1. Tramonto
(Mangaverse, cap 6)
Non sa cosa l'abbia spinta a cercare un attimo di calma nel corridoio
vuoto del dormitorio: forse il bisogno di silenzio, che da due giorni
sembra aver deciso di andarsene per sempre dalla sua vita, o forse la
caotica ipocrisia delle ragazze che la circondano, impegnate a tessere
la trama di una farsa tale da ingannare anche l'occhio dei più.
Chi potrebbe pensare che in quella classe speciale del decimo anno
studiano dodici assassine e che in mezzo a loro, come un agnello fra i
lupi, trascorre le sue ultime giornate la loro ignara vittima?
Digrignando i denti, accelera il passo imboccando una svolta a caso,
dopo essersi lasciata i rumori delle stanze alle sue spalle.
La confusione è qualcosa da cui preferisce tenersi alla larga il più
possibile, lei a cui fino a quel giorno è bastato un mero sguardo per
mettere a tacere chiunque fosse tanto pazzo da osare causare disordini
in sua presenza.
Ma questa volta non basta un'occhiata per zittire le persone da cui è
circondata: sono tutte sue simili, abituate ad incutere paura in coloro
che incontrano, a istillare terrore nei cuori delle loro vittime. Per
quanto la concorrenza non la preoccupi troppo, certa che sarà in grado
di portare a termine la sua missione e tornare all'accademia in tempi
brevi, qualcosa continua a ronzarle nella testa.
Un piccolo pensiero fastidioso che non riesce a scacciare né ad
ignorare, esattamente come non può fare con gli stupidi messaggi che
Kaiba continua ad inviarle, invitandola a trovare risposta agli
indovinelli più incomprensibili.
"Il mondo è pieno di __"
Chiude il telefono di scatto, ricacciandolo nella tasca con un vago
senso di rabbia: non è neppure un indovinello nel vero senso del
termine, il testo non contiene alcun indizio che possa aiutarla a
risolverlo. Solo centinaia di migliaia di parole, e nessuna che le
sembri adatta come risposta.
Eppure le parole di Ichinose continuano a rimbombarle in testa,
contribuendo a farle desiderare una volta di più la tranquillità di
quando ancora nessuna stupida ed inutile missione le era stata
affidata, prima che quella fatidica telefonata cambiasse tutto.
"… perdono"
Scuote la testa, come a volerne scacciare il pensiero.
Come può essere perdono, la
risposta corretta?
Eppure, prima ancora di rendersene conto, le sue dita si sono già mosse
sulla tastiera per digitarla, per poi indugiare a pochi millimetri dal
pulsante di invio. Ma in fondo, se anche fosse l'ennesima risposta
sbagliata, cambierebbe qualcosa se non di farle recapitare l'ennesimo
messaggio pieno di insulti da parte del suo capo?
Trattenendo un ringhio frustrato, lascia che il polpastrello eserciti
la pressione necessaria, prima di chiudere il cellulare con uno scatto
del polso.
Non che le interessi veramente conoscere la risposta, ma da che è
iniziato questo stupido gioco ha promesso a se stessa di attenersi a
tutte le regole che le sono state imposte: è questo il compito che le è
stato affidato e lei non può venire meno al suo dovere, anche se per
farlo sarà costretta a cercare una risposta ad ogni messaggio che le
verrà inviato.
Il suo umore sembra peggiorare ancora, quando finalmente riesce a dare
un senso a ciò che avverte nell'aria sin dalla sera prima e che sente
entrarle a forza nelle narici, per arrivare a bombardarla dritta nel
cervello: è diverso da qualunque cosa abbia mai sentito prima e la
forza con cui la colpisce è quasi insopportabile. L'odore dei
disinfettanti e della polvere è mischiato all'afrore di ferro e sangue
che ogni assassino sembra portare con sé, incollato alla pelle ed ai
vestiti e che avvolge come un'aura le figure delle altre undici ragazze
che, come lei, sono state indirizzate verso lo stesso obbiettivo.
Eppure, per un attimo, le sembra che sia un profumo più dolce a
raggiungerla, portandola inconsciamente a trarre un respiro più
profondo dei precedenti, come a cercare di raccoglierlo il più
possibile dentro di sé: è lo stesso che ha avvertito nelle vicinanze di
Ichinose, quella allegra ed ingenua ragazza che non sa di avere una
condanna a morte che dondola come il più crudele dei cappi a pochi
centimetri dalla la sua testa.
Ma questo non è un suo problema, pensa, scuotendo la testa per
scacciare il pensiero.
Ichinose non potrà sopravvivere più di una settimana da sola, e forse
sarà meglio per tutti: lei potrà tornarsene alla sua vita tranquilla,
ai suoi allenamenti e alla pace del proprio dormitorio, ciascuna delle
altre potrà andare al diavolo per la sua strada, ad ammazzare chiunque
parrà loro necessario, e quella povera vittima del fato troverà il
riposo eterno sotto una lapide circondata da fiori, bagnata dalla luce
del sole.
Senz'altro, più di quanto potrà mai sperare per se stessa.
Non si è mai fatta illusioni e le parole di Kaiba le hanno tolto ogni
dubbio, l'ultima volta in cui si sono parlati di persona: lei è stata
scelta non perché è la migliore, ma perché è la più inutile, e
nonostante nel suo caso le cose necessariamente non si escludano,
questo non significa che una sua dipartita verrà compianta da qualcuno.
L'idea di morire non le ha mai provocato alcuna reazione, ma in questo
momento sente una leggera ondata di nausea avvolgerla: troppe variabili
improvvise si sono aggiunte tutte insieme allo schema ordinato della
sua vita, e ora dovrà abituarsi a questa nuova sistemazione temporanea
prima di fare alcuna scelta riguardo alle sue mosse future.
In un certo senso, qualcosa nella sua compagna di stanza la scuote più
di quanto le piaccia ammettere: il suo sorriso così luminoso, così spontaneo, le rende difficile
decidere in che modo approcciarsi a lei.
Le è sempre stato insegnato a sopprimere ogni possibile empatia verso
le sue vittime, ma di certo mai si sarebbe aspettata di ritrovarsene
una a dormire ogni notte nel letto di fianco al suo, né di dover
condividere ogni ora della sua giornata con la persona a cui le è stato
detto di portare il riposo eterno.
Ichinose poi, in certi momenti, mostra una tale gioia di vivere da
risultarle quasi fastidiosa, di certo sconcertante: non ha mai visto
nessuno esaltarsi così tanto all'idea di vivere in un dormitorio, né
pronta a preparare regali per tutte le sue compagne di classe prima
ancora di averle conosciute. La felicità che sembra sprizzare dalla sua
figura è in grado di stupirla, rendendole persino più difficile
interagire con lei di quanto la sua scarsa attitudine ai rapporti
sociali già non faccia.
E più il tempo passa, più sente dentro di sé una voce sussurrarle che
c'è qualcosa di sbagliato, nel modo in cui vede l'altra ragazza: non
dovrebbe importarle così tanto di quella che è a tutti gli effetti la
sua vittima, né dovrebbe provare alcuna curiosità nei suoi confronti.
Eppure qualcosa nella figura di Ichinose Haru è riuscito a colpirla, e
un nuovo respiro preso più per rassegnazione che per necessità fa
scattare qualcosa nella sua testa.
E'un attimo, prima di fare dietrofront e dirigersi con passo, questa
volta più calmo, verso un'ala del palazzo in cui sa di trovare ciò che
cerca: in quel momento, mentre il suono dei suoi stivali risuona sul
pavimento del corridoio, una parte di lei vorrebbe solo maledire se
stessa, per l'infantile bisogno che avverte prendere il sopravvento sul
suo raziocinio.
Ma, nel momento in cui raggiunge la sua destinazione, la vista a cui si
trova davanti riesce misteriosamente a mettere a tacere il tumulto dei
suoi pensieri: lo sguardo le cade sulla linea dell'orizzonte, che dalla
cima del grattacielo sembra espandersi infinito in ogni direzione, per
poi soffermarsi sulla figura del sole che, lentamente ma
inesorabilmente, completa la sua discesa.
Il rosso del tramonto è tanto intenso che l'intero cielo sembra avvolto
dalle fiamme.
Per un attimo, le sembra quasi di sentire un soffio di vento passare
attraverso gli spessi vetri chiusi, scompigliandole i capelli e
portandole ancora una volta alle narici l'odore che finalmente ha
imparato a riconoscere: quello è il profumo, caldo e rilassante, che
solo il sole porta con sé.
Un suono proveniente dalla sua tasca la avverte che Kaiba ha appena
risposto al suo ultimo messaggio e, cercando di trattenere l'ondata di
irritazione che minaccia di assalirla, per essere stata disturbata
anche in un simile momento, si appresta a leggere l'ennesima
sciocchezza che l'uomo le avrà propinato, sicura che nulla di ciò che
potrà trovarsi davanti riuscirà a farle disprezzare il loro stupido
gioco più di così.
Dopo aver lanciato un'ultima occhiata al cielo sopra di sé, fa scattare
il polso con un movimento deciso, prima di abbassare lo sguardo sulla
superficie luminosa dello schermo.
Lei ancora non lo sapeva ma, quel
giorno, ogni cosa era già iniziata.
N.D.A.
E' più o meno trascorsa una vita da quando ho iniziato a scrivere
questa raccolta, che fino ad oggi era sempre rimasta sepolta in una
cartella del mio pc senza mai vedere la luce.
In un momento di disperazione da esami universitari di chimica, ho
pensato che perdere due minuti per editarla e postarla non sarebbe
stato un gran spreco di tempo.
Ecco quindi il primo capitolo di questa raccolta che comprenderà...
fondamentalmente di tutto: ci sono one-shot di varia lunghezza e
genere, alcune che seguono gli eventi del manga ed altre dell'anime,
molte AU di vario genere (alcune delle quali potrebbero essere
collegate tra loro. Specificherò il tipo di storia all'inizio di ogni
capitolo). Compariranno mediamente tutti i personaggi, ma
fondamentalmente le protagoniste saranno sempre più o meno Tokaku ed
Haru.
Perchè il mondo ha bisogno di più fanfic di Akuma no Riddle. E di yuri
(quello, soprattutto).
|