SPARO
Se
arrivo alla conclusione giusta, potrei vincere questa battaglia
contro me stesso.
Oppure
basta soltanto che io mi concentri, che non perda la calma e che
prenda la mira nel modo giusto.
Sono
fermo, la pistola in mano, un senso di amarezza in bocca.
Sto
in silenzio e penso, anche se so che non dovrei pensare. Elaborare
con la mente può essere una fregatura, può farti
sbagliare, può farti mancare il bersaglio.
Bersaglio
che ora si affaccia alla finestra e respira a pieni polmoni la fresca
aria primaverile.
Devo
agire prima che sia troppo tardi, prima che lei rientri e io debba
escogitare un altro modo per colpirla.
Non
può vedermi, anche se il sole è alto nel cielo. È
quasi mezzogiorno e io comincio ad avere fame, ma non posso
rispondere a quest'istinto.
Devo
concentrarmi.
Lei
inspira, io miro, lei espira, io miro ancora.
Penso
che potrei fare qualcosa con lei, prima di ucciderla. È
davvero bella, indossa abiti leggeri che lasciano intravedere forme
attraenti e interessanti. Sono pur sempre un uomo.
No,
non un uomo. Una bestia, una macchina di distruzione su commissione,
senza sentimenti, senza pietà.
La
pistola in mano, il corpo rilassato, il corpo giovane e formoso di
lei.
Mi
concentro, non posso fare altro.
Il
problema fondamentale di quando la vittima è una donna, sta
tutto nella contrapposizione dei sessi, nel desiderio fluido e
incontrollato che annienta e scioglie il sangue freddo.
Utilizzo
sempre un trucco in questi casi: immaginare che lei sia un lui, che
sia un lui feroce e orribile, un lui che non merita di stare al mondo
e che – anche se lo meritasse – questo non sarebbe un mio
problema.
Adesso
vedo un lui di fronte a me, senza capelli, con un completo elegante e
un'espressione bovina. Movenze viscide, mani sudate, corpo
completamente ricoperto di peli, tranne sulla nuca.
Lo
vedo, prendo ancora una volta la mira.
Lui
inspira. Miro. Lui espira. Miro ancora.
Sparo.
Il
colpo si perde nel silenzio, nessuno può udirlo ma io lo sento
vibrare mentre parte con potenza e precisione dalla mia calibro 38.
E
lui si affloscia.
In
un attimo sbatto le palpebre. Mi ricordo appena di una giovane donna
dalle forme sinuose.
Do
le spalle alla finestra, do le spalle alla primavera e il desiderio è
sparito, dimenticato, come se non fosse mai esistito.
E
mi allontano con un fugace ma piacevole ricordo negli occhi.
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