Finalmente a casa
Era appena terminato il servizio
serale e il noto chef Gordon Ramsay non vedeva l’ora di farsi una
doccia e andare a riposare. Era stanco e irritato
dall’incapacità che stavano dimostrando i nuovi
concorrenti del suo programma Hell’s Kitchen. Era stato un
servizio disastroso che non si sarebbe mai aspettato.
Ne aveva sentito di cavolate quella sera ma la più grossa era
stata quella su un pollo misteriosamente scomparso da dentro il forno.
Ok, cos’era successo? Aveva messo le ali ed era volato fuori
dalla cucina, per caso? No, era impossibile una cosa del genere e cosi
si era ritrovato ad aspettare che l’idiota di turno preparasse la
carne da servire ai clienti.
Per non parlare della quantità di cibo che aveva visto gettare
nel bidone della spazzatura perché troppo cotto o bruciato. Uno
spreco che si sarebbe potuto evitare se le due squadre avessero fatto
più attenzione e seguito le sue indicazioni e consigli. Ma
niente, avevano continuato a perseverare finchè, furioso e
stufo, non li aveva sbattuti fuori dalla cucina a uno a
uno.
Ci avevano pensato lui, Andy e James a completare il
servizio.
Dopo era avvenuta la solita scelta dell’eliminato del giorno e
non era stato per nulla complicato scegliere: a rinunciare al posto da
sous chef in uno dei ristoranti di sua proprietà e a uno
stipendio da 250 mila dollari era stato un giovane sui ventisei anni di
nome Tom che, durante il servizio, non aveva fatto altro che girarsi i
pollici e servirgli piatti non all’altezza dei suoi standard.
A volte, avere degli standard elevati e un palato raffinato era una
maledizione ma erano necessari. Il benessere dei clienti prima di tutto
e su questo non ci pioveva.
Gordon sospirò mentre saliva le scale per raggiungere il suo
ufficio. Una volta dentro, sistemò la giacca del concorrente per
poi recuperare le chiavi della sua macchina e uscire
dall’edificio diretto verso casa sua. Per sua fortuna, non era
molto lontana dal ristorante e la raggiunse solo dopo una ventina di
minuti.
Parcheggiò la macchina nel vialetto di una villa su due piani
circondata da un giardino enorme e dotata anche di una piscina
all’esterno. Scese dalla vettura ed entrò
nell’edificio.
Fu accolto dal silenzio irreale che regnava in casa e si senti
immediatamente più tranquillo. Con calma, chiuse la porta dietro
di sé e lasciò il giubbetto sull’attaccapanni di
fianco a lui. Prese a salire le scale di marmo e si diresse verso il
bagno dove, una volta entrato, si fece una bella doccia.
Il getto dell'acqua calda aveva aiutato a distendergli i nervi tesi e a
lavargli via lo stress e l'irritazione dovuto al servizio e lui si
senti meglio, ma non del tutto.
Fu difficile abbandonare quella bellissima sensazione di benessere che
gli stava donando, ma con uno sforzo di volontà riuscì a
chiudere l’acqua e a uscire dalla doccia. Con un asciugamano
legato alla vita e uno ad asciugarsi i capelli, Gordon si diresse verso
la propria stanza da letto. Camera che condivideva con la sua splendida
moglie Tana, in quel momento profondamente addormentata.
Cercando di non disturbare il sonno della donna, il cuoco
recuperò un paio di boxer e di pantaloni dall’armadio, li
infilò e si distese sotto le coperte, sospirando finalmente di
sollievo.
Prima di cadere tra le braccia di Morfeo, senti la moglie appoggiarsi
al suo petto e, sorridendo, la strinse a sé, protettivo.
Finalmente era a casa e le cose non potevano andare
meglio.
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