Driiiin, Driiiiin,
Driiiiiiiiiiiiiin!
Aprii gli occhi spaventata,
pensando a
un attacco nucleare in corso, invece era solo la mia maledetta
sveglia che mi comunicò molto gentilmente che la visita nel
mondo
dei sogni era terminata.
Poco male, mi aspettava un
altro giorno
intensivo di lezioni universitarie.
-Carlotta, spegni
quell'aggeggio
infernale!- mi urlò mia madre dalla stanza accanto,
svegliata anche
lei dal volume improponibile della mia simpatica sveglia digitale.
Purtroppo ero costretta a utilizzare un volume che sfiora gli
ultrasuoni se volevo alzarmi ad un orario decente.
Mi alzai svogliata e ancora
assonnata
dal letto rischiando di cadere non appena appoggiai un piede sul
pavimento gelido, abbandonai il mio caldo pigiamino con gli orsetti
disegnati sopra, infilai un paio di jeans stretti con una camicia a
righe morbida sopra risvoltando le maniche fino al gomito.
Perfetto per il clima
ballerino di
Milano. Eravamo a novembre e fuori persisteva ancora un caldo tipico
primaverile. Non che mi lamentassi, ma non sapere mai come vestirsi
la mattina può diventare un trauma enorme. E poi
diciamocelo, non è
normale.
Presi la mia fida borsa a
tracolla, già
riempita di libri e dopo aver messo degli stivaletti neri, mi fiondai
fuori di casa evitando le urla di mia madre che dalla sua camera mi
augurava una buona giornata.
Gentilissima, certo, ma
appena sveglia
e ancora intontita come un calabrone che si è appena
schiantato
contro un parabrezza, le sue urla non facevano che infastidirmi e
innervosirmi.
Non ero propriamente in
ritardo, la
prima lezione cominciava alle nove ed erano appena le sette e un
quarto, ma avevo in programma una bella colazione con la mia migliore
amica, Larissa.
Siamo amiche da quando
eravamo bambine,
all'asilo la nostra priorità era battere chiunque ad ogni
gioco e
dopo vari scontri ci eravamo rese conto che era decisamente
più
divertente un'alleanza. Dopo quel giorno non ci siamo più
separate,
due pesti che creavano più danni che altro. E ancora adesso
siamo
così, due pazze sognatrici.
Certo, alle superiori lei
scelse un
liceo classico mentre io, scelsi uno scientifico senza mai
abbandonare il conservatorio, una delle mie più grandi
passioni.
Anche
all'università ci siamo trovate
a prendere due strade diverse: lei insegnante mentre io puntai a
specializzarmi in scienze biologiche per poi diventare una genetista
forence.
Già... chi me
l'ha fatto fare?
Entrai nel nostro solito
bar, spingendo
la porta e quasi sbattendoci contro se non fosse stato per una santa
vecchietta che mi aiutò, tenendomela aperta. La ringraziai
con un
sorriso smagliante e mi avviai al nostro solito tavolo dove una
chioma leonina nera mi stava aspettando con un broncio davvero
impagabile.
-Finalmente sei arrivata,
mi stava
crescendo la barba.-
Mi siedetti sbuffando
sonoramente, per
farle sentire bene quanto il suo commento mi abbia resa felice, e
posai la borsa sulla sedia libera alla mia destra mentre guardavo
Larissa legarsi i capelli in una coda bassa, nel tentativo di domarli
leggermente. Tentativo fallito, viste le sue moltitudini ciocche
scure che uscivano ribelli dalla costrizione dell'elastico.
Come la capivo, sebbene i
miei capelli
fossero più ondulati e di un color biondo cenere, erano
costantemente gonfi. Se lei li poteva portare corti fino alle spalle,
io non ci potevo neanche pensare.
Il mio destino era quello
di portarli
lunghi fino a metà schiena fino al termine della mia vita
mortale.
Un destino roseo e pieno di
elastici.
Prospettive positive.
-Non sono in ritardo. E poi
quella
battuta è vecchissima, devi rinnovare il tuo repertorio.- le
dissi
mentre cercavo di attirare l'attenzione del cameriere, riuscendo al
primo tentativo. Avevo un disperato bisogno di un caffè.
-Probabilmente. Allora, a
che ora hai
la lezione?- mi chiese, incrociando le braccia magre scoperte da una
maglia a maniche corte, sul tavolino.
-Alle nove. Ci hanno detto
di essere
tutti puntuali, chissà perchè.-
-Forse perchè
non lo siete mai?-
Scoppiammo a ridere
all'unisono,
proprio mentre il cameriere arrivava al nostro tavolo guardandoci
come se fossimo delle pazze scatenate.
-Volete ordinare
qualcosa?- chiese
incredibilmente scocciato, tantè che picchiettava
addirittura il
piede sul pavimento di marmo bianco.
Io lo guardai con una
faccia che
esprimeva tutto il mio scetticismo sulla sua persona -Ma va? Si,
gradiremmo due cappuccini alla cannella e due brioches alla
marmellata. Grazie.- lo liquidai subito, mentre lui assunse una posa
ancora più scocciata e irritata. Nel farlo
arricciò le labbra
carnose ed era un vero spettacolo perchè sembrava proprio un
castoro
con il mal di pancia.
Larissa
ridacchiò senza contegno
guardandolo camminare a tutta velocità verso il bancone del
bar.
-Quello ci sputa nel
cappuccino.-
dichiarò lei, smettendo immediatamente di ridere e
adombrandosi,
facendo ricomparire il suo solito broncio.
-Non li prepara lui.-
sorrisi malvagia
facendole l'occhiolino.
-Tornando a noi, so che
anche la
facoltà di lingue orientali ha un richiamo per oggi alle
nove. Ho
sentito Bea e ha detto che dovevano arrivare puntuali perchè
avrebbero ricevuto una bella notizia.-
-Ora che mi ci fai pensare,
la lezione
non si svolge nella mia facoltà. Probabilmente dovremo
svolgere un
progetto in cui ci saranno anche loro, faremo un tirocinio all'estero
da quanto ho capito.- risposi scostandomi per far posare in pace la
nostra ordinazione al gentil cameriere.
Lei bevve un sorso del
cappuccino
constatandone la bontà con un sospiro poco incline al
pubblico del
bar e suggerì -Forse vi mandano in Cina, o in Giappone! E ti
ritroveresti una Larissa molto invidiosa.-
Io quasi mi strozzai con un
boccone di
brioches, che avevo addentato come un orso bruno con un salmone bello
succulento -Non esagerare. Si parla di un anno all'estero, l'ultimo
per giunta e di una probabilità molto alta di rimanere li.
Non credo
di voler cambiare totalmente cultura. Già faccio fatica ad
integrarmi con la mia, figuriamoci con una completamente opposta.-
-Non hai tutti i torti.
Però sarebbe
una bella esperienza, l'anno che hai passato a Londra ti era
piaciuto, no?-
-Si, ma parliamo di due
mondi diversi.
E poi siamo costretti a spostarci, in Italia i laboratori di ricerca,
ma soprattutto i fondi, non sono proprio ben forniti.-
-Ancora non sappiamo nulla,
stiamo
facendo delle ipotesi un po' campate per aria. Mi farai sapere.-
-Sicuro.- rispondo,
chiudendo il
discorso e lasciando che Lar si avventasse sulla brioches. Ah, cosa
avrei fatto senza di lei?
Pagammo il conto e sotto
l'occhio
attento del nostro Mr Castorino come l'aveva soprannominato Lar, ci
dirigemmo verso le nostre facoltà dividendoci all'entrata.
Secondo i moduli appesi
nella bacheca
all'entrata dovevo spostarmi nel piano più basso della
struttura,
nell'aula magna. Scesi le scale che mi sembrarono infinite e mi
diressi verso la porta antipanico blu che mi permetteva l'ingresso
nella classe di giapponese.
L'aula era praticamente
vuota, a parte
qualche studente del corso di lingue, vidi però la massa di
capelli
rossi appartenenti a Beatrice seduta in una delle file in centro,
così la raggiunsi e mi sedetti pesantemente in parte a lei
-Ciao,
Bea.-
-Ehi, Carl, come stai?- mi
chiese,
guardandomi con i suoi occhioni azzurri.
-Bene, anche se avrei
sicuramente
dormito di più.- risposi, sprofondando nella poltroncina
rossa. Le
nostre aule non erano così comode, accidentaccio a loro.
-Oh, anch'io.
Però oggi avremo una
notiziona che varrà la pena della nostra limitata fase REM.-
-A quanto pare.
Cos'è questa storia di
un tirocinio con le nostre facoltà?- chiesi, mettendomi
più comoda
e rientrando sempre di più nella poltroncina.
-Beh, abbiamo entrambi un
anno
all'estero da completare e sembra che vogliano prendere due piccioni
con una fava.- spiegai, torturandosi una ciocca di capelli sfuggita
dal suo chignon malandato.
-Capisco. Spero non sia
troppo
lontano.- sbuffai senza ritegno.
-Puoi sempre scegliere.-
-Sai che sceglierei
comunque di
partire, sebbene non mi piaccia l'idea di continuare a spostarmi. Ma
è un'opportunità troppo alta. E poi amo
viaggiare.-
-Siamo proprio uguali.
Anche se i tuoi
occhi multicolor non li vorrei mai.-
Io risi di gusto,
trascinandomi dietro
anche lei e alcuni ragazzi che si erano seduti vicino a noi.
Gli occhi, una mia piccola
particolarità. Cambiavano a seconda del tempo e dell'umore,
passando
dal verde prato al nocciola. Mentre lei con i suoi occhi azzurri e i
capelli sembra davvero Anna dai capelli rossi, uno dei miei cartoni
preferiti fin da piccola.
Questa ragazza si aggiunse
alla nostra
piccola cerchia di amicizie tre anni fa, ma diventammo subito
inseparabili. Un amico in comune ci presentò e fummo subito
pappa e
ciccia, vi lascio immaginare quando ha conosciuto Larissa. Un casino
infinito.
-Silenzio per favore!-
richiamò, con
molta fatica, l'attenzione un professore della facoltà di
lingue.
-Grazie. Come sapete sia la
facoltà in
cui insegno sia quella di scienze biologiche necessita di un anno
all'estero per compiere il tirocinio obbligatorio. Chi ha
già
sfruttato questa occasione può esimersi dal compierla
nuovamente
anche se noi la riteniamo in ogni caso un'opportunità da non
sottovalutare.
Quest'anno abbiamo deciso
di accettare
la collaborazione altre volte offertaci dalle università di
Seul, in
Corea del Sud. Ecco perchè abbiamo pensato di unire le
nostre
facoltà e utilizzare quest'anno non solo come tirocinio e
formazione
delle due materie ma anche come un'opportunità di lavoro e
vita per
voi. Ovviamente dovrete trovarvi un appartamento, se quelli messi a
disposizione non saranno più disponibili. I pranzi saranno
offerti
dalle università ma a tutto il resto dovrete provvedere voi,
vi
consigliamo quindi di trovarvi un lavoretto, anche quelli offerti
gentilmente dalle università. Se avete intenzione di
iscrivervi i
moduli sono reperibili in settimana, insieme al programma. Per i
laureandi in genetica che hanno intenzione di partecipare, le lezioni
sono terminate. Dovrete imparare almeno le basi del coreano e
rispolverare l'inglese. Per i libri di testo non preoccupatevi, la
scuola provvederà a farveli avere.
Grazie a tutti per
l'attenzione.-
Una volta che spense il
microfono,
nell'aula magna gremita di ben novanta studenti stupefatti si
scatenò
l'inferno.
NOTA:
Saaaalve!
Allora,
questa è la mia FF su questo gruppo e a dire la
verità non volevo nemmeno scriverla, ma questa idea mi
è balenata in mente e persisteva finchè non ho
ceduto e l'ho scritta.
Lo stesso problema si è manifestato nel pubblicarla ma ho
deciso di buttarmi!
Fatemi
sapere cosa ne pensate, questa è una di quelle storie che
praticamente si scrive da sola: una trama davvero molto semplice,
personaggi ben definiti e con un carattere ben preciso. L'unica cosa
abbastanza difficile è scrivere della cultura coreana con
tutte le loro tradizioni dato che la mia conoscenza si limita a qualche
libro e ad internet poichè non ho avuto la fortuna
(purtroppo) di riuscire a farmi un bel viaggetto.
Ma, mai dire mai: limita le idee.
Bene, sono curiosa di sapere
se vi piace!
Alla prossimaa
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