Nostalgie

di Giada_vi_ama_tutti
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NOSTALGIE



Stiles non sapeva più cosa fare.
Aveva perso tutto. Di nuovo.
Perché era sempre lui a farsi del male? Perché lui doveva essere il più debole?
Un singhiozzo. Un altro. Un altro ancora.
Era sempre lui a piangere.
Sentirsi continuamente impotente, inutile, nei confronti del branco era ciò che più lo feriva.
Branco…come poteva chiamarlo così? Lui non ne faceva parte, non poteva farne parte.

Non lo ammetteva spesso neppure a se stesso, ma sotto sotto in quel periodo in cui il Nogitsune aveva preso il controllo della sua anima, nutrendosi del suo dolore, aveva provato un impensabile senso di sicurezza. Ovviamente era stato un incubo mostruoso: aveva ucciso un sacco di persone innocenti, privando molte famiglie di uno dei loro cari, non riusciva a muovere il suo corpo attraverso il proprio controllo e la testa gli pulsava incessantemente a causa di un’insaziabile fame di sangue e di caos che neppure gli apparteneva.
Ma era forte, irradiava talmente tanto potere da poterlo respirare lui stesso ogni qualvolta inspirava aria o la gettava fuori. Era qualcosa. Non il solito ragazzino iperattivo combina guai che giocava col fuoco, o meglio dire con i lupi. Perché questo era il vero Stiles: patetico, inutile, impacciato, rumoroso ma soprattutto… solo.

Fece per gridare ma si trattenne, mordendosi forte le nocche della mano strette in un pugno ferrato e cercando di fermare quelle lacrime che gli cadevano copiose lungo le guance, prima di mimetizzarsi completamente con le gocce di pioggia che continuavano a picchiettargli sulla pelle infreddolita.
Avrebbe tanto voluto qualcuno accanto a sé. Qualcuno che appoggiasse la sua grande mano calda sulla sua spalla e gli ordinasse di smettere di piagnucolarsi addosso con quella voce severa ma contornata di una dolcezza che potevi notare solo se ne eri a conoscenza. E Stiles avrebbe smesso di piangere, avrebbe fatto qualsiasi cosa quella voce gli avrebbe chiesto. Perché era la cosa giusta da fare.
E quella mano, quella voce, non appartenevano certo a Scott. Scott.
Il suo migliore amico. Il suo fratello. Colui per cui Stiles si era fatto tirare dentro quella storia e si era fatto in due pur di toglierlo dai guai ogni santa volta.
Colui che lo aveva lasciato nemmeno due minuti prima con uno sguardo deluso, quasi disgustato, di quelli che si rivolgerebbero ad un mostro. Colui che gli aveva urlato contro parole che avevano centrato una ad una il suo cuore come i coltelli di un lanciatore esperto, e senza nemmeno provare a capire ciò che Stiles aveva da dirgli. Non era un mostro. Si era visto costretto a farlo.
Qualcuno doveva sporcarsi le mani, qualcuno doveva essere imperfetto. E quello era lui. L’umano.
Appoggiò la schiena allo sportello della sua Jeep, unica compagna fedele, e si lasciò scivolare giù, accasciando la testa e le braccia sulle ginocchia.
Un singhiozzo. Un altro. Un altro ancora.
E l’unica cosa a cui riusciva a pensare era:
“Derek mi avrebbe creduto.”


*angolo dell'autrice*
Ehilà gentaglia, sono di nuovo quà. Eh già, finalmente mi sono decisa a scrivere una fanfic sulla mia OTP suprema e ovviamente... non ho scritto una vera e propria Sterek. Chissà, forse ho un blocco perchè ho paura di sciupare la loro magnifica immagine, o forse sono solo a corto di idee, bah.
Comunque, grazie a tutti voi che avete letto questa storia e spero che sia piaciuto questo stile (che ormai è diventato il mio caratteristico, quanto lo amo aah *w*). Vi sarei grata come al solito se vi fermaste 5 minuti a scrivere una recensione, positiva o negativa che sia. Ho tanta voglia di migliorare.
Grazie ancora e alla prossima!
Giada.




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