Nickname autore: roxy_xyz
Titolo: Cronache di un piccione
deficiente
Genere: Commedia, romantico. One Shot
Pairing e/o Personaggi
aggiuntivi: Harry/Hermione, Cormac McLaggen
Prompts: Drago, Cormac MgLaggen,
Cornice
Rating:Verde
Avvertimenti: Post Seconda
Guerra/Pace
Beta reader: Quistis Fabi, santa
donna.
NdA: È una commedia che si inquadra
in un contesto più maturo, Harry e Hermione sono ormai trentenni, ma continuano
a fingere di essere solo amici nonostante sia ormai evidente. Tutto scorre
tranquillo finché Harry non incontra Hermione al cinema con una loro vecchia, e
non gradita, conoscenza. Buona lettura!
Partecipante al contest FantasiAuror
2015, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi
dà la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)”
Cronache
di un piccione deficiente
§
Era una notte buia e tempestosa, o forse il film di Snoopy
che stavo guardando al cinema aveva influenzato le mie capacità logiche; non
riuscivo a smettere di pensare a quello che avevo intravisto durante la pausa
dopo la fine del primo tempo: Hermione in compagnia di quello sbruffone di
Cormac McLaggen. Per giunta avevo sprecato cinque minuti della mia preziosa
esistenza per ricordare il suo nome.
Un aspetto buono dell’età adulta è che alcuni dettagli
inutili vengono cancellati. Un bel reset per dimenticare chi non ci importa,
dopotutto chi era Cormac se non un deficiente
conosciuto a Hogwarts? E allora perché la mia migliore amica era in sua
compagnia?
Le avevo anche proposto di guardare il film insieme, ma ero
stato etichettato come infantile.
Snoopy? Quello Snoopy? Harry, ma quanti anni hai? 33.
Trentatré. Ed è un bel numero, diamine.
A ogni modo, il mio umore era mutato improvvisamente e avevo
sentito l’esigenza di alzarmi e di dirigermi verso l’insolita coppia per dividerli
seduta stante, ma ovviamente rimasi seduto a guardarli, non riuscendo a capire
perché Hermione mi facesse un torto del genere. Prima che le luci si
spegnessero per segnalare l’inizio del secondo tempo, ero rimasto inorridito
dall’affiatamento dei due: ridevano e scherzavano come amici di lunga data.
Come me e Hermione, per intenderci. Mi ero sentito messo da parte, come un
orsacchiotto passato di moda e abbandonato in uno scatolone in cantina. Prima o poi le tarme mi avrebbero divorato, e anche la muffa
si sarebbe fatta beffa di me. Furono questi pensieri altamente
stupidi che mi spinsero a usare la mia capacità di Animagus per uno scopo non propriamente nobile. Potrò prendermi qualche sfizio ogni tanto, o
no?
Quando in Accademia mi chiesero in quale animale
avrei voluto trasformarmi, molti mi avevano suggerito un orso, o magari un
lupo, ma più ci pensavo e più mi si concretizzava l’idea di una scelta
completamente diversa. Come Auror volevo passare
inosservato e di certo prendere le sembianze di un drago- era stato Teddy a sceglierlo, dopo aver visto Dragon Trainer ed
essersi messo in testa di volere uno Sdentato come animale domestico, - non mi avrebbe agevolato le cose.
Per questo avevo scelto quello di un piccione. Sì: quel
volatile fastidioso che tendiamo a scacciare perché sporco e snervante nel suo
continuo avvicinarsi quando si è intenti a mangiare qualcosa. Però era perfetto per appostamenti e per scovare i criminali
ai quali davo la caccia. Sempre meglio della scelta di Peter Minus, dopotutto.
In un battito d’ali mi ero trasformato e avevo agito
d’impulso. Quanti di voi vorrebbero volare e prendersi
alcune libertà in volo? La prima
volta che feci pupù - lo so, faccio
schifo,- fu a causa di uno spavento. Non sapevo ancora
volare bene e stavo per sfracellarmi al suolo, quando finalmente capii il
meccanismo e tornai in quota. Ciò non tolse che me l’ero fatta addosso, in
tutti i sensi. Mi ero vergognato tantissimo e avevo domandato perdono
all’innocente bambino che avevo preso in pieno.
Fu diverso con Cormac perché non
provai alcuna pietà e sentii anche un certo orgoglio quando osservai il
risultato. Soddisfatto in pieno, mi ero allontanato verso una zona appartata
del cinema e avevo ripreso le mie sembianze umane.
Mi sentii davvero bene quando lo vidi, avevo avuto un’ottima
idea e nulla poté farmi pensare il contrario. Ero riuscito nel mio intento di
umiliarlo e di allontanarlo da Hermione. O almeno ci avevo creduto per circa
due minuti, dopodiché li avevo visti dirigersi verso l’uscita insieme. Anche da
lontano potevo notare come l’odioso Cormac stesse
riuscendo a capovolgere la situazione a suo vantaggio. E la cosa non mi piacque
per nulla.
Lo so a cosa state pensando: un gioco è bello quando dura
poco, però in quel momento non m’importava del film, ma solo di vedere dove si
sarebbero diretti.
Una vocina nella mia testa mi suggeriva ‘a casa di lui’, perché dopotutto non poteva andare in giro così
sporco. No, era assolutamente impossibile. Parlavamo di Hermione, della cauta
Hermione che mai e poi mai si sarebbe diretta nella tana del lupo.
Per mia fortuna, vidi la mia amica lanciare un Gratta e Netta al malcapitato e quindi
potei cancellare quella terribile idea dalla mia testa. Non riuscivo a fidarmi
di lui, anche se mi sarei dovuto rallegrare visto che
la vita amorosa di Hermione volgeva al meglio. Certo, ma non con Cormac; lui era insulso e… viscido! Però
se lei era innamorata… no, non poteva essere assolutamente così. Di certo,
Hermione Jean Granger meritava di meglio. Chi? Ai posteri l’ardua sentenza.
Quando li vidi entrare in un pub, approfittai della fortuna
capitata per uscire allo scoperto.
Dopotutto era matematicamente impossibile che la mia migliore amica potesse
collegare me all’episodio avvenuto al
cinema.
“Ma guarda un po’ chi si rivede!” esclamai,
ostentando sorpresa grazie alle mie doti recitative degne dei migliori premi.
Hermione ci mise un nanosecondo a capire, lo vidi nei suoi occhi prima stupiti
e poi ridotti a fessure, pronti a incenerirmi all’istante, o forse furono solo
i miei sensi di colpa che avevano iniziato a bruciare feroci. C’era una parte
di me che urlava di andarmene via, di non combinare ulteriori
guai, mentre un’altra che, invece, mi suggeriva di continuare con quella farsa,
perché tanto non sarebbe successo nulla. Sì, come no! Canarini, Harry.
Canarini.
“Harry, che piacere!” Di certo Mr. Viscido era educato,
perché sembrò quasi felice di vedermi, nonostante i poco piacevoli rapporti
avuti in passato. Avevo preferito Ron a lui come portiere, ben consapevole del Confundus lanciato
da Hermione per favorire il nostro migliore amico.
“Harry.” Se Hermione era arrabbiata da far paura, Cormac non lo capì, ma io che avevo avuto modo e tempo di
conoscerla, sapevo che dovevo correre ai ripari. O in un bunker della Seconda
Guerra Mondiale sarebbe stato meglio ancora.
“Mi fa tanto piacere rivedere anche te,
perché non ti unisci a noi? Scusa il mio aspetto trasandato, ma ho avuto
un incontro ravvicinato con un piccione!” Era praticamente
perfetto, nemmeno un capello fuori posto. Come poteva essere così odioso?
“Perché no!” Mi sedetti con calma vicino a Hermione, che
continuava a essere impassibile. Se era così arrabbiata perché non mi urlava in
faccia? Quella sua calma era ancora più inquietante.
“Cosa mi racconti, Cormac?” chiesi,
per cercare di fare un minimo di conversazione.
“Non ci vediamo da così tanti anni che non so da dove
cominciare! Be’, ho fatto carriera come portiere nei Puddlemere
United, ma da un paio di anni mi sono ritirato. Non
faceva più per me, mi ero stancato di quell’ambiente.”
Almeno il mio rifiuto alle selezioni non gli aveva
ostacolato la carriera, potevo ritenermi soddisfatto. “E come mai?”
“Ero sempre fuori e io volevo
godermi la mia famiglia.”
Forse avevo commesso un errore di valutazione. Forse. O
molto probabilmente conoscendomi.
“Sei sposato?” chiesi ingenuamente, ma non fu Mr. Prima-Non-Eri-Così-Dannatamente-Perfetto
a rispondermi, bensì Hermione che pronunciò ogni singola parola senza mai
smettere di guardarmi, consapevole di tutto. Di quanto fossi stato un deficiente,
appunto.
“Ha una bellissima moglie, Jennifer, e due bambini. Per puro
caso, qualche giorno fa ci siamo incontrati mentre lui e Jenny pranzavano
insieme. Ho scoperto che io e lei siamo anche colleghe. I casi della vita, eh?
Come quelli che ti hanno portato qui, Harry.”
“Ah. Wow! Sì, certo. Sei un uomo molto fortunato.”
La solita vocina che ormai avrei dovuto capire di non
ascoltare, continuava a urlarmi nell’orecchio di chiedere di più, di indagare.
Il bunker mi sembrava un luogo sempre più lontano da raggiungere, mentre
Hermione, o la strega che intendeva farmi a pezzettini, era sempre più vicina.
“Sai, ho chiesto a Hermione di vederci per parlare dei
vecchi tempi, ma soprattutto per darle una foto. Ci siete voi
due.”
Eh? Di cosa stava parlando?
Con molta calma Hermione tirò fuori una cornice marrone di
media grandezza dalla sua borsa e me la porse.
“Guarda tu stesso. L’aveva scattata Colin, ma per ovvi motivi gliela chiesi.” mi
spiegò Cormac con calma, alludendo alla sua cotta
adolescenziale per Hermione.
Era una foto del nostro sesto anno, l’ultimo che avevamo
frequentato prima che gli eventi della Guerra ci travolgessero. Non c’era nulla
di particolare tranne un dettaglio che forse poteva passare inosservato per chi
non ci conoscesse: i nostri sguardi. Con una semplice occhiata, quella Hermione sembrava volesse rassicurare quell’Harry,
dirgli che non era solo. Le loro mani si stringevano lievemente, ma anche dopo
tutti quegli anni non riuscii a reprimere un tremore per
quel contatto. Lo desideravo anche ora.
Per qualche caso
strano non c’era Ron, e non ci sarebbe stato spazio per lui in quel momento. Mi
sentii quasi fiero di quella foto, di quel momento vissuto che non dovevo
condividere con nessun altro.
“È una foto Babbana?” avevo
domandato per saperne di più.
Cormac si sentii
orgoglioso di se stesso mentre ci spiegava. “No, è una foto magica, ma la
cornice, che ho costruito io stesso, permette di bloccare un momento e io ho scelto questo per voi.”
“Dovevi aver detto qualcosa di buffo perché mi rivolgi un
sorriso e io rido.” Hermione sembrò tornare indietro
nel tempo e cercare di ricordare qualcosa che ormai è sfuggito. Erano passati
troppi anni. Davvero troppi per fare ancora lo stupido.
“Sei stato bravissimo oltre che gentile.” Non potevo più continuare
con quella farsa.
“Figurati, da quando i gemelli hanno iniziato a distruggere tutto mi sono messo alla prova, e devo dire che mi piace
costruire. La soddisfazione di creare una sedia a dondolo con le proprie mani…
non ci sono paragoni, Harry.”
“Ci credo. Sei
proprio cambiato!” Cormac non sembrò capire a cosa mi
ero riferito e non provò nemmeno a domandare. Non avevamo più sedici
anni. Si alzò dalla sedia, intenzionato a tornare a casa, dalla sua famiglia.
“Devo andare, ho lasciato Jennifer sola con le pesti e se
voglio ritrovare la casa intatta…”
“È stato bello rivedersi e chiacchierare come ai vecchi
tempi.” Hermione l’aveva abbracciato dolcemente e baciato su una guancia, e
Harry non poté fingere quel calore che impresse nella stretta di mano.
“Magari la prossima volta, sempre se riesco a trovare una
babysitter, possiamo fare una cena a quattro. Che ne pensate?”
“Con piacere.” A parlare ero stato io, non Hermione. Dopo
averci rivolto un veloce sorriso, lo guardammo uscire fuori
dal pub, mentre un lungo brivido mi percorreva la schiena.
“Allora?”
“Che io sia deficiente è ormai cosa nota,
‘Mione. Di cosa ti stupisci
ormai?” risposi candidamente.
“Oh questo è certo! Non ci posso credere che tu l’abbia
fatto, Harry!”
“Ti riferisci allo spettacolo cinematografico?” Ero
consapevole di non dover ridere, dopo il mio ignobile comportamento, ma fu più
forte di me.
“Perché l’hai fatto?”
Avrei potuto rispondere in mille modi diversi, ma la verità
uscì dalle mie labbra repentinamente. “Ero geloso
marcio, parlavate e… flirtavate come
ai tempi di scuola.” Non riuscii a reprimere una smorfia di disgusto.
“Noi non abbiamo mai flirtato,
Harry. Stavamo solo parlando del film.”
“Ecco, brava! Con me non vuoi vedere Snoopy, ma con lui sì.”
“Sei geloso di lui o e perché ho preferito guardare il film
con lui?” mi aveva chiesto Hermione maliziosamente.
“La prim- cioè la seconda! Ovviamente!”
“Ovviamente. E
comunque abbiamo deciso di andare al cinema perché quando ci è andato con la
sua famiglia si è addormentato e i gemelli non
smettevano di tartassarlo di domande a cui non poteva rispondere. Si vergognava
e mi ha chiesto di accompagnarlo. Tutto qui.”
“Sì, certo.” risposi, non sapendo se credere alle sue
parole.
“Da quanti anni
facciamo questo giochetto, Harry?”
“Scusa?” Non avevo capito a cosa si riferisse e, a volte,
bisognava interpretare le sue parole sibilline.
“Io e te. Tu che ti avvicini, io
che scappo, e viceversa.”
Avrei tanto voluto dirle che non era mai fuggita, ma che ero
sempre stato io. L’emerito deficiente, giusto per non
essere volgari.
“Lo sai, forse siamo in tempo per l’ultimo spettacolo.”
La delusione per le mie parole era visibile, persino uno
sconosciuto si sarebbe avvicinato per darmi uno scappellotto.
“Sì, ecco, potremmo metterci nell’ultima fila… e far finta
di guardare il film.”
Hermione non poté evitare di alzare improvvisamente il viso,
capendo dove volevo arrivare. “Ma così non seguiremo
la trama.”
“È Snoopy, Hermione,” avevo detto a
un soffio dalle sue labbra.
“Era una notte buia e tempestosa…”
Avevo passato ventidue anni della mia vita a sognare quel
contatto e a rimproverarmi nello stesso momento. Non dovevo e non potevo, senza mai pensare che io l’avevo sempre voluto, persino in
quella foto di tanti anni prima. E quello sguardo, persino quello che mi
rivolse quella sera, fu mille volte meglio di un
bacio.
Eravamo solo io e lei in quel pub, dove Hermione avrebbe
dovuto lamentarsi del volume della musica troppo alta o delle urla di un
gruppetto un po’ troppo euforico, ma niente e nessuno avrebbe potuto distrarci.
E in quel momento di piena consapevolezza sorrisi a un invisibile
Colin, un ragazzo che era rimasto vittima della Guerra e la cui macchina fotografica
non avrebbe più rubato qualche scatto. Quella sarebbe stata una bellissima foto
da mettere in cornice, ne ero certo.