Dark Hearts

di eugeal
(/viewuser.php?uid=15798)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Regina aprì la porta e fu tentata di richiuderla immediatamente: la persona che aveva suonato era Robin Hood e lei non si sentiva affatto pronta a parlare con lui, non quando sapeva che il suo cuore apparteneva a Marian.
Anche Robin sembrava piuttosto a disagio.
- Regina, dobbiamo parlare…
- Non so se…
- Fammi entrare, per favore, è importante.
Regina si fece da parte, irritata con se stessa perché non riusciva a impedire al suo cuore di accelerare i battiti. Forse Robin voleva parlare con lei della loro storia, forse tra loro c'era ancora una possibilità nonostante Marian…
- Si tratta di quell'uomo. - Disse Robin, serio.
Regina lo guardò senza comprendere.
- Quale uomo?
- Quello che era con te da Granny.
Che fosse geloso? Regina lo guardò, speranzosa.
- Perché ti interessa?
- Dovrebbe essere morto. È un assassino, non lasciarti ingannare da lui. - Disse Robin, duro, distruggendo ogni sua illusione.

Guy si appiattì dietro la porta della cucina, cercando di ascoltare le parole di Robin Hood e di Regina.
Il Robin Hood del suo mondo lo odiava perché lui aveva ucciso Marian e perché in passato aveva tentato di uccidere il re per ordine dello sceriffo di Nottingham e Guy poteva comprendere il motivo di tanto odio. Per Marian lui stesso non riusciva a perdonarsi, Robin aveva tutte le ragioni per volerlo morto.
Ma questo Robin Hood, il Robin di Storybrooke, aveva ancora la sua Marian, nessuno le aveva fatto del male e di certo non Guy. Allora perché desiderava la sua fine?
Pensò con un brivido al libro di Henry, alla storia di come Robin Hood aveva sconfitto e ucciso un'altra versione di Guy di Gisborne, tagliandogli la testa.
Anche l'altra versione di se stesso era dunque una persona malvagia? Era proprio la sua natura a essere tanto cattiva da non meritare pietà?
Se era così, allora non aveva la minima speranza di trovare qualcosa di buono in sé per diventare una persona migliore…
Rimase in silenzio, in attesa della risposta di Regina.

- So perfettamente chi è. - Disse Regina, gelida. Poteva comprendere la preoccupazione di Robin, ma avrebbe almeno potuto accennare alla loro situazione, prima. Invece sembrava che nulla di quello che stava nascendo tra loro fosse esistito, ora che Marian era tornata.
- Se lo sapessi davvero non lo lasceresti vivere nella tua casa.
- Lui è sotto la mia responsabilità. E comunque non ti riguarda chi lascio entrare in casa mia.
- Riguarda tutti. Quell'uomo è pericoloso! È una minaccia per tutta Storybrooke!
- Io non lo credo. Penso che meriti una seconda possibilità.
Robin scosse la testa.
- Quelli come lui non cambiano.
- E quelle come me? Sono irrecuperabile anche io, allora?
- Non ho detto questo.
- Ma lo pensi.
- Il dubbio può venire, vedendo come difendi un criminale come quello.
- Fuori.
- Come?
- Fuori da casa mia. Vattene prima che ti tolga ogni dubbio.
Robin le lanciò uno sguardo dispiaciuto, ma uscì dalla porta, tornando a rivolgersi a lei un'ultima volta prima di andare via.
- Pensaci, Regina. Io non lascerei avvicinare mio figlio a quell'uomo.
Regina gli sbatté la porta in faccia, poi si girò in direzione della cucina, rabbiosa.
- E tu smettila di spiare e vieni qui.
Guy si avvicinò a lei, guardando la porta chiusa con aria tetra.
- Forse dovresti ascoltarlo.
- O forse lui dovrebbe avere più fiducia nella mia capacità di giudizio.
- Ma ha ragione! Io sono un assassino! Ho commesso crimini imperdonabili!
- Non da quando sei qui. E non credo affatto che tu sia la persona orribile che pensi di essere.
Guy sospirò.
- Come puoi dirlo? Regina lo fissò per qualche istante, poi gli affondò una mano nel petto e quando la ritrasse aveva il cuore di Guy stretto tra le dita.
Il cavaliere lo fissò, inorridito.
- Cos'è?! Cosa mi hai fatto?!
Regina gli sorrise.
- Ti sto dimostrando che ho ragione. Questo è il tuo cuore, guardalo bene.
Guy ansimò, terrorizzato.
- Guardalo, ho detto!
- Perché? Cosa vuoi farmi?
- Osservalo bene. Ci sono delle macchie, è vero, ma se fossi il criminale irrecuperabile che dice Robin e che pensi di essere, sarebbe completamente nero, senza la minima luce. Ho visto cuori in condizioni molto peggiori, anche tra quelli che si considerano “buoni”.
Con una mossa rapida, rimise a posto il cuore e Guy si appoggiò con le spalle al muro, tremando.
Regina gli mise una mano sulla spalla e gli sorrise per rassicurarlo.
- Non avevo intenzione di farti del male.
- Avresti potuto, vero?
- Avrei potuto ucciderti. Bastava stringerlo fino a ridurlo in polvere e saresti morto.
- Bene.
- Bene?
Guy annuì.
- Significa che puoi difenderti da me. Amavo Marian con tutto il mio cuore eppure l'ho uccisa. Ho il terrore che possa succedere ancora, che potrei fare del male a chi mi sta vicino… Ma se tu puoi strapparmi il cuore con una mano, significa che non sono un pericolo per te. È un sollievo.
Regina scosse la testa, sorridendo leggermente.
- Sei un uomo strano, Guy di Gisborne. Ma il tuo cuore non è nero. Ora mi credi?

Guy si svegliò sentendo la porta di casa che si chiudeva e poco dopo udì il rumore dell'auto di Regina che si avviava.
Si alzò dal letto, sorpreso di aver dormito fino a tardi senza essere stato svegliato da uno dei suoi soliti incubi e si preparò in fretta. Regina doveva essere uscita senza di lui, ma Guy non aveva intenzione di sprecare nemmeno un attimo del suo tempo.
Da quando aveva visto che il suo cuore non era ancora completamente nero, Gisborne aveva permesso alla speranza di entrare nella sua anima, si era concesso di credere che forse, se si fosse impegnato abbastanza, sarebbe riuscito a fare qualcosa di buono per compensare almeno in parte i suoi innumerevoli peccati.
Forse non ci sarebbe riuscito, ma doveva almeno provarci, se non altro per dimostrare a quelli come Robin Hood che Regina non era stata poi così folle a credere in lui. Forse per lui era comunque troppo tardi, ma lo doveva a lei per impedire che venisse criticata e attaccata.
Il primo passo per diventare una persona migliore era quello di imparare a muoversi e a vivere in quel mondo nuovo. Per il momento sapeva di essere un peso per Regina e Henry, perciò voleva imparare il più possibile.
La notte prima aveva finito di leggere i libri che Regina aveva scelto per lui in biblioteca e Guy si chiese se sarebbe stato in grado di restituirli e sceglierne altri senza l'aiuto della donna.
Finì di vestirsi, prese i libri e scese al piano di sotto, stupendosi di trovare Henry seduto al tavolo della cucina, intento a fare colazione. Di solito il ragazzino usciva presto di casa, prima di Regina.
- Buongiorno. - Disse Henry e indicò la scatola di cereali sul tavolo. - Hai fame? Scommetto che questi non li hai mai assaggiati. Basta versarli in una tazza ed aggiungere del latte.
Guy recuperò una tazza, un cucchiaio e prese il latte dal frigorifero, sorridendo nel sentire la bottiglia fredda sotto le dita. Quella era una delle invenzioni del futuro che non finiva di sorprenderlo, un armadio in grado di raffreddare il cibo e farlo conservare più a lungo.
Se fosse esistito ai tempi in cui viveva a Nottingham, avrebbe di sicuro aiutato la gente a non morire di fame prolungando la possibile durata dei cibi.
- Ci sono talmente tante cose che non conosco che la tua è una scommessa facile. Oggi non vai a scuola?
- È sabato, non c'è lezione.
- Regina è uscita?
Henry annuì.
- Da quello che ho capito doveva partecipare a una specie di riunione straordinaria. Mi chiedo di cosa debbano discutere, mi è sembrata un po' nervosa.
- Di me. - Disse Guy all'improvviso.
- Cosa?
- Credo che vogliano discutere di me. Della mia presenza a Storybrooke.
- Cosa te lo fa pensare?
- Un paio di giorni fa è venuto Robin Hood a metterla in guardia su di me. Ha detto che sono un pericolo per la città e che non avrebbe dovuto ospitarmi in casa sua.
- E la mamma che ha fatto?
- Lo ha cacciato. Ma se questo Robin è come quello che conosco io non si arrenderà, combatterà per ciò che reputa giusto. Probabilmente ha messo in guardia gli altri abitanti della città e ora se la prenderanno con Regina a causa mia.
Henry prese una cucchiaiata di cereali e li masticò pensierosamente.
- Mamma non si farà di certo intimidire. Non preoccuparti, Guy, non permetterà che ti caccino via.
Gisborne finì di mangiare in silenzio, pensando che forse sarebbe stato meglio per Regina permettere agli altri di mandarlo via da Storybrooke. Forse lo avrebbero ucciso, ma se si fossero limitati a cacciarlo dalla città, Guy si chiese se sarebbe stato in grado di sopravvivere senza aiuto.
Decise che doveva cercare di imparare il più possibile finché ne aveva la possibilità.
- Devo andare in biblioteca. - Disse, quasi tra sé, ma Henry lo sentì e approvò l'idea.
- Ti dispiace se vengo anche io? Mi servono alcuni libri per una tesina che devo portare a scuola la settimana prossima.
Guy si chiese se il ragazzino lo avesse detto solo perché non lo reputava in grado di andare in giro da solo, ma in fondo non aveva importanza. La compagnia di quel ragazzino era piacevole e lui non era così orgoglioso da non poter ammettere di non essere ancora a suo agio nel muoversi in quel mondo moderno.
- Non ti metterai nei guai a farti vedere in giro con me?
- Nemmeno io mi lascio intimidire facilmente, sai? Allora, andiamo?
Gisborne annuì. Forse lungo la strada avrebbe potuto chiedere a Henry di spiegargli qualche altra cosa che lo avrebbe aiutato a sopravvivere se fosse stato costretto a cavarsela da solo. Ogni informazione in più poteva essere di vitale importanza.
Finì di mangiare e imitò Henry mettendo la tazza e il cucchiaio nella lavastoviglie, a quanto pareva, pensò, ormai i congegni meccanici avevano preso il posto dei servitori, poi raccolse i libri da restituire e seguì il ragazzino fuori dalla porta.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3312971