Le notti di Sotoba

di Omiros
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La porta scorre fluidamente. Entri nella stanza. Penombra, sfumata dalla luna. Lui è lì. Disteso sul letto. I capelli scoloriti. Il viso scarno. Lo sguardo vitreo. Quando ti avvicini, i suoi occhi hanno un lampo. Ti riconosce.

Natsuno...

Ti siedi accanto a lui. Gli prendi una mano. Sussulta, al tuo tocco.

Natsuno... tu eri morto. Eppure, sei così caldo.

Gli sorridi, stringendogli la dite nelle tue.

Io sono morto, papà.

La sua voce è appena un sussurro.

Come Azusa?

Scuoti la testa.

No, la mamma non risorgerà. Per questo, voglio che tu la raggiunga.

Un attimo di lucidità. Le sue labbra screpolate si aprono. Un sorriso amaro.

Sei qui per uccidermi?

Annuisci.

Sì, è così.

Perché?

Distogli lo sguardo.

In realtà, io vi ho sempre odiati. Vi volevo bene, ma allo stesso tempo vi detestavo. La vostra ostinazione, nell'impormi il vostro modo di pensare... Ora io sono libero. Sono più libero di quanto non sia mai stato.

Lui non ribatte. Abbassa le palpebre. Ti chini su di lui. Nessuna resistenza. Il sapore della sua pelle. Le sottile gola che si squarcia. Il sapore del sangue. Continui a bere fino a non poterne più. Quando riposi lo sguardo su di lui, ha rialzato le palpebre. Come in trance, fissa il soffitto.

Adesso dormi. Dormi come non hai mai dormito. Presto sarà tutto finito.

Lui annuisce, chiudendo di nuovo gli occhi. Ti alzi in piedi. Una volta uscito, chiudi la porta lentamente. Come per non disturbarlo.




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