In un passato ormai lontano, ho vissuto un periodo della mia vita in
cui ho viaggiato moltissimo, soprattutto in treno.
Lunghi viaggi per l'Italia, in quasi tutta la sua lunghezza.
Quasi sempre viaggi notturni, sulle sgangherate carrozze a cuccette dei
treni Espressi notturni a lunga percorrenza.
Durante questi viaggi inevitabilmente sono venuto a contatto con una
umanità variegata e composita, e anzi sicuramente col tempo
ho finito per farne parte anch'io.
Umanità di gente in movimento, a volte per mestiere, a volte
per necessità, a volte per divertimento.
Commessi viaggiatori, studenti fuori sede, militari di leva, operai
emigranti, qualche volta turisti.
Pochi per la verità, probabilmente i turisti non gradiscono
viaggiare di notte.
Il treno era quasi sempre pieno zeppo, pieno di gente di ceto
medio-basso. I treni cuccetta si sa, sono un mezzo ancora abbastanza
economico, o per lo meno lo erano all'epoca. Chi aveva i soldi prendeva
l'aereo.
E invece a me toccava viaggiare su questi lunghissimi treni affollati,
tanto lunghi che arrivati a Milano Centrale più della
metà del treno restava fuori stazione.
Il Palermo/Siracusa - Milano diventava talmente lungo per i vagoni che
venivano aggiunti durante il percorso, che si rischiava, al capolinea
di Milano, di scendere sulla massicciata di pietre fuori stazione,
perchè il marciapiede non arrivava fin lì.
Di episodi strani e particolari, durante gli anni di viaggi, ne ho
vissuti tanti.
Una volta purtroppo capitò che una donna anziana
morì sul treno stroncata da un infarto, fu una cosa
raccapricciante. Il treno fu dapprima fermato col freno di
energenza dai suoi compagni di viaggio, presi dal panico.
Treno fermo in una zona di aperta campagna, fuori freddo e buio.
Nessuno sapeva cosa fare. Dopo un bel po' si decidono a far ripartire
il treno fino alla prima stazioncina, dove c'è una
autoambulanza che aspetta, ma nel frattempo la donna è bella
che morta. Alla stazione l'equipaggio dell'autoambulanza dice che loro
i cadaveri non li trasportano, bisogna chiamare un carro funebre e
attendere l'arrivo del magistrato di turno con la pattuglia dei
carabinieri. Insomma, si fa l'alba tra le bestemmie di chi maledice la
donna anziana per essere morta proprio su quel dannato treno.
Il mondo è pieno di gente stronza.
Qualche altra volta invece, le mie disavventure in treno, ricordate col
senno di poi, possono diventare addirittura comiche. Una
volta mi trovavo su un treno affollatissimo, era il periodo di Natale e
tutti tornavano a casa per le festività. Mai visto un treno
così pieno, moltissimi si erano adattati a viaggiare nel
corridoio, seduti sui propri bagagli. Qualcuno, di piccola corporatura,
aveva trasformato le mensole portabagagli in brandine a castello
improvvisate. C'era gente persino nei bagni.
Nel cuore della notte, un uomo molto anziano e malmesso si affaccia nel
corridoio. Si trovava nello scompartimento centrale della carrozza e
stava valutando quale potesse essere la toilette più
facilmente raggiungibile, girandosi a guardare ora a destra, ora a
sinistra. Il corridoio era strapieno di gente,
addossata gli uni agli altri come animali in un carro bestiame. Per di
più il pavimento era completamente ingombro di bagagli di
ogni sorta: valige, zaini, scatole di cartone, sacchi, cassette di
frutta, damigiane di vino.
Il povero vecchio assume un'espressione disperata, sicuramente ha un
urgente bisogno di svuotare i visceri e non sa proprio come fare per
raggiungere la toilette! Esce già con fatica dal suo
scompartimento, chiede permesso, fa intendere con discrezione la sua
necessità impellente, tutti si danno da fare per aprire un
piccolo varco nella barricata di bagagli e corpi umani stipati in quel
vagone.
"Permesso! Permesso! Mi scusi, mi scusi, sa è una cosa
urgente...permesso, grazie, mi scusi, permesso..."
Sposta il sacco, tira via la valigia, sveglia il militare che sta
dormendo seduto sullo zaino, il volto del vecchio diventa sempre
più pallido, inizia a stringersi nelle natiche, i muscoli
delle gambe si irrigidiscono, alla fine non regge più: il
vecchio se la fa addosso! Dio Santo, il vecchio si è cagato
addosso! Un rivolo di merda liquida gli cola giù dai
pantaloni, lungo le cosce e poi inizia a sgocciolare sulle scarpe e sul
pavimento!
Oddio, che odore! Oddio, che tanfo insopportabile! In quello spazio
così ristretto, così affollato di gente, dove
l'aria già mancava di suo, ci si mette anche la merda del
vecchio cagone!
L'anziano è al colmo dell'imbarazzo, le persone della sua
età hanno ancora quel senso di orgoglio e di riservatezza
che in una situazione come questa gli procurano una mortificazione
gigantesca.
Il vecchio non sa che fare, se andare avanti, se tornare
indietro. Rinuncia, torno indietro, ha le lacrime agli occhi,
si lascia per terra una striscia di merda con le impronte delle sue
scarpe, tra le bestemmie degli altri passeggeri e l'ilarità
di qualcuno. Che farà una volta tornato al suo
scomparto? Si rimetterà a sedere sul culo cacato?
Comunque per tutte le restanti ore di viaggio, un puzzo terribile.
Un'altra volta invece ho viaggiato tutta la notte in una cuccetta a sei
posti, tutti occupati naturalmente.
Tra i miei compagni di viaggio un giovane neolaureato che si recava a
Milano per un colloquio di lavoro, un anziano che si fermava a Bologna
per accertamenti clinici al Rizzoli, e un grosso e grasso operaio
"ascensorista" che tornava a lavoro dopo una breve vacanza (uno
così grosso e pesante cosa ci fa con gli ascensori, li
collauda?).
Durante la notte, l'ascensorista mi dimostrò che non esiste
niente di impossibile per l'uomo, per lo meno quando si tratta di
"espressioni fisiologiche". Per tutta la notte, disteso supino e
imperturbabile sulla sua cuccetta, ci ha propinato un concerto per
trio: rutto cavernoso, scorreggia a trombetta e russare con risucchio,
tutto insieme appassionatamente! Incredibile, non credevo alle mie
orecchie e al mio naso (perchè le scorreggie oltre che
rumore, fanno anche puzza!), riusciva a dormire profondamente e allo
stesso tempo si liberava di tutti i gas relativi ad una pessima
digestione!
E come fai a dormire! Durante la notte
arrivammo a Bologna, l'addetto FF.SS. "cuccettista" venne a svegliare
il vecchio che doveva scendere, il quale di soprassalto si
svegliò e si rivestì con gran premura.
Troppa premura. Arrivati a Milano, il giovane neolaureato che
doveva sostenere un colloquio per un lavoro importante, fece l'amara
scoperta: il vecchio passeggero sceso a Bologna, nella fretta, aveva
preso per sbaglio una delle sue scarpe, lasciandogli la sua
corrispondente. In poche parole c'era un vecchio che camminava per
Bologna con una scarpa nera e una marrone, e lo stesso avrebbe fatto
tra poco a Milano il giovane neolaureato! Per giunta con due numeri di
differenza! E sì, sui treni se ne vedono proprio
di tutti i colori e...taglie!
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