Prologo
Una piovosa mattina d’autunno si ritrovò a riordinare la
soffitta, posto buio e abbastanza polveroso ma carico di ricordi.
Mentre
spostava e sistemava oggetti e foto di vario genere lo sguardo profondo dei
suoi occhi color nocciola cadde su un taccuino. Era piuttosto vecchio e malandato, ma nonostante questo le
pagine erano in buone condizioni.
I primi due fogli erano stati strappati bruscamente; ricordò
quando se ne accorse poco dopo l’acquisto e decise di non farci troppo caso. Lo
aveva preso per poterci riportare pensieri e qualsiasi cosa le passasse per la
testa e pensasse valesse la pena trascrivere. Tuttavia, non era mai stato utilizzato perché non molto tempo dopo era
entrata in un periodo buio e se n’era scordata quasi del tutto.
Sfiorò la copertina con il palmo della mano nodosa e una
marea di sensazioni la pervase. Dei flashback le percorsero la testa rapidi
come fulmini, e decise. Decise che doveva raccontare ciò che aveva vissuto. E
lo avrebbe fatto tramite quel piccolo manufatto che aveva rivenuto.
Era ormai molto anziana, era molto in là con gli anni ed era
malata. Un tumore stava mangiando lentamente il suo corpo, e quello era uno dei
pochi periodi di tregua dal dolore e dalla sofferenza, grazie soprattutto a
chemio e medicinali vari.
Prese il taccuino e scese lentamente le scale, passo dopo
passo, per quanto il suo fisico provato le poteva permettere.
Si sedette alla scrivania della sua stanza, posò davanti a
sé il piccolo blocco di carta e prese un profondo respiro. Non sapeva se qualcuno
avrebbe mai letto la sua testimonianza, non sapeva nemmeno se qualcuno
l’avrebbe mai trovata, ma in quel momento le importava solo di scrivere e
raccontare.
Prese una penna da un portapenne che si trovava su un angolo
della scrivania e iniziò.
Boston, 10 novembre
1987
Il mio nome è Gemma Styles. Ho
novantacinque anni e non mi resta molto da vivere.
Vivo a Boston da quando sono
arrivata in America il 18 aprile 1912 a bordo di una nave chiamata Carpathia.
Sarei dovuta arrivare a New York a
bordo della nave più imponente e maestosa dell’epoca e sbarcare con la mia
famiglia
in mezzo a moltitudini di persone curiose venute a vedere l’arrivo
della nave ritenuta innaffondabile: il Titanic.
Tuttavia, non sempre va tutto
secondo i nostri piani.
A New York sono effettivamente arrivata,
ma a bordo di una nave che aveva soccorso me e gli altri fortunati scampati
alla tragedia, infreddolita e avvolta in una coperta che un marinaio molto
premuroso mi aveva passato.
Avevo solo vent’anni ma dentro di
me qualcosa era andato in frantumi. Niente sarebbe stato più come prima.
Le settimane successive mi
svegliai più volte nel cuore della notte urlando, preda degli incubi più atroci
che mente umana può concepire.
Caddi in depressione e mi ci volle parecchio
tempo per riprendere in mano le redini della mia vita.
Ora però non voglio dilungarmi
troppo su di me, voglio raccontare cosa accadde in quei pochi ma fatidici
giorni.
Ero la giovane rampolla di una
della famiglie più altolocate di Londra e mio nonno,Edward John Smith, era il
capitano del Titanic.
Vi avrebbe prestato il suo ultimo servizio prima della
pensione e per questo motivo decidemmo di seguirlo e di stabilirci
definitivamente in America.
Non stavo più nella pelle.
Così io, mia madre Anne Smith, mio
padre Desmond Styles e mio fratello Harry ci imbarcammo la mattina del 10 aprile
1912 come passeggeri di prima classe. Con noi si imbarcarono anche la famiglia
del mio fidanzato, Liam Payne, il cui padre, Geoff Payne, era un potente
magnate della finanza inglese.
Harry ed
era il membro della famiglia a cui tenevo di più, gli volevo un bene immenso ed
ero molto protettiva con lui,
nonostante questo avevamo cieca fiducia l’uno
nell’altra e ci confidavamo tutto.
Il giorno successivo alla partenza
del Titanic Hazza, così lo chiamavamo tutti, mi disse che aveva conosciuto un
ragazzo,
e che gli aveva fatto provare emozioni che mai prima d’ora avevano
attraversato il suo cuore.
Mi chiese consiglio, e lì comincio
tutto.
In queste pagine parlerò del
translatantico e del viaggio, ma mi incentrerò su una storia in particolare.
La storia di Harry e Louis.
A quel punto Gemma sentì qualcosa scivolarle sulle guance e
successivamente vide delle gocce cadere sulla pagina che aveva davanti e
bagnarla.
Erano le sue lacrime.
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