Il clown

di JoBo
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Il Clown
 
 
 
Indossa dei pantaloni a righe, colorati;
un gilet, un papillon e una giacca abbinati.
Con gesti usuali il viso di bianco si tinge,
con le dita, la bocca di rosso dipinge.
 
Ora tocca agli occhi che di nero contorna;
i lineamenti da clown prendono così forma.
Aggiunge un ultimo tocco finale:
parrucca arancione e naso rosso, come in un rituale!
 
Esce di casa afferrando la preziosa valigia, da cui, con grande maestria,
tirerà fuori gli oggetti per le sue graziose magie.
Ecco che raggiunge, con estremo piacere,
la postazione del suo illustre mestiere!
Biglie, palline e fazzoletti colorati
da anni il suo lavoro son diventati.
 
Con orgoglio gioisce teneramente
alle risate entusiaste della gente.
Un bambino si avvicina titubante,
il clown gli sorride rassicurante;
pensieroso, egli lo osserva e lo accarezza con immensa dolcezza.
D'un tratto toglie il cappello in un teatrale inchino,
per poi rialzare il capo e offrirgli un palloncino.
 
Tra risa e applausi la giornata è ormai terminata
e il clown si incammina per la propria strada.
Apre la porta della piccola dimora,
in un sospiro profondo il silenzio assapora.
 
Davanti allo specchio lentamente svanisce il volto del clown felice,
mentre il viso dell'uomo torna alla luce.
Si distende sulla vecchia poltrona,
ai pensieri, stanco, si abbandona.
 
Poi voltandosi osserva la foto della famiglia,
raffigurante sorridenti la moglie e la figlia.
Una piccola goccia cristallina esce fuori dagli occhi neri come la pece
e lungo i lineamenti marcati dall'età scorre veloce.
 
Sorride, subito dopo, malinconico nella sua solitudine,
prendendo in mano un bicchiere di vino oramai d'abitudine.
Quel bicchiere, dopo una giornata da comico attore,
tutte le sere accompagna il suo dolore.
 
Dolore che maschera durante il giorno
per donare felicità a chiunque ne abbia bisogno.
E così, tra una lacrima e un sorso di vino,
l'uomo solo e malinconico attende l'arrivo del domani già vicino.
 
Un domani pieno di risate e gioie da regalare
a chi, per un solo istante, da questo mondo infame voglia scappare.

 
 
 
 
 
 
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Salve a tutti!
Questa è la prima "poesia" (oh, che parolona!) in assoluto che scrivo (e anche l'ultima, tranquilli).
Indegnamente l'ho inserita in questa categoria, ma, essendo in rima, non sapevo dove altro metterla.
Non so se il significato si capisca e se sia abbastanza scorrevole, io c'ho provato, in caso contrario, perdonatemi.
Mi è balenata in testa questa cosa e ho cercato di scriverla come meglio potevo; fino all'ultimo ho combattuto se pubblicarla o meno.
Quindi sarei lieta di ricevere una vostra opinione, anche se non dovesse essere positiva.
Grazie a chi è arrivato fin qui.

Un caloroso saluto,
JoBo.




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