CAPITOLO 6
Flashback Peter - Trasmissioni interessanti
Peter gli diede una botta sul gomito con il suo.
"Oh! Dormi?".
Gabriel aprì gli occhi, era ancora seduto a tavola, Peter ed
Emma di fronte che lo guardavano. La tazza con il caffè
ancora
tra le mani, ora tiepida.
Poi Peter si mosse sulla sedia.
"Senti, io c'ero quando è uscita da quell'incubo, c'ero
quando vi siete accordati e me lo ricordo bene!
Tu stai esagerando sulla storia del "mettersi insieme"
Forse le cose tra voi due erano migliorate ma . . . "
E fu Peter stavolta a ricordare.
Lui e Gabriel erano seduti sul divano, davanti alla tv a guardare lo
show mediatico del momento. Era stato lui ad autoinvitarsi:
l'appartamento di Gabriel era piccolo ma funzionale e posto giusto
sopra il negozio, viveva lì da quasi un anno.
Peter sapeva che se lo avesse invitato a casa sua a vedere
quell'importante trasmissione, avrebbe tirato un bel bidone e il
fatto che ora viveva con Emma non centrava niente; LUI ERA UN
ORSO, era fatto così.
Ma doveva costringerlo a vederla, in fin dei conti era merito suo se
finalmente . . .
"Che palle sono quaranta cinque minuti che continuano a filmare
cancelli chiusi, porte sprangate e quel corridoio scuro."
Gabriel si alzò e andò in cucina.
"Vuoi una birra?"
"Si grazie"
"Emma sta bene?"
"Si, tutto ok, mi ha detto di salutarti, ti aspetta a cena, quando
puoi."
"Si, si, una di queste sere" disse chiudendo il frigo "Ma tra voi va
bene? La convivenza intendo".
"Beh sono ormai un bel po' di mesi che vive da me, te l'avrei anche
detto se non funzionava giusto?!"
Prese la birra che Gabriel gli offriva mentre lo guardava sedersi sul
divano con un bicchiere di succo.
Poi furono entrambi catturati dallo speaker: annunciava in esclusiva,
il rilascio di tutti gli ospiti della struttura INIX129, ovvero il
rilascio di Claire Bennet.
"Secondo te riusciranno a filmare davvero qualcosa?"
"Secondo me un dispiego così di mezzi vuol dire solo una
cosa:
hanno superato il problema della quarantena e sanno che faranno un
servizio con i fiocchi."
Gli ospiti delle strutture, infattti,
erano
stati dichiarati potenzialmente pericolosi, perchè ancora
sotto
l'influsso delle organizzazioni che li avevano imprigionati. Per
questo motivo, la liberazione non era altro che l'uscita dalla
struttura in un tunnel vetrato e protetto, per poi entrare in
un'altra struttura mobile. Da lì avrebbero raggiunto il
luogo
dove trascorre la quarantena, e solo allora, finalmente, sarebbero
stati liberi di vivere di nuovo una vita vera.
Tenendo il bicchiere di succo in mano Gabriel cambiò la sua
versione: "Vedremo solo un corridoio pieno di gente, non vedremo niente
di quello che ci aspettiamo" .
Senza saperlo stavolta ci avrebbe preso in pieno.
"Volevo essere lì, con lei" disse Peter, "ma non me l'hanno
permesso".
Nello spostarsi da una struttura all'altra, infatti, gli ospiti avevano
la possibilità di vedere un solo parente: tra vetri e filtri
ma
sempre meglio che l'isolamento a cui erano stati sottoposti fino ad
allora.
"Sandra" disse Gabriel.
"Già"
Ma presto sarebbe stata fuori e a Peter batteva forte il cuore, non
vedeva l'ora di rivederla, di abbracciarla, di dirle che adesso le cose
sarebbero andate meglio, che lui le avrebbe sistemate per lei, che gli
dispiaceva per suo padre.
"Chissà se sa di Noah" disse ad alta voce.
Ma Gabriel non rispose era intento a guardare: nel corridoio
inquadrato si vedevano sfilare in modo ordinato uomini, donne, vecchi,
giovani, persone che erano state rinchiuse, segregate e a volte
maltrattate, separate dagli affetti e dal mondo solo
perchè diversi: tutto così assurdo!
E poi Peter la vide: "Eccola lì" richiamando l'attenzione
anche di Gabriel.
La telecamera la inquadrò in modo più
preciso:
capelli biondi, lunghi e diritti, occhi celesti, incarnato color del
miele, camminava lungo il corridoio.
"E' sempre uguale" disse Peter con la gola stretta dall'emozione e il
cuore fuori giri.
Poi Claire scomparve,
probabilmente si era chinata o fermata all'improvviso e tra la folla si
era persa l'immagine di lei.
Ora la telecamera continuava a muoversi per cercarla.
Qualche minuto dopo Claire era di nuovo sullo schermo, un po'
più
avanti sul corridoio, e stavolta con un bimbo in braccio.
Quando non l'aveva più vista a Peter per un attimo era
mancato il fiato, aveva pensato chissà cosa!
"E' sempre uguale, sempre che vuole aiutare tutti" la voce, ora, aveva
un tono orgoglioso "scommetto che quel bimbo nella confusione ha perso
. . "
Poi il bimbo girò la testa e guardò,
inconsapevole,
diritto verso l'obiettivo, allo stesso tempo Gabriel schizzò
in
piedi, Peter vide chiaramente il succo di frutta schizzare
sul
pavimento.
"Porca puttana", Gabriel aveva la voce così strozzata che
quasi non si sentiva.
"Cosa c'è? Gabriel? Ehi!"
Gabriel si stava allontanando dal televisore, a cui prima si era
avvicinato senza volerlo, poi le sue gambe trovarono il divano e si
ritrovò di botto seduto senza neanche sapere come, con
più succo sui pantaloni che nel bicchiere.
Peter non capiva cosa gli stava succedendo, non riusciva a . . .
"Sono io, quello lì sono io, si . . . a 3 anni, sono io"
"Gabriel non dire stronzate!"
"Sono io!, Cioè mi assomiglia, come tiene la testa, come
stringe
gli occhi, la bocca . . . Ho un vecchio video, io e mia mamma e sono
così!" e indicò ancora con
la mano il bambino
inquadrato, "Sono come quello lì".
"Ma sei fuori?! Non sei tu Gabriel! Ma guardalo e dai! I capelli? La
bocca? Ma hai visto gli occhi? Sono azzurri! Tu ce li hai scuri, quelli
sono azzurri, sembrano più quelli di Claire che i tuoi"
concluse
ridendo.
"Porca puttana", di nuovo quelle due parole.
Gabriel si è
impiantato su quelle due parole, pensò e poi si
rese conto:
"Volevo dire che assomigliano di più agli occhi di Claire".
"Tanto di più".
"Cioè".
"Sono quasi uguali" .
Ora le parole gli uscivano più lente e gli occhi non si
staccavono da quelli del bambino.
"Anche tu la pensi così, ci assomigliano parecchio" e
improvvisamente il bambino accostò la faccia al
viso di
Claire e la somiglianza fu chiara ad entrambi.
Gabriel saltò di nuovo su dal divano e stavolta il bicchiere
che
era qusi abbandonato nella sua mano rotolò per terra
perdendo
quel poco di succo che c'era rimasto dentro.
"E' mio", non riuscì a dire altro, le parole incastrate,
proprio come il suo stesso respiro.
Peter continuava a far passare lo sguardo dallo schermo all'amico:
schermo-amico, amico-schermo.
Il cervello girava, girava, girava e si bloccava sempre allo stesso
punto: occhi uguali e viso diverso, occhi uguali e viso diverso.
"E' mio figlio!", finalmente Gabriel era riuscito a dirlo, gli
tremavano le mani, la voce e anche le gambe.
"Mio figlio", la voce
aveva acquistato più sicurezza.
"Mio e di
Claire, non so come, non ho idea, ma è così!"
Peter era completamente scioccato, c'era arrivato anche lui a quella
conclusione ma, come poteva essere?
Come fisicamente poteva essere successo?
Gabriel e Claire non si era incrociati prima che fosse portata via,
oppure. . .
Guardò l'amico che teneva le mani sulla testa e tenteva di
respirare normalmente:
"Sei spaventato e sorpreso quanto me, quindi tu e Claire non . . "
Gabriel tenne le mani in testa ma lo guardò storto:
"Non vedo Claire da quella sera al circo"
"Ho un sacco di poteri ma mettere incinta con un bacio, quello ancora
non ce l'ho!"
La televisone aveva cambiato soggetto e ora le persone continuavano a
sfilare davanti ai loro occhi, altre persone, altre storie,
altre
vite.
Peter faceva andare il cervello a tutto gas: Claire, figlio, Gabriel,
bacio, Bacio? Bacio!?
Sempre con le mani in testa lo guardò di nuovo storto: "Non
farti
strane idee, il bacio l'ho dato per tutto un altro motivo." E poi
tirò un forte respiro, fece scendere le mani e se le mise ai
fianchi.
"Non-so-come-sia-successo! Non ne ho la minima idea, ma quello" e
puntò il dito sullo schermo con il fotogramma del bimbo e
Claire, "è mio figlio!"
Peter lo vide girarsi e puntargli gli occhi addosso, lo sguardo a
metà tra la supplica e la minaccia, con una punta di terrore
sommerso:
"Tu mi devi aiutare!".
Beh! A volte ritornano. Non credo sia rimasto nessuno
a leggere questa storia ma . . .
Scusate è un ritardo imperdonabile, e vi dò anche
un
consiglio: è meglio che non leggiate perchè non
so se
andrò mai avanti.
Pazienza, sono così.
Siete avvisati. Fate la vostra scelta.
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