Vigilie.

di heysassenach
(/viewuser.php?uid=877915)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Il rumore della lama sulla pietra gli fa venire la pelle d'oca. Spartaco serra i denti, accucciato nel suo fetido giaciglio. Una volta era stato qualcuno. Una persona libera. Una persona che sapeva addirittura scrivere. Una persona ormai morta, sostituita dall'ombra di sè stessa. Ma ora, più che mai, Spartaco assapora gli istanti che lo separano dalla libertà. In un modo o nell'altro, nella vita o nella morte, lui sarà libero. Nessuno dei suoi compagni dovrà più svegliarsi all'alba e lottare per la propria sopravvivenza come una bestia selvatica. Nessuno di loro dovrà più ammazzare un amico, o essere ucciso. Al bagliore tremolante della lanterna, Spartaco osserva i corpi ammassati dei suoi compagni. I petti che si alzano e si abbassano in sincronia, i volti truci della schiavitù resi miti dal sonno. A modo loro, sono già liberi. Spartaco sorride cupamente, osservando la sua opera appena conclusa. Si chiede per quanto tempo quella scritta rimarrà su quella pietra. 
Si chiede se qualcuno mai ricorderà la sua fame di libertà. Le mani accarezzano le rozze lettere squadrate.
 AUT LIBERTAS, AUT MORS. O libertà o morte. 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3299154