This is the end

di Nimel17
(/viewuser.php?uid=202466)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


This is the end





“Portalo alle cave di argilla! Torno subito!”
“Robert…”
“Vai!"
Solo quando vide l’ascensore scendere, Robert Gold si permise un sospiro di sollievo. La gamba gli faceva così male che dovette reggersi alla ringhiera arrugginita per qualche secondo, ma sapeva dentro di sé che stava solo prendendo tempo: lo aspettava la sfida più difficile della sua vita, ma poteva - doveva farcela.
Per Belle.
Invocò nella sua mente il viso dolce, ma deciso, della moglie, i suoi grandi occhi blu e i soffici boccoli scuri, sparsi sul cuscino come un’aureola.
Ripensò a quando l’aveva conosciuta, diligentemente china sulla macchina da scrivere, a quando gli aveva sorriso mentre leggeva il suo racconto… la prima volta che l’aveva stretta tra le braccia, per consolarla dalla tragica morte del padre. Lei era diversa, lo aveva capito sin da subito.
Aveva ingannato se stesso per tutti quei mesi, ma ora aveva finalmente trovato la forza di ammettere che, nel suo cuore rimasto nero e vuoto tutti quegli anni, si era insediato l’amore.
Un amore che non era debolezza, come aveva sempre pensato: Belle lo aveva reso più forte.
Risalì a fatica la scalinata, ma non sentiva più fatica o dolore: in lui c’era solo la consapevolezza che sarebbe morto entro pochi minuti, poteva solo prendere tempo.
“Dov’è andata quella sgualdrina?”
Zelena si stava premendo una mano sul collo, il sangue che scorreva tra le dita; Robert sentì uno sconveniente moto d’orgoglio nei confronti di sua moglie, che invece di firmare i documenti dell’eredità aveva pugnalato la sua aguzzina con una penna.
“Quella maledetta… Guarda cosa mi ha fatto!”
Lui non poté fare a meno di rabbrividire, vedendo il volto spigoloso della donna rigido per la furia, i riccioli rossi che spiccavano contro il pallore malsano della pelle, spettinati come i serpenti della Medusa mitologica.
La prese cautamente per le spalle e la fece sedere sul divano vicino alla finestra, con la scusa di controllarle la ferita; subito, Zelena gli appoggiò la fronte sulla spalla e gli afferrò convulsamente la camicia, singhiozzando.
“Quella ragazzina sarà la nostra fine, me lo sentivo! Te l’avevo detto…”
“Oppure, può essere il nostro nuovo inizio.”
Dopo aver pronunciato quelle parole, sentì la sorella irrigidirsi e si preparò per la crisi. Chiuse gli occhi e pensò di abbracciare Belle, di consolare lei. Immaginò di percepire il suo profumo di rose, non quello nauseabondo di menta aspra che gli assaliva le narici.
“Cosa… cosa stai dicendo, Robert?”
“Questa follia deve finire, Zelena. Non possiamo continuare a uccidere giovani donne per il loro denaro.”
“Ma… Crimson Peak, la nostra casa!”
“Possiamo averne una nuova, lontano dalla morte, dalla rovina…”
“È per lei, vero?”
Gli occhi azzurri le scintillavano di rabbia, la pelle aveva assunto una tenue sfumatura verdastra, probabilmente frutto di un gioco della luce, ma lui non sentiva più niente.
“Sì. La…”
Non fece in tempo a finire la frase che sentì un dolore improvviso e lancinante allo stomaco: le mani della donna stringevano un rasoio d’argento, macchiato di cremisi.
Addio, Belle.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3300927