Capitolo
1
Era il
classico giorno piovoso a Forks, tutto era nella norma, Mike Newton
cercava continuamente di fare la corte a tutte le ragazze, il suo
degno compare e amico, Tayler, gli faceva una concorrenza spietata.
Tutta la
scuola sapeva della cotta che Jessica provava per il piccolo Newton e
di quella colossale di Lauren verso Tayler, nonostante fossero ormai
quasi novantanni che vivevo queste cose, non mi ero mai abituato alle
soap opere scolastiche.
Unica
eccezione alla regola a quanto pare era una ragazza di nome Isabella,
figlia del capo della polizia di questa piccola e sperduta cittadina.
Anche
quella mattina, Isabella, dovette dribblare Mike e Tayler,
cominciavano davvero a diventare pressanti.
<<
Hey, Angela! >>
Angela
Weber, la sua amica più sincera.
<<
Bella! >> Le sorrise. << Sei sfuggita alle loro avance e
sei sana e salva. >>
<<
Ha ha ha. >> Le fece il verso ironica.
<<
Hai saputo la novità? >> Vedevo nei suoi occhi una
scintilla di euforia, mentre sembrava che Isabella fosse pensierosa.
<<
No, avanti, sono certa che mi puoi illuminare. >>
<<
Da stamattina, ufficialmente, ci sarà un nuovo studente qui
nella nostra scuola. >>
La
guardò come se fosse impazzita. << E allora? >>
Si fece
più vicina, sussurrandole all'orecchio, quasi fosse un segreto
di stato. << E' un Cullen. >>
Isabella
alzò gli occhi al cielo sbuffando. Una delle cose che non
riesco a capire in questa scuola è perché tutti siano
fissati con i Cullen. Bellissimi, certo. Quasi irreali da tanto sono
belli, ma la cosa finisce li. Almeno per me. Sinceramente non ci vedo
tutta questa euforia...
<<
Bé? Non dici niente? >> Le domandò quasi delusa.
<<
Angela, sinceramente, non mi interessa. >> Le rispose onesta.
<<
Scherzi, vero? >>
Dal suo
sguardo intuì che non scherzava affatto.
Fortunatamente
la campanella venne in suo aiuto. << Ci vediamo a pranzo. >>
La salutò entrando nell'aula di trigonometria, la materia, per
lei, più orribile che potesse esistere.
Si
sedette al suo posto, fortunatamente non divideva il banco con
nessuno, e di questo ringraziavo ogni santo che conoscessi tutti i
giorni.
Estrasse
dallo zaino un quaderno per gli appunti e una matita.
Bene
sono pronta per il massacro.
Mi
veniva da ridere, era troppo buffa.
L'aula
era piena, stavano solo aspettando il professore, stranamente in
ritardo. Pochi attimi dopo, la porta dell'aula si aprì. Il
professor Banner si diresse alla cattedra e dietro di lui, arrivai
io...
Vedevo
chiaramente i loro pensieri su di me, mi osservavano e mi valutavano,
ma non mi interessava nessuno di loro, ero solo curioso di sapere lei
cosa pensava di me...
Mia
sorella Alice mi aveva fatto indossare un maglione marrone a strisce
bianche, si potevano vedere chiaramente i calzini fra la scarpa e
l'orlo dei pantaloni. Gli occhiali erano spessi quasi un dito, i
capelli erano rossicci, tagliati a caschetto. La camicia usciva da
sotto il maglione e attorno al collo avevo una sciarpa marrone scura.
Sentivo
i risolini dei miei compagni di classe.
<<
Ragazzi, vi presento un vostro nuovo compagno. >> Li zittì
il professore, poi si rivolse a me. << Presentati e poi siediti
nella seconda fila. >> Indicò il posto accanto a lei.
<<
Erm... erm... mi chiamo Edward... erm... sono appena arrivato da
Chicago. >>
Tenevo
la testa bassa e mi fissavo le scarpe, dovevo dare l'aria di essere
parecchio in soggezione.
Poverino,
è in imbarazzo.
Ci
furono attimi di silenzio.
<<
Bene, ehm, accomodati al tuo posto. Limitati a seguire finché
non ti metti in pari. >>
Incespicai
più volte, ma alla fine, riuscì ad arrivare accanto a
lei.
Mi fece
un timido sorriso, non riuscì a non contraccambiare.
<<
Ciao. >> Mi sussurrò a bassa voce, il professor Banner
aveva cominciato a spiegare.
Le
lanciai qualche occhiata furtiva, ero stupito che mi avesse rivolto
la parola.
<<
Ehm, ciao. >> Bofonchiai teso.
Tese la
mano verso di me << Io sono Isabella Swan. >>
Questa
volta girai tutto il viso verso di lei, ero veramente stupito. <<
Ehm... Edward Cullen. >>
Mi
strinse la mano, la sua era calda, contro la mia fredda, quasi
ghiacciata.
Ebbe un
brivido.
<<
Scusa... scusa... >> Mormorai afflitto.
<<
No, tranquillo. >>
E'
tenero.
Mi
osservò attentamente. Che pelle pallida... Che occhi!
Sembrano dorati!
Provò
seriamente a capire cosa stesse spiegando il signor Banner, ma era, a
quanto pare per lei, una lingua sconosciuta. Senza rendersene conto
emise un piccolo lamento.
<<
Tutto bene? >>
La mia
voce bassa la fece voltare verso di me.
Che
volto così serio per un ragazzo di soli diciassette anni.
<<
No... >> Si lamentò tenendo sempre la voce bassa.
Mi
avvicinai un po di più.
<<
Non sto capendo nulla. >> Ammise con sguardo afflitto.
<<
Oh... bé... è semplice devi solo invertire queste due e
poi sommare il finale. >>
Mi
guardò con occhi spalancati. << Tutto qui?! >>
Annuì
sempre serio.
<<
E perché diavolo lui la fa così lunga?! >>
Sussurrò veramente stupita indicando la cattedra.
Non
potei non ridacchiare, era troppo divertente vedere le sue smorfie.
<<
Cosa c'è? >> Domandò aggrottando le sopracciglia.
<<
Niente... >> Ridacchiai ancora.
La
lezione si svolse abbastanza tranquilla, ogni volta che guardavo la
sua faccia allibita, mi allungavo verso di lei e le spiegavo con
parole semplici i complessi e arcani misteri della trigonometria.
E' un
vero genio!
<<
Che lezione hai adesso? >> Mi domandò mentre entrambi
mettevamo i libri nelle rispettive borse.
<<
Erm... >> Presi un foglietto dalla tasca dei pantaloni e lo
porsi a lei.
Sfortunatamente
non avevamo le stesse lezioni quel giorno, ma notai con gioia che
parecchie ore della settimana combaciavano.
<<
Sai dove devi andare? >>
<<
Erm... >>
<<
Edificio B. >> Mi indicò con il dito fuori dalla
finestra l'altra ala dell'edificio.
<<
Oh, ok... erm... grazie. >>
Stava
per chiedermi se volessi essere accompagnato, ma due dei miei
fratelli arrivarono in quel momento.
<<
Edward? Andiamo... >> Si interruppero vedendoci assieme.
Isabella
sorrise ad entrambi. << Beh, a quanto pare non ti perderai. >>
Mi ridiede l'orario scolastico. << Grazie ancora per oggi,
Edward. Ci vediamo... >> Mise lo zaino su una spalla e uscì
sotto il sorriso strano di Emmett.
La
mattina passò abbastanza veloce, ogni tanto sentivo i commenti
degli studenti su di me. Erano tutti delusi, si immaginavano chissà
che bellezza mozzafiato, invece nulla.
Ridacchiavo
ancora quando entrai in mensa, scelsi il tavolo più nascosto
di tutti, non credevo che qualcuno venisse a cercarmi, ma comunque,
preferivo evitare anche solo di dare l'impressione di voler
compagnia.
Estrassi
un po' di libri e mi misi a leggerli. Ero conscio dello sguardo dei
miei fratelli. Per quanto andassimo d'accordo, non avevo un rapporto
così stretto con loro. Erano anni che vivevo a Denali. Adesso,
dopo le continue e ripetute richieste di Esme avevo deciso di provare
a vivere con loro. Non era male. In quei giorni, poco prima della
scuola, avevo osservato quasi tutta la cittadina.
Moltissima
gente era pressoché banale, quasi insignificante. L'unica
eccezione era stata proprio Isabella. Il suo modo di fare e di
pensare, mi aveva lasciato interdetto parecchie volte.
C'erano
dei giorni, in cui avevo letteralmente fatto forza su me stesso per
non andarle a parlare di persona.
Non
potevo scoprirmi così, ma la sua mente mi affascinava.
Mike
Newton intanto si sbracciava per farsi vedere, come sempre aveva
tenuto un posto libero per Isabella. Nello stesso tavolo c'erano
diverse persone, Lauren, Jessica, Angela Tayler...
Osservavo
il mio libro, ma nella mente degli altri vedevo chiaramente la sala,
ed eccola li, Isabella, era in fila per prendere una fetta di pizza e
una bottiglietta di limonata.
La vidi
osservare il tavolo dei miei fratelli. Sempre bellissimi, ma
Edward? Dove diavolo... oh, eccolo.
Il
suo sguardo si era posato su di me. Probabilmente si sta
mettendo all'opera per portarsi in pari con il programma.
Appena
libera, prese il vassoio e con un cenno della testa, salutò
Angela, tirando avanti dritta verso di me.
<<
Ciao. >> Mi salutò.
Abbassai
il libro che stavo fingendo di leggere, le sembravo sinceramente
stupito di vederla li. Ma lo ero veramente. Che diavolo faceva lei
qui?
<<
C.. ciao... >>
Mi
sorrise amichevole. << Posso? >> Indicò con lo
sguardo la sedia di fronte a me.
<<
Oh... s..si, certo... >> Un po' goffamente spostai alcuni
libri, le lasciai lo spazio per appoggiare il vassoio sul tavolo.
<<
Grazie. >> Si sedette, aprendo la bottiglietta. <<
Allora, come è andato il primo giorno? >>
<<
Ehm... bene. >> La fissai.
<<
Che c'è? >> Bevve un sorso di limonata.
<<
Oh... scusa, niente... >> Ripresi a leggere il libro.
Addentò
la pizza e notai con divertimento che al tavolo di Angela, Mike e gli
altri mi lanciavano occhiate poco furtive e commentavano la
situazione strana. Anche al tavolo dei miei fratelli sembravano tutti
sinceramente stupiti del fatto che mi trovassi li con Isabella.
Perché
non si è seduto con i suoi fratelli?... Forse non va d'accordo
con loro?
Forse
non si conoscono ancora abbastanza bene per avere un rapporto più
stretto?
Non
sapeva quanto ci aveva preso.
Posò
lo sguardo su di me, avevo in mano il libro di letteratura inglese.
<<
A che punto sei arrivato? >>
Spostai
di lato la testa guardandola, ancora sinceramente sorpreso dei suoi
pensieri.
Mi
sorrise incoraggiante. << Con il programma... a che punto sei?
>> Indicò i libri.
<<
Oh... ehm... buono. Sono quasi in pari... credo... >>
<<
Ottimo. >> Non è facile fare conversazione con lui.
<< Non mangi nulla? >>
<<
Erm... no, sono... molto delicato. Il dottor Cullen mi ha
sconsigliato di mangiare a scuola. >>
<<
Capisco, beh, in effetti, non ti perdi molto. >>
Le feci
un accenno di sorriso.
E'
davvero timido.
La
campanella suonò, ricordando a tutti che ormai la pausa era
finita.
<<
Andiamo? >> Mi propose aspettandomi.
Annuì
veloce, mi aiutò a raccogliere i libri ed assieme ci avviammo
verso l'edificio A.
Nelle
ultime due ore, sentivo che i pensieri di Isabella erano tutti per
me, mi considerava un po strano. Angela era la sua vicina di banco e,
a quanto pare voleva riferirle i commenti dei nostri compagni...
Tutti, a
quanto pare, erano rimasti sconvolti nel vederci a pranzo assieme.
<<
Allora, cosa dicono su di me... >> Bisbigliò ad Angela,
non prestando attenzione alla lezione.
Il suo
sguardo allegro le confermava che di sicuro dovevano esserci
parecchie novità.
<<
Secondo Jessica, tu stai coltivando l'amicizia con Edward per
avvicinarti al resto dei Cullen. >>
Oh...
per favore... che cosa squallida!
<<
Secondo Lauren, tu e il nuovo arrivato siete perfetti assieme. >>
Ridacchiò.
Edward, non sembra uno dei Cullen, mi ispira tenerezza e dolcezza.
Non è perfetto.
<<
Secondo Mike, Edward non ha alcuna speranza... >>
Tipico
di Mike, credere di essere l'unico ragazzo sulla faccia della terra.
<<
Secondo Tayler, stai solo facendo una buona azione... >>
Sospirò.
Possibile
che nessuno abbia in simpatia Edward?
<<
E tu? Cosa dici? >> Era curiosa di sapere cosa pensasse la sua
amica.
Angela
si raddrizzò sulla sedia. << Non lo so. Credo che ti
stia simpatico, ma per adesso non vedo altro. >>
Ecco
perché Angela piaceva sia a me che a Isabella, era sincera e
vedeva le cose per come stavano.
Uscimmo
dall'ultima lezione che stavano ancora chiacchierando, salutò
distrattamente i nostri compagni, non so perché lo feci, ma la
chiamai.
Isabella
si fermò, voltandosi verso di me.
<<
Edward. >> Mi salutò sempre con il sorriso sulle labbra.
<<
Ciao. >> Mi salutò Angela.
<<
Oh... ehm.. ciao. Io... io ti volevo chiedere, se era possibile... >>
Mi sentivo un perfetto cretino a fare la parte dell'imbranato, ma non
potevo fare altrimenti. Davo l'impressione di essere agitato,
continuavo a gesticolare in maniera composta e a straparlare.
<<
Edward, aspetta. >> Mi fermò afferrandomi le mani
fredde.
<<
Angela, ci vediamo domani. >> Salutò la sua amica con un
sorriso divertito. Isabella mi sorprese anche adesso, aveva capito
che il mio modo di fare agitato era per “colpa” della
presenza di una terza persona. Aveva preferito allontanare la persona
in questione piuttosto che allontanare me...
<<
Oh, ma si, certo. A domani, ciao ragazzi. >> Ci salutò
allontanandosi.
Rimanemmo
io e lei, Isabella si voltò verso di me, lasciandomi andare le
mani. Mi sorrise. << Allora, cosa volevi chiedermi? >>
<<
S..si. Ecco, io non vorrei essere invadente. >>
Mi
guardò incoraggiante.
<<
Potresti passarmi gli appunti delle materie... >>
Mi viene
da ridere, tutto questo trambusto per degli appunti. Ma è così
dolce, come si può rifiutare un favore a un ragazzo così?!
<<
Certo, nessun problema. >>
Sorrisi
un po' più rilassato. << Bene... grazie. >>
Sospirai.
Isabella
ridacchiò. << Edward, sei simpatico sai. >> Mi
diede scherzosamente un pugnetto sulla spalla. << Per quando li
vuoi? >>
<<
Oh.. bé, quan.. quando puoi portarli? >>
Si
mordicchiò le labbra pensando. << Anche oggi se vuoi. >>
In effetti non mi pare di avere nulla da fare di così
importante.
<<
Oh, si, va bene, dove? >> Sapevo perfettamente dove abitasse,
ma la recita doveva proseguire.
<<
Aspetta. >> Afferrò lo zaino e lo aprì, prese un
quaderno e strappò un foglio, le porsi una penna. Scrisse
rapida il suo indirizzo e telefono. << Ecco. >> Mi porse
il bigliettino. << E' facile da trovare. >> Mi sorrise.
<<
Ok, grazie... >>
<<
Di nulla, a dopo... >> Mi salutò con la mano mentre
sotto la fine pioggerellina raggiunse il suo pick-up.
Non
distante dal suo mezzo, i miei quattro fratelli osservavano, chi
compiaciuto, chi preoccupato la scena.
|