Negli
ultimi giorni ogni volta che Judy svoltava l'angolo adiacente a casa
sua trovava la strada sempre piu' affollata a causa delle
manifestazioni per i diritti gay che vi si svolgevano e anche in quel
momento mentre tornava da lezione vide un centinaio di ragazzi e
ragazze che portavano cartelloni mentre la polizia ed i passanti li
insultavano.
Camminando
sul marciapiede noto' un'anziana reggere un cartello con la scritta
“BRUCIATE ALL'INFERNO” e si trattenne a fatica dallo
strapparglielo di mano, in effetti non era da lei avere certi impeti:
era sempre stata di carattere accomodante tuttavia quello che vedeva
le sembrava profondamente ingiusto: cosa spingeva quella donna a
scrivere simili parole contro persone che per la maggior parte vista
l'eta' potevano essere suoi nipoti? Qual'era la loro colpa, avere
compagni o compagne del medesimo sesso? In fondo erano tutti adulti e
consenzienti e tanto bastava almeno secondo lei.
Rientro'
in casa e nei giorni successivi non vide piu' quella folla in giro,
nel weekend ando' a pranzo dai suoi e in quell'occasione provo' a
chiedere cosa ne pensassero ma si senti' rispondere cosi' a male
parole che chiuse in fretta l'argomento.
Qualche
settimana dopo in un giorno in cui non aveva lezioni decise di uscire
presto per fare spese e svoltando vide un pullman giallo allontanarsi
mentre un ragazzo sulla trentina puliva energicamente la vetrina
della libreria su cui qualcuno aveva scritto con una bomboletta spray
rossa “QUEER” a quella vista i suoi occhi presero a
fiammeggiare e la cosa doveva essere piuttosto evidente visto lo
sguardo che le aveva rivolto il ragazzo: un misto di rassegnazione e
timore “ha paura di me!” penso' Judy, va bene che tra
loro correvano pochi centimetri di differenza ma non le sembrava di
avere un'aria tanto temibile oppure molto piu' probabilmente temeva
di essere insultato nuovamente “come ci si sente a doversi
sempre nascondere o quasi? Anche io avrei paura di ogni sguardo”.
“Serve
una mano?” chiese avvicinandosi mentre il timore negli occhi
dell'altro mutava in pura sorpresa.
“Si
grazie, li' c'e' un'altra spugna” rispose indicandole un
secchio poco distante lei la raccolse e inizio' a passarla sulla
vetrina “come ti chiami?” “Judy” “io
sono Gethin”.
Rimasero
in silenzio qualche minuto finche' lei gli chiese dove stessero
andando gli altri, le venne risposto che avevano deciso di sostenere
una piccola comunita' di minatori gallesi raccogliendo fondi: il
paese si chiamava Dulais e i suoi amici si recavano la' per
conoscerli.
“Capisco,
io ho dato qualche moneta qualche giorno fa ma non immaginavo niente
del genere” rispose “e' stato Mark ad avere l'idea,
cosi' adesso facciamo tutti parte dell' LGSM: Lesbiche e Gay
Sostengono i Minatori, ho messo a disposizione la mia libreria come
quartier generale” disse Gethin.
“Hai
fatto bene! A proposito: non e' che ti serve una mano in libreria?
Cosi' a tempo perso intendo...”
“Tu
sai che tipo di libri vendo vero?” chiese Gethin sorpreso dalla
richiesta “certo ma non c'e' problema e poi io ho ventun anni:
non ti accuseranno di violenza su minori o roba del genere”
replico' lei con un sorriso “potrei...anche darvi una mano con
l'LGSM: sempre che accettiate gli etero ovviamente” “dovremmo
chiedere a Mark ma non penso dica di no, anzi, magari festeggerebbe
pure: in fondo gia' molti di noi sono rimasti sorpresi quando ci
disse di dover sostenere i minatori ma un'etero tra i gay...e' da
segnare sul calendario!” ridacchio' Gethin.
Cosi'
la ragazza nei giorni successivi si ritrovo' non solo ad essere la
seconda donna a bazzicare la libreria ma anche la prima etero,
inizialmente molti del gruppo non vedevano di buon occhio la sua
presenza ma Judy era cosi' silenziosa gentile e servizievole che
presto presero a benvolerla tutti.
Un
giorno mentre aiutava Gethin a sistemare alcuni libri sugli scaffali
questi le nomino' Judy Garland, una famosa cantante icona della
comunita' omosessuale “forse la conosci poco….per
fartela breve era la mamma di Liza Minnelli”.
“Ah”
Nel
frattempo gli altri del gruppo andavano e venivano dal Galles, un
giorno mentre erano tutti in libreria qualcuno lancio' un mattone
mandando in frantumi il vetro della porta e mancando Gethin di pochi
centimetri: Judy che fino a quel momento era rimasta impermeabile
agli insulti che venivano rivolti ai suoi amici afferro' il mattone e
saltellando per schivare le miccette che nel frattempo qualcuno aveva
lanciato dentro al negozio, schizzo' fuori come una furia urlando
“VIGLIACCHI!!!!” e lanciando il mattone piu' lontano che
pote' anche se la strada era ormai deserta, Jonathan l'afferro' per
un braccio ma dovettero intervenire anche Gethin e Mark perche' si
calmasse e ci vollero parecchi minuti.
Era
ormai sera quando Judy lascio' la libreria e mentre usciva Gethin e
Jonathan rimasero sul marciapiedi a seguirla con lo sguardo finche'
non fosse entrata in casa sua, ormai da giorni la sorvegliavano a
turno temendo che anche da etero potesse essere vittima di
aggressioni quanto loro se non con maggiori probabilita' visto che
nel quartiere non era certo passato inosservato il fatto che lei
frequentasse la loro libreria.
Sull'altro
marciapiedi sostava un gruppo di adolescenti, il piu' grande avra'
avuto diciotto anni al massimo, Judy li conosceva di vista poiche'
anche loro abitavano nei dintorni, chiaccheravano ma quando lei gli
passo' accanto quello che sembrava il capo l'apostrofo' “Cosa
sei, lesbica?”
“E
tu cosa sei, l'alternativa?” replico' lei fredda e sarcastica
guardandolo dritto negli occhi mentre dall'altra parte della strada a
Gethin cascava la mascella dallo stupore e Jonathan dal gran ridere
sputava il the nella tazza.
Qualche
giorno dopo vennero a trovarli le mogli dei minatori cosi' decisero
di andare tutti insieme in discoteca: fu una serata molto divertente
e siccome Jonathan e Gethin ospitavano Hefina e le altre proposero
anche a Judy di fermarsi da loro, lei inizialmente rifiuto' visto che
abitava a pochi metri non le sembrava necessario ma poi accetto' e si
porto' dietro un sacco a pelo per precauzione.
I
ragazzi cedettero alle donne la camera da letto mentre loro si
sistemarono in salotto, quando Hefina trovo' sotto il letto delle
riviste porno risero come matte.
Purtroppo
quella gioia fu di breve durata: tre settimane dopo Judy correva in
piena notte per i corridoi dell'ospedale dove avevano ricoverato
Gethin dopo che era stato aggredito da un tizio in strada: quando lo
vide attraverso il vetro della terapia intensiva intubato e pieno di
lividi scoppio' in lacrime, Jonathan si avvicino' per abbracciarla
“era andato a raccogliere fondi da solo dopo che Mark ci aveva
comunicato che non voleva piu' aiutare i minatori, eravamo tutti
presenti avremmo dovuto fermarlo...” a quelle parole la
ragazza ebbe l'istinto di prenderlo a sberle, invece si getto'
piangente tra le sue braccia “non e' colpa vostra! Avrebbero
potuto farlo in qualsiasi altro momento, anche mentre lavorava, certa
gente e' solo vigliacca!” sbotto' piena di rabbia.
Fortunatamente
i medici dissero che le sue condizioni erano gravi ma non era in
pericolo di vita: in pochi giorni si sarebbe rimesso completamente,
l'ultimo a venire a sapere di quanto era accaduto fu Joe che venne a
trovarlo con Sian: racconto' che i suoi familiari l'avevano chiuso
in casa dopo aver scoperto che della sua omosessualita' insieme al
fatto che a causa della sua attivita' da attivista era stato espulso
dal college; giunse anche una donna piuttosto anziana con un'aria
vagamente familiare “lei e' mia madre” la presento'
Gethin, Judy ne fu piacevolmente sorpresa: tempo prima le aveva
raccontato che non la vedeva da sedici anni da quando cioe' le aveva
confessato di essere gay e lei che era molto credente l'aveva
cacciato di casa, la ragazza ne fu molto indignata al momento ma ora
vedeva solo amore e sincera preoccupazione negli occhi di quella
donna.
“Badate
a Jonathan finche' non ci saro'” raccomando' Gethin a lei e a
Sian “mah, oddio se ha bisogno io ci sono ma non mi sembra
che...” inizio' la ragazza “e' positivo all'HIV”
la interruppe lui.
Judy
e Sian lo guardarono a bocca aperta.
Una
volta uscite parlarono con Jonathan: lui racconto' che i primi tempi
quando l'AIDS era ancora relativamente sconosciuta davano agli
ammalati un numero, lui era il due ma poi gl'infetti divennero
migliaia “secondo i medici io dovrei gia' essere morto, nessuno
capisce come faccio a stare ancora bene, forse e' per l'erba”
concluse laconico.
I
mesi passarono, Joe aveva affrontato i familiari e se n'era andato di
casa, ora viveva da Steph in via provvisoria, i minatori erano
tornati a lavoro e tutti loro erano riuniti nella libreria di Gethin
a preparare cartelloni e striscioni per la marcia che si sarebbe
svolta a Londra qualche giorno dopo.
“Dovremmo
istituire altre associazioni” propose qualcuno.
“Per
esempio “etero che sostengono i gay che sostengono i minatori”
disse Gethin “beh, quella potrei guidarla io” si offri'
Judy , tutti risero approvandola.
Poco
dopo sentirono una voce provenire dalla strada: Mark era tornato!
Peccato
che Judy fu l'unica a non sapere ancora cosa scrivere sul suo
cartello.
Pochi
giorni dopo tutti erano pronti per la marcia “strano che Judy
sia in ritardo” disse Jonathan.
“Eccola!”
esclamo' Gethin indicando il fondo della strada dove la loro amica
arrivava di corsa con un grosso cartello in mano, peccato che non si
riuscisse a leggere cosa vi aveva scritto.
“As
we come marching, marching in the beauty of the day,
A
million darkened kitchens, a thousand mill lofts gray,
Are
touched with all the radiance that a sudden sun discloses,
For
the people hear us singing: "Bread and roses! Bread and roses!"
canticchio'
Judy avvicinandosi.
I
due si guardarono increduli “ma gliel'hai insegnata tu?”
“no io no!”
“Scusate
il ritardo ma ieri e' successo di tutto” dichiaro' riprendendo
fiato.
Racconto'
che il giorno prima dopo aver detto in famiglia che intendeva
partecipare alla marcia ebbe con i suoi un tremendo litigio ma grazie
al cielo essendo lei maggiorenne non potevano imitare i genitori di
Joe chiudendola in casa.
“Che
succede?” intervenne Bernice, la sua nonna paterna ormai
ottantacinquenne ritornando dal bagno: di solito viveva fuori Londra
ma quel giorno era venuta a trovarli.
Judy
le riassunse il tutto “lei non e'...come quelli! Perche'
diamine allora vuoi andare con loro? Sono contronatura!”
sbotto' suo padre e mentre lei si tratteneva dal lanciargli
qualsivoglia oggetto la nonna lo guardo' negli occhi e disse “uhm,
dove l'ho gia' sentita questa? Ah si: lo si diceva del voto alle
donne”.
Tutti
erano rimasti a bocca aperta: sapevano che la signora ai suoi tempi
era stata una suffragetta ma mai Judy avrebbe immaginato che la
sostenesse vista la sua eta', suo padre provo' a ribattere ma
Bernice lo interruppe dicendo “e cosa significa? Se tutti
ragionassero come te saremmo ancora nelle caverne! Per quanto mi
riguarda mia nipote ha tutto il diritto e anzi il dovere di sostenere
chi le pare purche' non commetta reati quindi tesoro fai pure quello
che devi” disse sorridendole “io non so proprio come
abbia fatto a crescere un tale imbecille!” esclamo' gettando
un'occhiata al figlio che era ormai livido di rabbia mentre la nuora
la guardava con gli occhi di fuori e la nipote se ne andava in camera
sua cercando di non scoppiare a ridere.
Cosa
che invece avevano
fatto Gethin e Jonathan anzi era piu' giusto dire che si reggevano ai
loro cartelli per non rotolare in terra dalle risate.
“Non
e' mica finita” sorrise Judy.
Disse
che la nonna dopo averla raggiunta in camera le racconto' che da
bambina era emigrata assieme ai genitori negli Usa per mancanza di
lavoro e che, appena dodicenne venne mandata a lavorare in
un'industria tessile “ai tempi non contava l'eta', dovevi solo
portare a casa i soldi per mangiare anche se i miei non erano
particolarmente convinti, e i lavoratori sotto i quattordici anni fu
uno dei motivi per cui s'indisse lo sciopero...” ai tempi di
“Bread and Roses” insomma lei c'era.
“Ero
solo una bambina e non capivo tutti i discorsi degli adulti ma una
cosa l'avevo intuita: bisogna sempre battersi per quello che si crede
perche' c'e' gente che e' morta per quelli che oggi ci sembrano
banali diritti! Io non posso dire che capisco tutto perche' ai miei
tempi nessuno avrebbe potuto dichiarare in pubblico che gli piacesse
una persona dello stesso sesso senza rischiare la prigione”.
“O
la castrazione chimica” aggiunse Judy.
“Ma
se pensi che questi tuoi amici abbiano ragione allora devi aiutarli
anche se a te piacciono i maschi...vero?” chiese titubante.
“Ma
certo! Cos'avresti detto se vi avessi portato a casa una fidanzata?”
“Che
farmi chiamare nonna da una o da due non mi cambia nulla”.
Mentre
parlavano erano arrivati tre
pullman con i minatori e le mogli e persino i figli di Maureen, due
che a Dulais li avevano pesantemente insultati e anche piu' di una
volta ma a quanto pareva il loro lavoro aveva dato frutti.
Poco
dopo gli venne comunicato che avrebbero aperto il corteo assieme ai
minatori, e Judy si piazzo' esattamente in mezzo alle due categorie
“cos'hai scritto alla fine?” chiese Gethin e lei volto'
orgogliosa il cartello dove aveva scritto “LOVE IS RIGHT”.
Avrebbero
ricordato tutti quella marcia per sempre.
Anche
al funerale di Mark, il quale gli aveva comunicato proprio pochi
giorni dopo di avere l'AIDS e per lui al contrario che per Jonathan
non vi fu alcuna speranza costringendolo a lasciarli ad appena
ventisei anni.
Anche
quando Judy ando' per la prima volta a Dulais e innaffio' passando
con la sua macchina in una pozzanghera Maureen bagnandola da capo a
piedi “oh mi scusi non l'ho fatto apposta!” disse in
tono pesantemente sarcastico, anni dopo aveva pensato di suonarle al
campanello dicendole “sa che la maggior parte degli omofobi
sono omosessuali repressi?”.
Fu
un pensiero costante anche al suo matrimonio con Joey al quale furono
naturalmente tutti invitati “e se qualcuno dice qualcosa o vi
guarda male ditelo a me e sara' malauguratamente investito da una
macchina in corsa!”
L'unica
che non pote' partecipare fu la sua adorata nonna, spentasi proprio
l'anno prima.
Il
17 maggio 1990 Gethin e Jonathan ricevettero una telefonata che li
avvertiva di correre immediatamente all'ospedale e uscendo
avvertirono anche Steph che si era trovata una ragazza, Peggy, con
la quale era andata a convivere e Joe che viveva anche lui nel
quartiere dopo essersi trovato un lavoro.
All'ospedale
li
attendevano Joey e Judy che, raggiante, reggeva un fagottino rosa
“ragazzi, vi presento Sean” e mentre a turno
vezzeggiavano il piccolo dalla televisione accesa nella stanza una
giornalista dava una notizia che avrebbe rivoluzionato per sempre la
loro vita: L'OMS aveva decretato che l'omosessualita' non era una
malattia o una devianza ma un normale orientamento sessuale
dell'essere umano quanto lo e' l'eterosessualita'.
“Vi
volete muovere voi due? Il film inizia tra quaranta minuti”.
“Arrivo
mamma, fammi allacciare le scarpe!”
“Io
vi aspetto in macchina”.
Erano
passati quattordici anni e Judy, suo marito Joey e il figlio Sean si
stavano recando al cinema assieme a Gethin e Jonathan che nonostante
tutto stava benissimo anche se cio' comportava che dovesse assumere
antiretrovirali ogni giorno per tutta la vita: quando seppero che
avrebbero girato un film sulla loro vita tutti erano rimasti a bocca
aperta poiche' pensavano che quella misera pagina storica che avevano
contribuito a scrivere fosse caduta per sempre nel dimenticatoio
anche se ognuno di loro s'impegnava quotidianamente affinche' non
accadesse mai del tutto: ora vi era il matrimonio egualitario e sin
da quando Sean era piccolissimo aveva frequentato i membri dell'LGSM,
i suoi genitori infatti con parole semplici e adatte alla sua eta'
gli avevano spiegato che poteva essere che ad alcuni maschi
piacessero altri maschi e ad alcune femmine piacessero altre femmine
anche se di solito accadeva che ci si piacesse tra persone del sesso
opposto, a volte addirittura accadeva che potessero piacere sia
maschi che femmine ma non era assolutamente un problema alla faccia
di chi faceva credere che lo fosse e che “prima di una certa
eta' certe cose non si possono capire ne' sapere”.
“Tua
madre era molto coraggiosa: rischiava anche piu' di noi ma non ci ha
fatto mancare il suo sostegno” soleva ripetere Jonathan.
“Sono
etero mica rincoglionita” rispondeva Judy provocando
immancabili risate da parte di tutti i presenti.
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