Diciannove anni dopo

di Fraywood_Granger
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Diciannove anni dopo


L'aria era fresca e frizzante, il sole tiepido beava la pelle, foglie rosse e dorate cadevano lentamente dagli aceri di Malfoy Manor. Hermione, in giardino, stava stringendo per mano la figlia Minerva, attendendo l'arrivo di suo marito. Faceva freddo; la donna si strinse meglio nel soprabito.

Un sonoro crac la fece girare, sorridente.

“Eccoti, finalmente!” disse. “Io e Minerva ci stavamo chiedendo dove ti fossi cacciato...”

“Imprevisti al Ministero” rispose Draco, aggiustandosi la sciarpa. Sorrise alla figlia. “Andiamo?” Lei annuì vigorosamente, scuotendo i capelli biondi e mossi. Hermione afferrò la mano del marito, girando su se stessa.

Dopo la solita sgradevole sensazione di oppressione, i tre si ritrovarono di fronte all'Espresso per Hogwarts, rosso e fumante come sempre, con attorno sciami di persone che si accalcavano. I ricordi erano tanti, così come tanti erano i momenti tristi e felici che entrambi i genitori di Minerva avevano trascorso nel castello... Sui volti dei due si dipinsero due identici sorrisi malinconici.

L'orologio della ferrovia batté le undici. Minerva, con il carrello e il suo gatto tra le braccia, lasciò di slancio la mano della madre, abbracciandoli forte. Il micio, schiacciato dalla famigliola felice, miagolò indispettito. “Vi voglio bene!” sussurrò la bambina.

“Anche noi te ne vogliamo” disse Draco.

“Scrivici, ogni tanto” rincarò Hermione.

Lei sorrise, per poi correre verso l'Espresso. I due la guardarono salire con il gatto e i bagagli e poi chiudere il portello dietro di sé.

“Ciao!” gridò Hermione, sbracciandosi. Già lontana, vide la manina di Minerva che salutava freneticamente.

Sentì una lacrima, traditrice, scorrerle sulla guancia. Un braccio la cinse lieve... si voltò, per incontrare le labbra di Draco che la baciavano dolcemente. Lei appoggiò le mani sulle sue spalle, avvicinandosi a lui. Non le importava che ci fossero ancora tanti genitori accanto a loro, non le importava del fatto che probabilmente in parecchi li stessero guardando. Si sentiva perfetta, completa e felice, immersa in una dolce bolla di beata armonia. “Grazie” mormorò a fior di labbra. Lui non rispose, ma la strinse, invece, in un abbraccio più forte.

Erano ancora stretti l'uno all'altra quando, girando su loro stessi, si Smaterializzarono, felici, dopo tutto quel tempo, di sapere che avrebbero sempre potuto contare sull'altro; felici di sapere che sarebbero sempre stati rispettati, ammirati, amati.

Felici di sapere che non sarebbero mai stati soli.
 





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