“Non ce la
faccio, non ce la posso fare.”
“Oddio,
ancora?”
“Tu non
capisci, mi ha distrutto il cuore!”
No, non fraintendete:
il nostro prode Jin Kazama non ha appena ricevuto il due di picche da
una donna (anzi, al liceo era lui che li elargiva con eccessiva
generosità).
A frantumargli il
cuoricino è stato…
“Jin,
è un videogioco!”
“Ti sbagli, Life is Strange
è molto di più!”
...un gioco.
Sì, avete capito bene.
Quando io e Hwoarang
gli diamo del nerd mica scherziamo: voglio dire, come definireste uno
che si è pianificato l’agenda settimanale in modo
da avere una serata dedicata completamente a D&D (alla quale
partecipa anche la sottoscritta e molti altri, ammettiamolo), una ai
videogiochi ed un’altra, in genere il sabato, alla visione di
film anni ‘80?
“Dopo la
fine del quinto episodio credo di aver bisogno di andare in
terapia” piagnucola. Yagami inarca un sopracciglio:
“Io direi che ne hai bisogno a prescindere.”
Jin lo guarda male:
“Vuoi dire che Iori Cuor di Pietra Yagami non si è
mai commosso davanti a un film, libro, videogioco o quello che ti pare?
Davvero davvero?”
“C’è
un motivo se mi chiamano effettivamente così”
replica Yagami, poi però sembra rifletterci un attimo:
“Beh, in realtà ammetto di essere tra quelli che
non hanno ancora superato la morte di Aerith.”
“Ecco, vedi?
Anche tu ti sei emozionato per un videogioco!” trilla il mio
nerdone preferito. “Anche se a me Final Fantasy non
è mai piaciuto, ma il concetto è
quello.”
“Cooosa?
Starai scherzando spero.”
“Nossignore.
Ci ho provato a giocarlo ma è così…
meh” fa una smorfia, “così pieno di
buoni sentimenti… anzi, mi stupisce che ti piaccia
tanto.”
“Solo il
sette” precisa Yagami, “e sul buonismo dilagante
concordo” annuisce.
“Che noia
che siete, dovete fare i nerd ovunque dovunque e per sempre?”
sbotto. Davvero, non è che mi faccia schifo parlare di
videogiochi ma Jin da solo basta a farti venire un’overdose.
“Devo
concordare con Cina” mi da man forte Hwoarang, “se
continuate così mi passerà la voglia di giocare
con voi a D&D.”
“Lo dici
solo perché Grommarush è ancora un cubetto di
gelatina passivo-aggressivo” lo provoca Yagami. Un potente
rutto è la risposta del nostro coreano decolorato preferito.
“È
così che rispondi quando non sai cosa dire? Con la fiatella
satanica?” continua imperterrito Yagami,
decisamente schifato dall’alito al sapore di
luppolo di Hwoarang. E Jin? Lui se la ride ad ogni battuta del rosso
piromane, e quest’ultimo fa altrettanto.
Io giuro su tutti i
kami esistenti al mondo che devo capire questa simpatia che si
è sviluppata tra di loro, yaoi o no che sia. Parliamo di
Jin, dei del cielo, uno che quando l’ho conosciuto a momenti
trovava fastidioso pure il suo riflesso nello specchio!
“Suvvia
ragazzini, mettete via quelle facce imbronciate! Siamo qui per
divertirci!”
E poi arriva Lars, che
da bravo orsacchiottone qual è cerca di mantenere
l’armonia generale.
“Avanti, chi
vuole cantare? Eh?”
Ve l’ho
già detto che siamo al karaoke bar? No? Bene, ora lo sapete.
“Vai avanti
tu che a me vien da ridere” pontifica Hwoarang. Uh? Non
è da lui, di solito in queste occasioni tira fuori il peggio
di sé e della sua ugola di cantante rionale di Seoul. E non
volete sapere quanto sconci, immaturi e privi di dignità
sanno essere quei canti popolari.
Gli altri, girandosi
stupiti verso di lui, paiono condividere la mia incredulità.
Jin prende la palla al balzo: “Ma come, Yolanda Tasico dei
poveri? Non volevi darti alla pazza gioia?”.
“Sì,
ovviamente. Ma prima dovrò pur dare spazio alle schiappacce
come voi. Altrimenti finirei con il monopololizionare il
tutto”.
Monopopololosusulala…
non posso crederci. Non. Posso. Crederci.
A tutti i presenti la
mandibola casca fino a terra. Si sentono rumori simili oltre i muri che
circondano il nostro stanzino. L’idiozia del coreano fa
tremare anche l’occidente, l’oriente e i regni
sottomarini.
“Si…
si dice… «monopolizzare»,
decerebrato” commenta un Iori Yagami mai visto prima in
questi panni, almeno non da parte mia. Occhi chiusi, pugno chiuso che
trema e pare una voglia matta di cambiargli i connotati… e
probabilmente, se potesse, mettergli dentro quel cranio vuoto un
po’ di materia cerebrale trovata nella prima lattina di Coca
Cola disponibile.
“Su Iori,
su. Calmati. Non vale la pena ridisegnargli la faccia a pugni. Poi ci
buttano fuori dal locale” tenta di calmarlo Jin, alla cui
opera ci associamo presto anche io e Steve.
“Io odio
odio ODIO quest’ignoranza smaccata! Datemi un solo buon
motivo per non farlo!”.
“...ci
buttano fuori dal locale?” reitero.
“...”.
Ling Xiaoyu 1 -
testosteronico omaccione 0.
“E va bene,
barattolina. Ma alla prossima lo distruggo”. Se ci tieni ad
avere una discendenza ti sconsiglio di chiamarmi così in
futuro.
“Dai,
dimentichiamo l’increscioso incidente e diamoci al karaoke!
Guardate, sta per partire Moonlight Shadow! Cinesina, vuoi cimentarti
tu?”.
Ma perché
no. Mi piace un sacco e trovo di avere una voce appropriata. E poi, se
aspetto ‘sti ammassi di muscoli campiamo cavallo.
“No no no!
Moonlight Shadow è mia!” bercia il decolorato
dell’apocalisse.
...che cosa?
Non ci devi neanche
provare.
“E
perché vorresti cantarla tu? Che cos’è
stato del lasciare spazio alle schiappacce?”.
“Proprio
perché fai parte delle schiappacce la rovineresti, e non lo
voglio”.
“Ma ti senti
parlare? Hai la voce di un usignolo malato e ti vengono degli acuti da
far invidia a qualche cantante death metal! Saresti il peggior
interprete di Moonlight Shadow dell’intero
universo!”.
“E
uno” mormora Jin a bassa voce.
“Levati,
scatoletta di pelati sott’olio! Prima che ti sposti a
forza!”.
“Provaci,
armadio intelligente come mezzo lombrico!”.
“Signori,
per favore! Non siamo venuti qui per farci prendere a calci nel regale
didietro!” tenta di intromettersi Steve, prontamente ignorato
da entrambi. Mi spiace inglese, non ce l’ho con te. Ma
‘sto buzzurro deve imparare un po’ di buone
maniere, e se il mio pugno può servire allo scopo ben venga.
Beghiamo.
“E
due”.
“Allora,
vuoi lasciare spazio ai professionisti?”.
“L’unica
cosa in cui sei professionista è la cagata
acrobatica!”.
Beghiamo ancora.
“E tre. Le
strofe sono finite, gente. Vi restano giusto le ripetizioni del
ritornello”.
“Oh, hai
rotto le palle!” esclamo imbufalita strappandogli il
microfono di mano, dopo che se n’era proditoriamente
impossessato, e assestandogli una scarpata sui piedi.
“AuaauauauauauauauauaaauuauAUUUUAAAUUAauauauauauauah!”.
Goditi le dita gonfie,
stronzoide.
Riesco appena in tempo
a cantare le ultime due frasi: “Carried awaaaaay by a moonlight
shadow! Faaaaar away on the other siiiiiide!”
Applausi. Grazie, lo
so lo so.
“Breve ma
intenso” annuisce Jin, e il suo compare dai capelli rossi
pare concordare: “Concordo. Voce non male,
complimenti… scatolina.”
Ok. Scatolina te lo
concedo. Ma non ti scollo gli occhi di dosso, Yagami, sappilo.
Prendo posto accanto
al mio nerdone preferito e acchiappo una bibita: “E tu
invece? Quando hai intenzione di cantarci qualcosa, Yagami?”
chiedo.
“Non credo
mi esibirò stasera” risponde placidamente, ma Jin
sembra quasi rimanerci male: “Avevi detto che lo avresti
fatto! Non rovinare la serata, suvvia.”
“Ma poi il
coreano ci rimarrebbe malissimo” sorride Iori, e chiaramente
non esiste che Hwoarang non raccolga la sfida (anche quando non
c’è): “E sentiamo, perché
dovrei rimanerci male? Vuoi farmi credere che saresti capace di far
sfigurare me? Campione indiscusso di acuti sotto la doccia?”
“Che usi
solo ed esclusivamente per quello…” specifica
Steve sottovoce, accennando al poco amore che Hwoarang nutre per
l’igiene personale. Che tutti, purtroppo, ben conosciamo.
“Ma negli
ultimi anni hai vissuto sotto un sasso?” commenta Jin,
lanciandogli un numero a caso di Cure
che il coreano afferra al volo: in copertina Yagami fa bella mostra di
sé tutto vestito di nero, con l’eyeliner sugli
occhi (che gli sta da Dio e non sembra per niente effemminato,
mannaggiaalluih) e la chitarra in mano, insieme ad altri tre (bei)
ragazzi.
Hwoa fissa la rivista,
poi Iori, poi di nuovo la rivista, poi di nuovo Iori.
“Se non
capisci basta chiedere e te lo spiego” sbuffa Iori.
“Il sottoscritto canta in una band da ormai…
diversi anni.”
Hwoa non si scompone,
ma al contrario tira fuori tutta la sua faccia di culo: “E
quindi? Sai quanti cani latrano al microfono ogni giorno su MTV
spacciandosi per cantanti?”
E in quel preciso
istante l’aura di Yagami si fa incandescente (sì,
la battutaccia era voluta).
“RIPETI.”
“Cosa, che
probabilmente sei tra quei cani che ululano su MTV?”
Yagami lo acchiappa
per il colletto della camicia — per poi mollarlo di scatto,
perché Steve non scherzava mica sull’odio di
Hwoarang verso l’igiene. Dopo essersi pulito la mano sui
jeans, Yagami si ricompone: “Invece di dare aria ai denti,
perché non dimostri a tutti cosa sai fare?”
“Deve
proprio?” interviene Lars, mentre sfoglia l’elenco
delle canzoni. “Io volevo organizzare una serata carina, mica
far piovere.”
“Taci,
svervegese miscredente. Sentirai la vera potenza delle ugole
coreane.”
“Quindi ci
canti Gangnam Style?” sorride Jin. Ok, questa era un
po’ razzista e anche cattiva. Ma noi ridiamo lo stesso
perché siamo persone orribili.
“Il meteo
dice che stasera è nuvoloso e potrebbe piovere”
interviene Steve, “se canti tu rischiamo
l’alluvione, mate.
E io non voglio morire rinchiuso in una stanza così piccola,
con poca aria e con te che non ti lavi da ieri.”
Qualche imprecazione
coreana dopo, Jin interviene: “Dai, se sei così
bravo accetta la sfida. O devo pensare che tu, quello che si vantava di
essere il mio acerrimo rivale e che teneva in gran conto una sfida
combattuta con onore… abbia paura?”
E questo, amici miei,
era Jin lo Stronzone che sa quali punti colpire per provocare Hwoarang.
Che ovviamente ci casca con tutte le scarpe e strappa il microfono
dalle mani di Yagami: “Paura? Io? Hwoarang non ha paura di
niente, Kazama. Niente.”
“Tranne che
del sapone” lo corregge Steve.
“Benissimo,
coreano” sorride Yagami, incrociando le braccia al petto
“fammi sentire quello che sai fare.”
“Wow, sembra
una puntata di Japan’s Got Talent!” trillo. Qui ci
vorrebbe altra birra.
“E il
momento è proprio quello giusto” sogghigna Jin,
ancora con quel sorriso da bastardo impenitente (e sì,
parecchio eccitante) in volto.
Uh?
C’è qualcosa che non sappiamo, cavallone?
A sua volta Lars
coglie la stranezza dell’ultima frase di suo nipote e gli
chiede lumi.
“Ricordate
che mi sono attardato un attimo prima di entrare?”.
“Un attimo?
Ho pensato fossi andato in bagno a rifarti il trucco anche nelle
mutande” lo punzecchia Iori, tanto per fare il simpaticone.
Jin non si scompone troppo, a parte un sopracciglio tremante, e
prosegue nella spiegazione: “Ebbene, è stato
perché ho consegnato a chi di dovere una lista
personalizzata di canzoni. D’altronde conosco bene questa
sala karaoke e so che sono rifornitissimi di ogni base,
dall’enka tipico al dubstep post-industrial neo-melodico.
Quindi me la ghigno perché so cosa sta per andare incontro e
a quale tortura si sta per sottoporre il nostro coreano, peraltro
niente meno che di propria volontà. Aaaah, la vita
è bella”.
Parte la musica
e… non ho idea di cosa sia.
“Signore e
signori, vi presento Te Quiero Puta dei Rammstein. Tradotto: Ti Amo
Puttana. La palla è tua, Thermos Vuoto”.
Il gelo cala sulla
testa del malcapitato.
“Ma
io… io il tedesco non lo so…”.
“Tedesco?
Caro mio, fai conto di aver appena indossato il tuo più
sfolgorante costume da torero. Si va nella soleggiata Spagna”.
Spagnolo? Hwoarang? Ma
io vorrei tornare a casa con le orecchie ancora funzionanti.
“Dai,
togliti quello sguardo da baccalà e deliziaci con la tua
vocina. Sta per partire. Oh, e mi raccomando: cavernosa e tetra
più che riesci”.
Jin, quando sei un
infame di tali proporzioni mi fai venire una voglia…
Ma no, siamo qui per
il karaoke. E per l’umiliazione pubblica di Hwoarang. Che va
bene comunque eh, anche se non è proprio ciò che
vorrei in questo preciso momento.
Lui non sembra troppo
d’accordo con l’idea. Tentenna. La canzone sta per
partire e pare non avere intenzione di attaccare.
No ehi,
così non ci siamo.
Sto per dirgli
qualcosa se non fosse che Yagami mi anticipa: “Hai pisciato
fuori dal vaso? E ora ti lecchi le deiezioni, maiale”.
“Cos’è
che devo fare?”.
“Canta,
sacco di merda! O ti brucio il microfono assieme al braccio!”.
Uellalà.
Quanto ardore, dottor Capelli Rossi.
Finalmente pare
convincersi, si volta verso lo schermo, si schiarisce la voce con un
poderoso rutto e parte.
Allora. Avete presente
il rumore di un’unghia finta sulla lavagna? Moltiplicatelo
per centomila. Poi aggiungeteci un altro milione di lavagne e un altro
milione di unghie. Poi fate la potenza alla milardesima o
giù di lì. Fatto? Bene, avete forse una vaga idea
di quanto io e gli altri poveri sfigati qui presenti soffriamo durante
l’esibizione.
“Ay que rico un dos tres,
sí te deseo otra vez”. Invocazione
infernale per Belzebù, credo.
“Entre tus piernas voy a llorar,
feliz y triste voy a estar, feliz y triste voy a estar”.
Urlo di guerra di qualche tribù africana cannibale, direi.
“Te quiero puta! Te quiero puta!
Dámelo dámelo! Te quiero puta!”.
Presumo il vagito di morte di un intero cosmo.
Finisce. E tutti gli
spettatori, sebbene palesemente privati delle proprie
facoltà mentali, fanno partire in contemporanea cori di
ringraziamento ai kami per essere sopravvissuti a un tale scempio.
“Beh dai,
non me la sono cavata poi così male”.
...ringrazia che mi
hai appena distrutta fisicamente, altrimenti le mani al collo te le
avrei messe per ‘sta bestialità.
“Ascoltare
una poesia Vogon sarebbe stato meno doloroso” sgrana gli
occhi Jin, che se non cita la Guida Galattica almeno una volta al
giorno non sta bene con se stesso.
“Tu hai la
faccia come il culo” ringhia Yagami, che in quanto
professionista del settore immagino soffra il doppio di noi comuni
mortali.
“Certo
è stata una bastardata di proporzioni epiche architettare
questo teatrino solo per perculare Hwoarang” sussurro a Jin,
che in tutta risposta mi sorride canticchiando: “Gott weiß ich will
kein Engel sein.”
Che, testo tradotto
alla mano, vuol dire: “Dio sa che non voglio essere un
angelo”. Ma che adorabile stronzo sei.
L’unico a
non fare una piega per lo stillicidio di Hwoarang è Steve,
che alle nostre domande risponde con un laconico:
“Abitudine. E poi strilla così tanto che i cani
del circondario iniziano ad abbaiare, coprendo le sue urla belluine
e… le pillole per dormire aiutano.”
“Povero
Steve, sei un bravo ragazzo, non meriti di soffrire
così!” cerca di consolarlo Jin, ma
l’inglese si limita a sorridere: “Immagino che uno
non possa sempre scegliersi le amicizie.”
“Tsè,
neanche fossi una piaga sociale” borbotta il coreano,
rinfrescando con l’ennesima birra l’ugola provata
dalle sue urla. “Siete dei pezzenti che non comprendono la
mia arte!”
“Quale,
quella di crepare i vetri delle finestre?” risponde caustico
Lars, per poi illuminarsi come una lampadina: “Jin! Hai messo
gli ABBA!”
“Certo che
sì” annuisce Jin, “che karaoke sarebbe
senza gli ABBA? E poi sapevo avresti apprezzato.”
“Awwww”
miagola Lars, con quest’espressione da
“Bello de zio!”, “mi sento un
po’ più a casa adesso. Magari domani facciamo un
altro giro all’Ikea…”
“Tu fai il
giro, io ti aspetto al punto ristoro intento a mangiare quella specie
di proiettili di carne che voi svedesi vi ostinate a chiamare
polpette.”
Yagami si volta verso
Jin e lo osserva in un misto di stupore e divertimento:
“ABBA, eh?”
Il Kazama nazionale
sostiene lo sguardo senza fare una piega: “Hai qualcosa
contro di loro? Non ti parlo più sai?”
“Per
carità, detto niente io” Yagami alza le mani in
segno di resa, “e poi a me piacciono. Chi non li apprezza
è una persona orribile.”
“A me non
piacciono” abbaia Hwoarang, confermando la teoria del nostro
Rosso Malpelo.
Mentre stiamo ancora
discutendo sull’importanza storico-sociale degli ABBA la
porta della stanza si apre e una cameriera ci serve le nostre
ordinazioni: “Ecco qui le vostre bibite, spero sia tutto di
vostro gradimento. Oh, sono arrivati i vostri amici!”
Ci scambiamo tutti uno
sguardo perplesso.
“Scusi”
chiedo, “quali amici?”
“Ma
buonaseeeeera!”
Da dietro le spalle
della cameriera fanno capolino Kyo Kusanagi, Terry Bogard e Benimaru
Nikaido (ormai ribattezzato “l’amica portinaia di
Hwoarang”).
Yagami rotea gli occhi
al cielo. Jin cerca di spiegare alla cameriera che no, non sono amici
nostri ma lei è già andata via. Hwoarang si alza
di scatto e corre ad abbracciare Benimaru: “Beni! Finalmente,
credevo non arrivassi più!”
“Scusami,
traffico a causa della pioggia” si scusa l’altro, e
via di discorsi pregni di significato come l’ultima
collezione maschile di mutande che hanno messo al centro commerciale.
“Ah quindi
li ha avvisati il coreano?” ringhia Yagami mentre Jin cerca
di calmarlo: “Ti giuro che non ne sapevo nulla! Credi forse
che li avrei invitati, dopo quella sessione di D&D?”
Io ci provo a stare
calma, ma ‘sti due sembrano una coppia sposata da
vent’anni.
“Suvvia
suvvia, non è stata male come prima volta! Anzi, quando si
rifà?” chiede Kyo, e Yagami si volta verso di lui
girando la testa di trecentosessanta gradi come la bambina de
L’Esorcista: “MAI.”
“Quanto sei
antipatico Iori, voglio solo fare amicizia con te!”
“Io
no!”
“Va bene
bambini, adesso calma!” interviene Lars, che in quanto
più anziano della comitiva è un po’ la
nostra baby-sitter. “Non c’è bisogno di
scaldarsi tanto, soprattutto perché le prossime canzoni in
lista sono degli ABBA, ed essendo in parte svedese non voglio rovinato
questo momento. Chiaro?”
Silenzio.
“CHIARO?”
“Chiarissimo”
rispondiamo in coro, qualcuno un po’ più scocciato
degli altri.
Lars sorride
soddisfatto: “Bene. Allora, mentre voi fate pace come le
brave personcine che siete, io apro le danze con Dancing Queen!
Eh?”
“No zio, la
battuta non faceva ridere” è la glaciale risposta
di Jin. Lars se ne frega e si prepara a cantare.
“Allora, che
facevate di bello?” chiede Terry.
“È
una sala karaoke. Cosa vuoi che facciamo, le riunioni del circolo
bocciofila?”
“Sempre il
solito simpaticone, Yagami” sorride Bogard, “prova
un po’ a rilassarti, che se continui a fare la faccia
incazzosa ti vengono le rughe!” ride, e gli piazza il suo
cappellino rosso in testa. E Iori… si zittisce. Non so se
perché è così nervoso da non avere
nemmeno la forza di alzare un braccio, o perché non ce la fa
mentalmente o per chissà quale altra strana congiunzione
astrale. Fatto sta che tace e si mette a braccia conserte accanto a
Jin, che un po’ ride e un po’ cerca di tirarlo su.
A saperlo prima che
bastava un cappellino da baseball ad annullare così la sua
carica aggressiva me ne portavo dietro sei.
“Silenzio
gentaglia, silenzio! Parte Dancing Queen!” sbraita Lars, che
sembra prendere la cosa davvero molto sul serio.
Facci signor svedese,
facci. Non intendo rovinarle il suo orgoglio nazionale.
“Avviso ai
naviganti: il primo che osa disturbarmi mentre canto lo azzanno! Non
sto scherzando!”.
E la miseria. Non ti
starai prendendo un po’ troppo sul serio?
Inizia.
Per i primi secondi
tutto bene.
Poi il patatrac. Alla
riga “anybody
could be that guy” accade una cosa terrificante:
Hwoarang, sempre lui perché è il solo in grado di
concepire una simile idiozia, gli si avvicina e comincia… oh
per tutti i kami benedetti di ogni luogo… comincia a
strusciarglisi addosso.
Si sarà
sentito preso in causa, povero tesoro tutto speciale.
Lars non fa una piega,
pur avendo fatto capire di aver notato l’interferenza, e
prosegue imperterrito nell’interpretazione. Interpretazione
di un certo spessore artistico, fra l’altro. Ha una bella
voce.
Posso azzardare?
Nonostante sia del sesso sbagliato, quasi non fa rimpiangere la
cantante originale.
“You're a teaser, you turn 'em
on, leave them burning and then you're gone”. Al
che il coreano tira fuori la lingua e la fa volare pericolosamente
vicino alle sue guance.
Opporcalasantissima.
Ti. Prego.
Aspetta aspetta, fammi
tirare fuori i miei occhiali da fujoshi. Da fujoshi che non sapevo di
essere, ma ora lo sono.
INFORC.
Continua a stargli sin
troppo addosso, ma il prode erede dei vichinghi non mostra segni di
cedimento.
Non so
perché ma la situazione mi sembra un vulcano pronto a
eruttare.
Butto un occhio sul
resto del gruppo: Jin e Iori ridono, ridono sguaiatamente; Benimaru
pare in catalessi, forse sopraffatto dalla gelosia verso il suo a
quanto pare non troppo eterosessuale compagno di gossip; Kusanagi ha
gli occhi sbarrati; Terry non sa che pesci pigliare, guardando a
intermittenza tutti gli altri.
“You are the dancing queen, young
and sweet, only seventeen, dancing queen, feel the beat from the
tambourine”.
Forse siamo quasi alla
fine di questo spettacolo sia indecente, sia stranamente…
no, mi rifiuto di pensarlo.
No. Non lo dico. No.
No no no.
Finisce.
All’ultima
nota Lars si volta verso Hwoarang e gli pianta una testata in faccia.
“Questo
è per aver cercato di disturbarmi”.
L’altro
barcolla all’indietro. Mi aspettavo di vederlo cadere come un
sacco.
“Povera
anima, sei tutto ferito”. Hwoarang, fossi in te io…
SBRANG.
...me ne starei zitta
perché poi me ne arriva un’altra.
“Così
impari ad incollarti a me come una patella allo scoglio con le ascelle
che sanno di morte” tuona Lars, tornando a sedersi.
“E comunque la prossima volta, prima di palparmi, almeno
portami fuori a cena e dimmi che sono bello!” accavalla le
gambe.
“Signor
Alexandersson, che diva!” rido, e lui sorride di rimando
passandosi le dita tra i capelli: “Sono una escort
d’alto bordo, io. Un coreano a caso non può certo
permettersi la mia compagnia” cinguetta con un tono di voce
che ricorda anche troppo Lee Chaolan.
Jin sorseggia la sua
birra e lo punzecchia: “Non credevo tenessi certi scheletri
nell’armadio” ma Lars non si scompone:
“Che vuoi che ti dica, nipote. Prima di arruolarmi
nell’esercito mi facevo chiamare Priscilla la Regina del
Deserto.”
A questa battuta
Yagami quasi si strozza con la birra: “Jin devo dirtelo, se
la tua famiglia è tutta così potrei decidere di
farmi adottare da voi!”
“Magari!
Purtroppo è solo Lars a salvarsi, mio padre e mio nonno sono
dei pezzi di merda difficilmente quantificabili” sbuffa Jin,
e noi tutti annuiamo. Lo schifo di certi membri della famiglia Mishima
non si può certo negare.
“Beh poi ci
sarebbe tuo zio Lee” aggiungo, “ma lui
è..”
“...particolare.”
“Eccentrico.”
“Strano.”
“Nel suo
vocabolario esiste solo la parola “eccellente”, a
quanto pare.”
“Ok, abbiamo
capito che il resto della tua famiglia fa schifo quanto la mia. E
brofist per i daddy issues” commenta Yagami (e brofistano,
sul serio), “vorrà dire che farò la mia
richiesta a tuo zio Lars.”
Quest’ultimo
allarga le braccia e sorride: “Min son!”
Jin e Iori si
scambiano uno sguardo perplesso.
“Che ha
detto?”
“Boh, per me
sono tutti nomi di mobili Ikea…”
In tutto questo
gli… chiamiamoli (non ad alta voce) amici di
Yagami ci osservano in silenzio come fossimo alieni. Provo a fare
conversazione: “Tutto ok ragazzi?”
Kusanagi si volta
verso di me: “Scusa, è che in tanti anni che lo
conosco non ho mai visto Yagami fare il simpatico con
nessuno.”
“O fare il
simpatico e basta” precisa Benimaru.
“O la
persona normale in genere” conclude Terry, che per un pelo
scansa una piccola ma significativa palla di fuoco blu:
“È per questo che con voi mi comporto da
sociopatico, perché siete odiosi!”
“Odiosi?
Noi? Questa è bella!” ringhia Kusanagi, puntando
il dito verso Yagami. “Io ci ho provato a comportarmi in
maniera amichevole con te, ma tu hai sempre reagito come un cane
rabbioso!”
“Mi fai
antipatia a pelle, fammi causa!”
Continuano a
comportarsi come la succursale dell’Asilo Mariuccia (che sono
Jin e Hwoarang, per chi l’avesse dimenticato), quando
qualcuno decide di mettere fine al teatrino a modo suo.
“Per quanto
mi riguarda do ragione a Iori. Sono sicuro che ha le sue
motivazioni.”
Tutti ci voltiamo
verso Jin, che sostiene pacifico i nostri sguardi sconvolti con quella
faccia da “Embè? Io ho ragione e voi no”
che gli ho visto in faccia un giorno sì e l’altro
pure da quando lo conosco.
Yagami sorride
vittorioso come a voler dire “Visto, gne
gne?” e gli si siede accanto. Prendendolo a braccetto.
ALT. Frena.
“No senti,
questa storia deve finire!” intervengo, e Jin mi guarda
stralunato: “Quale storia, scusa?”
“Quella fra
te e Yagami! Seriamente, sembrate usciti da un brutto manga
yaoi!”
Jin scoppia a ridere:
“Xiao, sei seria?”
“Serissima”
ringhio, “e sono abbastanza sicura di non essere
l’unica ad aver notato gli sguardi languidi, il modo in cui
ridete alle vostre rispettive battute…”
“Il modo in
cui andate d’amore e d’accordo mentre il resto del
mondo quasi lo schifate” prosegue Hwoarang, e questa volta
sono io a fare la faccia da “Visto?!”.
Jin scuote la testa:
“Ma dai, state esagerando…”
“Beh”
interviene Steve, “se vogliamo essere sinceri anche io ho
notato come lo trattavi coi guanti durante l’ultima sessione
di D&D. That’s not fair.”
“E se lo
dice anche Steve direi che non ho le allucinazioni” concludo.
“Yagami”
ghigna Kyo, “e io che ti ho sempre creduto un donnaiolo
impenitente!”
Al contrario di ogni
previsione Iori non si scompone, anzi. Mi osserva in silenzio per
qualche secondo per poi… incollarsi a Jin ancora di
più e sorridere sornione: “Cosa vuoi che ti dica,
Jin mi somiglia in così tante cose che potrebbe davvero
essere la mia anima gemella.”
So che razionalmente
non dovrei preoccuparmi, ma ormai il mio cervello è partito
per le sconfinate terre del “LOL nope” lasciandomi
sola in questa situazione ridicola.
E per aggiungere
ancora più ridicolaggine al tutto, in sottofondo sta
suonando Waterloo da un paio di minuti; arriva la seconda strofa e Iori
si volta a guardare Jin negli occhi, sorridendo: “Che posso
farci, I tried to hold
you back but you were stronger” canta (con una
voce baritonale che levati, stai buona Amica V) “And now it seems my only chance
is giving up the fight!”
“And how could I ever refuse, I
feel like I win when I lose!”
No va beh, se anche
Jin gli da retta nella pantomima yaoi siamo proprio a cavallo.
Mi volto verso il
coreano sperando di trovare supporto, ma l’universo sembra
aver deciso di trollarmi: “Tu non mi hai mai dedicato niente,
sei orribile” cinguetta verso Steve, che non si degna nemmeno
di voltarsi a guardarlo: “Tu mi tradisci con Benimaru, non
dovresti neanche parlare.”
Sono finita nella
versione tamarra di Queer as Folk e nessuno mi ha avvisata per tempo.
“No, ma
allora ditemi: io che ci sto qui a fare? Tizio sta con Caio, Sempronio
con Nasturzio e Zurpo con Annabello. Mi sento inutile e con troppo
seno”.
“Ehi, chi
sono Nasturzio e Annabello?” chiede Hwoarang col tono di un
bambino ritardato. Neanche ti risponderò, perché
se lo facessi userei i pugni e per oggi ne hai prese abbastanza. Forse.
“Se vuoi io
sono disponibile” ansima Benimaru con una voce da affamato di
organo riproduttivo femminile. Il che, dato il soggetto, è
sia inquietante sia più inquietante.
TOC TOC.
“Scusate”
spunta da dietro la porta la timida testa di Julia “vi
disturbo? Sono solo passata a salut… ehm… Xiao,
cosa sta succedendo qui?”.
“Ti
riferisci al machismo rampante in questa stanza, che mancano giusto le
piume di struzzo?”.
“Sì,
in effetti sì…”.
“Ah non lo
so. Si sono messi a cercare di montarsi come degli stalloni in calore,
lasciandomi a bocca aperta e asciutta. Da alcuni me lo sarei anche
potuta aspettare, ma quelli come Jin e Yagami…”.
Niente, neanche
reagiscono ‘sti stronzi. Continuano a star lì a
farsi gli occhi dolci.
Poi mi viene
un’idea malefica.
Mi avvicino a Julia,
che è rimasta sulla soglia d’ingresso a fissarli
con uno sguardo estremamente intelligente, e le sussurro
all’orecchio il mio piano di devastazione.
Lei sorride. Ho la sua
approvazione.
Si dia inizio
all’operazione Valchirie Arrapate.
“Senti
ma” comincio, miagolando nella migliore interpretazione di
una femme fatale di cui sono capace “visto che qua non
c’è trippa per le gattine affamate come la
sottoscritta… vogliamo darci noi alla pazza
gioia?”.
“Wow. Una
così bella ragazza che viene a farmi delle avances tanto
spinte. Non so se ho il coraggio di rifiutare”.
“Rifiutare?
Saresti davvero così scortese con me che mi sto offrendo
anima e soprattutto corpo? Intanto…”.
“...intanto?”.
“Intanto
cominciamo a togliere questi occhiali”. E glieli sfilo.
Un attimo di pausa.
Dietro di me non
giunge una sola vibrazione homo neanche a pagarla.
In compenso sento dei
ringhi.
Riconosco due dei
cagnacci che stanno latrando: Hwoarang e Steve.
Brava Julia, hai fatto
proprio bene a capitare a fagiolo.
Con lo sguardo le
chiedo “Vogliamo andare avanti? Stiamo per entrare nel
territorio davvero caldo”.
“Procedi
pure, sorella. Non ho paura”.
“Sei
coraggiosa”.
“So che hai
sofferto. Ti meriti la giusta vendetta”.
Faccio per mettere in
pratica i propositi più nefasti. Poi si erge un urlo
animalesco: “Che nessuno le disturbi! Neanche Vice e Mature
sono mai andate fino in fondo e io PRETENDO. DI. VEDERE”.
“Yagami,
levati dai coglioni! Io non posso permettere che Julia si lasci andare
al lesbo più spinto… cioè, una parte
di me lo apprezza sin troppo… cazzo, stattene
buono…”.
“Hwoarang,
con chi stavi parlando esattamente?” querula Jin.
“Vaffanculo
Kazama! Non puoi far finta di nulla! Il tuo barattolo cinese sta per
limonarsi una ragazza!”.
“E difatti
la cosa non mi entusiasma. Iori, gentilmente... spostati”.
“Lavati le
orecchie la mattina, Jin. Cos’ho detto
sull’intromettersi?”.
“By jove,
Yagami. Scansati! Dobbiamo impedire quel cataclisma!”.
“Fatti
sotto, boxeur. Poi non piangere quando ti avrò infilato un
chilo di fiamme giù per la gola. Vi prego, non costringetemi
a farvi del male… o peggio, a dovermi fare aiutare da
Kusanagi e quegli altri fessi”.
I suddetti fessi
stanno sbavando verso di noi. La cosa non mi meraviglia per nulla,
guarda un po’.
Torno a voltarmi verso
Julia.
Tre metri di lingua in
rampa di lancio.
Le nostre labbra sono
ormai a pochi centimetri di distanza.
“FEEEEEEEERMEEEEEEEH!”
Qualcuno mi strattona
all’indietro separandomi da Julia, che a sua volta
è tenuta ferma da Steve. L’olezzo di birra, sudore
e takoyaki mi conferma che la mano sulla mia bocca è di
Hwoarang. Ovviamente. Me fortunella.
“E toglimi
le manacce di dosso!” mi dimeno per liberarmi dalla sua
presa; Julia invece non fa un plissè tra le braccia del
nostro boy scout inglese… sento odore di pettegolezzi
freschi freschi. Dopo mi farò raccontare gli ultimi
aggiornamenti, ma al momento…
“VOI DUE.
SIETE MORTI.”
Cavolo Yagami, ci
tenevi così tanto a vedere la scena saffica tra me e Julia?
E io che credevo che il nostro coreano tutto speciale sarebbe stato il
più agguerrito! Non si finisce mai di imparare.
Steve gli si para
davanti: “Sorry mate
ma non potevo lasciare che si slinguassero tra di loro! Am I right,
Hwoa?”
“...”
“HWOA.”
“Sì,
come dice lui” sbuffa. Eccolo qui il nostro impenitente
abbonato di YouPorn. A giudicare dalle loro espressioni dispiaciute,
direi che anche il gruppetto di allegre comari di Yagami sembra esserci
rimasto male. Scusateci tanto, noi siamo come Paganini: non ripetiamo.
Iori fissa i due prodi
paladini con occhi sbarrati, si lascia sfuggire un ringhio (che poco ha
di umano ma molto di demoniaco) e poi si volta di scatto verso la sua
dolce metà: “JIN! DIGLI QUALCOSA!”
“...qualcosa.”
“Vuoi che
uccida anche te? Smuovi il culo e vieni a darmi una mano!”
“Non…
non posso.”
Yagami lo guarda male:
“E perché, di grazia?”
“Al momento
non credo di potermi alzare.”
“E quale
sarebbe il motiv-OH” sorride malizioso, dimenticando
totalmente il torto subito. Mi ci vuole un secondo per afferrare il
concetto ma poi mi unisco al coro di risatine.
“Allora
funzioni ancora là sotto, Kazama?” cantilena Hwoa,
e a giudicare dallo sguardo di Jin sono sicura che gli lancerebbe il
tavolo… se solo questo non comportasse anche una caterva di
prese per il culo dai presenti.
Che dire, sono
contenta di sapere che c’è vita laggiù.
Se poi fosse capace di usarla sarebbe anche meglio ma ehi, non possiamo
avere tutto e subito. Un passettino alla volta.
“Ma dai, non
avrei mai detto che l’idea di un po’ di lesbo tra
la scatolina cinese e la sua amica ti avrebbe… tirato
su” lo sfotte Yagami, tornando a sederglisi accanto.
Jin ringhia:
“Sono maschio anche io. Capita.”
Oh la la, serata di
grandi rivelazioni!
“Ma quindi
anche mio nipote prova normali pulsioni sessuali! Gioia et gaudio,
domani all’Ikea si festeggia!” si intromette Lars
— e se ci si mette anche lui a sfottere potete rendervi conto
di quanto la situazione sia veramente demenziale. “Anzi,
direi di cominciare adesso! Il repertorio degli ABBA non è
mica finito!” e tutti a dargli corda.
Jin non reagisce
(perché immagino sia ancora impossibilitato a muoversi),
limitandosi a ringhiare; Terry gli piazza in testa il suo cappellino,
che è ormai l’equivalente del cono della vergogna
per i cani. Jin tace.
Povero, un
po’ mi fa pena.
Mentre gli altri
tornano a fare gli omaccioni diversamente etero litigandosi le tracce
da cantare, io prendo posto accanto al mio burbero preferito:
“Dai, metti via il broncio” sussurro,“io
ho… apprezzato” rido. Lui no. Eh ma come la fai
lunga, Kazama.
“Dai che ne
dici di un duetto? Io e te?” propongo.
“No”
borbotta.
“Invece
sì.”
“No.”
“Non fare il
bambinone.”
“Hmmgne”
grugnisce. Comincia a cedere.
“Non
prendermi in giro, Jin. So che in realtà smani dalla voglia
di far sgolare la tua ugola d’oro. Con me. Cantando
Waterloo”.
“Perché
proprio Waterloo?”.
“Perché
no?”.
“No, sono
troppo arrabbiato. Ecco”.
“Su su su,
vedi che poi ti scioglie via tutto” tento di circuirlo
allungando un braccio sulla sua spalla. Senza neanche bisogno di
fingere lo sbadiglio perché sono un barattolino badass.
Il gesto contribuisce
alla causa perché lo sento rilassarsi
“Dai, fra un
attimo riparte. Tirati in piedi, fustaccione, e mostra al volgo come
canta un presidente d’azienda ventenne nel pieno del vigore
fisico!”.
“Ma sai
cosa. Facciamolo”.
“...qui?
Ora? Davanti a tutti?”. Piano con le proposte indecenti.
“Beh, se
vuoi fare karaoke chiusa nel cesso non sarò io a
impedirtelo”.
Oh sì, il
karaoke. Vero. Giusto. Scema io.
“M-Ma certo,
certo! Chiaro che lo dobbiamo fare qui, ora, davanti a
tutti”. Spero non si accorga che sto sudando.
E invece se ne
accorge, l’infamone. Il sorriso che mi regala sembra dire
“Per quell’altra cosa abbiamo tutto il tempo del
mondo dopo, bimba. Da soli. Senza Hwoarang selvaggi che spuntano
dall’erba alta a spiare”.
Ngh. Odio la debolezza
della carne. No, non è vero.
“Vi ho
sentiti. Sono geloso” si inserisce Iori.
Oh no cavallone, sei
un bel ragazzo ma la threesome è fuori discussione. Io e
Kazama si fa wrestling sessuale per i fatti nostri.
“Si
riferisce alla canzone” mi sussurra Jin
all’orecchio.
...ok, forse
è meglio che per ora mi faccia da parte. La mia mente
è occupata da una sola cosa ora, e se la mettessi in pratica
finirei in galera per atti osceni in luogo pubblico.
“Ti lascio
il posto, Yagami. Stupratevi pure gli ABBA in lungo e in
largo”.
“Mi sembra
di capire che qualcuna ha parecchia voglia di roba hot”.
Ancora Jin, per fortuna ancora solo nel mio orecchio.
Lasciami in pace, non
è il momento. O preferisci che ti strappi i vestiti con i
denti?
Scostandomi Yagami mi
urta leggermente. Forse non l’ha fatto apposta o forse sta
cercando di ristabilire il suo ruolo come partner dominante del manzo
con cui sta per duettare.
Non ci provare. Ho
ucciso per molto meno.
La musica parte.
E quanto si srotola
davanti ai miei occhi ha dell’affascinante, del terribile,
del magnifico e dell’orrido tutto assieme.
Perché quei
due hanno un feeling, un’intesa canora e un modo di servirsi
le strofe che fa ribrezzo e scalpore per quanto sono eccezionali.
“My my, at Waterloo Napoleon did
surrender” cinguetta Jin.
“Oh yeah, and I have met my
destiny in quite a similar way” lo segue Iori.
Sono.
Inquietantemente. Bravissimi.
Cazzo. Smettila di
esserne affascinata.
“Waterloo, I was defeated, you
won the war”. Jin.
“Waterloo, promise to love you
for ever more“. Iori. Con lo sguardo languido.
…
No.
No.
NO.
“NO.”
Il mio corpo si muove
da solo, piazzandosi tra i due per separarli. Questa situazione poteva
finire in maniera diversa, ma io rimango fedele a me stessa: sono
Kazamasexual, e nemmeno i glaciali occhi azzurri di Yagami riusciranno
a farmi cedere al menage a trois.
“No”
ripeto, tappando la bocca di Iori con la mia mano;
quest’ultimo cerca di rimanere serio ma sento chiaramente il
suo solito broncio trasformarsi in un ghigno. Dietro di me Jin scoppia
a ridere.
“L’avete
fatto apposta, non è vero?” mi volto di scatto,
mentre quel troglodita continua a ridere: “Scusa, ma era
tutto così assurdo che non abbiamo resistito”
sorride. E no, a questo giro sono così offesa che nemmeno la
sua espressione da cucciolo di labrador riesce a sciogliermi.
“Mentre eri
impegnata a sottolineare l’assenza di testosterone alla tua
amica, io e Jin abbiamo deciso di mettere in scena questo
siparietto” specifica Yagami, che nel frattempo alza il dito
medio in direzione di Kusanagi che si chiede quanto ci fosse di
finzione in quella farsa. Siamo in due, ciccio.
“Dai, non
dirmi che te la sei presa!” chiosa Jin.
Prendermela, io? Che
dici.
Non faccio una piega,
non un urlo, nemmeno un (altro) calcio diretto ai gioielli di famiglia
di Yagami (né uno a quelli di proprietà Kazama,
che se lo meriterebbe pure). Niente di niente.
Mi limito invece a
voltarmi verso Julia, ancora vicina vicina al nostro pugile inglese, e
senza dire una parola la bacio.
Un bacio innocente eh,
proprio uno sfiorarsi di labbra. Ma basta a lanciare la bomba.
“OH. MY. GOD.”
Questo era Steve, neanche a dirlo.
“L’ha
fatto! L’ha fatto sul serio!”
“Questa
sì che è una svolta interessante!”
“Herregud!”
L’ultima
frase non so in quale lingua sia stata pronunciata, quindi do per
scontato sia Lars.
Mi volto verso la
coppietta ormai canonizzata: la faccia di Jin è IMPAGABILE,
con quegli occhi sgranati tipo pesce lesso. Iori invece…
“Dio, i
Kami, Cthulhu, Grande Volontà del Grande Universo,
chiunquecisialassùGRAZIE!”
Per così
poco? Lo facevo più scafato.
“Dovrebbe
darmi fastidio… ma mi piace!”
Ah Hwoarang, non
smettere mai di non stupirmi.
Julia, per nulla
sconvolta dalla scena, sorride: “Però, baci
bene.”
“Grazie
cara” sorrido a mia volta, “sono lieta che qualcuno
abbia avuto la decenza di accorgersene.”
Jin rinsavisce e
aggrotta le sopracciglia: “Ehi!”
“Niente ehi,
ciccio” gesticolo, “hai avuto la tua occasione ma
hai preferito Yagami a me.”
“Ancora con
questa storia?!”
“Oh
sì. E comunque per stasera va bene così, I kissed a girl and I liked it”
trillo, citando Katy Perry.
Game, set, match.
“Bene,
vediamo che altro offre la tua personale playlist” cambio
argomento, proponendo un duetto a Julia. Alle mie spalle mormorii di
vario genere: Steve piange la perdita della sua amata (melodrammatico
come solo un inglese può esserlo), Hwoarang e Bogard
combattuti tra l’apprezzare o no propendendo per il
sì, Nikaido e Kusanagi che sfottono Yagami,
quest’ultimo che li minaccia di morte e devastazione.
E poi Jin, che mi
fissa. Non ho gli occhi sulla nuca ma lo conosco, il mio pollo: sento
il suo sguardo osservarmi con l’intensità di mille
soli (e se fosse un pelo più intelligente scenderebbe
più in basso a guardarmi il sedere, ma no. È un
bambino speciale, lui).
Mi chiedo se voglia
scusarsi, convincere me a scusarsi (o Yagami a scusarsi con me, ma la
vedo difficile), o stia rimuginando su come contrattaccare.
Per come si sono
evolute le cose, la sua prossima mossa potrebbe essere una
reinterpretazione di Man in Tight da Robin Hood un uomo in calzamaglia
fatta da lui e tutti i presenti.
“Forse sei
stata un po’ cattiva” sussurra Julia, ridacchiando.
“Credo che tu e Kazama dovreste sotterrare l’ascia
di guerra.”
“È
stato lui a cominciare” borbotto, “lui e la sua
fidanzatina dai capelli rossi.”
Julia trattiene a
stento una risata, forse immaginando Yagami nei panni di una scolaretta
innamorata: “In effetti sembrano divertirsi a comportarsi in
maniera equivoca.”
Annuisco:
“Stasera hanno proprio dato il meglio del loro repertorio
macho, ma anche durante le partite a D&D non scherzano. Sai
quanti errori ha perdonato a Yagami?”
“Jin? Il
master più fastidiosamente pignainculo esistente sulla
faccia della terra?” inarca lei un sopracciglio, lasciandosi
scappare una delle sue rare ma significative parolacce.
“Già.
Capisci il mio dilemma.”
“Signore,
avete finito di confabulare?”
“E se ti
dicessimo di no, Kazama?” mi lascio sfuggire fra i denti,
cercando di suonare mortalmente offesa dall’interruzione.
“Direi che
sarebbe anche ora di smetterla, ecco”.
“E io ti
risponderei che sarebbe anche ora di farsi una scarica di fattacci
tuoi”.
“Urca. Te la
sei davvero legata al dito, Xiao” mi bisbiglia Julia
all’orecchio, la voce divertita.
Stranamente, pur con
il clima da minchiata in libertà che si respira in questa
stanza da ormai parecchi minuti, non condivido il sollazzo.
Sì, in
effetti me la sono presa parecchio. E so che stanno solo facendo i
cretini per darmi fastidio, lo capisco… ma punge comunque.
Lo guardo.
È un po’ preso male.
Starai mica cercando
di farmi capire qualcosa?
Improvvisamente mi
rendo conto che sta per partire un’altra canzone e che avevo
proposto un duetto a Julia, ma… no, mi è proprio
passata la voglia. Negli ultimi dieci secondi fra l’altro, di
punto in bianco.
“Allora mia
cara” dice lei prendendomi per il braccetto
“vogliamo cominciare’”.
“No guarda,
scusa ma non mi va”.
“Ma sei
stata tu a…”.
“Lo so, lo
so. Per favore, non è il momento”.
A quanto pare sono
suonata molto drammatica, visto che mi sento praticamente tutti gli
occhi dei presenti addosso.
E poi avviene quanto
non mi sarei mai aspettata.
Jin mi prende per un
braccio e mi porta fuori.
Uh? Uh? Uh?
Cosa…
Cerco di divincolarmi,
più per istinto che per altro, ma non
c’è verso. Mi sento come se il mio polso fosse
chiuso in qualche macchina di tortura medievale.
“Ehi…
ehi! Mi fai male!”.
Non risponde.
Sta per aprire la
porta del bagno quando uno strattone più forte mi consente
di liberarmi. Era ora, mi stavi stritolando.
“Che diavolo
fai tu?”.
“Xiao…
scusa”.
…
“Scusami. Mi
sono lasciato andare e ho fatto troppo il buffone con Yagami,
là dentro. Non pensavo che avresti reagito così
male. Non era mia intenzione metterti di così cattivo umore,
davvero. Era una serata per divertirsi, non per le tragedie alla
Beautiful… e mi rendo conto di esserne la prima causa.
Quindi, di nuovo, scusami”.
…
Qualcuno mi dia un
pizzicotto.
Solo nei miei sogni
Jin Kazama può scusarsi con tutto questo sentimento, con
tutto questo… dispiacere.
Per una cosa
così stupida.
Insomma, ora mi
sveglio vero? Mi alzerò, mi guarderò allo
specchio, sorriderò e sospirerò come una
scolaretta innamorata che ha appena ricevuto il tanto agognato
“sì” dal suo fustaccione dietro il quale
moriva da anni.
…
No, sono ancora nel
corridoio del karaoke. E lui continua a guardarmi speranzoso.
“Beh? Non
hai nulla da dire?”.
Ho fin troppe cose da
dire. Sono in uno stato talmente confusionario che neanche una riesce a
uscire.
Prende le mie mani
nelle sue.
“Per favore,
perdona questo deficiente e fai finta che non sia successo nulla. Non
voglio rovinare l’uscita a tutti, men che meno a
te”.
Mi accorgo solo ora
del mio battito accelerato. Ma non semplicemente accelerato,
più come un bolide di Formula Uno lanciato a seicento
all’ora su un rettilineo e a cui si sono rotti i freni.
Subentra il panico.
Oddioddioddioddioddioddioddioddioddioddioddio.
Mi guarda con
quell’espressione da cane bastonato e hnnng io non resisto ai
cagnolini. Figurarsi se resisto a Jin Kazama col faccino da cucciolo,
la mia forza di volontà si è esaurita tutta
mentre cercavo di combattere la sua non-relazione con Yagami.
Fa un sorrisino,
piccolo, e le gambe mi diventano di pastafrolla. Contegno,
cos’è.
E poi…
oddio. Oddio. Si avvicina. Sta… sta per baciarmi?
Sì.
Sì. Mille volte sì con la potenza di mille soli.
Aspettavo da così tanto questo momento…
CLICK.
Click COSA?
Mi volto, e con me
anche Jin: alle nostre spalle Hwoarang, Steve, Yagami e…
tutti, insomma, ci stanno spiando. Sbirciando dalla porta, come nel
più classico cliché da fumetto.
“Imbecille,
te l’avevo detto di togliere il suono
dell’otturatore!” borbotta Steve a Hwoarang, che
risponde con una scrollata di spalle.
La mia vita
è un manga demenziale. Ranma, Gintama ed Excel Saga mi fanno
un baffo.
Jin è
furioso (e imbarazzato): “Ma siete idioti?!”
“Eddai
Kazama, che vuoi che sia? Te ne ho fatte di peggiori!”
“Vaffanculo
Corea, dal profondo del cuore.”
“Suvvia
nipote, non imbarazzarti così! Siete così carini
tu e la cinesina…”
“Confermo,
confermo” annuisce Yagami, “il gigante burbero e la
bimba cinese. Un po’ scontato ma in fondo adorabile. Anche
se” e si avvicina a Jin, abbracciandolo da dietro (!!!)
“potrei essere molto geloso.”
E mi fa
l’occhiolino.
“Iori, io
non lo farei” lo avvisa Jin, ma è tardi. Il mio
poco self control ha raggiunto il mio cervello nella sconfinata terra
di LOL NOPE.
Venti minuti e due
tavolini spaccati dopo…
“Yagami, ma
tu dovevi per forza aprire bocca?”
“Taci,
Kusanagi. TACI.”
“No beh, ha
ragione” gli dà ragione Jin, “io te
l’avevo detto di stare zitto.”
“Non
immaginavo che avesse la furia di un’erinni, va
bene?”
“Ma quando
ti ho raccontato che ha convinto mio nonno ad adottarla facendo fuori
le sue guardie del corpo credevi che scherzassi?”
“Ammetto di
sì. NON ERA PLAUSIBILE, DAI. AHIA.” aggiunge,
massaggiandosi la testa (dura) nel punto dove è stata
accarezzata dal mio piede.
“Mai
sottovalutare Cina” si intromette Hwoarang, che ancora si
copre il naso pesto con le mani. “Mai.”
Ecco Yagami, dagli
ascolto. Lui ne sa a pacchi dei miei momenti d’ira. Sono
pochi ma buoni.
“E comunque
ti sei fatto mettere K.O. da una ragazzina alta come una delle tue
gambe” infierisce Kusanagi su Yagami, che si limita a
replicare: “Pure tu. Non ne andrei fiero con la tua
ragazza.”
E via di insulti
intervallati da altri “ahi”,
“ahio”,
“mannaggiaalporcobrando”.
Li osservo a braccia
conserte seduta sul divanetto, con Julia accanto che cerca di calmarmi.
Una cameriera sta
facendo la stima dei danni; quando ha finito si rivolge a me:
“Su quale carta addebito il conto?” e io mi limito
ad indicare Jin e Iori, che mi guardano malissimo. Io scrollo le
spalle: “Tu sei il Presidentissimo di 'Stocazzo e la tua
fidanzatina è l’Ugola d’Oro del Menga,
vedrete che in due non vi costerà neanche troppo.”
La cameriera annuisce
e prende appunti, guardando torvo i due. È donna,
evidentemente capisce il mio dramma.
“Vorrà
dire che a Disneyland ci porterò la mia fidanzatina dai
capelli rossi” mi fa il verso Jin, e Yagami annuisce.
Julia trema.
Ho idea che il conto
salirà ancora di parecchi zeri.
Note
dell’associazione a delinquere Mana Sputachu &
Subutai Khan:
Di seguito trovate le
canzoni che sono state barbaramente distrutte durante la stesura di
questa storia, perché ci piace fare elenchi precisi di cose
inutili:
- Moonlight Shadow
(Mike Oldfield & Maggie Reilly)
- Te Quiero Puta
(Rammstein)
- Engel (Rammstein)
- Dancing Queen (ABBA)
- Waterloo (ABBA)
- I Kissed a Girl
(Katy Perry)
E comunque il
wrestling sessuale esiste davvero. #themoreyouknow |