Nightmares Are Back
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-Oh,
tesoro- sospirò la signora Danvers –un’altra volta?-
Quasi
disteso sul sedile accanto a lei, Ethan non rispose. Guardava la scuola
allontanarsi man mano che l’automobile acquistava velocità, e a dirla tutta era
felice di essere stato sospeso per l’ennesima volta.
Quello
che poteva dire a sua discolpa era di essersi trovato dalla parte della
ragione, come sempre accadeva. Il preside aveva suo malgrado dovuto convenire
su quello, ma i genitori degli altri ragazzi coinvolti nella rissa avevano
insistito affinché Ethan Danvers fosse, se non espulso dalla scuola, quantomeno
sospeso.
-Avevo
ragione, mamma- ripeté come ogni volta –lo stavano massacrando, quel
piccoletto. Erano in tre, e tutti più grandi. Che vigliacchi-
Ethan
aveva assistito alla scena da una delle finestre del secondo piano: dei
bell’imbusti ormai troppo cresciuti per perdersi ancora in stupidi scherzi ai
novellini avevano circondato un ragazzino del primo anno in un angolo appartato
del cortile. Erano iniziati gli spintoni, Ethan vedeva le loro bocche ghignanti
muoversi ma non udiva una parola. Era subito corso fuori, in soccorso del
bambinetto che stava pressato contro il muro quasi a voler diventare della
misura di un mattone per poter confondersi con la parete.
-Hei voi!
Perché non cercate qualcuno della vostra taglia per battervi?-
-E tu,
nanerottolo, saresti della nostra taglia?-
Aveva
chiesto uno, facendo seguire alla domanda una secca risata. Era alto,
probabilmente ripetente da un paio di generazioni, indossava un berretto da
baseball anche se a scuola non era permesso. Al naso aveva un orecchino
d’argento e dall’angolo destro della bocca sbucava il mozzicone di una
sigaretta.
A suo
confronto Ethan era davvero un nanerottolo di quattordici anni, con i capelli
scuri e arruffati e due occhi che la gente descriveva come “di un banalissimo
color marrone”. In quel momento, però, si sentiva forte: era arrivato a
difendere un debole dai soprusi di quegli attaccabrighe, e quello lo faceva
sentire una sorta di eroe.
A Ethan
era sempre piaciuto aiutare gli altri, dare una mano ad una persona in
difficoltà in ogni circostanza. Sua madre diceva che aveva un grande cuore.
-Siete
dei codardi- aveva detto, guardando i tre ragazzi con disprezzo –siete tre
contro uno, e per di più l’uno è un bambino. Fate davvero pena-
Lì
erano iniziate le botte, e presto una calca di studenti si era radunata
tutt’intorno richiamando a sua volta l’attenzione degli insegnanti e del
personale scolastico. Infine gli adulti erano riusciti a dividerli.
Ethan
aveva il labbro inferiore spaccato e rosso di sangue, ma si era comunque fatto
valere: era più piccolo di quei tre fusti e di conseguenza più agile, inoltre
era evidente che i tre ragazzi non avevano mai trovato qualcuno che li
ostacolasse, perché non erano stati capaci di difendersi davvero se non con
patetici tentativi.
I
genitori di tutti e cinque, compresi quelli del ragazzino preso di mira, erano
stati convocati, e dopo un tira e molla a dir poco feroce il preside aveva
decretato l’espulsione di Ethan per una durata di dieci giorni.
La
signora Danvers emise un sospiro: si erano trasferiti in quella tranquilla
cittadina da solo un mese e già suo figlio aveva problemi ad ambientarsi nella
nuova scuola.
Era
stato quello il motivo delle innumerevoli espulsioni di Ethan dalle diverse
scuole in cui era stato iscritto: si schierava sempre in prima linea quando
qualcuno subiva un torto, e spesso la sua impulsività lo portava a risolvere la
questione con le mani invece che con le parole.
-Tesoro,
so che probabilmente avevi tutte le ragioni di questo mondo per fare quello che
hai fatto, ma ho provato a spiegartelo molte volte: picchiare qualcuno non è il
modo giusto per risolvere i problemi-
-Quelli
però ci avrebbero picchiati entrambi se non avessi iniziato io- ribatté lui con
il broncio –hanno solo avuto quello che meritavano-
Ellen
Danvers fece per replicare, ma infine scosse la testa. Sapeva che era inutile
discutere con il figlio su questioni come la giustizia e a chi spettasse
decidere la pena da infliggere.
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“Tell the monster that eats children, that you taste bad
And you're sure you'd be the worst that he's ever had
If he eats you, don't you fret, just cut him open with an axe
Don't regret it, he deserved it, he's a cad
Tell the harpies that land on your bed post
That at the count of five you'll roast them alive
Tell the devil its time you gave him his due
He should go back to hell, he should shake in his shoes
Cause the mightiest, scariest, creature is you”
(Voltaire – Goodnight Demonslayer)
Sin da quando era bambino, Ellen aveva sempre insegnato a
suo figlio a vedere il lato positivo di ogni situazione.
“Se non
riesci a vedere la luce non potrai mai sconfiggere il buio” gli diceva ogni volta che Ethan esitava nell’incertezza
di essere capace a fronteggiare un qualsiasi evento.
Come tutti i bambini Ethan aveva paura dei mostri, delle
creature che, nelle favole, rapivano i bambini, delle figure dai denti aguzzi
che ghignavano dalle pagine dei libri illustrati. Ogni sera Ethan voleva che la
luce della sua camera rimanesse accesa, e voleva che la mamma guardasse bene
dentro l’armadio e sotto il letto per assicurarsi che nessun orco sbucasse dagli
angoli bui della stanza non appena lei se ne fosse andata.
-Non c’è nessuno, tesoro, vedi?-
Lo rassicurava accennando ai vestiti appesi dell’armadio.
A volte tirava fuori un vecchio pelouche da sotto il letto e lo sollevava
sorridendo.
-E’ questo l’unico mostro che c’è sotto il letto-
-Sei sicura?-
Lui sbirciava da sotto le coperte, guardando il
giocattolo come a chiedergli se effettivamente fosse stato solo per tutto quel
tempo.
-Sicurissima-
-E allora l’Uomo Nero?-
-Oh, Ethan!- esclamava Ellen, e non riusciva a trattenere
una risata –L’Uomo Nero è attirato dalla paura e dalla cattiveria dei bambini.
Tu sei forse un bambino cattivo?-
Lui scuoteva la testa, e non mancava di aggiungere –Però…
potrebbe sempre venire se sa che ho paura di lui-
-Proprio per questo non devi temerlo, tesoro. L’Uomo Nero
si compiace del terrore degli altri. Tu devi essere più forte di lui, devi
dimostrargli che la tua paura di lui può essere annullata dalla speranza e
dalla bontà del tuo cuore. Fin quando avrai fiducia nel bene l’Uomo Nero non
potrà mai farti del male-
Ethan era fiero delle parole che la sua mamma gli
rivolgeva. E decideva di essere forte, per dimostrarle che la paura non lo
avrebbe mai fermato neanche davanti il più duro degli ostacoli.
-Se mai verrà, allora dovrà affrontarmi- diceva, gli
occhi scuri che splendevano di determinazione –e sconfiggerò lui e la sua
paura. Ci credi mamma?-
-Certo che ci credo. Sei un bambino coraggioso, tu. Nulla
dovrà mai spaventarti e convincerti ad abbandonare i tuoi sogni. Me lo prometti
questo, Ethan? Nella tua vita dovrai essere forte, qualunque cosa accada-
Lui annuiva con decisione, e allora permetteva alla mamma
persino di chiudere la luce nella cameretta. Le ombre che la luce pallida della
luna protiettava sulla pareti non riuscivano ad intimorirlo, e i rami spogli
d’inverno, tanto simili a lunghe falangi nodose, gli ricordavano le dita di una
vecchia fata buona che vegliava sui sogni dei bambini.
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Mwahaha! … entrare in scena con una risata
alla Pitch Black è forse troppo scontato? Oh, bè, pazienza!
Ok, inizio col dire che avevo una voglia
matta di dare vita a questo progetto che mi frullava in testa da un pò (anche
perchè recentemente ho visto il film de Le 5 Leggende, e ahimè mi sono
definitivamente consumata!) quindi, bè, tra un impegno e l’altro ha infine
visto la luce questo primo capitolo.
Premetto che prevedo purtroppo
aggiornamenti saltuari e probabilmente ad ogni morte di Papa (per carità, Papa
Ciccio mi sta tanto simpatico!) ma spero che comunque qualcuno vorrà seguire la
storia e che l’attesa possa valere la pena ;)
Inoltre prevedo un’adeguata presenza di
Pitch, sempre perchè voglio adottarlo e chiuderlo in una gabbietta insieme al
mio canarino (*tu non hai un canarino!* ndPitch *e non ne sei felice? C’è più
spazio per te!* ndAutrice) – ok, stop, sto degenerando!
PS: Diamoci sotto con i vaticini da
visionaria, prevedo che in ogni capitolo in cui sarà presente Pitch ci sarà una
canzone del mio caro sopracitato Voltaire. Pensa, Pitch, la colonna sonora! Ti
tratterei bene, miscredente! u_u
Bene, credo sia tutto per il momento.
Naturalmente ringrazio chi vorrà seguirmi nell’impresa ;)
Goodnight!
Rory_Chan