Thia mia adorata! Avevo una paura folle di
averti sfiancato con
i miei tempi biblici di aggiornamento e che tu ti fossi stufata di
aspettarmi.
Che gioia rivederti da queste parti! Ringrazio infinitamente anche le
mie
splendide commentatrici Marzia, Lu e Juliet, è una gioia
immensa per me leggere
le vostre recensioni ad ogni capitolo!
Capitolo diciotto:
leggendo tra
le righe
Bo
stava calpestando pesantemente
il pavimento della cucina quando girò per
l’ennesima volta intorno al tavolo al
quale erano seduti lo zio e Daisy. Era per lui impossibile contenere la
propria
frustrazione e la propria ansia. Sapeva dov’era Luke (magari
non esattamente,
ma ci andava molto vicino). Sapeva che Laura lo teneva chiuso da
qualche parte.
E il fatto Luke non fosse in grado di fuggire da lei era terrificante.
Non
voleva neanche immaginare cosa potesse avergli fatto.
Quando
compì un altro giro
attorno al tavolo, la pazienza di Jesse raggiunse il limite massimo di
sopportazione. Esclamò esasperato: “Bo, siediti!
Mi stai facendo girare la
testa!”
Bo
lentamente si arrestò: “scusa
zio Jesse.” Disse sedendosi di peso su una vecchia sedia.
Jesse
si allungò sul tavolo e gli
afferrò una mano: “lo so che sei preoccupato,
figlio mio. Lo siamo anche io e
Daisy, ma fare un buco nel pavimento non è di nessun aiuto.
Dobbiamo capire
cosa possiamo fare. Abbiamo bisogno di un piano.
Daisy
sospirò: “di solito è di
Luke il compito di escogitare piani.”
“E’
vero.” Convenne Jesse. “ma
adesso tocca a noi se vogliamo ritrovarlo. E’ il nostro
turno.”
“Ma,
zio Jesse.” Lo interruppe
Bo: “cosa faremo? Laura sa dov’è. Non ho
dubbi al riguardo eppure in quella
casa non c’è. Abbiamo cercato ovunque.”
“Beh,
non abbiamo guardato
proprio dappertutto…” Jesse si arrestò
quando udì il rombo di un motore in avvicinamento.
Bo
saltò dalla sedia e corse
verso la finestra seguito da Jesse e Daisy. Il disappunto
soffocò
immediatamente la loro tenue speranza quando videro Miss Tizdale in
sella alla
sua moto.
Jesse
circondò le spalle dei
nipoti sperando di non far capire loro quanto lui stesso fosse rimasto
deluso
che non si fosse trattato di Luke. Disse sommessamente:
“andiamo a vedere
perché Emma è qui. Magari ha qualche
notizia.”
A
quelle parole Bo si diresse
verso la porta e uscì sotto il portico insieme a Jesse e
Daisy. Scesero in
fretta le scale fino ad incontrare Miss Tizdale.
“Buongiorno
Emma.” Esordì Jesse
insolitamente sottotono. Non era dell’umore adatto per
intrattenere inutili
convenevoli.
“Buongiorno
Jesse, Daisy, Bo.” Ad
Emma non sfuggì l’espressione cupa disegnata su
ciascun membro dei Dukes.
Arrivò immediatamente al punto: “Jesse ho sentito
dire che sei in pensiero per
Luke, che è scomparso.”
Emma
rimpianse immediatamente la
sua infelice frase quando vide il dolore contrarre il volto dei suoi
interlocutori. Guardò Jesse negli occhi e gli
afferrò una mano: “mi dispiace.
Ho sentito che non vedete Luke da un paio di giorni e che non sapete
dove sia.”
“E’
così.” Concordò Jesse
annuendo per far capire ad Emma quanto apprezzasse il suo
interessamento. “Non
è da Luke sparire senza farci sapere
dov’è andato.”
“E’
un bravo ragazzo.” Rispose
Emma. “Lo so bene che non vi provocherebbe mai dei dispiaceri
di proposito. E’
per questo che sono corsa immediatamente qui quando ho visto questa
lettera.
Pensavo avreste voluto leggerla subito visto che è
da parte di Luke.”
“Luke
ci ha scritto una lettera?”
Domandò
Daisy. “Dov’è, Miss
Tizdale?”
“Ce
l’ho qui con me, cara.”
Rispose Emma frugando nella sua sacca.
Bo
gliela strappò letteralmente
dalle mani tanto era impaziente. Esaminò attentamente la
busta: “è la scrittura
di Luke, non c’è dubbio.”
Affermò porgendo la lettera allo zio. La sua ansia fu
presto rimpiazzata dalla paura. E se Luke se ne fosse andato di propria
iniziativa? E se Luke lo avesse lasciato? E se non fosse mai
più voluto tornare
a casa?
Jesse
non ebbe difficoltà a
leggere i pensieri del nipote. La verità è che
aveva i suoi stessi timori. Per
Jesse, Bo era sempre stato un libro aperto. E come con un libro,
riusciva ad
indovinare la storia all’interno già dalla
copertina. Sul suo volto, leggeva
tutta la sua paura.
“Dammela,
figliolo.” Disse Jesse
allungando il braccio. Non mancò di notare il tremore nelle
mani di Bo mentre
gli porgeva la lettera. Nonostante fosse in apprensione per quel che
avrebbero
potuto trovarvi all’interno, Bo era sollevato che lo zio
avesse preso il
controllo.
Jesse
si rigirò la busta tra le
mani: “è vero, la scrittura è di Luke.
Sembra sia stata spedita oggi da
Hazzard.”
“E’
stata ritirata oggi.” Spiegò
Miss Tizdale. “Ma potrebbe essere stata imbucata sabato
pomeriggio o domenica.
Non ritiriamo la posta nel weekend.”
Jesse
annuì: “perciò Luke
potrebbe averla spedita in un momento qualsiasi tra sabato e questa
mattina.”
“Esatto.”
Rimarcò Miss Tizdale.
Quando realizzò la difficoltà che la famiglia
stava avendo con quella lettera,
ebbe il buon senso di scusarsi e andarsene nonostante la sua
curiosità e
apprensione.
“Sarà
meglio che vada. Devo
aprire l’ufficio postale alle nove in punto. Se
c’è qualcosa che posso fare per
voi, per favore fatemelo sapere.
Jesse
annuì e ringraziò: “grazie
Emma. Apprezzo molto che tu ci abbia consegnato di persona la
lettera.”
“Spero
Luke stia bene.”
“Sono
sicuro di si.” Rispose
Jesse. “Io, Daisy e Bo ce ne accerteremo presto.”
Emma
sorrise mentre fece partire
la sua moto. Salutò i Dukes e andò via, pregando
affinché tutto si risolvesse
per il meglio.
Tenendo
gli occhi incollati sulla
busta, Bo e Daisy si avvicinarono allo zio. Nessuno di loro aveva
immaginato di
poter ricevere una lettera da Luke. Quel piccolo e bianco involucro
conteneva
tutte le loro paure e i loro dubbi. Erano stati tutti talmente
preoccupati per
Luke, che nessuno aveva preso seriamente in considerazione
l’ipotesi si fosse
allontanato di sua spontanea iniziativa.
“Non
vuoi aprirla, zio Jesse?”
Domandò Daisy prendendolo sotto braccio.
“La
apro, la apro.” Rispose Jesse
più alterato di quanto non fosse in realtà.
“Decisamente proviene da Luke.
Riconoscerei la sua scrittura ovunque. Abbiamo ricevuto un mucchio di
sue
lettere quando era in Vietnam.”
Bo
si avvicinò ulteriormente per
dare e avere maggior supporto: “cosa pensi ci abbia
scritto?”
“Non
lo so, Bo. E credo non lo
sapremo finché non la leggeremo.”
Jesse
si mise a sedere sugli
scalini del portico e cautamente iniziò ad aprire la busta.
Bo e Daisy si
posizionarono velocemente al suo fianco. Jesse si adagiò
l’involucro sulle
gambe e spiegò il foglio. Considerò di leggere la
lettera da solo prima di
condividerla con i nipoti, ma alla fine decise che non avrebbe avuto
senso. Erano
entrambi grandi abbastanza per sapere la verità qualunque
essa fosse e,
comunque, non avrebbe potuto nascondergliela a lungo. Dovevano sapere.
Ne
avevano il diritto. Avrebbero affrontato insieme qualunque cosa Luke
avesse
scritto loro.
Jesse
si schiarì la gola e lesse
a voce alta.
Zio Jesse, Bo, Daisy,
ho bisogno di vivere la mia vita da solo, senza la
vostra continua
interferenza. Zio Jesse non ho bisogno che tu mi dica sempre cosa fare
o che tu
mi punisca quando non ti ascolto. Sono un uomo e non ho più
bisogno di te. Non
puoi più controllarmi.
Quelle
parole, dure da leggere,
misero Jesse in soggezione. Era davvero troppo controllato? Era vero
che aveva
spesso avuto un atteggiamento autoritario con i ragazzi, ma ormai erano
cresciuti e quei tempi erano passati. Luke lo sapeva, vero?
Dopo
una breve pausa, riprese la
lettura.
Sono andato ad Atlanta. Non venite a cercarmi,
specialmente tu, Bo. Sai
che non potresti mai trovarmi neanche se fossi in bella vista.
Perciò non lo
fare. Non tornerò. Sono stanco di averti sempre dietro
ovunque io vada. Non mi
serve una dannata ombra che mi segua. Ne ho abbastanza sia di te che di
Daisy.
Non sopporto più che mi controlliate e poi riferiate tutto a
zio Jesse.
Bo
inghiottì quelle parole come
un boccone amaro. Era vero che spendeva gran parte del suo tempo con
Luke, ma
avevano ognuno la propria individualità. Non lo seguiva
sempre dappertutto.
Forse lo faceva quando era piccolo, ma non credeva di stargli ancora
alle
costole come in passato. Luke era davvero stanco di averlo
continuamente tra i
piedi?
Avvertendo
un nodo salito a
serrargli la gola, Jesse tossì e continuò.
Voglio stare da solo. Non vi permetterò
di abusare ancora di me. Ho
bisogno di qualcuno che mi completi. Non tornerò mai
indietro.
Potreste non credermi, ma questa è la
verità ed è sempre stato così. A
volte la verità ce l’abbiamo proprio sotto al
naso, ma non riusciamo a vederla.
Luke
Anche
se aveva terminato la
lettura, Jesse continuò a guardare la lettera come se
sperasse che le parole
del nipote sarebbero potute cambiare. Seduti silenziosamente al suo
fianco, Bo
e Daisy cercavano di capire come mai Luke
avesse riservato loro delle parole così dure.
“Non
vi permetterò di abusare
ancora di me.” Ripeté Jesse prima di lasciarsi
cadere la lettera sul grembo. Il
suo spirito e la sua voce roca tornarono improvvisamente:
“che Laura sia dannata.
Ha costretto Luke a scrivere questa roba.”
Tornato
alla realtà Bo chiese:
“ne sei sicuro, zio?”
“Si,
certo.” Rispose Jesse con
convinzione. “Queste non sono le parole di Luke. E’
sempre stato onesto con me.
Avrei saputo se si fosse sentito trattato come ha scritto.”
“E
allora perché ci ha mandato
questa lettera?” Intervenne Daisy.
“A
questa domanda posso
rispondere io.” Si intromise Bo ristabilito completamente
dallo shock. “Laura
lo ha costretto. Non sono certo di sapere come abbia fatto, ma lo ha
fatto.
Forse gli ha dato altre pillole oppure lo ha minacciato in qualche
modo.”
“O
forse ha minacciato noi.”
Offrì Daisy. “Lo conoscete Luke. Farebbe qualsiasi
cosa per proteggerci. Avrà
minacciato di far male a uno di noi.”
“Penso
tu abbia ragione, tesoro.”
Disse Jesse circondale le spalle con un braccio. Jesse lesse ancora la
lettera:
“questi possono non essere i sentimenti di Luke, ma
rileggendo attentamente,
penso siano sue le parole.”
“Come
puoi dire una cosa del
genere?” Protestò Bo difendendo apertamente il
cugino. Saltò in piedi incapace
di trattenere ulteriormente la propria irritazione: “Luke non
direbbe mai cose
così terribili sul nostro conto.”
“Siediti,
Bo.” Ordinò Jesse.
Quando Bo non si mosse perché in contrasto con
l’opinione dello zio, Jesse
ripeté più dolcemente: “mettiti seduto
e calmati. Arrabbiarsi così non aiuterà
Luke. Non ho detto che intendesse realmente ciò che ha
scritto, ma conoscendo
quel ragazzo, scommetto la fattoria che ha voluto farci capire
dov’è. Dobbiamo
soltanto leggere tra le righe e scoprire il suo messaggio.”
Un
sorriso attraversò il volto di
Bo. Certamente lo zio aveva ragione. Luke aveva escogitato il modo di
far
sapere loro dove si trovava. Imbarazzato per aver dubitato dello zio,
Bo tornò
a sedere: “mi dispiace.”
Jesse
tagliò corto su quelle che
trovava inutili scuse. Gli diede una pacca su un ginocchio:
“so quanto sei
preoccupato e che non pensavi quello che hai detto, ma Luke
l’ha fatto. Non letteralmente,
ma ha voluto dirci comunque qualcosa. Non possiamo abbandonarlo
ora.”
“Nossignore.
Certo che non lo
faremo.” Convenne Bo.
Jesse
riprese in mano la lettera.
“Va bene, vediamo di capirci qualcosa. Luke ci ha detto di
essere andato ad
Atlanta e non vuole che lo cerchiamo. Ha detto che non potresti mai
trovarlo,
Bo neanche se fosse in bella vista. Penso abbia tentato di dirci che
non è
affatto ad Atlanta, ma qui ad Hazzard.”
“Sono
d’accordo, zio Jesse. Non
c’è possibilità che Luke si sia
allontanato da Hazzard.”
“La
parte in cui dice di non
volere un’ombra che lo segue, mi fa pensare molto alla
spettrale casa di
Laura.” Propose Daisy. “Non è qualcosa
che Luke direbbe.”
“Ottimo,
tesoro.” Annuì Jesse.
“Ci sta dicendo che si trova in un posto buio pieno di ombre.
E sono d’accordo
che ci stia parlando della casa di Laura.”
“Ve
lo dico io, Luke è nascosto
lì dentro.” Affermò risoluto Bo.
“Lo ha sequestrato lei. Ne sono certo. Penso
sia quello che ha voluto comunicarci quando scrive che ha bisogno di
qualcuno
che lo completi. Avete presente il cuore spezzato, vero? Laura
è l’altra metà.
E’ di lei che sta parlando. Sta provando a dirci che
è con lei.” La
frustrazione di Bo crebbe alla fine della frase.
“Dobbiamo
stare calmi, Bo. Credo
tu abbia ragione. Stava cercando di dirci che è con Laura.
Vediamo se ci ha
lasciato qualche altro messaggio.”
“Dice
che a volte la verità ce
l’abbiamo proprio sotto al naso, ma non riusciamo a
vederla.” Disse Bo.
“Proprio sotto ai nostri nasi…”
Qualcosa
si riaffacciò nella
memoria di Bo. Si sforzò perché non riusciva a
capire cosa fosse. Dopo qualche
istante, finalmente disse eccitato: “zio Jesse, mi ricordo di
aver sentito
molte storie su quella vecchia casa quando ero piccolo. Ho sempre
pensato che
fosse infestata dai fantasmi.”
“Ma
adesso sai che non è vero.”
“Si
lo so, zio Jesse. Ma ne ho sentite
davvero tante. Ho sentito che ci sono stanze segrete e passaggi
nascosti
risalenti alla Guerra Civile. Pensi qualcuna di queste storie possa
essere
vera?”
“Forse.”
Rispose speranzoso
Jesse. “Queste pseudo leggende circolano da quando io stesso
ero un bambino.
Non so se siano vere oppure no, ma di sicuro so che
c’è un rifugio antiatomico
da qualche parte in quella proprietà. Me lo disse Edward
Dawson in persona.”
“Un
rifugio antiatomico?” Domandò
Daisy. “Perché mai si sono presi la briga di
costruirlo?”
“Vedi
tesoro, negli anni
cinquanta eravamo nel bel mezzo della Guerra Fredda. In molti temevano
un
attacco nucleare da parte dell’Unione Sovietica. Quelli che
avevano più paura,
avevano costruito rifugi antiatomici per salvare la propria famiglia in
caso di
necessità.”
“Non
riesco ad immaginare persone
così timorose qui ad Hazzard.”
Considerò Daisy.
“Per
quel che ne so io, i Dawsons
sono stati gli unici a prendere un simile provvedimento nonostante non
ci
fossero reali minacce.”
Non
credo noi Dukes avremmo
potuto fare qualcosa del genere.” Intervenne Bo.
“Anche
se avremmo potuto, non lo
avremmo mai fatto.” Rispose Jesse.
“Perché
no?” Chiese Daisy.
“Non
sarebbe stato giusto
chiudere tutti i nostri amici e vicini fuori, mentre noi eravamo dentro
al
sicuro. E poi, se davvero ci fosse stato un attacco atomico, non credo
sarebbe
rimasto molto una volta usciti fuori. Noi Dukes affrontiamo quello che
viene
aiutando il nostro prossimo, non lo guardiamo morire mentre noi ci
salviamo.”
“Hai
ragione, zio Jesse.” Disse
Daisy.
La
mente di Bo stava analizzando
le informazioni appena ricevute: “è certo che i
Dawson abbiano costruito un
rifugio del genere?”
“Si,
Bo.” Rispose Jesse. “Fu
proprio Edward Dawson a confidarmelo. Voleva tenere tutta la sua
famiglia chiusa
al sicuro ed è poi quel che ha fatto utilizzando la sua
grande casa.”
“Quindi
sarà ancora nella loro
proprietà. Sarebbe un posto perfetto per nasconderci
qualcuno. Scommetto che è
proprio lì che Laura ha chiuso Luke.”
Jesse
sorrise: “ottimo spunto, Bo.
Hai senz’altro ragione.”
“Dobbiamo
solo scoprire dove si
trova esattamente.” Continuò Bo eccitato.
Anche
il volto di Daisy si
illuminò quando realizzò ci fosse la concreta
possibilità di scovare Luke: “ma
da dove inizieremo a cercare?”
“Non
lo so.” Rispose Bo. “Ma
butterò giù quella casa se sarà
necessario.”
“Con
calma.” Lo ammonì Jesse. “Non
faremo niente del genere.”
“Ma,
zio Jesse…”
“Niente
ma, Bo. Non lo faremo perché
c’è un modo migliore. Nessuno può
svegliarsi la mattina e decidere di costruire
un rifugio antiatomico senza farsi dare i dovuti permessi.
C’è la probabilità
che il tutto sia stato registrato e sia conservato al Comune. Si tratta
di
documenti pubblici a cui possiamo accedere. Sapremo così
esattamente dove i
Dawson hanno costruito il rifugio.”
Bo
e Daisy strinsero lo zio in un
abbraccio. Non sapevano dove fosse finito Luke, ma almeno avevano un
piano e un
punto di partenza. Non avevano nessuna intenzione di mollare fintanto
non lo
avessero trovato.
Daisy
osservò lo zio riporre la
lettera di Luke nella busta. Si accorse che aveva gli occhi lucidi.
“Stai
bene, zio?” Gli chiese
dolcemente. “Lo sai che Luke non pensa quello che ha
scritto.”
Jesse
si ricompose in fretta: “si
lo so, tesoro. Sono solo stato colto di sorpresa e per un momento mi
sono
chiesto se davvero Luke potesse provare ciò che ha
scritto…”
“Luke
non scriverebbe mai niente
del genere.” Lo interruppe Bo. “Ha solo cercato il
modo migliore per lasciarci
dei messaggi. Scommetto qualunque cosa che Laura ci ha minacciati e
Luke si è
trovato con le spalle al muro.” Bo si arrestò un
attimo per poi continuare: “lui
ti ama, zio Jesse. Non ha niente da rimproverarti.”
“Si
Bo, lo so. Ma ti ringrazio lo
stesso per avermelo detto. Quando ho letto le sue
parole…”
“Anch’io,
zio Jesse.” Disse Bo. “Mi
hanno terrorizzato, ma poi ho capito che Luke stava cercando di dirci
qualcosa.”
Daisy
sorrise: “e c’è riuscito.
Adesso dobbiamo solo trovarlo e riportarcelo a casa.”
“La
prima fermata sarà al Comune.
Dobbiamo trovare la documentazione che ci permetta di localizzare il
rifugio.” Disse
Jesse.
Bo
aveva già iniziato ad aiutare
lo zio ad entrare nel Generale Lee. Lo fece passare attraverso il
finestrino: “sono
troppo vecchio.” Borbottò Jesse col fiatone.
Daisy
imitò lo zio mentre Bo
scivolò sul cofano e raggiunse in fretta il posto di guida.
Senza aspettare che
si fossero messi tutti comodi, Bo schiacciò con forza il
pedale del gas e si
immise sulla strada per Hazzard lasciandosi dietro una densa nuvola di
polvere.
To be continued…
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