Disclaimer: i personaggi sottocitati
appartengono a Eric Kripke e alla serie Supernatural. Questa opera non
ha scopo di lucro.
Avviso: Si tratta della mia prima fiction su
Supernatural, scritta dopo la visione e gli avvenimenti della puntata
Sex and Violence [ 4x14
], con numerosi spoiler della quarta
stagione. Lettore
avvisato mezzo salvato.
Può essere letta anche separatamente
dalla fic che l'ha preceduta "Evil in the Night".
Distraction
in the Night
Dean stava iniziando ad odiare anche il Wyoming.
Per tre semplici ragioni e non tutte direttamente collegate
l'una all'altra.
La prima ragione era sottoforma di una voce femminile che si
era materializzata al cellulare di Sam circa un'ora dopo che avevano
cenato.
Ruby.
Non c'era stato bisogno che Sam tentasse di nasconderlo, era
lampante.
Suo fratello aveva chiuso il telefono e si era rimesso a
masticare senza appetito la sua insalata, pasto più che mai salutare dopo la
caccia di un mannaro che aveva imperversato per le strade di Cheyenne nelle
ultime settimane facendo ben dieci vittime.
La seconda ragione per odiare quella fottuta città e anche il
fottuto Wyoming era la nebbia mischiata all'umidità.
Una nebbia spessa un palmo, da cui dal nulla era uscita Ruby
apparendo sulla soglia della loro stanza d'albergo, forse arrivando con quella
specie di macchina rubata ai Trasformers con cui girava quando faceva la donna
emancipata e non appiedata.
Dean aveva aperto al discreto bussare senza pensarci,
lasciando a metà una pubblicità progresso che guardava in tv da circa mezz’ora
senza alcun interesse, e dopo averla studiata da capo a piedi le aveva sbattuto
la porta in faccia, sparendo nel bagno giusto in tempo per sentire Sam sbuffare
e tornare ad aprire.
Era normale? Cioè, giusto per chiarire le cose almeno con se
stesso. Era normale invitare quella tizia proprio in sua presenza? Pareva di si,
Sam non ci faceva più nemmeno caso, né una parola né una spiegazione. Si, l’anormale ancora una volta era
lui.
La stronza infernale comunque doveva essere entrata e
dall'odore...patatine fritte.
Ruby aveva con sè delle patatine fritte. Quella era
suonata.
Anche di fronte al lavandino a passarsi dell'acqua fredda sui
polsi Dean avvertì quel profumo e gli tornò l'appetito, insieme a una brutta
sensazione.
Da quando era tornato dall'Inferno mangiava troppi fritti e
aveva sempre freddo.
Grande.
Mitico, davvero.
Non che prima fosse stato un fan del macrobiotico, lui e le
carotine non erano mai stati propriamente amici intimi, ma ora si
esagerava.
Decise comunque di togliersi dai piedi, l'ultima cosa che
voleva era passare la serata con Sam e Ruby. Nelle ultime settimane suo fratello
aveva tentato di riportare il discorso sui suoi poteri, come se dopo la faccenda
delle sirene e ciò che si erano detti fosse ormai convinto di potersi fare gli
affari suoi senza più dovergli alcun ragguaglio sulla sua vita segreta che tanto
più segreta non era.
Non che Dean potesse davvero biasimarlo. Sam ormai poteva fare
quello che voleva.
Era grande e grosso e se quegli idioti degli angeli non
volevano che usasse quel potere demoniaco dovevano solo "purificarlo" o roba del
genere. In fondo era anche colpa loro. Se fossero stati guardiani seri e non
soldati del cazzo che combattevano quando volevano Azazel non avrebbe distrutto
centinaia di famiglie e reso centinaia di bambini dei piccoli...anti cristo o
roba simile.
Si lavò la faccia più volte, senza mai staccare gli occhi dal
suo riflesso allo specchio.
Era bizzarro, ma ancora più che in sogno i ricordi
dell'Inferno gli arrivavano in quelle occasioni. Quando vedeva il suo stesso
riflesso. Come se attraverso lo specchio vedesse il proprio vero io.
Lo specchio non mentiva, ecco tutto.
- Aspetti che ti crescano corna e coda?-
Dean imprecò, buttandosi altra acqua gelida sulla
faccia.
- Ho già troppa gente che mi appare alle spalle. Vattene da
qui.- replicò, asciugandosi e vedendo Ruby ancora lì appoggiata alla porta.
Perchè era lì e come aveva fatto ad entrare senza farsi notare?
- Sam è uscito un attimo.- spiegò, come se gli avesse letto
nel pensiero.
- E ti ha lasciata qua sola con me.- Dean fece un fischio
ironico, gettando l'asciugamano dove capitava per sorpassarla e uscire dal
bagno, dritto al letto dove cercò la sua giacca - Che avete in
mente?-
- Non sono particolarmente felice nemmeno io, non credere. Non
amiamo la compagnia l’uno dell’altro e non è un mistero, però Sam mi ha chiesto
un favore personale e non posso rifiutarglielo. Non lo ammetterà mai, ma pensa
che parlare con qualcuno che ha vissuto la tua stessa esperienza possa farti
bene.-
Wow.
Doppio wow.
Così ora il pazzo sarei io. Lui si sbatte Crudelia Demon
e io sono il malato di mente?
La sua espressione doveva essere chiara, perchè Ruby piegò la
bocca carnosa in un sogghigno divertito.
Si sedette sul bordo del letto di Sam, guardandolo
vestirsi.
- Io esco. Voi fate con comodo.- borbottò lui, sistemandosi il
bavero.
- Dean.-
- No.-
Ruby gli sorrise, afferrando il suo sacchetto di patatine e
iniziando a masticarne una con calma.
- Dean, forse non scendo giù da un po’ ma ci sono stata per
più tempo di te.-
- Ma dai. Con quei due occhietti innocenti non me lo sarei mai
aspettato.-
- Sam vuole che...-
Sam vuole un gran cazzo!
Alzò una mano e la mosse con un gesto secco, stroncando quel
discorso sul nascere.
- No, no e poi no. Sam non vuole che io parli con te
dell'Inferno, lui vuole solo che la smetta di svegliarlo in piena notte per i
miei incubi. Bhè, digli di comprarsi dei sedativi o magari sfiniscilo, così
dormirà meglio stanotte e non sentirà me che mi lamento.-
La demone arcuò appena un sopracciglio, senza smettere di
masticare.
- Mi ha detto che le sirene vi hanno fatto il lavaggio del
cervello.-
- Non era lavaggio del cervello, hanno semplicemente liberato
ciò che pensavamo. A quanto vedo non sono l’unico a cui racconta stronzate.
Pensavo che a una come te...-
- Con “una come me” intendi un demone?-
- Non ti sentirai insultata spero.- la prese in
giro.
- Certo che no. Ma la verità ha molte facce.-
- Classica risposta da demone. Di verità ce n’è una sola,
tesoro.-
- Ovvero che lui ti ha tradito con me e che tu...hai sprecato
la tua anima per uno che non la merita?-
Dean si fermò sulla porta. Il palmo stretto sulla maniglia, lo
sguardo verde fisso contro lo spioncino tondo e liscio.
Sentiva Ruby masticare, quel suo visino sensuale e incantatore
assolutamente fasullo dritto e puntato alla sua schiena, praticamente in mezzo
alle scapole come se stesse cercando di trapassarlo.
- Perchè hai paura dei suoi poteri Dean?- gli chiese, con tono
pacato.
- Lo
sai.-
- Si diventa demoni solo all'Inferno.-
- E qui sulla terra lasciandosi andare al sangue di quel
bastardo di Azazel cosa si diventa Ruby?- le chiese, girandosi appena sopra la
spalla, guardandola con la coda dell'occhio - Non sono stupido. Ti ho
ringraziato per quello che hai fatto, gli hai salvato la vita e questo devo
riconoscertelo. Ma non sono stupido. Tu vuoi qualcosa.-
- Cosa devo fare perchè anche tu possa fidarti di
me?-
- Dubito che te ne freghi qualcosa di quello che penso e
risparmia gli artigli su mio fratello. Ne ho abbastanza di demoni che toccano
qualunque cosa.-
- Preferisci gli angeli allora.-
Stavolta non le dette la soddisfazione di una risposta e varcò
la soglia, passando accanto a Sam che tornava senza degnare neanche lui di un
fiato. Infilò la macchina e si sedette, sapendo bene che suo fratello era ancora
lì, di fronte alla loro camera.
Parlare con Ruby! Puah!
Aveva già discusso sufficientemente con Alastair due settimane
prima, non gli servivano altre chiacchiere. Non da una che parlava di torture e
morti e intanto mangiava patatine come alla fiera della contea.
Avviò il motore e si immise sull’autostrada 57, uscendo
praticamente da Cheyenne.
Se non sbagliava il giorno che erano arrivati aveva scorto una
sorta di bettola per motociclisti e gente tosta, roba da entrare armati di uzi
se volevi uscirne con ancora tutti i denti in bocca ma ehi!
Lui era pazzo no? Era stato all'Inferno, quindi
fondamentalmente il più pericoloso lì in mezzo era lui.
Compiaciuto da quel ragionamento fece per accendere la radio e
si ritrovò a far fronte al terzo motivo per cui odiava anche il fottuto
Wyoming.
Vide prima il ginocchio, poi tutta la gamba coperta
dall'impermeabile e infine imprecò. Pesantemente.
- Cas, porca puttana!- abbaiò, quasi sbandando nella corsia
opposta.
L'angelo, come se fosse stato protetto da un'invisibile
cintura di sicurezza, non si spostò di un millimetro e lo guardò senza battere
ciglio, mentre una musica assurda si allargava per tutto l'abitacolo.
Ci mancava solo Boy George, pensò Dean
riprendendo un po’ di calma e cambiando stazione all'istante.
- Allora, non ci eravamo chiariti l'ultima volta? Ho
detto che non volevo più averti tra i piedi. Che dovevi mandarmi qualcun altro,
anche gli angeli del presepe, non m’importa.-
- Hai lasciato Sam col demone.-
- Si, dalle mie parti è ancora considerato indecente stare a
vedere due che scopano, ma se in Paradiso il voyeurismo è accettato allora posso
anche tornare indietro. Mi conosci.- rise sarcastico - Sono così devoto e
fedele.-
Lo sguardo di Castiel si fece colmo di rimprovero, eppure
ugualmente si mise comodo, spostando la sua attenzione allo spazio oltre al
finestrino.
Da parte sua Dean trovò quella situazione piuttosto strana. Ma
come, arrivava e poi lo ignorava?
- Che diavolo vuoi?-
- Uriel è irritato con me.-
- Ma dai? Gli hai rotto una spadina?-
- Le spade degli Arcangeli non si possono rompere
Dean.-
- Era un modo di dire, che cazzo. Solo perché litighi con
quell’imbecille, e non ti azzardare a dirmi di portargli rispetto perchè ti
lancio fuori dalla macchina in corsa, non vuol dire che tu possa venire da me
non appena ti gira.- brontolò l’altro irritato dalla compagnia e anche dalla
nebbia - Perchè non ti vuole attorno comunque? Credevo foste culo e
camicia.-
- Io non...sono d'accordo su alcuni suoi pensieri sui mortali
e su di te in
particolare.-
Dean non staccò gli occhi dalla strada. La striscia bianca era
tutto ciò che seguiva. Doveva fare così, doveva.
Castiel emise un sospiro.
- Abbiamo avuto una sorta di discussione piuttosto
accesa.-
- Spero tu gli abbia spaccato la faccia almeno.-
- Dean, dovresti portargli rispetto sul serio.- seguì Castiel
come da copione – Uriel ha molta esperienza, controlla la Terra da prima ancora
che il primo di voi camminasse sul suolo, è un onore per me averlo al nostro
fianco. Inoltre è un Arcangelo.-
- E’ un coglione. Non so come due tizi tanto diversi possano
viaggiare insieme.-
L’angelo si voltò a scrutarlo, la fronte appena corrugata –
Pensi che siamo diversi?-
- Se non altro tu non prenderesti a calci un cucciolo sotto la
pioggia. O mangeresti di fronte a un bambino affamato. Dico solo questo. Per il
resto io e te non ci conosciamo abbastanza.-
Un altro sospiro e Castiel tornò a guardare fuori dal
finestrino.
Dalla radio si propagò una canzone d’amore e Dean cambiò
nuovamente stazione, usando un livello di forza non necessario che fece
sfrigolare l’apparecchio.
Ritraendo la mano la strinse sul volante e per qualche secondo
di silenzio, di patetico silenzio, pensò di stringere la carotide di qualcuno.
Magari Uriel...magari Sam...o il
santarellino lì a fianco, che continuava ad apparire attorno a lui quando voleva
nonostante gli avesse già specificato più di una volta e con toni abbastanza
alti che non voleva più vederlo.
E forse Cas non gliel’aveva mai raccontata giusta perché lo
scrutò con la coda dell’occhio, tutto serio, proprio quella faccia da funerale
che metteva su ogni qual volta gli diceva che non credeva nel suo Dio.
- Sto cercando di sistemare le cose Dean. Fra noi
due.-
Dean rise al colmo del divertimento, notando per l’ennesima
volta in molti mesi che ogni volta quel suono gli usciva strozzato, finto.
Un tempo aveva saputo ridere. Lo ricordava.
Un tempo non avrebbe mai rifiutato un’offerta di
pace.
Quand’era diventato così chiuso? Non era più capace di
accettare le scuse, le debolezze, persino gli errori degli altri. Forse perché
non accettava più nulla neanche da se stesso.
- Fra noi due non c'è niente.- rispose con tono freddo ma
cauto - Mi hai salvato il culo dalle fiamme e io ti ho salvato l'osso del collo.
Pace e fine. Non serve che tu sia gentile, non lo sei mai stato. In fondo me
l'avevi detto, non sei qua per stare appollaiato sulla mia spalla,
no?-
A Castiel non sfuggì il sarcasmo, tuttavia tentò di
continuare, con difficoltà ma con altrettanto impegno.
Sembrava davvero intenzionato a sistemare le cose, come se una
chiacchierata all'alba di mezzanotte potesse fare miracoli. Come se
gl'importasse.
Chi capiva gli angeli era bravo.
- Forse adesso ho altri ordini.- lo sentì
mugugnare.
- Ma dai. E sarebbero? Cioè, non che me ne freghi qualcosa dei
tuoi ordini...-
- Si, questo l'hai specificato più di una volta.-
-...ma il fatto che questi ordini sembrano esserti indigesti
mi affascina. Che ti hanno detto dall'alto? Che devi rimettermi sulla retta via?
Che devo andare al catechismo? Che devo andare in chiesa?-
- Non è la chiesa che potrà avvicinarti alla fede.-
- Su qualcosa siamo d'accordo.- Dean svoltò a destra,
inserendosi su una strada secondaria sollevando una nube di polvere dietro
l’Impala - Allora Dio stavolta ti avrebbe detto di riportare la pecora nera
dentro il gregge. Wow. Neanche a quest’ordine ti sei lamentato?-
- Ogni ordine dai Cieli è sacro, inoltre non è stato un ordine
che ho ricevuto solo io. Credo che arriveranno altri miei fratelli per parlarti
oltre a me.-
La frenata fu brusca, secca e violenta. Mancò poco che Castiel
finisse fuori dall'Impala e Dean quasi si sfracellò la faccia sul volante,
piantando i palmi in avanti per bloccarsi in tempo prima di finire
sfigurato.
Un camion dietro di loro quasi li investì, sorpassandoli
inferocito e urlando oscenità omofobe.
- Certi umani usano sempre nomi di ortaggi per insultare gli
altri uomini.- commentò Castiel beato - Come mai?-
Dean era da un'altra parte.
Da tutt'altra parte. Aveva sentito bene?
- Cos’hai detto prima?- sibilò girandosi verso di lui - Chi è
che dovrebbe venire da me?-
- Alcuni miei fratelli.-
- Siamo nel bel mezzo dell'Apocalisse e voi non avete niente
di meglio da fare che venire a rompermi le palle con queste cazzate sulla fede?-
urlò Dean fuori di sè - Mi rifiuto di vedere altri di voi, tanto siete tutti
uguali.-
- Non siamo tutti uguali. Alcuni dei miei compagni potrebbero
aiutarti.-
- Con cosa? Con un fratello che sto perdendo a poco a poco?
Con un demone che pensa di parlare dell'Inferno con me mentre mangia patatine?
Vogliamo parlare dei sigilli che Lilith ha rotto in due settimane? O vogliamo
parlare tutti insieme di Alastair in una specie di tour terapia di gruppo? Ecco
perché stiamo perdendo, perché voi angeli passate troppo tempo a
pontificare!-
- Tu prendi tutto troppo sul serio.- fece Castiel - Alcuni dei
miei fratelli comunque sono stati d'accordo con te. Michael ha detto che se non
credi sono affari tuoi.-
- Grande. Questo lo conoscerei volentieri.-
- Dean, questo...è l'Arcangelo Michele per voi umani.
E' il capo delle nostre truppe.-
- Lui combatte di certo tutti i giorni.-
- Lui va anche a caccia ai confini dell’Inferno e non credo lo
vedrai tanto presto.-
- Un dolore atroce per me. Ecco, ci siamo.-
L'Impala si fermò di fronte a un bar di legno, a fianco erano
parcheggiate una trentina di moto di grossa cilindrata, camioncini, camion e
rimorchi.
Castiel scese con lui, buttando un'occhiata vaga a due tizi
che si facevano nella loro macchina dai vetri appannati.
- Andranno all'Inferno, non preoccuparti.- bofonchiò
Dean.
- Non si va all'Inferno per aver della semplice
fornicazione.-
- Non voglio mai più sentire quella parola pronunciata da te.
E se vuoi entrare con me levati la giacca e la cravatta o sentirai altri epiteti
simili a vegetali lì dentro.-
L'interno era fumoso e odorava di birra, c'erano tavoli da
bigliardo e ragazze che servivano alcolici.
Un juke-box rimandava una vecchia canzone dei Talking
Heads.
- Che ci facciamo qua?-
Dean sprofondò al bancone, ordinando una birra - Io bevo. Tu
fa quello che vuoi.- un sorso e poi esplose di nuovo - Io non riesco a capire
come alcuni dei tuoi amici possano davvero pensare di scendere qui a farmi le
paternali!-
Castiel scosse la testa - Non verranno a farti lezione, Dean.
Ci sono alcuni, come Uriel...che sono stati troppo qui sulla terra fra guerre e
crudeltà per vedere che alcuni esseri umani sono...brillanti. Avvolti di luce. Per Uriel
voi siete una specie di virus che infetta questo posto.-
- I virus sono i demoni.- ringhiò Dean - E ok, forse non siamo
la razza migliore dell'universo. Io capisco meglio i demoni della gente, è vero,
ma non ci meritiamo di friggere tutti in padella per colpa dei sigilli e di
Lucifero.-
- E' la prima volta che ti sento parlare così. E' un
bene.-
- Al diavolo, per chi mi hai preso? Un maledetto kamikaze? No,
non rispondere.- sibilò, vedendo l’espressione soave del compagno - Sai che
secondo me dovreste intervenire con decisione. Altro che soldati, se vigilaste
meglio come guardiani forse al mondo ci sarebbe meno schifo.-
Dean staccò la bocca dalla birra vedendo l’ombra di un sorriso
balenare sul volto di Castiel. Wow, se l’era solo sognato? O c'era qualcosa di
vivo lì dentro?
- Cosa sghignazzi?-
- Ho sentito questi discorsi tutta la mattina.-
- Qualcuno lassù pensa che voi angeli dobbiate aiutare di più
gli umani? C'è vita intelligente sulle nuvole.-
- Si, Gabriel. Non crede che esista più il libero arbitrio con
tanti demoni in circolazione sulla Terra.-
- Questo Gabriel è quello che non scende fino alla Battaglia
Finale, giusto?- ironizzò l'altro.
- Quella...non scende perchè lei è il Messaggero.
Scende solo quando la sua presenza è necessaria. Sarà lei a venirci ad
annunciare quando la Battaglia Finale avrà inizio. E' il nostro tramite con gli
ordini più diretti del Padre.-
- Fammi capire, l'Arcangelo Gabriele è una
pollastra?-
Pura disperazione, pura esasperazione.
Forse aveva fatto male a chiamare l'Arcangelo Gabriele
"pollastra" ma se non altro ora Dean sapeva che c’erano le pari opportunità in
Paradiso. E si stava godendo l'espressione depressa di un angelo che sarebbe
morto composto e all'inglese magari anche se fosse stato fatto a pezzettini da
un frullatore.
- Buono a sapersi.-
- Non credo vedrai mai neanche lei Dean.-
- Questo è un vero peccato.-
- Quello che stai pensando è blasfemo.-
- Hai detto che per il sesso non si finisce
all'Inferno.-
- Bevi quella birra e finiscila.-
Tre erano i motivi per odiare il Wyoming.
Ruby nella loro stanza d'albergo, la nebbia e il passare la
nottata in macchina con Cas.
Dean lo odiava il Wyoming.
Seduto sul cofano dell'Impala nel parcheggio di un bar
sgangherato all'una di notte stava giocando a poker con due perfetti
sconosciuti. E il suo compagno era un angelo, roba da non credersi. Non ci
avrebbe scommesso una cicca su Cas, però quando si era accorto che la sua
innocenza sbarellava gli avversari Dean quasi aveva esultato.
Il devoto signore che conteneva Castiel doveva inoltre essere
avvezzo alle regole.
- Si, si.- commentò Dean più tardi, contando trecento dollari
puliti - Il tuo ospite deve essere un uomo molto retto. Mai visto nessuno
bluffare così con le carte Cas.-
- Tu sei più bravo.- si limitò a dire l'angelo.
- Si ma si presume che tu abbia scelto un uomo...come
dire...puro? Casto?...Morigerato?-
- Non sai neanche che vuol dire.-
- Certo che lo so. Ma preferisco altre correnti di pensiero.
Non finirai nei guai per aver giocato a soldi?-
- I soldi erano tuoi.-
- Ma non è comunque un peccato...il gioco?-
- Le tue lacune nella conoscenza dei comandamenti sono
inquietanti.-
- Mai come il tuo apparire quando meno mi servi. E quando meno
ti voglio.-
- A volte ti fa bene stare in compagnia.-
- Si, di una ragazza magari.-
- Passi troppo tempo da solo con te stesso Dean.-
- Il mio problema da sempre. Ma sai una cosa? Mi piace e ci
sto bene, meglio della compagnia che s’imbuca da sola, comunque.-
Dean finì di contare, vedendo Castiel avviarsi per i fatti
suoi - Se torni nel Regno delle Caramelle e delle Bianche Nuvolette dì ai tuoi
amici che non voglio vedere nessuno di loro a un raggio di due miglia dal
sottoscritto, chiaro?-
- I miei fratelli ci ascoltano.-
- Stalking. E' stalking. E' da malati.-
- Buona notte Dean.-
-...e quando uno si fa la doccia sarebbe carino guardare da
un'altra parte Cas!-
Rimasto solo il giovane Winchester sospirò allungandosi sul
cofano.
Nottata strana nell'odioso Wyoming ma se non altro era venuto
a sapere alcune cosette interessanti.
Certi angeli erano meno sbarellati di quanto credeva e forse
Ruby si era levata dai piedi, pensò ringraziando chiunque fosse in ascolto e suo
fratello che almeno si era premurato di mandargli un messaggio dal tono
preoccupato.
"Torna a casa" diceva Sam.
Quale casa?, si ritrovò a pensare lasciando che il rombo
dell'Impala lo riscaldasse.
Quale casa?
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