«
Sasuke-kun! »
Ed
eccola, la vocina stridula, insopportabile.
«
Sasuke-kun, sei proprio tu? » chiese la ragazza, allarmata e
sollevata allo stesso tempo « C-che cosa è
successo? Dove sono gli
altri? »
Sasuke
si aggrappò ad un ciuffo d'erba e, con tutte le sue forze,
si
riportò in posizione eretta, gonfiando il petto per non
mostrare lo
stato pietoso in cui verteva – aveva una reputazione da
mantenere.
«
Sono tutti morti. » le comunicò, con una certa
soddisfazione,
pregustandosi la completa disperazione di Sakura nell'apprendere che
il suo adorato Maestro e il suo amichetto erano stati spazzati via
dalla sua incommensurabile potenza.
Ma
Sakura non disse una parola. Sasuke non riuscì a percepire
neanche
un misero singhiozzo, un sommesso piagnucolio, e, decisamente
contrariato, si voltò verso di lei che, immobile, a bocca
aperta,
osservava la persona che aveva di fronte che, vagamente, ma molto
vagamente, assomigliava a Naruto.
«
Chi è morto? »
E
parlava come Naruto. Straordinario!
Sasuke
ebbe l'istinto di urlare: « Tu!!! Tu dovresti essere morto,
dannazione! », ma optò per un ben più
decoroso silenzio.
«
Si può sapere dove vi eravate cacciati? Kakashi- sensei ci
sta
aspettando da più di un'ora! E sapete quanto lui odi i
ritardatari!
» li rimproverò severamente, incrociando le
braccia e scuotendo il
capo come rassegnato alla palese imbecillità dei suoi due
compagni
di squadra.
Sasuke
alzò un sopracciglio, mentre Sakura si limitò a
mantenere la sua
apertura orale spalancata, con la speranza che l'aria le arrivasse
direttamente al cervello e lo rianimasse.
«
Siete veramente due impiastri! » continuò Naruto,
che a una prima
occhiata sembrava quello di sempre, ma se osservato con un po'
più
di attenzione mostrava delle discordanze dall'originale abbastanza
evidenti. In primis, Sakura – non Sasuke che era ancora mezzo
cieco
– si chiese quando i capelli gli fossero cresciuti; quale
manipolazione genetica derivante dal diabolico essere che aveva
sigillato nel suo pancino, avesse potuto comportare uno squilibrio
ormonale tale da allungare di almeno cinque, barra sei centimetri, i
ciuffi anteriori dell'Uzumaki nel giro di poche ore. In seconda
istanza, l'atteggiamento dello stesso ricordava in maniera
inquietante quello dell'orgoglioso Uchiha che continuava imperterrito
a fingere di stare bene malgrado fosse evidente che avesse
difficoltà
a rimanere in piedi – e non serviva di certo un medico per
capirlo.
Attonita,
la kunoichi, in ginocchio sull'erba, lanciò uno sguardo
ammonitore
verso Sasuke, temendo che lo stesso fosse talmente idiota da tentare
di attaccare quello che probabilmente non era il vero Naruto, ma un
nemico che aveva preso le sue sembianze.
«
Hai intenzione di batterti? » indagò Sasuke
– idiota, per
l'appunto – che seppur consapevole di non essere in grado di
poterlo affrontare, non era certo il tipo che si tirava indietro.
«
Tsk! Non dire cretinate, Baka!
» ribattè Naruto, con
sufficienza « Non perdo tempo con certi smidollati
» aggiunse,
corredando il tutto con un ghigno.
'Cos'è
uno scherzo?' pensò Sasuke, spiazzato e dalla
risposta, e
dall'atteggiamento dell'ex amico che gli ricordava un po' qualcuno,
ma proprio non riusciva a ricordare chi. Se stesso, per
esempio?
«
Io me ne vado » comunicò, poi, a entrambi,
riprendendo a camminare
piano, molto piano, per non incorrere ancora in qualche imbarazzante
capitombolo.
«
Fai come ti pare, tuo fratello non sarà per niente contento
di
questo tuo comportamento »
Mio
Fratello?
Sasuke
si fermò di colpo e strinse i pugni. Sakura
riuscì perfettamente a
scorgere l'alone di furente ira che aveva preso a circondarlo e si
portò una mano al petto, pregando tutti i Kami che non la
sfogasse
sull'intero Villaggio – perché erano a Konoha, lei
se ne era
accorta, a differenza di qualcun altro.
«
Tu! » ringhiò l'Uchiha « Come osi anche
solo nominare mio
fratello! »
«
Oh! Eccolo che ricomincia » ribatté Naruto,
scuotendo nuovamente il
capo « Se continui ad essere uno scansafatiche, non
raggiungerai mai
il suo livello e non diventerai mai il preferito di tuo padre.
»
continuò, apparendo un pazzo sia gli occhi di Sakura,
talmente
asciutti da sembrare di carta pesta, sia alle orecchie di Sasuke che
non riuscivano a credere che l'amico potesse
arrivare a
proferire simili bestemmie pur di costringerlo a tornare a casa.
«
Che diavolo ne sai tu? Te l'ha detto Itachi? » gli chiese,
memore
del fatto che Naruto avesse incontrato Itachi poco prima della sua
dipartita.
«
Certo! » asserì l'Uzumaki.
«
Stai mentendo! » sbraitò Sasuke, a un passo dal
ricadere in uno
stato di totale follia omicida.
«
Tsk! Chiediglielo tu stesso. E' ritornato poco fa dalla sua ultima
missione.»
Sasuke
sentì le gambe cedergli, e non per la stanchezza. Suo
fratello era
lì? Come poteva essere ancora vivo? Lo aveva ucciso lui, con
le sue
stesse mani.
« Ci sono importanti novità,
ecco perché Kakashi vuole vederci.
Quindi, diamoci una mossa! » chiosò Naruto, con
tono autoritario.
«
Spero per te che non si tratti di una menzogna » Sasuke,
inaspettatamente, fece dietro front.
In
tutto questo, Sakura, che era rimasta in ginocchio sull'erba, con la
mano sul petto, confusa e incapace di intervenire in alcun modo in
quella che sembrava, a tutti gli effetti, una conversazione tra due
pazzi sclerotici, fu costretta ad ammettere che la strategia di
Naruto – a patto che di strategia si trattasse –
avrebbe potuto
consentire a lei e Kakashi-sensei di imprigionare Sasuke; tuttavia,
non riusciva ancora spiegarsi come si fossero ritrovati tutti a
Konoha e si chiese, altresì, se Sasuke avesse compreso dove
si
trovasse.
֎
Dalla
boscaglia in cui si erano risvegliati si diressero verso il Palazzo
dell'Hokage. Lentamente la vista di Sasuke era migliorata, tanto da
consentirgli di riconoscere il suo Villaggio natio che, nel tempo,
non sembrava essere cambiato più di tanto. La sua mente
verteva in
uno stato di confusione totale – praticamente la costante
della sua
vita: tante domande, nessuna risposta.
Sakura
camminava in silenzio al suo fianco e, di tanto in tanto, gli
lanciava qualche occhiata, forse per controllarlo; non aveva ancora
capito se lei avesse o meno idea di quello che era accaduto.
Di
certo, a Konoha, sembrava che qualcuno – o più
propriamente
"qualcuna"
– non lo avesse affatto dimenticato. Aveva sempre avuto una
folta
schiera di ammiratrici, tra cui la Yamanaka e la stessa Haruno, ma
gli sguardi di quelle donne andava ben oltre la divina venerazione.
Sembrava come se avesse avuto un rapporto, come dire... "stretto"
con alcune – molte – di loro.
Gli
lanciavano sguardi lascivi, baci; alcune gli facevano l'occhiolino,
arrossivano fino a diventare paonazze; altre, invece, sembravano
avere una sorta di risentimento nei suoi confronti – un po'
come la
" leader del fanclub", al suo fianco, che, di certo, non
doveva più essere molto predisposta a venerarlo.
«
Adesso capisco perché porti quei vestiti
ridicoli.» sentenziò
Naruto, alquanto divertito « Ma non ti serviranno a molto i
travestimenti, fino alla fine qualcuna di loro te lo
taglierà, Baka!
»
Sasuke
preferì non rispondere alla provocazione sia
perché non riusciva –
ancora – a comprendere a cosa alludesse, sia
perché l'unico suo
pensiero al momento era porre fine a quella messa in scena –
e all'esistenza di ogni abitante di quel maledetto Villaggio.
Quisquilie.
Naruto
non sembrava affatto quello di sempre: era cupo, ombroso,
autoritario, sembrava
uno a cui era da poco morto il gatto.
Quei ciuffi poi! Sasuke si chiese se anche Sakura avesse avuto la
medesima impressione o se fosse in combutta con lui. Poco importava:
al momento opportuno li avrebbe fatti fuori entrambi, senza
pietà.
Sakura,
per nulla in combutta con la controfigura di Sasuke Uchiha –
che
trovava tra l'altro affascinante, per ovvi motivi – non
vedeva
l'ora di arrivare al Palazzo dell'Hokage e capire che diavolo stesse
accadendo. Forse Naruto e Kakashi-sensei avevano utilizzato qualche
jutsu che li aveva teletrasportati a Konoha – Kakashi poteva
utilizzare il kamui, dopotutto – e, utilizzando il fratello
di
Sasuke come esca, avevano inscenato quella pantomima per farlo cadere
in trappola, imprigionarlo e farlo tornare in sé.
Sì, doveva essere
così.
Troppo
ottimista, Sakura!
«
Siete in ritardo » esordì Kakashi «
É inaccettabile che degli
shinobi come voi abbiano così poco rispetto per il lavoro
altrui! »
li rimproverò, aspramente.
«
Bando alle ciance, Kakashi! » lo interruppe Sasuke
« Dov'è mio
fratello? »
Kakashi
non sembrò molto compiaciuto del fatto che Sasuke non avesse
aggiunto alcun tipo di onorifico al suo nome, ma d'altronde era da
tempo che aveva preso a considerarlo una "causa persa". Era
solo un ragazzino viziato che aveva avuto la fortuna di nascere in
uno dei Clan più potenti e amati del Villaggio della Foglia
ed era
stato costretto ad accettarlo come suo allievo a causa delle
pressioni di suo padre Fugaku.
«
É a rapporto dall'Hokage con il resto della sua squadra
» gli
rispose il Sensei « Hanno rischiato grosso questa volta, ma
hanno
reperito importanti informazioni sul nemico »
continuò, cercando di
non far trasparire l'invidia che provava verso i "prescelti"
dell'Hokage. Non aveva ancora digerito il fatto di esserne stato
escluso: lui era un uomo d'azione, non un babysitter per mocciosi
impertinenti. Il Team di Itachi Uchiha svolgeva le missioni
più
pericolose, aveva "la licenza di uccidere" e giocava un
ruolo fondamentale per il mantenimento della pace. Loro erano eroi,
mentre lui un povero insegnante dell'Accademia.
«
Smettetela di mentire! » tuonò Sasuke, attivando
lo sharingan con
quel poco di forze che aveva recuperato, incurante di poter in quel
modo mettere una pesante ipoteca sulla sua inevitabile
cecità.
«
Cos'è tutto questo baccano? »
Le
vene di Sasuke si ghiacciarono e così anche la testa, le
gambe, le
braccia.
Itachi
era vivo. Come poteva essere possibile?
Vestiva
il mantello dell'Akatsuki, proprio come l'ultima volta che lo aveva
visto, nel covo degli Uchiha, il giorno della sua morte. Sasuke non
fece caso al resto degli uomini che erano con lui, a differenza di
Sakura che riconobbe chiaramente Akasuna no Sasori, l'uomo marionetta
che aveva sconfitto insieme a Chiyo della Sabbia, Nagato Uzumaki che
aveva raso al suolo il Villaggio, e Konan, la sua compagna. C'era
da stare tranquilli insomma.
I
membri dell'Akatsuki erano tutti davanti ai suoi occhi, nel suo
Villaggio e, in capo a tutti, c'era il fratello di Sasuke, Itachi
Uchiha – un gran bel pezzo di Uchiha. La prima cosa che
notò fu
l'incredibile somiglianza con Sasuke: stessi occhi, neri come il
petrolio, zigomi alti, labbra sottili. I capelli lunghi, lisci, gli
incorniciavano il viso; li portava raccolti dietro la schiena con una
coda bassa. Era sicuramente singolare il modo in cui teneva piegato
il braccio, sotto il mantello nero. Doveva trattarsi di un vezzo
perché non sembrava affatto ferito.
Era
bello Itachi, di una bellezza diversa rispetto a quella di Sasuke:
più austera, più matura. Arrossì
appena per quell'ultimo pensiero,
decisamente fuori luogo data la condizione di evidente pericolo in
cui erano.
«
I- Itachi » balbettò Sasuke, incredulo, mentre un
avvenimento più
unico che raro si palesò dinanzi agli occhi di Sakura e di
tutti i
presenti: lacrime, lacrime vere, che scendevano inesorabili sulle
guance bianche del ragazzo.
«
Hum, Sharingan! Hey, Itachi, il tuo fratellino ha finalmente attivato
la vostra abilità innata. Così la smetterai di
preoccuparti. »
esclamò Kisame, con una sottile ironia a cui nessuno diede
peso.
Itachi
si avvicinò al fratello e gli posò una mano sulla
spalla.
«
Bravo Sasuke. Sono orgoglioso di te. » gli disse, con il suo
tono di
voce profondo, pacato « All'inizio brucia un po' »
aggiunse,
giustificando così le sue lacrime – molto poco
Uchiha – « Ma
presto ti ci abituerai. Torniamo a casa, nostra madre sarà
preoccupata.»
Mamma?
Sasuke
spalancò la bocca, cercando di riprendere fiato. Allora
era vero? Erano tutti vivi!
Il
"come" non aveva più alcuna importanza: poteva
riabbracciare sua madre, suo fratello e suo padre.
Si
asciugò gli occhi con la manica del kimono e un altro di
quegli
avvenimenti più unici che rari si palesò
– straordinariamente
nell'arco di pochi minuti – dinanzi agli occhi, rigorosamente
lucidi, di Sakura: Sasuke sorrise. Davvero. Un sorriso da bambino:
dolce, spontaneo, sincero.
«
Ma come ti sei vestito? » gli chiese il fratello, alzando un
sopracciglio – un altro tratto caratteristico.
«
É una lunga storia. Te la racconto dopo. »
tagliò corto Sasuke che
non vedeva l'ora di rivedere sua madre e suo padre.
Sakura
osservò i due Uchiha allontanarsi, con un sorriso da ebete
stampato
sul viso e un milione di domande da porre a quei due sciagurati che
erano riusciti in un'impresa davvero impossibile. Non solo avevano
riportato a casa Sasuke, ma addirittura tutta la sua famiglia. Ma
come avevano fatto?
Realizzò
anche qualcos'altro che aveva poco a che fare con il Clan Uchiha, con
il suo unico grande amore e con la possibilità, seppur
ancora
remota, di avere una suocera: qualcuno le aveva costantemente tenuto
gli occhi addosso, in maniera abbastanza morbosa, come se tra lei e
quella persona ci fosse stato una specie di... rapporto?
La
"marionetta marionettista" rediviva, sorrideva furbetta,
nascosta dietro un ragazzo biondo che Sakura aveva incontrato di
sfuggita nel covo dell'Akatsuki. Perché sorrideva in quel
modo? E
perché non aveva smesso per un secondo di guardarla?
In
quel modo rischiava di farla arrossire!!!
'Controllati,
Sakura!' si disse,
tentando di ignorare gli occhi nocciola del ragazzo che sembravano di
gran lunga più caldi – per non dire bollenti
– rispetto
all'ultima volta che aveva avuto modo di incrociarli.
L'ottimo
proposito di rimanere calma e non farsi prendere assolutamente dal
panico, naufragò quando l'Akasuna, con un tono che definire
sensuale
sarebbe eufemistico, prima di defilarsi, le sussurrò codeste
parole
all'orecchio sinistro: « A dopo »
Sakura
rabbrividì. In tutti i sensi.
֎
«
Adesso potreste gentilmente spiegarmi come ci siete riusciti?
»
domandò l'Haruno a Kakashi e Naruto, dopo aver faticosamente
recuperato un po' di presenza di spirito.
«
A fare cosa? » domandò Kakashi, perplesso.
Sembrava più svampito
del solito.
«Su,
dai... Itachi, i genitori di Sasuke. Cavolo, era proprio necessario
riportare in vita anche S- » non riusciva a pronunciare il
suo nome,
ancora scossa dal suo comportamento « il tizio della sabbia?
»
«
Sei sicura di stare bene? »
«
Quando li ho trovati, lei era a terra. Una delle ragazze di quelBaka
l'ha colpita sulla testa. » intervenne Naruto.
«
Ragazze? Baka? Ma di cosa stai parlando? » ribatté
la Haruno,
impossibilitata, per ovvi motivi, ad associare la parola ragazze a
Sasuke.
«
Sì, non ci sono dubbi: ha preso una botta in testa
» convenne
Kakashi, prima di dileguarsi.
Sakura
rimase, quindi, da sola con Naruto.
Niente
di più normale, negli ultimi anni si erano ritrovati spesso
a farsi
compagnia.
«Ok,
ho capito. » sospirò Sakura « Ti offro
una ciotola di ramen e tu
mi racconti tutto. »
Era
certa che Naruto non avrebbe mai e poi mai rifiutato una ciotola di
ramen gratis.
«
Io non mangio ramen »
«
C-cosa? » balbettò, sbattendo più volte
le palpebre.
Forse
Naruto era entrato un po' troppo nella parte. Oppure semplicemente
gli andava di scherzare.
Ci
riprovò.
«
Una bella ciotolina di ramen fumante, da Teuchi, assolutamente
gratis! » cantilenò, portandosi una mano sullo
stomaco e
cominciando a massaggiarlo come per simulare la sensazione di
sazietà
dopo aver ingurgitato un cibo tanto succulento.
«
Mi stai chiedendo di uscire? Se lo venisse a sapere Hinata ti
ucciderebbe senza alcuna pietà » la
avvertì Naruto. Ed era molto
serio.
«
Perché mai Hinata dovrebbe uccidermi? » gli
chiese, ingenuamente.
«
Lascia perdere. Comunque la mia risposta è no. »
«
E dai, Naruto. Sasuke è tornato, dobbiamo festeggiare!
» piagnucolò
lei, sperando di convincerlo.
«
Non so di cosa tu stia parlando, ma sei veramente insopportabile!
»
Ko
tecnico, alla seconda ripresa. L'aveva stesa con quell'unico
insignificante aggettivo qualificativo, un gancio in pieno viso. Ed
era uscito dalla bocca di Naruto. Assurdo!
A
quel punto Sakura diede le spalle a quel Baka insensibile e
s'incamminò verso casa.
Pensierosa,
alzò gli occhi al cielo e li posò casualmente sul
Monte degli
Hokage, sul quale non riuscì a riconoscere il viso di
Tsunade-sama.
Al suo posto c'era quello di un uomo, i cui tratti le ricordavano
molto quelli di una certa persona.
'Ma
che vado a pensare?'
tentò di autoconvincersi, scuotendo il capo.
Giunse
a casa dei suoi genitori e, una volta aperta la porta d'ingresso, fu
letteralmente colpita dall'assoluto silenzio che vi regnava. A
quell'ora sua madre doveva essere intenta a preparare la cena e ,
invece, la casa non solo era silenziosa, ma anche buia. Percorse il
piccolo corridoio e accese la luce della cucina. C'era una strano
odore che proveniva da un punto non ben definito e Sakura si mise a
ricercarne la fonte. Non ci volle tanto. Le bastò aprire il
frigo
per ritrovarsi di fronte a una serie di confezioni di cibo in
scatola, smangiucchiate e lasciate lì a produrre
penicillina.
«
Che schifo! » esclamò, munendosi di una busta
dell'immondizia.
Ripulì
accuratamente il frigo, lasciandovi all'interno solo ciò che
sembrava commestibile. Probabilmente i suoi genitori dovevano essere
partiti per una vacanza durante la sua assenza.
«
Potevano lasciarmi un messaggio, però »
sbuffò la Kunoichi,
uscendo di nuovo di casa per andare a comprare qualcosa da mangiare.
Si
recò nella piccola bottega nei pressi della sua abitazione,
dove sua
madre era solita andare a fare la spesa, sperando che la proprietaria
potesse darle qualche informazione sull'improvvisa sparizione dei
suoi genitori.
Comprò
del latte fresco, un paio di confezioni di ramen in scatola, della
frutta e una montagna di dolci. Per una sera sarebbe sopravvissuta in
quel modo.
Giunta
alla cassa, notò immediatamente lo sguardo di comprensione
della
proprietaria. Ma più che di comprensione, le parve quasi di
compassione.
«
Buonasera cara » le disse amorevolmente.
«
Buonasera a lei, signora »
La
donna sistemò gli acquisti in una busta di carta e gliela
consegnò.
«
Quanto le devo? » chiese Sakura, tirando fuori il borsellino.
«
No, cara. Non mi devi nulla. » le rispose la donna, poggiando
la
mano grinzosa su quella della ragazza, come per farle coraggio.
Sakura
corrugò la fronte e arricciò il naso, confusa per
l'ennesima volta
durante quell'assurda giornata.
«
La ringrazio, ma non capisco. »
«
Per la figlia dell'eroe del Villaggio, questo ed altro » le
spiegò
la signora.
Eroe
del Villaggio? Mi ha confusa con qualcun altra?
«
A proposito, sa dove sono i miei genitori? »
indagò.
«
Oh, povera cara. Ti mancano così tanto che ancora non riesci
a
razionalizzare, vero? »
Sakura
aggrottò ulteriormente la fronte, che essendo alta aveva la
capacità
di corrugarsi all'inverosimile, pensando che la signora fosse
totalmente andata di testa. Eppure non se la ricordava così
rincoglionita.
«
A presto » la salutò, guardandola con un certo
sospetto.
Ritornò
in fretta a casa e sedutasi al tavolo della cucina, notò
delle
fotografie appese sul muro del corridoio che non sarebbero dovute
essere lì.
Raffiguravano
i suoi genitori. Niente di strano, in fondo, se non fosse stato per
il fatto che avevano entrambi indosso una divisa da jonin.
'Impossibile'
pensò,
avvicinandosi per
appurare che non si trattasse di un travestimento, ideato da sua
madre, per l'ultima festa in maschera del Villaggio.
No,
non c'erano dubbi: erano proprio vestiti da jonin e non sembrava
affatto una festa in maschera. In una foto, in particolare, suo padre
era in compagnia di un altro uomo dai capelli scuri – molto
famigliari – e dagli occhi color pece – anch'essi
terribilmente
famigliari, tant'è che Sakura rabbrividì
istintivamente. Si
abbracciavano come due buoni amici, e forse lo erano davvero, ma per
quanto Sakura ci provasse non riusciva proprio a ricordarsi chi
potesse essere. Era quasi
certa di non averlo mai visto.
I
suoi genitori erano dei civili, non dei jonin di Konoha. Lei era
stata la prima della famiglia Haruno a intraprendere la carriera
ninja.
'Ma
che sta succedendo?' si
chiese,
sgomenta.
Naruto
e Kakashi si comportavano in modo strano, la famiglia di Sasuke era
di nuovo in vita e i suoi genitori erano dei jonin.
Improvvisamente
le ritornarono alla mente le parole dell'anziana proprietaria della
bottega. Una profonda angoscia le strinse lo stomaco ed ebbe paura di
rigettare quello che aveva appena mangiato, realizzando che i suoi
genitori fossero... morti?
֎
'Hokage???'
«
Sasuke, sei sicuro di stare bene? Mi sembri un po' pallido. »
gli
domandò Mikoto, posandogli con delicatezza il palmo della
mano sulla
fronte.
Il
suo profumo. Era così bello poterlo sentire ancora e per
quanto
Sasuke fosse tendenzialmente poco incline ad avere contatti fisici
con chicchessia e ancora incredulo all'idea di averla davanti ai suoi
occhi in carne e ossa, non si scansò di un millimetro.
Lo
aveva percepito subito, appena varcata la soglia di casa. La sua
casa.
A
stento era riuscito a tenersi in piedi, le gambe era diventate come
di burro, quando l'aveva vista fare capolino dalla cucina e
sorridergli.
Le
era andato incontro e l'aveva abbracciata con veemenza, sollevandola
da terra.
«
Sto bene, mamma. Non preoccuparti. » la rassicurò,
sforzandosi di
sorriderle – non era più abituato a simili
esternazioni. Realizzò,
provando una specie di intorpidimento a livello della mascella, di
aver sorriso più in quelle tre ore che negli ultimi sette
anni della
sua vita. Indolenzimento tollerabile, se non addirittura piacevole.
«
Vai a fare la doccia e a cambiarti. Se nostro padre ti vedesse con
quei vestiti indosso potrebbe decidere di diseredarti » gli
consigliò Itachi, seduto vicino a lui, sul divano, a braccia
conserte.
Suo
padre: l'Hokage di Konoha. Non riusciva ancora a crederci. La parte
razionale del suo cervello, di solito molto più attiva di
quella
emotiva, aveva compreso che quello che stava accadendo non fosse
reale, ma era così bello credere che fossero tornati, che
potesse
avere di nuovo la sua famiglia, che decise di non darle ascolto e di
godersi quell'insperata gioia.
Suo
padre era l'Hokage! Il suo Clan, odiato e temuto, era adesso a capo
del Villaggio della Foglia. Incredibile!
«
Ah, Sasuke! » lo richiamò la madre, mentre
imboccava il corridoio
che portava alla sua camera da letto « Ricordati di chiedere
a
Sakura se per domani sera le va bene la zuppa di gamberetti o se
preferisce qualcos'altro »
Sakura
– domani – cena – zuppa di gamberetti.
Sasuke non riuscì a
comprendere quale fosse il nesso tra quelle quattro parole.
«
Sakura? » ed espresse il suo dubbio, barra disappunto.
«
Domani è venerdì » gli fece notare
Mikoto, con una naturalezza e
una convinzione tali da far impennare il suo sopracciglio in modo
repentino.
Da
che avesse memoria, i suoi genitori non avevano mai intrattenuto
alcun tipo di rapporto con persone che non fossero Uchiha almeno da
tre generazioni. Come aveva fatto quella noiosa impicciona a
diventare una habitué della sua casa? Perché era
quello che sua
madre gli aveva dato a intendere, vero?
Dopo
aver fatto una lunga doccia, Sasuke indossò dei vestiti
"normali",
molto simili a quelli che era solito portare quando ancora la sua
residenza era a Konoha e ritornò in cucina per assaporare
nuovamente
la deliziosa cucina di sua madre.
Apprese,
con un po' di delusione, che suo padre, a causa di una riunione che
si era protratta più del previsto, non avrebbe cenato con
loro.
Ricordò
che anche quando era a Capo della Polizia di Konoha, a volte,
rimaneva in ufficio fino a tardi. Era sempre stato molto ligio al
dovere e, a maggior ragione, adesso che era il Capo dell'intero
Villaggio – si gonfiava come un pavone in
cattività ogni volta che
ci pensava – non poteva certo venire meno ai suoi impegni per
passare del tempo con la famiglia. Per quanto avesse appreso solo da
poco alcune fondamentali sfaccettature della vicenda che aveva
portato all'estinzione del suo Clan, Sasuke aveva da sempre percepito
una sorta di disagio esistenziale sia in suo padre che in molti altri
membri del Clan. Una specie di sindrome che li portava a lamentarsi
costantemente della stupidità e inutilità della
stragrande
maggioranza degli abitanti di Konoha, Hokage incluso. E per il
principio secondo il quale dalle querce non nascono i limoni, anche
lui aveva iniziato a soffrire della stessa sindrome da
"superiorità
genetica", detestando così il diverso – il
"Naruto",
per capirci. Inoltre, a differenza della restante parte del Clan
tragicamente perita, lui era anche riuscito a esasperarla in un
"delirio di onnipotenza" da psicolabile all'ultimo stadio.
Riusciva,
quindi, a immaginare la soddisfazione di suo padre nell'aver ricevuto
quel riconoscimento che tanto aveva agognato.
Cenarono,
chiacchierando del più e del meno. Itachi, come sempre, si
guardò
bene dal riferire i particolari della sua ultima missione. Da quello
che Sasuke aveva capito, a tozzi e bocconi, l'Akatsuki era una
specie di squadra di elementi scelti. Ogni Villaggio aveva impiegato
in essa il suo miglior ninja al fine di mantenere la pace e
combattere eventuali nemici esterni. (Nel mondo ninja essere i
migliori significava essere degli efferati assassini).
Pochi
giorni prima, secondo quelle poche informazioni che Itachi gli aveva
concesso, prima di tagliare corto con un « Dopo ti
spiegherà
meglio Kakashi » senza poke sulla fronte, un nuovo nemico
aveva
attaccato il Villaggio della Nuvola e l'Akatsuki era stata incaricata
di svolgere delle indagini.
Dopo
cena Itachi si era congedato, comunicando alla madre che avrebbe
passato la notte a casa di Izumi e di non aspettarlo sveglia. Sasuke
socchiuse le labbra, rimanendo alquanto colpito dal fatto che il
fratello potesse avere una vita sentimentale – quando lui non
ne
aveva mai avuto una. A parte Sakura. Piccolo,
insignificante, particolare.
Appena
rimasto solo con sua madre, preso da un'ingestibile
curiosità di
capire come si comportasse un Uchiha – non un uomo, ma un
Uchiha –
in un ambito così frivolo e superfluo, indagò su
questa presunta –
gli veniva difficile anche dirlo – ragazza.
«
Ormai è molto tempo che Itachi e Izumi stanno insieme, non
è vero
mamma? » azzardò Sasuke, fingendo di essere al
corrente della
relazione, con la speranza di averci azzeccato.
«
Sarebbe ora che si decidessero a sposarsi. Tuo padre ne sarebbe
contento e anch'io » gli confessò, sorridendo
dolcemente, mentre
rammendava il mantello di Itachi. Quello con le nuvolette rosse.
Quello dell'Akatsuki. Abbastanza scioccante come immagine, come tutto
quello che stava accadendo, del resto.
«
Beh, è una Uchiha... » tentò ancora
Sasuke, incrociando le dita e
ripetendo come un mantra 'Fa che sia una Uchiha, fa che sia
una
Uchiha'.
La
madre iniziò a ridere.
«
Sasuke, non è più come un tempo. »
esclamò « Tuo padre e io
saremmo stati contenti anche se non fosse stata una Uchiha. Ma era
prevedibile che tuo fratello, alla fine, si sarebbe innamorato
» ed
era arrossita « della cugina di Shisui. »
'Shisui?'
Il
migliore amico di suo fratello, nonché mezzo parente, a
causa dei
matrimoni combinati che per secoli si erano perpetuati nel Clan
Uchiha.
«
A proposito... » esclamò la madre, facendolo
trasalire: che anche
lui avesse una fidanzata?
«
Non esci questa sera? » gli chiese, come se fosse stata
anomala la
sua presenza in casa.
«
Preferisco stare a casa » o meglio 'Preferisco
stare con te'
«
Hai litigato di nuovo con Sakura, vero? » indagò
Mikoto,
assottigliando lo sguardo maliziosamente.
Sasuke
rimase tragicamente in silenzio. Se per ' litigato' intendeva aver
cercato ripetutamente, e con un certo gusto, di spedirla all'altro
mondo, la risposta era: sì, ci aveva litigato, e
anche di brutto.
«
Neanche a me piace molto quel ragazzo, ma lei sembra contenta e poi,
è pur sempre un collega di Itachi »
continuò la madre, piegando
accuratamente il mantello per poi posarlo sul tavolo e passare a una
maglietta blu, probabilmente sua.
Ragazzo
– Sakura – Collega di Itachi. Anche in questo caso
Sasuke si
rifiutò di comprendere il nesso tra le tre cose. Iniziava ad
avere
come l'impressione di essere in una specie di gioco a premi in cui
probabilmente se fosse riuscito a scoprire il motivo per il quale
Sakura era legata in modo così stretto alla sua famiglia,
avrebbe
vinto un buono "Uccidi Sakura gratis" – e con gratis
intendeva... senza provare alcun senso di colpa.
Quello
che le sue, al momento, arteriosclerotiche sinapsi avevano assodato
era che Sakura avesse un fidanzato, che non era lui per fortuna, e
che questo tizio non piacesse a suo madre, nonostante fosse un
collega di Itachi.
La
faccenda si stava ingarbugliando. Non che provasse una malsana
curiosità di sapere chi fosse questo fidanzato – Giammai!
–
ma, per arrecare fastidio a sua madre, la donna
più tollerante
del mondo, doveva essere un vero idiota e per la proprietà
transitiva secondo cui ciò che dava pensiero a sua madre,
inevitabilmente si ripercuoteva su di lui, sentì il bisogno
di
indagare sulla vita sentimentale – Che eresia!
– della
Kunoichi dai capelli rosa.
Che
fosse Deidara? O forse Kisame?
Pensando
a quest'ultimo non riuscì a trattenere un ghigno divertito:
l'uomo
pesce e la donna dai capelli rosa. Ci poteva essere niente di
più
ridicolo?
«
So che le cose tra voi non sono andate come ti aspettavi »
continuò
Mikoto, riuscendo con quelle poche parole cancellare quel ghigno
malefico dalle sue labbra « Ma Sakura ha bisogno di te
»
L'ultima
affermazione era ben chiara anche a lui, altrimenti
quell'insopportabile ragazza non si sarebbe presentata al suo
cospetto brandendo un kunai avvelenato – atto che lui aveva
interpretato come un "Se non posso averti io non ti avrà
nessun altra" in virtù di quella dichiarazione d'amore
terminata con uno svenimento indotto causa forza maggiore.
Più che
altro non aveva ben compreso il significato della prima frase: 'Le
cose tra voi non sono andate come ti aspettavi'.
Ok,
non era riuscito ad ucciderla; diciamo che aveva fallito su tutta la
linea, creando un precedente che sia lei che Naruto gli avrebbero
rinfacciato per tutta la vita – quella che ancora gli
rimaneva da
vivere. Ma aveva intenzione di rimediare il prima possibile, era in
attesa dell'occasione giusta.
Lo
sguardo di sua madre, tuttavia, lo persuase che il suo discorso non
avesse nulla che fare con kunai avvelenati, fughe notturne e
tentativi di omicidio. Cosa poteva saperne lei?
E
il dubbio, un tarlo martellante, cominciò a rosicchiargli
l'encefalo
sinistro.
Che
lui fosse?
Rabbrividì
dalla punta dei piedi fino alla doppia punta dell'ultimo ciuffo
ebano, onice, o più semplicemente nero, dei capelli.
Sua
madre doveva essersi sbagliata o, forse anche peggio, doveva averci
sperato tanto da convincersene.
'Sakura
Haruno, cosa hai fatto a mia madre?'
Come
da tradizione, per non perdere l'allenamento, Sasuke sentì
la sua
vocina interiore, gridare 'Vendetta, vendetta, vendetta!'
Note
(1)
La spiego in breve per chi non avesse visto "Fight
Club". Durante il film
Edward Norton(il protagonista) spesso ripete frasi di questo genere
«Sono il sudore freddo di Jack» oppure
«Sono la vendetta
sghignazzante di Jack» o ancora «Sono la vita
sprecata di Tyler» e
io ho trovato questa cosa assolutamente geniale, nonché
esilarante e
siccome Sasuke fondamentalmente è affetto da
bipolarismo(come il
protagonista del film) ho voluto rendere tributo a uno dei miei film
preferiti.
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