Diario di bordo

di Paperetta
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NdA - Questa storia l'ho scritta al volo ieri sera, dopo essere incappata in un contest sul forum. Non partecipa al contest in quanto mancava del numero minimo di partecipanti (c'ero solo io!:P), però ho pensato comunque di scriverla e farla leggere alla ragazza che l'ha indetto: katniss_jackson, spero che ti piaccia ^^
Ammetto che non era per niente facile come traccia: scrivere di un bambino che subisce un trauma e si confronta per la prima volta con le cattiverie del mondo è piuttosto complicato!

Nota: la vicenda dell'abbandono di Hook è stata raccontata nell'ultima puntata della seconda serie.
 

***

 

C'è una stanza.

È una stanza piccola, ordinata, avvolta nell'oscurità. La luna è spenta questa sera, e spenti sono gli occhi del bambino che siede sul letto.

Tiene le braccia sul davanzale il piccolo Killian, lo sguardo rivolto al cielo e alle sue stelle.

Sono belle, si dice. Le ha sempre trovate affascinanti. Ma sono le stelle della città, le stelle che conosce a memoria. Questa notte avrebbe dovuto vederne altre; quelle del mare aperto, di nuovi paesi, di nuovi mondi: le stelle dell'avventura.

La delusione è stata forte, ma una parte di lui ancora ci crede, non si arrende. Ha pregato ogni dio che conosce e i suoi sensi sono ancora all'erta, concentrati sulla porta di casa che si ostina a rimanere chiusa, silente: nessuno la varcherà questa notte. Ma Killian non demorde. Sa che non può essere scappato; aveva promesso, ed era stato lui stesso a insegnargli che un vero uomo le promesse le mantiene sempre.

Perciò è solo questione di minuti. Di ore, magari. E poi suo padre tornerà. Aprirà la porta e riderà vedendo i suoi figli e sua moglie così preoccupati.

“Ero solo andato a prendere una nave più grande!” esclamerà. Killian si sentirà uno stupido, ma poi la vergogna rimarrà a terra mentre luì sarà sull'immenso vascello a navigare per i sette mari.

Il piccolo Killian è sicuro che andrà così. Non può fare altrimenti, perché il cuore comincia a battergli troppo forte quando si chiede se tornerà, perché qualcosa gli stringe lo stomaco, lo stritola, lo sbriciola, quando suo fratello gli dice di rassegnarsi, che è fuggito come un codardo e li ha abbandonati. Ma Liam è più grande, sa già che il mondo non è leale come nelle favole; Killian, forte solo dei suoi sette anni, ha bisogno di più tempo, ha bisogno di credere che sia solo un sogno, uno di quelli che gli paiono così reali e da cui non riesce a svegliarsi. Questo sarà solo un po' più lungo.

E alla fine si convince: è solo un sogno, un incubo interminabile.

Se lo ripete con sicurezza, e con un sorriso si rifugia sotto le coperte, certo che domani si sveglierà cullato dalle onde del mare.





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