Dai
Suki ... or not?
Scritto da Suzue
Disclaimer: Captain Tsubasa è proprietà di Yoichi
Takahashi, della Shueisha, della Star Comics e di tutti gli altri
legittimi detentori dei diritti. Questo scritto non è stato
creato per essere utilizzato a scopo di lucro.
Note: grazie in anticipo a chi leggerà e a chi
commenterà questo mio sforzo. Il significato del titolo (un
misto di giapponese maccheronico e inglese) è 'Mi piaci ...
o no?'
/ 1 / Calcio
d'inizio /
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Forse un giorno mi guarderà.
Non fa che correre su
e giù per il campo e io sono qui, ogni giorno, a guardarlo.
Per lui
però non esisto.
"Ancora qui?"
Alzo lo sguardo verso
Ayako. Quell'espressione di disapprovazione la conosco.
Non sto facendo nulla
di male e non c'è motivo per cui mi debba fissare in quel
modo. Decido di non rispondere.
"Inutile che stai in
silenzio, ignorarmi non serve, Harumi."
"Ohh, insomma! Quello
che vuoi dirmi lo conosco a memoria, perché insisti a
volerlo ripetere?"
"Perché tu
continui a tornare qui."
"E allora?"
Con un sospiro, si
siede accanto a me. "E allora la devi piantare: o ti
decidi a parlarci o inizi a dimenticarlo. Sono mesi che non possiamo
andare in giro da qualche parte senza prima fare tappa fissa qui. Sono
stufa."
Sto per replicare, ma
in campo lo vedo fare un dribbling e la mia attenzione viene totalmente
catturata.
Ayako inizia a
schioccare impazientemente la lingua.
Se sto zitta forse si
stanca e se ne va. E' solo per oggi, poi domani
non verrò qui, davvero non verrò, ma oggi voglio
assolutamente- "Ahia!" Il pizzicotto ha fatto male! "Ayako, tu non
capisci!"
Infatti mi guarda
condiscendente. "Capisco che hai perso la testa. Ma
Harumi ... Taro Misaki non ha poteri telepatici. Spiegami per quale
motivo stai aspettando che ti noti. Non succederà mai."
Quelle parole mi fanno
male, ma lei continua. "Non fino a che il suo
piccolo fan club continuerà ad assediarlo e tu continuerai a
rimanere seduta qui ogni volta, facendo di tutto per non farti
notare."
Ha ragione, lo so che
ha ragione. E' solo che ... " ... lo sai che sono timida."
Ayako alza gli occhi
al cielo. "Più che altro scema."
Mi alzo in piedi. "Gli
insulti no!"
Il mio tono non la
spaventa affatto. Scatta in piedi anche lei e incontra il mio
sguardo. "Dico la verità. Mi conosci da anni e sai che
sono fatta così. Prendere o lasciare."
"Lascio!"
Mi giro e inizio ad
andare via, accentuando ogni passo. Sono furiosa!
Non mi capisce, non mi
hai mai capito! Che ne sa lei di cosa vuol dire
essere innamorate? La grande Ayako dal cuore di ferro non si
è
mai neanche presa una cotta, non ne sa proprio niente di come mi sento!
Qual è il problema nel volere un po' di magia, eh? Vengo qui
a
guardarlo tutti i giorni, credo che si accorgerà di me prima
o
poi.
Io non sono come le altre, non riesco semplicemente ad andare
lì e a parlargli, non sono come quelle del suo
fan-club, io ...
Mi fermo e mi giro
verso il campo, dove Taro corre in attesa di ricevere la palla.
Io in fondo sono una
codarda.
Mi giro verso Ayako.
E' rimasta ferma dove l'avevo lasciata. Non
è arrabbiata, non è sorpresa: mi
conosce sin troppo
bene, sa che io pure sono fatta in un certo modo. Sono irascibile e
timida. La peggior combinazione.
"Scusa." dico ad alta
voce e torno da lei. "Non verrò più qui nei
pomeriggi, lo giuro."
Lei sbuffa. "Non fare
promesse che non intendi mantenere."
"Giurin giurello."
La faccio ridere e
rido anche io. Ho la fortuna di avere una di quelle
facce un po' infantili e comiche, quando mi ci metto riesco sempre
a
farmi perdonare in fretta.
"Harumi, non ti
assillo perchè tu la smetta di pensare a Misaki. Vorrei solo
vederti agire una volta tanto."
Abbasso lo sguardo.
"Questo non posso prometterlo."
Ayako rimane in silenzio per qualche attimo. "Non voglio che tu lo
prometta.
Però," mi prende a braccetto con fare giocoso, anche se nel
viso
le leggo un misto di preoccupazione e affetto. "Vorrei solo che la
smettessi di farti del male."
Sorrido e inizio a
correre, trascinandola con me. Neanche dieci passi e
iniziamo a inciampare. "Ahhh!" Ayako si ferma all'improvviso.
"Ammettilo che vuoi vendicarti del pizzicotto facendomi rompere una
gamba!"
"Non sia mai." Ma il
mio sorriso malizioso lascia intendere tutt'altra cosa.
Ayako imita la mia
espressione. "Inizia a correre per davvero allora."
Urlando e ridendo,
iniziamo a correre tutte e due, sempre più
lontano dall'erba ai lati del campo da calcio dove ho passato
più di un'ora a sognare Taro Misaki.
"Seriamente, che ha di
speciale?" mi chiede Ayako, leccando il gelato che abbiamo comprato
sulla via di casa.
"Questa sì
che è una domanda stupida."
"E' la domanda più naturale invece. Avanti,
spiegami bene cos'ha di così diverso da tutti gli altri
ragazzi."
"Be' ... per prima
cosa, è così dolce ..."
Ayako tira fuori la
lingua, in faccia un'espressione schifata.
"Finiscila!" La
colpisco su un braccio. "Ammettilo! Non puoi non vedere anche tu
quant'è carino!"
"Appunto, carino. Per
me è solo quello. E' carino e gentile, ma questo non ne fa
niente di speciale."
"Come si vede che non
hai ancora iniziato a fare la spesa nel supermercato dei ragazzi."
Cercando di farmi
vedere come le cascano le braccia, per poco ad Ayako
non cade anche il gelato. "Ma da dove le tiri fuori queste frasi? E
poi, ha parlato l'esperta! La tua esperienza con i ragazzi si limita
agli shojo manga di cui ti cibi."
"Non sono una belva!"
"Una belva hai detto?
Hmm ... sì, è un bel paragone."
"Sei impossibile!
Torniamo serie."
"Per te tornare serie
significa parlare di ragazzi."
Non
me la prenderò, non me la prenderò,
canticchio
nella mia testa.
"Un ragazzo come Taro è molto più raro di quel
che pensi."
"Io sono solo convinta
di una cosa: il tuo Misaki sarà tanto bravo e carino, ma a
pelle non mi dice molto."
"A pelle?"
"Sì, voglio dire ... sai, dal punto di vista ... " Sta
arrossendo? Sì, sta proprio arrossendo! " ... sessuale,
insomma."
Scoppio a ridere.
"Okay, okay," ride un
po' anche lei. "Me lo merito."
"E anche tanto. Tu che
non parli mai di ragazzi, all'improvviso te ne salti fuori con la
parola 'sessuale'?"
Poterla prendere in
giro è uno di quei rari piaceri della vita, soprattutto
perché è sempre lei a prendere in giro me.
"Abbiamo sedici anni e
quindi sì, a quelle cose ci penso." Il
mio divertimento inizia a infastidirla. "Puoi piantarla ora?"
"Va bene." Cerco di
tornare del tutto seria. Ma mi sfugge una risatina.
"Tu invece sei
così pura e innocente che non ci hai mai pensato?" mi chiede
piccata.
Tocca a me arrossire.
"Sì, cioè, no!" Mi arrendo.
"Sì. Però ... prima arriva l'amore. Quello che
voglio
davvero è innamorarmi."
"Non sei
già innamorata?"
"Giusto. Intendo dire,
vorrei davvero davvero essere ricambiata."
Ayako annuisce e
basta, riprendendo attivamente a mangiare il suo gelato.
"Veramente a te non
interessa innamorarti?" le chiedo.
"No."
"Mai mai?"
Ayako sospira. "Ora
non mi interessa. Che ne so io del futuro?"
"Sei strana." Siamo
amiche, ma anche così diverse. E ci sono
cose che non capisco di lei. Come lei non capisce tutto di me; Taro
Misaki ne è la dimostrazione.
"Se strana significa
che non mi interessa sbavare dietro ai ragazzi, come te e tutte le
altre del nostro anno, pace."
Forse l'unico
argomento su cui l'ho mai trovata davvero suscettibile è
questo.
"Andiamo al cinema,
domani?" propongo. E' proprio ora di cambiare
argomento. Ayako inizia
ad entusiasmarsi e temo di sapere cosa sta per suggerire.
"A vedere il nuovo
film di Bruce Willis?"
Lei e i suoi film d'azione! "Veramente c'era
quella nuova commedia romantica ..."
"Ohh, che noia!" Si
porta una mano alla bocca, in segno di sbadiglio.
"L'altra volta siamo
andati a vedere il tuo film d'azione, Aya!"
"Solo
perchè ho vinto a morra cinese. Non mi hai concesso niente
... Haru."
"Odio Haru."
"Aspettatelo ogni
volta che mi chiami Aya."
"Uffa. Va bene, vada
per la morra cinese. Tre per vincere. Pari!" Mi affretto a dire. Il
pari mi porta fortuna.
"Dispari." Concede
lei.
Quattro mio e zero suo.
Due suo e tre mio.
Cinque suo e zero mio.
Ihh, devo resistere!
Un altro film di pugni e spari, no!
Tre mio e uno suo.
Cinque mio e uno suo.
Evvai! Saltello in
giro, sprizzando gioia da ogni poro.
"Io davvero non ti
capisco. Se vuoi vedere bei ragazzi, nei film d'azione ce ne sono. Meno
tutto lo zucchero."
"Magari è
lo zucchero che mi piace."
Ayako scuote la testa.
"Togli il 'magari'."
Siamo arrivate a casa.
"Non ti lamentare. Hai
perso e devi venire, come ho fatto io l'altra volta." Oltrepasso il
cancelletto di casa mia. "Prometti!"
Dal cancelletto di
casa sua, proprio di fronte al mio, Ayako mi sorride. "Prometto,
prometto. A domani."
Da qualche giorno ho
deciso di iniziare un diario.
Mi sdraio meglio sotto le coperte e sistemo il diario sul cuscino,
preparandomi a scrivere un po'.
Sono una
pessima scrittrice, però ho scoperto di recente che scrivere
mi aiuta a sfogarmi.
In fondo, la mia
migliore amica è Ayako. Lei mi ascolta, ma non
è che ci mettiamo a condividere i nostri
sentimenti.
Soprattutto non, appunto, quando si tratta di ragazzi.
Ayako ha un blocco
emotivo. Ma è la mia migliore amica.
Anche se a volte mi
lamento di lei, molto
più spesso penso che sia stata una fortuna che cinque anni
fa lei e sua madre si siano trasferite davanti a casa mia.
Se avessi
una migliore amica del tutto uguale a me, non ci sarebbe nessuno a
mettere un freno alle mie manie.
E ne ho parecchie.
Ayako mi tiene a
terra. E' divertente e intelligente. E mi vuole bene, quanto le voglio
bene io.
Anche se quando a San
Valentino le ho regalato un biglietto di
amicizia, mi ha chiesto quando avrei iniziato a rubarle il quaderno per
scrivere 'TVTB'.
Usa il sarcasmo per
divertirsi, ma anche quando si sente in colpa. In quell'occasione in
particolare poi ci sono arrivata a capirla: si era sentita in colpa per
non
avermi comprato anche lei
qualcosa.
Comunque, passiamo
a scrivere della star di questa mia giornata (e di tutte le mie
giornate, da tantissimi mesi a questa parte): Taro Misaki.
Taro, solo tanto
carino e tanto gentile? Ha!
E' bellissimo,
intelligente, gentile, compassionevole, dolce, col
sorriso più bello del mondo, un campione di calcio,
insuperabile
a fare il capitano, il miglior ragazzo del mondo!
Rileggo quello che ho
scritto sulla pagina rosa e bianca del mio diario e rido.
Esagero da morire, ma
mi piace così tanto!
E' davvero davvero
dolce. Una volta l'ho visto aiutare un ragazzino
caduto dalla bicicletta ed è stato così ... non
c'è un'altra parola, dolce! L'ha aiutato ad alzarsi, gli ha
parlato in maniera tranquilla e chiara e senza usare quel tono di voce
stupido che altri usano coi bambini. E poi lo ha fatto smettere di
piangere solo accarezzandogli la testa.
Sarà
un ottimo padre in futuro ... ma a che sto pensando!
Comunque, di sicuro
Taro non è come pensa Ayako: non è uno senza
spina dorsale. Non l'ha detto, ma si capiva che lo pensava.
Sa essere autoritario:
in squadra lo ascoltano tutti, tanto kohai quanto i senpai.
Tutta la Nankatsu sa
bene che Taro è il punto di forza della squadra. Se l'anno
scorso siamo
arrivati a disputare la finale nazionale per le superiori è
stato
solo
merito suo. Ed è merito suo pure che io conosca
tutti sti termini calcistici.
Come ala destra
secondo me è insuperabile. Vorrei poter dire che
è il più forte giocatore che io abbia mai visto,
però credo che anche Taro direbbe che ce ne sono di
migliori: l'anno scorso è stato battuto dalla squadra di
Kojiro Hyuga. E il campione e grandissima promessa del calcio
giapponese è senza dubbio Tsubasa Ozora. So che lui e Taro
sono stati grandi amici, ma fino all'anno scorso andavo a scuola da
tutt'altra parte e inoltre ho un anno meno di Taro, quindi non ho mai
visto Tsubasa personalmente.
Sì, insomma, mi sono informata. E' stato anche interessante.
Da quando vado a vedere quasi tutti gli
allenamenti di Taro, ho scoperto che il calcio mi piace come gioco.
La penna resta a mezz'aria.
Guardo sempre gli allenamenti da lontano. Non mi siedo sulle poche
panchine disponibili nel campo degli allenamenti. Mi metto seduta
sull'erba, accuratamente distante dalla porta più vicina.
Me ne rendo conto anche io che così Taro ... non mi
noterà mai.
Appoggio la penna fra le pagine del diario e lo chiudo. Lo appoggio sul
comodino accanto al mio letto.
Non credo avrei il coraggio di mettere per iscritto quello che sto
pensando.
Mi sto autosabotando.
Taro neanche sa come mi chiamo e la
verità ... la verità è che forse mi
piace di più poter sognare di stare con lui che rischiare di
vedermi respinta.
Mi è già capitato una volta.
In sesta elementare. Ed è ridicolo che una cosa come quella
mi condizioni adesso, ben cinque anni dopo.
E' solo che ... ero andata dietro a Kyo per quasi tre anni. Eravamo
stati amici e lui era stato il mio primo amore.
Ma quando gliel'ho confessato, lui mi ha riso in faccia.
Non avevo mai notato quella vena di crudeltà in Kyo, fino a
quel giorno. L'ho scoperta solo in quel preciso momento.
Per molti mesi dopo quell'episodio, ho faticato a fidarmi di nuovo di
qualcuno. Anche con Ayako, che ho conosciuto giusto in quel periodo,
all'inizio sono andata molto cauta.
Spengo la lampada appoggiata sul comodino e mi sistemo meglio sotto le
coperte.
Non posso continuare a dare la colpa di come mi comporto a quel singolo
episodio. Ero una bambina. Kyo era un bambino.
La verità è che sono sempre stata una che
sognatrice. Solo adesso però inizio a sentirlo come un peso.
Forse dovrei davvero dare retta ad Ayako.
So che se seguissi i suoi consigli, le cose cambierebbero sul serio. E'
così brutto però non essere certa di volerlo.
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"Ayako, è pronta la tua colazione!"
"Sì, tra poco scendo!" urlo di rimando, continuando a
fissarmi allo specchio.
Oggi questa gonna ha qualcosa che non va ... cavolo! E' più
corta!
"Mamma!" corro di sotto e la trovo seduta a tavola.
"Che c'è?"
"Mi hai di nuovo ristretto i vestiti!"
"Non è vero! Sono stata attenta questa volta-" Si ferma
quando mi vede alzare l'orlo della gonna. "Scusa."
La fisso feroce.
"Guarda il lato positivo, non ti lamentavi che era un po' larga in
vita? Dovevi sempre indossare una cintura."
Scuoto la testa, sedendomi a tavola. "La prossima volta non toccare il
bucato, ci penserò io."
"Volevo solo fare qualcosa da mamma per una volta."
"Tu scrivi, mamma. Sappiamo entrambe che hai sempre troppo per la testa
per fare per bene le altre cose."
"Cucino bene però."
"Quei due piatti in croce che conosci."
"Tutto quel sarcasmo non l'hai preso da me."
"No, l'ho preso da papà."
Sospira. "Sì, decisamente."
Lei e papà non si
sono mai sposati e si sono separati quando avevo neanche tre
anni.
Una famiglia poco convenzionale la mia, ma almeno non ho vissuto il
dramma di alcun divorzio. I miei stanno benissimo separati e hanno
fatto più che bene a non sposarsi mai. Anzi, non capisco
proprio che ci facessero insieme, un tempo.
Vivere con mamma non è sempre facile. Non è mai
stata una madre modello, almeno nel senso tradizionale del termine.
Ma mi ha insegnato a pensare e mi ha sempre lasciato ampia
libertà di movimento, pur mettendomi dei limiti.
Ce la intendiamo bene, o almeno finora non abbiamo mai avuto litigi
particolarmente intensi.
Comunque può dire che il sarcasmo l'ho preso da
papà, ma da lei però ho sicuramente preso la
pigrizia.
Sono le undici passate di sabato e stiamo appena facendo colazione.
E io devo uscire con Harumi tra venti minuti. Andiamo sempre a mangiare
fuori quando andiamo al cinema e sugli orari non abbiamo nemmeno
più bisogno di accordarci.
So anche che purtroppo lei ha il difetto di essere puntualmente in
anticipo e di venire a bussare alla porta di casa mia.
Per cui sono già in ritardo.
Cerco di mangiare poco e abbastanza in fretta, perchè devo
assolutamente avere il tempo di indossare qualcos'altro. Dei jeans,
forse. Il campanello suona proprio mentre mi sto lavando i denti.
"Buongiorno, signora Itsuko!" la voce squillante di Harumi mi arriva
chiara fino al bagno.
"Ciao Harumi, come stai?"
Le sento iniziare il solito scambio di più che cordiali
convenevoli. Non so se si rendono conto di essere praticamente anime
affini. Curioso che come migliore amica io abbia scelto una che
somiglia
tanto a mia madre.
Esco dal bagno. "Devo tornare su a cambiarmi, aspetta un attimo."
"Ehi!"
Mi giro, non comprendendo l'entusiasmo che le ho sentito nella voce.
"Stai benissimo così!" Harumi mi guarda con occhi entusiasti.
"Ma figurati, ora salgo a mettere dei jeans."
"Ma no, dai! Non metti mai gonne così corte, puoi fare
un'eccezione. A proposito, quando l'hai presa?"
Mia madre si intromette. "Veramente è il frutto di un
piccolo incidente ..." Lascia in sospeso la frase, ma Harumi mi ha
sentita lamentarmi un numero sufficiente di volte per capire al volo
cosa intende dire.
"Oh, però le sta molto bene."
Sbatto le mani in aria, impaziente. "Sì, sì, non
mi interessa. Devo andare a
cambiarmi."
"Aspetta, aspetta! Oggi siamo in ritardo. Il cinema inizia prima."
"Ma è solo un minuto ..."
Harumi sale fin sulle scale e mi trascina giù. Ho appena il
tempo di prendere la borsa dal divano.
"Ci vediamo signora!"
Mia madre ci guarda sorridente. La saluto con la mano, già
detestando l'idea di trovarmi in giro con quella gonna così
corta. Non è che sia proprio cortissima, ma mi fa sentire
... scoperta.
"Allora, a che ora inizia questo tuo film?"
"Mezz'ora prima del solito, per questo sono arrivata da te prima."
"Quella è una cosa normale, mi pare."
"Vabbe', dobbiamo muoverci per prendere il treno, inizia a correre."
"Se inizio davvero a correre, arrivo cinque minuti buoni prima di te."
Se c'è una cosa che so fare, è correre.
Harumi mi lancia uno sguardo insolitamente sicuro. "Con quella
gonnellina vezzosa, io starei attenta a non fare movimenti
troppo bruschi."
Si allontana con uno scatto improvviso e mi distanzia in pochi attimi.
Sa bene che un commento del genere non glielo
perdonerò. Mi lancio in corsa dietro di lei, fregandomene
della gonna. Non mi si vede niente, non è certo
così corta!
Ma mentre corro sento un sacco d'aria là sotto e per
sicurezza cerco di tenere la gonna giù con entrambe le mani.
La borsa a tracolla dondola pericolosamente avanti e indietro,
minacciando di farmi cadere.
Che è esattamente quello che fa la bicicletta che mi investe
qualche secondo dopo.
Finisco col sedere a terra.
Il ragazzo che guidava la bicicletta è riuscito a frenare e
a sterzare e mi ha colpito alla gamba solo con una ruota.
Più che altro ho perso l'equilibrio, ma cavolo se fa male!
"Ehi! Questa è una pista ciclabile!" urla.
Porto lo sguardo e le mani alla gamba. "Ora mi serve a molto saperlo!"
A lui non è successo nulla,
che ha da gridare?
"Se non frenavo, potevi farti molto male."
"Che bravo!" Mi strofino dal ginocchio fino alla caviglia con entrambe
le mani, cercando di lenire il dolore.
Lo sento fare uno strano suono, poi scende dalla bicicletta e mi si
avvicina. "Riesci ad alzarti?"
Appurato che non ho niente di rotto, annuisco disinteressatamente.
"Sì, non è un problema." Anche perché
Harumi sta tornando di corsa.
"Passa la mano." mi dice lui, con tono di grande sufficienza.
Alzo lo sguardo. "Posso fare da sola."
Mi fissa come se fossi deficiente, poi mi afferra lo stesso il braccio
e mi tira su.
"Ehi!" Appena sono in piedi tolgo subito il braccio dalla sua stretta.
Ci mancava solo di finire a fare la donzella in pericolo.
Mi guarda con disapprovazione. "Ah, grazie del 'grazie'." Non cerca di
nascondere il tono di scherno.
Mi sta dando della maleducata! "Tu ancora non ti sei scusato!"
Harumi si è fermata a pochi passi da noi.
Quello invece di scusarsi si gira e monta sulla sua bicicletta. Solo
allora parla di nuovo. "Scusa." Ma di pentimento non vedo
alcuna traccia.
E poi la maleducata sarei io. "Grazie." Ma è sottointeso che
la gratitudine se la può scordare.
"Sei stata tu a venirmi addosso e a non guardare dove andavi. La
prossima volta che decidi di farti investire, ragazza, magari mettiti
una gonna meno indecente."
E ancora prima di finire la frase, sgomma via.
Sto buttando fumo come quattro ciminiere.
"Ehm ... "
"Che c'è?!" E' stata tutta colpa di Harumi! Lei mi ha
convinta a uscire a di casa con questa gonna e stavo correndo solo per
colpa sua.
"Quello lo conosco."
"Ah sì?" Raccolgo la mia borsa da terra e riprendo a
camminare verso la stazione del treno, senza neanche aspettarla. La
gamba mi dà un po' fastidio, ma adesso nemmeno lo
sento
quel dolore.
"Non ti interessa sapere chi è?" insiste Harumi.
"No."
"E io te lo dico lo stesso. L'ho visto giocare contro Taro."
"Interessante!" sottolineo, grondando acidità.
"Non capisci, lui è un campione, Ayako. Ha giocato assieme a
Taro e Tsubasa Ozora nella nazionale!"
Ah sì, quegli esaltati che ci hanno fatto vincere quel
torneo giovanile mondiale un paio d'anni fa.
Va bene, non sono proprio degli esaltati. Ho esultato come tutti gli
altri
alla vittoria del nostro paese, ma associare quell'individuo a quella
squadra ... Mi giro verso Harumi. "Quello non sa cosa siano le buone
maniere, Harumi; non mi interessa sapere il suo nome. E ora muoviti o
perdiamo il tuo film."
Discorso chiuso.
Fu così che non mi feci dire da Harumi che il
ragazzo della bicicletta si chiamava Kojiro Hyuga.
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/ Continua
... /
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