Dieci
Fonti di energia o
Costumi da bagno
Bellamy si rese presto conto che
l’essersi seduto sul pullman
vicino a Harper non aveva comunque impedito a Jasper di urlargli nelle
orecchie
per tutto il viaggio; anzi, la cosa peggiore era stata che
l’incessante raffica
di domande da parte del ragazzino provenisse direttamente dal sedile
dietro di
lui.
Bell si sentiva in colpa per quella
povera anima disperata che
sedeva accanto all’invasato; era più che ovvio,
infatti, che anche se non li
conosceva, non era minimamente interessato all’incasinata
vita di Bellamy
Blake.
Al contrario, guarda un po’,
di Jasper Jordan.
“Quindi, perché
tu e Clarke avete fatto tardi a colazione, mh? Le
cose si sono fatte un po’ piccan…”
Harper si lamentò,
borbottando qualcosa del tipo: “Perché cazzo
volevo
andare a letto con te?” e Bellamy serrò la
mascella.
“No,
Jasper.”
“Allora perché?”
“Perché certe
volte, quando passi più di dieci ore sopra un aereo,
viaggiando da un lato del mondo a un altro, puoi contrarre un
buffissimo
disturbo chiamato jet lag. Mai sentito?”
“Sentito, certo.
Provato, mai.”
Se c’era una cosa che
Bellamy proprio non capiva, era il perché
una ragazza come Maya volesse frequentare un cavo umano sotto tensione
come
Jasper.
Sicuramente, aveva altre scelte.
“Beh, sì. E
abbiamo parlato su Skype con delle persone –”
“ – Su Sky?”
“ –
Skype” ripeté Bellamy, già esausto.
“Senti, non hai nulla di
meglio da fare che chiedere cosa abbiamo fatto, io e la mia ragazza,
ieri sera?
La Grecia ti sta scorrendo fuori dal finestrino – è solo
la
culla della civiltà moderna –
perché non ti ci soffermi a riflettere
un pochino?”
“Sai, Bellamy, sono un
ragazzo sveglio.”
Harper brontolò di nuovo.
“So riconoscere quando
qualcuno cerca di evitare una – ”
“ – Jordan, se
sento uscire un’altra sola parola da quella bocca
abbandonata da Dio prima di arrivare ai cazzo di vecchi archivi, ti
gonfierò
personalmente di botte.”
Questo scoppio, proveniente
– prevedibilmente – da John Murphy,
nella fila di fianco a Bellamy e Harper, obbligò Jasper al
silenzio.
Il ragazzino annuì, mimando
con la bocca “Capito” e tornò al suo
posto.
Bellamy si piegò in avanti,
dopo Harper, per osservare Murphy.
Un pensiero improvviso
s’impossessò di lui.
“Non dovevi essere su una
qualche isola remota a cercare una nuova
fonte di energia per Jaha?”
Murphy sbuffò.
“Sì, certo, se
possiamo soprannominare la sua teoria nuova
fonte di energia.”
Si fece più vicino.
“Jaha mi ha fatto scavare
nei deserti e navigare in mezzo alle
tempeste per cercare l’ubicazione di quella cosa –
quando è uscito fuori che
era soltanto una mezza informazione che aveva sentito l’anno
scorso a una
conferenza di scienze. Non posso lamentarmi, comunque. I finanziamenti
sono
stati imponenti. Nello stesso minuto in cui abbiamo trovato
ciò che stavamo
cercando – o meglio, che non
abbiamo
trovato – mi sono concesso una villa fichissima su una
qualche isoletta. Una
vita da sogno.”
“Allora perché
sei ancora tra noi?” chiese Harper. “Se hai
già
ottenuto quello che volevi, che stai facendo qui?”
Murphy alzò le spalle.
“Tecnicamente, per dare consigli. Agisco da
collaboratore, di per sé. Perciò ho potere su
tutti voi scemi disoccupati.”
Bellamy serrò la mascella.
“Murphy, non c’è bisogno di fare lo
stronzo.”
“Non sto facendo lo stronzo,
Blake. Sono dalla vostra parte – non
sempre da quella di Mister Chiacchiera Ambulante” –
annuì in direzione di
Jasper.
Appoggiò la schiena contro
il sedile. “Qualcuno tra voi soldatini
otterrà un lavoro ed io sarò fottutamente
contento.”
“A proposito di
soldati” dichiarò Harper “non eri stato
coinvolto in
un qualche giro mafioso nel bel mezzo del deserto? O Roma sta
divulgando
cazzate?”
Murphy chiuse gli occhi.
“Nah, è successo
davvero qualcosa, laggiù. Non ho capito cos’era
finché non mi ci sono trovato dentro. Sicuramente
un’organizzazione criminale
che cercava la nostra stessa merda.”
Aprì gli occhi e
lanciò uno sguardo tra Harper e Bellamy.
“Lo sapevate che sono quasi
stato pugnalato?”
“In base a quello che mi hai
raccontato, Murphy, l’essere
pugnalati non rientrava tra i programmi del viaggio.”
Bellamy non aveva aggiunto che Murphy
non gliene aveva parlato un
granché, dato che prima di questo viaggio non si erano visti
da mesi.
“Beh, è una cosa
abbastanza ovvia. Siamo rimasti bloccati con
questo gruppetto di criminali per qualche giorno, solo accampandoci e
camminando e accampandoci e camminando ancora – una noia e
una monotonia del
diavolo. Comunque, la situazione è peggiorata e questa
ragazzina con cui andavo
d’accordo, Emori, mi ha puntato un cazzo di coltello alla
gola e ha detto al
resto del team che mi avrebbe ucciso se le cose non fossero andate come
volevano loro.”
Murphy alzò le spalle.
“Peccato, avrei potuto innamorarmi di lei.
Sorvolando sull’intera questione mafiosa.”
“Io ti avrei
pugnalato” disse Harper.
“Non
c’è problema, baby, tanto non ti avrei comunque
scopato.”
Bellamy si voltò verso
Murphy. “Devi per forza dire stronzate come
questa?”
“Come cosa? È la
verità.”
“Non mi frega un cazzo se
è vero” rispose Bellamy. “Cosa ti fa
credere che alla gente interessi se vuoi o non vuoi fare sesso con
loro?”
Harper sospirò.
“Non ti preoccupare, Bellamy. Sta solo cercando di
fare lo stronzo.”
“Beh, per una volta nella
vita, sta riuscendo in qualcosa.”
Il sorrisetto libertino sul viso di
Murphy scomparve.
“Blake, ricordo
distintamente un atteggiamento più sul facciamo tutto quello che
vogliamo.”
Bellamy non lo degnò di
un’occhiata. “Le cose cambiano.”
“Oh, giusto, dimenticavo che
ti hanno strappato le palle.”
Di nuovo, Bellamy lo ignorò.
“Raccontami, le hai per caso
regalate a Clarke dentro a un piccolo
sacchetto di seta, stile eunuco, o te le ha tagliate lei?”
Bellamy inspirò
profondamente, mormorando “Murphy, smettila prima
che finisca per odiarti davvero”, mentre Harper esclamava:
“Chiudi quella cazzo
di bocca, Murphy. Sappiamo già che hai un solo talento ed
è parlare con il
culo.”
Murphy rise.
“Bene, perfetto –
ho capito l’antifona.”
Poi, un momento dopo, aggiunse:
“Dimmi, Bellamy. Com’è, essere
tenuti al guinzaglio?”
…
Dopo mezz’ora che Bellamy
aveva lasciato la stanza, Clarke
ricevette una telefonata dalla camera dell’hotel.
“Uh, pronto?”
“Clarke?” disse
una voce dall’altra parte dell’apparecchio.
“Sono
Maya. Ho chiesto il tuo numero alla reception; spero vada
bene.”
Clarke si mosse per sdraiarsi sopra il
letto ancora sfatto – il
lato di Bellamy.
“No, va benissimo. Certo.
Come posso aiutarti?”
“Alcuni di noi stanno
scendendo alla spa dell’albergo, vuoi
venire?”
Clarke non conosceva quasi nessuno
degli altri partecipanti del
viaggio, né tantomeno sapeva cosa poteva offrire la spa
dell’albergo.
Ciò nonostante, si
ricordava della voce di Bellamy che le
suggeriva di prendersi del tempo per riposare e decise che forse lo
avrebbe
fatto.
Sarebbe stato certamente meglio che
starsene in camera per tutto
il giorno, pensando al fatto che il suo finto fidanzato
di-circa-sette-mesi
l’aveva baciata davanti a due dei suoi potenziali colleghi.
Cosa che naturalmente non aveva fatto
nell’ultima mezz’ora.
Certo che no.
“Sì, con
piacere.”
“Meraviglioso!”
disse Maya, sembrando genuinamente contenta per
l’assenso della bionda.
“Possiamo vederci davanti
alla tua stanza se vuoi – io e Jasper
siamo dietro l’angolo, non tanto lontano.”
Quindi, Clarke approvò la
proposta e scelse un costume da bagno da
mettere (che altro s’indossava a una spa?).
Quindici minuti dopo, Maya
bussò alla sua porta e le due scesero
alla spa con un’altra coppia di ragazze che si erano
presentate a Clarke come
Roma e Mel.
Roma lavorava al Dipartimento delle
Risorse Umane dell’ARK ed era
amica di Harper da molto prima che entrambe diventassero associate
della
Compagnia.
Clarke non conosceva così
bene né Roma né Harper da chiedere se la
loro amicizia si fosse trasformata in altro, perciò decise
che sarebbe stato
meglio farsi gli affari suoi.
Mel era un’alpinista
dilettante, tra le altre cose, finché non
aveva quasi fatto una brutta caduta e non aveva deciso di smettere;
usciva con
Diggs da circa un anno.
Durante tutto il tempo che le quattro
ragazze avevano trascorso
nella spa, situata all’interno della piscina principale, dopo
essere passate
dalla Jacuzzi alla crio camera, Clarke aveva avuto
l’impressione di aver
scoperto tutto quello che c’era da conoscere riguardo ognuna
di loro.
Ovviamente, la prima dichiarazione che
qualcuna fece nei confronti
di Clarke – dopo un collettivo apprezzamento su come
apparisse in costume da
bagno, abbastanza divertente – aveva a che fare con
l’apparente relazione della
bionda con Bellamy.
“Come sapevi che era il
ragazzo giusto per te, Clarke?”
Clarke sospirò in direzione
di Mel, perché era lei che l’aveva
chiesto.
Con Bellamy non aveva parlato di
questo – non avevano più discusso
di nessuna delle possibili complicazioni della loro
“relazione” da mesi.
In tutto il tempo che avevano
trascorso insieme, non avevano
macchinato niente. Combatté contro l’urgenza di
sospirare nuovamente.
Era da sola – ma poteva
farcela.
“Quando ho capito che
Bellamy era il ragazzo per me?” ripeté
lentamente.
“Uh…a essere
completamente onesta con voi, all’inizio non lo
sapevo. Pensavo che fosse il più grande stronzo sulla terra
– non potevamo
nemmeno stare in una stanza insieme senza iniziare una gara di strilli.
Era
tremendo. Una volta, il mio amico Monty scoppiò in lacrime
– è stato così
brutto. Comunque, ho odiato Bellamy per un sacco di tempo. Non ci siamo
più
visti di persona e altro. Poi, un giorno, dovevamo incontrarci con la
nostra
comune amica Raven, che è direttamente e indirettamente la
ragione per cui
Bellamy ed io siamo finiti insieme ma ci ha mollati e quindi siamo
rimasti con
questi tremendi biglietti in questo tremendo concerto dentro a un
qualche
bistrot. Siamo andati e ha fatto schifo. Abbiamo provato a non farci a
pezzi e
abbiamo fatto schifo. Quindi, Bellamy ha suggerito questo bar di jazz,
ed era
così strano perché era meraviglioso e inaspettato
ma sentirlo parlare di
jazz…l’ha fatta sembrare come la cosa
più bella del mondo. È il modo in cui
parla dei Classici, anche – è ciò che
l’ha portato qui. Perciò, il bar di jazz
ha avviato gli ingranaggi, mi ha fatto pensare che forse non era un
ragazzo
così terribile e poi immagino di aver continuato a passare
del tempo con lui.
Con Bellamy, sono le piccole cose – come il fatto che si
sveglia all’alba e fa
sempre abbastanza cibo per due persone e come mi porta il
caffè quando lavoro e
come mi dà sempre una mano, in qualche modo – era
diventato così strano,
vederlo e non sentirlo vicino a me. E una cosa che apprezzo davvero,
davvero
tanto di lui…è che non fa mai pressioni dove vede
un’ammaccatura. Sembra
stupido nel modo in cui l’ho detto, ma quello che intendo
è questo, se capisce
che c’è una parte sensibile, non chiede mai
troppo. Aspetta che sia io a
dirglielo, se e quando voglio. Non so nemmeno se sia una decisone
consapevole,
ma lo fa.”
Improvvisamente, si sentì
come se fosse tutta sudata.
“Scusa, Mel, qual era la
domanda?”
Maya rise. “Penso che tu
abbia risposto, Clarke.”
“Siete in sintonia
l’uno con l’altra” disse Roma.
“Ho sempre
pensato che è così che devi sentirti
quando…lo sai.”
“Sai cosa?” chiese
Clarke.
Avrebbe dovuto essere contenta di
averle ingannate così bene ma
tutto quello cui riusciva a pensare era che alla fine aveva dimenticato
di
recitare.
“Diciamo solo che, tra noi
quattro, sarai tranquillamente la prima
a passare sotto la navata.”
Clarke scosse la testa, cercando di
non sorridere. “Io e Bellamy
non stiamo insieme nemmeno da un anno – non è
– no.”
Ma Roma le stava comunque lanciando
quello sguardo da Io
lo so, ed era uno sguardo che la terrorizzava.
Proprio mentre uscivano dalla piscina
e raggiungevano gli
asciugamani, il telefono di Clarke iniziò a squillare.
Quasi era stata sul punto di lasciarlo
in camera ma quando vide il
nome sullo schermo, fu contenta di non averlo fatto.
“Hey, Bellamy.”
“Siamo in pausa
caffè. Volevo controllare come stessi.”
Clarke trattenne un sorriso.
“Sto bene. Sono scesa alla spa con
alcune delle ragazze.”
“Com’è
la spa?”
Si guardò intorno.
“È davvero carina. Rilassante. Sarebbe
più
rilassante se potessi riposarmi invece che raccontare a tutti la storia
di come
ci siamo innamorati. Ma hey! che altro deve fare una ragazza?”
Bellamy rise.
“Però ti stai divertendo? Ti stai riposando al
meglio?”
“Sì, direi di
sì. Ho messo il costume da bagno e tutto il resto.
Mi sto rilassando sempre di più.”
Ci fu una pausa, poi Bellamy disse:
“Cerca di non sedurre metà
dell’hotel prima del mio ritorno.”
“Beh, forse se non fossi nel
bel mezzo delle antiche scritture,
avrei qualcuno di diverso da sedurre.”
Immediatamente, Clarke si
raggelò. Aveva appena detto quello che
pensava? Che cosa avrebbe immaginato Bellamy?
Inconsapevoli della realtà
della situazione, Roma e Mel si
scambiarono un’occhiata.
La prima fece una battuta su qualcuno
che non aveva mai letto dei
registri tanto velocemente.
Clarke percepì il deglutire
del moro da dietro al telefono.
“Merda, Clarke.”
Lei rise. “Ok, scorda il
Kamasutra – ”
“A nessun punto di questa
telefonata ho pensato al Kamasutra – ”
“ – Come sta
andando il viaggio?”
“Va bene, sì!
È un privilegio poter vedere gli archivi; sono
così
ben tenuti, ed è tutto così meraviglioso, Clarke.
È onestamente appagante.”
“È stupendo,
Bellamy. Certo, sarà più appagante quando lo
sperimenterai in prima persona con me.”
“Simpatica.”
“Non cercare di fare il figo
o l’indifferente, Bellamy. Non sei
nessuna delle due cose e lo sappiamo entrambi.”
Lui rise. “Perché
devi farmi a pezzi, Clarke?”
“È un trucco per
nascondere quanto ti amo. Non posso ammettere di
voler baciare la tua faccia tutto il tempo, Bellamy; non è
così che funziona.”
“Dio! Sono un tale
idiota.”
“Certo che lo sei. Adesso
è meglio che vai e che torni a essere
uno storico spaccaculi.”
“Sì, hai ragione.
Ci vediamo tra un paio d’ore.”
Sospirò. “Ti amo,
Clarke.”
Lei sorrise, anche
se lui non poteva vederla. “Ti amo, anch’io,
Bellamy.”
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