PROLOGO
Era
buio. Non vedeva nulla attorno a lei . Aveva paura. Gridava aiuto ma
nessuno
rispondeva, solamente l'eco della sua voce risuonava attorno a lei.
Allungava
la mano ma invano. Nessuno che la afferrasse. L'ansia cresceva
così come il suono
delle sue urla che aumentavano mano a mano che avanzava e agitava le
braccia;
le lacrime scendevano, il suo corpo tremava...
Continuò
per diversi minuti a correre senza andare da nessuna parte, aveva la
sensazione
di rimanere ferma quindi si arrese buttandosi giù e
accovacciandosi
rimettendosi a piangere. Una folata di vento la assalí
all'improvviso. Non
sentiva freddo. " Strano " pensò.
Aprí
gli occhi e si alzò di scatto guardandosi attorno confusa
cercando di mettere a
fuoco. Il battito era accelerato e il respiro affannato quando
riuscì a mettere
a fuoco.
Tirò un sospiro
di sollievo. Aveva avuto uno
dei soliti incubi. Questa volta sentì freddo e
notò che la finestra era rimasta
aperta. Alzò gli occhi al cielo e si diresse a chiuderla.
Si
sedette sul letto, ormai era già diverso tempo che faceva
dei sogni simili.
" Perché ?.. " continuava a domandarsi... Ma non riusciva a
trovare
risposta a tale domanda. Si sdraió sul letto e richiuse
lentamente gli occhi,
"sperando in un domani migliore" pensò.
Quando
riaprí gli occhi si voltò verso l'orologio della
sveglia ; segnava le 09 : 15,
così decise di alzarsi. Si diresse in cucina ma i genitori
erano via. Rimase lì
ferma per qualche istante e poi tornò in camera. In seguito
andò in bagno, si
fece una doccia, si cambiò ed uscì di casa.
Fuori
c'era molta nebbia e faceva freddo. Ma a Jenny non importava; a lei
piaceva
quel clima.
Intraprese
la strada che portava verso il parco per la sua solita passeggiata. Le
piaceva
camminare e liberare la mente da tutti i pensieri che la opprimevano.
Jenny era
solita tenersi tutto dentro. Ogni emozione, negativa o positiva che
fosse, ogni
problema, ogni dubbio... Lei reprimeva tutto, non poteva sfogarsi o
parlare con
qualcuno, anzi, non ne aveva proprio il diritto. La sola cosa che era
costretta
a fare era quella di fingere con il prossimo che tutto le andasse bene.
In
effetti le altre persone attorno a lei facevano bene a dirle che lei
non doveva
lamentarsi. In fondo che ne sapeva Jenny ? Lei era solo una ragazzina.
Aveva 17
anni e gli adolescenti come lei non possono avere problemi.
<< ... Quindi
evita di fare la donna vissuta! >> questo le ripetevano
in continuazione i
genitori; quindi provava a cercare conforto con qualche amico, ma
quando
provava ecco che li perdeva.
Non si facevano alcuno
scrupolo; o lei doveva per forza ascoltarli senza dire una parola, o
loro se ne
andavano. Perché lei non poteva, anzi, non doveva sfogarsi e
parlare nemmeno
con loro. In fondo desiderava davvero tenersi stretta quei pochi amici
che
aveva.
"
Ma
allora...Perché sto così ? " Pensò
sedendosi su una panchina alzando lo
sguardo al cielo. " Perché mi sento così sola ? E
perché ogni giorno che
passa, il mio desiderio di farla finita aumenta ancor di più
? ". Questi
erano gli unici pensieri di cui non riusciva a liberarsi. Ormai era
così da
diversi anni, neanche si rocordava più la causa di questo
suo malessere. Era
così e basta. E questo la faceva star male; se le erano
comunque rimasti degli
amici che motivo avrebbe avuto di sentirsi così?
Questo
la lacerava dentro, stava malissimo e si sentiva in colpa per questo.
Si
sentiva inutile e di troppo a
questo mondo. Era in questi momenti che
sentiva una vocina dentro di lei; [ Beh? Cosa ti prende?
Perché non agisci?
Tanto cosa avresti da perdere ? Fallo. ] Gli diceva. [ Fallo !
Abbandona per
sempre questo mondo. A chi vuoi che importi ].
"
Già... A
chi importa... " pensava dopo aver ascoltato la vocina nella sua testa.
Ma
lei non ne aveva il coraggio. Era troppo vigliacca pure per togliersi
la vita,
ma questo non le impediva di pensarci.
Già una volta aveva tentato, erano ferite lievi
e che col tempo
sarebbero andate via vero, ma quella fu più una richiesta
d’aiuto; come se
avesse voluto gridare “
Hey sono qui! Sto
male e ho bisogno d’aiuto ! ” ma cosa ottenne invece ?
Derisioni e urla contro di
lei. Forse era per questo che cercava di resistere alla tentazione di
ritentare
più pesantemente e per ciò decise che avrebbe
atteso il momento giusto per
farlo. Stavolta senza cercare di richiamare l’attenzione ;
voleva farlo in segreto,
tanto nessuno sarebbe tornato in dietro a cercarla.
Anche
se quest’ attesa la consumava ogni giorno di più,
sentiva che questo modo non
la voleva e di non farne parte per quanto cercasse di integrarsi.
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