Eccolo lì, sulla
collina, di
nuovo davanti a quella tomba.
Eccolo lì
quell’uomo, di cui
ormai nessuno ricorda il nome, che piange il presente e ricorda con
amarezza il passato.
Piange di nuovo la sua
donna amata che
ha perso da quasi due anni e che però vive ancora nel suo
cuore; piange perché i suoi ricordi stanno man mano svanendo
dalla sua mente ma anche perché adesso ha perso
l’unica cosa
che le parlava di lei.
Da anni, ormai, questo
povero uomo
viveva nella solitudine: in una casa signorile e antica che sorgeva
proprio nel mezzo di un vasto e verdeggiante parco.
Era sempre stato un posto
solare che
sprizzava allegria da ogni singola pianta che viveva
all’interno
delle mura.
Questa grande
proprietà era
circondata da alte e possenti mura in pietra che erano state
costruite da qualche antenato del passato come a voler proteggere
quel luogo di pace.
Molte persone venivano da
lontano per
vedere quella meraviglia e tutti ne rimanevano ammaliati.
Ma intendiamoci bene, non
era la casa
antica, che come una spugna era impregnata di avvenimenti del passato
ad attirare la gente, bensì la forte immagine che quel luogo
emanava. Molti la paragonavano ad una fortezza dove le mura
sembravano voler difendere la proprietà dal mondo esterno,
gli
alberi sembravano soldati che si accingevano a proteggere la casa e
il restante parco sembrava una specie di barriera.
La casa aveva un so che di
misterioso,
attraente, forse condizionato dall’aspetto antico
dell’edificio o
forse dalla calma da cui era circondata. Non si sa bene il motivo, ma
quel luogo era fonte di una grande attrazione.
Poi tutto questo
finì e in un
attimo nessuno seppe quello che era successo, improvvisamente quel
luogo perse l’unica cosa che lo rendeva diverso dagli altri e
ben
presto anche il palazzo e il parco furono abbandonati. Furono
abbandonati proprio come l’uomo della nostra storia,
l’uomo però
aveva perso qualcosa di ancora più importante, qualcosa che
nessuno avrebbe mai potuto sostituire.
Ora quell’uomo
stava ancora lì
sotto una pioggia che non aveva intenzione di smettere e che in
qualche modo gli stava accanto e cercava di cullarlo come fanno le
onde con il mare.
Le gocce gli scendevano
lente e
silenziose sul viso, ricadevano sul corpo e poi scivolavano in terra.
Lui non si muoveva, era
lì,
fermo immobile davanti a quella tomba.
Forse in quel momento la
pioggia era
rimasta l’unico conforto per l’uomo
perché era l’unica
che
poteva nascondere le sue
lacrime agli
occhi degli altri. Solo lei avrebbe saputo la verità. Quella
verità che ormai nascondeva da tempo, troppo tempo.
Era da tempo che non
piangeva, non una
lacrima era scesa dal suo viso, voleva essere forte, doveva essere
forte.
Piange come se fosse un
bambino a cui è
stato tolto il giocattolo più caro e che sa che non lo
rivedrà
mai più, ed è consapevole che forse lo
rincontrerà
più avanti ma non vuole perché questo vorrebbe
dire
dimenticarsi di lui.
Lui non vuole dimenticare e
con la
mente cercò di ricordare tutti i bei momenti trascorsi.
Si ricorda la prima volta
che l’aveva
vista. Era un pomeriggio d’estate quando l’aveva
intravista tra
la folla della piazza. Quel giorno in città c’era
l’abituale
mercato della domenica e lei era lì che, divertita e solare,
andava da una bancarella all’altra.
C’erano
bancarelle dappertutto e
venditori che urlavano a gran voce ma lui non vedeva altro che lei,
lì in mezzo alla folla che con i suoi occhi sognanti
regalava
gioia a tutti quanti.
Non aveva mai visto una
persona così
felice. La cosa che lo aveva sorpreso era che questa sua
felicità
contagiava tutte le persone che le stavano intorno: una cosa che non
si vede tutti i giorni.
La osservò per
tutto il giorno
finché la ragazza si accorse di lui, si voltò,
gli si
avvicinò e gli regalò un magnifico sorriso.
Nessuno gli
aveva mai fatto un dono più bello di quello ed anche se era
una cosa che qualcuno può reputare banale, per lui era
qualcosa di speciale.
Da quel giorno si
instaurò, tra
di loro, un forte legame che li avrebbe accompagnati fino alla morte.
Passarono giornate intere
insieme e
alcune volte erano così presi dalle loro chiacchierate che
non
si accorgevano del tempo che passava e così finivano per
addormentarsi distesi sull’erba, e sopra di loro un cielo blu
come
la notte e pieno di stelle che dall’alto li proteggeva.
Si ricorda ancora la volta
in cui
l’amata l’aveva condotto nel suo posto preferito,
quello che
amava in assoluto.
Era un pomeriggio
d’estate, quando
vide per la prima volta la collina che sarebbe diventata la custode
dei suoi ricordi.
Una collina insignificante
agli occhi
di tutti ma che a quelli dell’uomo risplendeva come una
stella in
un cielo blu.
Passarono giorni interi su
quella
collina a parlare e a pensare al loro futuro insieme. A quel futuro
che avrebbero dovuto vivere insieme ma che il destino ha portato via
loro.
Il destino, un insieme di
avvenimenti
che, ti possano piacere o no, ti sconvolgono la vita senza che tu te
ne accorga. Molti dicono che ognuno di noi ha un destino da seguire
che non può essere cambiato ma molto spesso siamo proprio
noi
che dobbiamo crearcelo.
Nella vita di tutti i
giorni migliaia
di destini si intrecciano tra di loro per creare nuove avventure,
nuove sofferenze… tutto sta a noi.
Si ricorda ancora il giorno
che
scoprirono quella piccola piantina che, a fatica, stava crescendo
dal terreno.
La donna era talmente
felice che decise
di aiutare quella piantina a crescere e ci mise cuore ed
anima nel farlo. Stava ore
ad
osservarla e quando ne parlava i suoi occhi si illuminavano di una
luce particolare che solo in lei era nata.
Lui si perdeva nei suoi
racconti e
stava ore ad ascoltarla.
Tutto andava bene e ogni
mese che
passava la pianta cresceva e lei era sempre più felice. Un
giorno
quell’albero si
riempì di
bellissimi fiori e la donna ne raccolse uno e lo porse al marito
dicendo –“ Questo è l’inizio
di una nuova vita”-.
Guardava quel fiore come
una bambina
guarda un lecca lecca; a volte sembrava così ingenua ma era
proprio la sua semplicità che l’uomo adorava di
più.
Mentre la stava fissando,
la vide
voltare il viso improvvisamente e fissare un punto in lontananza.
All’inizio il
marito non riusciva a
capire ma poi comprese tutto.
In fondo, che si staglia
all’orizzonte,
c’era uno dei più begli arcobaleni che aveva mai
visto.
Non era come i soliti
arcobaleni che si
vedono dopo una giornata di pioggia; era qualcosa di diverso che non
si può descrivere a parole ma che si può solo
capire
quando se ne ha uno davanti.
Non so come abbia fatto a
vederlo da
così lontano ma ne valeva davvero la pena.
In quel momento nella mente
del marito
c’era solo l’arcobaleno che come un ponte sembrava
volesse unire
la terra al cielo e che con i suoi colori volesse dipingere il cielo,
solo per oggi per darci una dimostrazione di quanto la natura possa
essere dotata di tanta bellezza.
Quel giorno fecero anche
una foto: loro
due sotto al loro albero che sorridevano come bambini. Quella foto
l’avevano sistemata nella camera della donna e
tutt’oggi è
ancora lì, coperta di polvere ma ancora lì.
Intatta
come l’avevano lasciata, in quella stanza che da allora
è
rimasta sempre chiusa
per custodire dentro tutto
il dolore
provato e sofferto di quella coppia che tanto si amava. Chi vedesse
la foto direbbe: “ Che coppia felice!” ma non
saprebbe quanto si
sbaglia. Sì certo in quella foto, per un momento, sono stati
davvero felici ma la felicità non dura in eterno.
Infatti
quell’arcobaleno fu uno
spettacolo indimenticabile ma tutti sanno, come si suol dire, che
dopo la pioggia arriva la tempesta.
Infatti lei qualche tempo
dopo si
ammalò gravemente e fu costretta a rimanere a letto per
–“
alcuni
giorni”- avevano
detto i medici ma
mentivano e lei lo sapeva, lo leggeva negli occhi del marito che non
riusciva più a vederla in quelle condizioni. Con il passare
del tempo il suo dolore
aumentò ma lei
cercava di
nasconderlo perché non voleva più restare
rinchiusa in
quella stanza ma voleva tornare all’aria aperta e rivedere
finalmente la luce, ma lui se ne accorgeva.
Sapeva che per lei era
insopportabile
restare rinchiusa lì dentro ma non poteva fare altrimenti;
doveva farla riposare, non voleva che si affaticasse troppo
perché
non voleva perderla troppo presto.
Un giorno le aveva anche
portato dei
bei fiori che potessero tirarle su il morale ma non erano serviti
a niente. Anzi la fecero
rattristare
ancora di più e senza farlo apposta le aveva provocato un
altro dolore che pian piano l’avrebbe consumata.
Ormai il suo sguardo si
stava spegnendo
del tutto, allora l’uomo capì che se continuava
così,
l’avrebbe persa per sempre.
Per giorni il marito si era
rinchiuso
in soffitta e sembrava non volerne più uscire.
Durante tutto quel tempo
l’unica cosa
che l’uomo non fece fu dormire; se ne stava ore seduto per
terra con la schiena
appoggiata al muro
e con il viso rivolto verso la grande e sola finestra che
c’era
nella soffitta.
Era l’unico
spiraglio di luce in quel
luogo d’ombre ma da cui si intravedeva un panorama
spettacolare.
Quel luogo era il custode
di tutti
quegli oggetti che erano stati i testimoni dei suoi ricordi.
Per giorni l’uomo
non fece visita
alla moglie, finché un giorno uscì come se niente
fosse
e tornò ad essere quello di prima.
Nessuno seppe cosa avesse
fatto o
pensato in quella stanza, l’unica cosa certa è che
qualsiasi
cosa abbia fatto rimarrà in quella stanza per sempre, fino
alla fine.
Diversi giorni dopo, la
moglie decise
di uscire e nessuno l’avrebbe fermata neanche il marito.
Scese dal
letto e con molta fatica, riuscì a raggiungere la porta che
dava all’esterno. Improvvisamente
venne afferrata per un
polso e quando
si voltò, vide il viso del marito ma la cosa che la colpirono
maggiormente furono gli
occhi di lui
che esprimevano una grande e nascosta disperazione.
L’uomo
cominciò ad urlarle
contro che era una sconsiderata e che doveva rimanere a letto se
voleva guarire, ma più parlava, più i suoi occhi
dicevano il contrario; neanche lui era convinto di quello che diceva
ed ora era più evidente che mai che stava mentendo.
Lo guardò a
lungo finché
delle lacrime silenziose cominciarono a scenderle dal viso e senza
che se ne rendesse conto stava piangendo come una bambina.
Lui continuava a guardarla
e non diceva
una parola; allora lei abbassò lo sguardo vergognandosi di
essersi lasciata andare così.
I suoi bei capelli gli
caddero sul
viso e le coprirono gli occhi ed era quasi sul punto di tornarsene
nella sua camera quando all’improvviso si sentì
sollevare da
terra e si ritrovò tra le braccia
del marito.
Non capiva cosa volesse
fare ma quando
lo vide aprire la porta capì tutto. La portò fino
alla
loro collina e la appoggiò delicatamente proprio sotto il
suo
albero.
Stettero lì
delle ore, in
silenzio, che in quel momento era meglio di mille parole fino a
quando lei non si voltò e gli disse:- “Io sto
morendo, non è
vero?”- lui la guardò ma non disse nulla.
-“Sai molte
persone hanno paura della
morte ma io non ho paura. Sono solo triste perché
dovrò
lasciare tutto e tutti ma soprattutto perché tutti quanti
ben
presto si dimenticheranno di me…”-.
Lui rimase in silenzio, non
aveva il
coraggio di risponderle e dirle che lui non si sarebbe mai
dimenticato di lei ma lei
ricominciò
a parlare:-“Voglio che tu mi faccia una promessa. Voglio che
dopo
che me ne sarò andata, ogni volta che vedrai un fiore come
questo- e prese un fiore appena sbocciato dall’albero-
penserai a
me, a come siamo stati felici e a tutto quello che abbiamo passato
insieme. Me lo
prometti?”-, lo guardò
dritto negli occhi e quel suo sguardo raggiunse addirittura il
cuore dell’uomo,
che da tempo si era
come barricato per non far entrare più alcun tipo di dolore.
Si era ripromesso di essere
forte,
voleva esserlo anzi doveva essere forte.
Doveva farlo per lei. Quel
giorno lui
le fece quella promessa che lo avrebbe segnato per tutta la vita.
La loro ultima promessa.
Qualche tempo dopo la donna
si spense
per sempre. Si spense troppo presto.
La cosa che
l’uomo ricorda ancora è
che pochi momenti prima che morisse, era con lei che chiacchieravano
felici, come facevano una volta. Poi ad un tratto gli aveva chiesto
gentilmente di
andarle a prendere un
bicchiere
d’acqua. Ci mise pochi minuti e quando tornò la
vide distesa
sul
letto con gli occhi chiusi
che
sorrideva. Le si avvicinò e…
A quei ricordi
l’uomo si rattristò
e dal viso cominciarono a scendere lacrime amare.
Aveva seppellito la moglie
sotto
l’albero che era diventato uno splendore con tutti quei fiori
che
sembrava si divertissero a rendere la pianta più bella di
come
lo era già.
Ora quell’albero
tanto prezioso stava
morendo e con lui anche i ricordi dell’amata.
Da quando la moglie era
mancata, non si
vide più quel fiore, il fiore della loro promessa. Sembrava
che anche la pianta fosse in lutto per la grande e dolorosa perdita.
Si perse di nuovo nei suoi
ricordi che
ormai gli stavano distruggendo l’anima e che non
l’avrebbero
mai abbandonato.
Si sentiva in colpa per
averla lasciata
morire sa sola, senza nessuno accanto; ma in fondo al suo
cuore sapeva che la moglie
lo aveva
fatto di proposito. Non voleva che la vedesse chiudere gli occhi
per non riaprirli poi mai
più.
Improvvisamente un
bellissimo fiore,
trasportato con leggerezza dal vento, si posò sulle mani
dell’uomo.
Ricordi dolorosi
riaffiorarono nella
sua mente come un flash; vide anche cose che ormai aveva dimenticato
ed erano rimaste custodite nei meandri più nascosti del suo
cuore.
Restò per
qualche minuto ad
osservarlo, sembrava come in trance ma subito dal suo viso
spuntò
un sorriso, quel sorriso che aveva dimenticato.
Per paura di rompere la sua
bellezza,
mise con delicatezza il fiore sulla tomba della moglie e
posò
il
suo sguardo
sull’albero.
Diede un ultimo addio a
quella terra
piena di ricordi e con dolcezza si tolse la vita.
Con il tempo questa storia
è
diventata una sorta di leggenda, raccontata di persona in persona.
Molti credono che
l’uomo si sia
ricongiunto con la moglie altri pensano che non sia morto e che sia
ancora vivo da qualche parte.
Ma tutti sappiamo che nel
mondo le
persone si spengono come le fiammelle delle candele: basta un soffio
per spegnerle. Anche le più forti prima o poi scompaiono che
lo vogliano o no; è il ciclo della vita che, inesorabile,
percorre il suo cammino con la tristezza in cuore ma a testa alta,
fiera perché sa che in un mondo di oscurità
c’è
sempre uno spiraglio di speranza.
Nessuno saprà
mai la verità,
perché essa rimarrà celata in quel luogo, su
quella
collina, fra i rami di
quell’albero che
a gran voce lancia
ancora il suo grido di dolore.
ciao a tutti!!
spero k questa mia storia
vi sia piaciuta.. è un po' triste vero??
fatemi sapere e mi
raccomando recensite!!!
un bacio
alexis_92