I
INTRECCIO
Il
sole
tiepido d’inizio primavera illuminava quel giovane guerriero
che, tolto l’elmo,
si puliva il viso con l’acqua del fiume. Lo sciabordio
dell’acqua gli impediva
di udire i lievi passi di lei, che ora stava nascosta fra gli alberi e
lo
osservava. Sorrideva maliziosa, mentre lui restava senza armatura e si
concedeva un breve bagno, con solo una pezza di stoffa a coprirlo.
Consapevole
che i boschi pullulavano di ninfe e divinità che ancora non
conosceva, il
giovane stava attento a non scoprirsi troppo e stava
all’erta, per quanto
possibile. Era stanco, ma soddisfatto. Lavò via il sangue
nemico, con un
ghigno. I capelli neri gli ricaddero sul volto, bagnati. La sua
espressione
mutò leggermente, in una smorfia, quando notò un
taglio sulla spalla. Si guardò
attorno, pensando a cosa usare per potersi fasciare, quando un paio di
candide
mani comparvero, riflesse dall’acqua. Alzando gli occhi, lo
sguardo rosso di
lui incrociò il volto più bello che avesse mai
visto.
“Siete
ferito” parlò lei, porgendo un nastro che portava
fra i capelli “Usate questo”.
Il
giovane
rimase immobile, con la bocca leggermente aperta, farfugliando sillabe
sconnesse. Quella donna, molto poco vestita, era magnifica e lo rendeva
incapace di formulare una frase sensata. Lei rise. Era evidente che era
abituata a provocare reazioni simili negli uomini.
“Qual
è il
tuo nome?” riprese a parlare la donna.
“Io?
Il mio?
Il nome..? Il..”.
Lei
rise
ancora e lui tossì, cercando di recuperare un certo
autocontrollo.
“Sono
Ares”
rispose, infine “E Voi?”.
“Sono
Afrodite. Sei quello nuovo? Il figlio di Era e Zeus?”.
“Sì.
Sono
io..sono già famoso?”.
“Abbastanza.
il figlio del fiordaliso. Il figlio del pruno selvatico. Il Dio della
guerra”.
“E
Voi siete
Afrodite. La figlia delle onde e di Urano. Dea della bellezza e
dell’amore”.
“Del
sesso.
Cerca di essere preciso, ragazzo”.
“Chiedo
perdono..”.
Ares
indossò
l’indispensabile per celare l’inevitabile
conseguenza che provocava ad un uomo
guardare il corpo di Afrodite. Lei finse di non notarlo.
“Ti
aiuto
con la ferita” riprese lei, facendo sedere il giovane Dio e
sedendosi a sua
volta.
Lui
non
oppose resistenza. Afrodite intrecciò il nastro, in modo da
farlo divenire più
resistente. Ares ne osservò i movimenti e, per un istante, i
loro sguardi si
incrociarono di nuovo. E per la prima volta si sorrisero.
Ares
si
stupì nel ripensare a quella scena dopo migliaia di anni. Il
loro primo
incontro. Prima di Phobos, Deimos, Eros, Anteros, Armonia.. E
trovò quasi
divertente constatare che tutte le donne a cui si era più
legato le aveva
conosciute perché ferito. Forse doveva farsi ferire
più spesso..
“A
che
pensi?” chiese Afrodite “Hai un sorriso
stupidissimo sulla faccia. Qualche
nuovo amore?”.
“Non
essere
ridicola..”.
“Perché
no?”.
La
Dea
sorrise, raggiungendo Ares, che osservava Phobos e Deimos che come
sempre si
allenavano. Poco più in là, sorridente, sedeva
una bambina. Era l’ultima
creatura partorita da Afrodite, ovviamente figlia del Dio della guerra.
Guardava
in alto, forse sperando nella neve. Il palazzo del padre, fra le
montagne della
Tessaglia, in quella stagione doveva essere freddo e più
minaccioso del solito.
Ma, stranamente, il clima era ancora mite.
“Forse
Apollo è di buon umore..” si disse il padrone di
casa, non avendo voglia di
usare molto il cervello “..si starà preparando per
il suo compleanno!”.
“Ah,
già! È
il 21 dicembre, giusto?” commentò Afrodite.
“Solstizio
d’inverno, come tutte le divinità legate al
sole..dovrò portargli un regalo!”.
In
realtà,
Apollo non era per niente di buon umore, e Artemide lo notò
subito. Convocata
dal gemello, la Dea capì subito che il fratello aveva una
luce diversa negli
occhi. A capo dell’Olimpo, il Dio sedeva sul trono un tempo
appartenuto a suo
padre Zeus.
“Sono
qui,
fratello” salutò Artemide “Che cosa
ordini?”.
“TI
ho
convocata per un consiglio, sorella. So che tu sei l’unica in
grado di aiutarmi
davvero”.
“È
forse
successo qualcosa?”.
“Rispondi
a
questa domanda: io sono degno di sedere qui?”.
“Degno
di
essere a capo degli Dei Greci?”.
“Sì,
esatto.
Secondo te, ne sono degno?”.
“Sei
il
primo figlio maschio di Zeus. Che domande fai?”.
“Rispondi.
Che cos’ho io che Zeus non ha?”.
“Apollo..
Zeus era il padre di tutti noi. Ha combattuto mostri terribili che
minacciavano
l’Olimpo. Ha sconfitto Crono, liberando i suoi fratelli.
Rispetto a noi, suoi
figli, lui era nettamente più forte e quindi gli obbedivamo
senza discutere. Ma
tu, Apollo, sei figlio di Zeus esattamente come me, Dioniso, Hermes,
Ares, Atena..”.
“E
quindi?”.
“Quindi
non
puoi elevarti al di sopra dei tuoi fratelli, pur essendo il
primogenito. Perché
non vi è prova che sia tu il più forte”.
“Capisco.
Quindi che dovrei fare?”.
“Potresti..sfidarci”.
“Sfidarci?”.
“Dimostra
a
tutti che tu sei il più forte. Che le tue
capacità sono superiori. Tutti i
divini fratelli, in uno scontro, finché non ne resta uno
solo. I nostri
campioni che si scontrano finché non vi sarà una
squadra che prevarrà sulle
altre. Se vincerai, più nessuno oserà mettere in
discussione la tua posizione”.
“Una
sorta
di..torneo?”.
“Olimpiadi..termine
appropriato in questo caso”.
“Pensi
che
sarei in grado di sconfiggervi tutti?”.
“Non
lo so. Ma
per governare sull’Olimpo, facendoti rispettare, questo
è l’unico modo.
Altrimenti tutti non faranno altro che mettere in dubbio la tua
posizione”.
“Ma
quanti
saranno? Gli sfidanti, intendo..”.
“Atena
non è
ancora rinata. Afrodite dubito combatta, sempre che non trovi dei
guerrieri
adatti a rappresentarla. Forse potrebbe sfruttare i suoi figli, con
un’alleanza
con Ares. Phobos e Deimos seguono sempre le disposizioni del
padre..”.
“E
quell’altro figlio della guerra?”.
“Arles?
Il
bastardo mezzosangue? Dici possa lottare in nome di Ares?”.
“No.
Quel
che voglio sapere è se devo temerlo. È cresciuto?
O è solo un apprendista?”.
“Non
lo so.
Non lo vedo da quando ha trascorso del tempo nel mio palazzo, per
apprendere
quanto doveva. Da
te non è stato?”.
“Certo.
A
quanto sembra, ha trascorso un periodo nei Templi di tutti quanti
noi”.
“Questo
ti
preoccupa?”.
“Non
è un
idiota. Ha imparato molto e, ne sono certo, deve aver intuito i nostri
punti
deboli e di forza”.
“E
allora?!
Io li conosco fin dalla nascita i tuoi punti deboli e di forza! Non
avrai mica
paura? Prepara i tuoi campioni e prepara te stesso. Non fare il
mammone”.
“Non
sono un
mammone!”.
“Dimostramelo!”.
“Ne
sei
sicuro? Hai fonti autorevoli?” chiese conferma Mur.
“Persefone”
rispose Kiki, prendendo volentieri un sorso della bevanda calda che gli
offriva
il maestro.
“Hai
ancora
contatti con lei?”.
“Certo.
Come
compagna di Aphrodite dei Pesci, a volte vedo entrambi passare per il
Santuario”.
Kiki
era
momentaneo ospite di Mur, fra le montagne nello Jamir.
“So
che,
come Gran Sacerdote, non dovrei mai lasciare il Tempio”
riprese “Ma,
sinceramente, mi annoio. Atena non è ancora rinata e ci sono
pochi cavalieri.
La notizia di Apollo che vuole organizzare cose strane mi spaventa.
Come capo
dell’Olimpo, lui mi piace. È legato alla medicina,
al sole, alla musica, alla
poesia..”.
“Zeus
era un
pervertito..”.
“Sì,
ma si
faceva valere! Apollo è potente ma non so se
riuscirà a tener testa a tutti i
suoi fratelli. E se Hades o Poseidone reclamassero il
trono..”.
“Comprendo
la tua preoccupazione. Potrebbero anche mostrarsi divinità
di generazioni precedenti”.
“Esatto.
Tutti vogliono un posto sull’Olimpo! E se, al posto di
Apollo, prendesse il
comando una divinità oscura o maligna? O comunque non votata
al bene del
Mondo?”.
“Sarebbe
triste ma..che possiamo farci noi, Kiki? Atena, come ben sai, non
è ancora
rinata e i cavalieri della mia generazione..beh, gli anni passano per
tutti!
Noi siamo Lemuriani, viviamo a lungo ed io ho ancora un aspetto
giovane, ma non
per tutti è così”.
“Lo
so.
Alcuni di loro sono ancora al Santuario”.
“Chi
ha
relazioni con le divinità è ancora giovane ma gli
altri..penso che siano
perfino stufi di combattere”.
“Quello
non
credo..”.
“Ma
resta
sempre valida la mia domanda: che possiamo fare? Non abbiamo una
divinità da
sostenere, o per cui lottare. Siamo tagliati fuori da questa faccenda.
Solo gli
Dei e gli eroi da loro scelti potranno affrontarsi, sono queste le
regole,
giusto?”.
“Sì,
esatto.
Ma non possiamo restare qui. Atena vorrebbe di certo un nostro
intervento!”.
“Potresti
provare a far ingaggiare i cavalieri disposti a combattere da una
divinità che
ritieni giusta”.
“Già
trovarne una è difficile, convincerla pure a farci
combattere al suo fianco..la
vedo davvero dura! Gli Dei sono circondati da semidivinità,
campioni ed eroi.
Ognuno di loro ha il suo gruppo di servitori. Se solo ci fosse
Atena..”.
“Atena
rinascerà quando è giusto che rinasca. Non
acceleriamo le cose..”.
“Non
è
questo il punto! Perché non vai tu a fare il Sacerdote,
visto che sei tanto
saggio e posato?!”.
“Kiki,
rilassati. Atena non può voler veramente lottare in questa
specie di scontro
fratricida”.
“Ah,
no? Ma
se lei stessa ha indetto una cosa identica anni fa!? Non te lo ricordi?
Quel
torneo in cui si vinceva l’armatura finta di
Sagitter”.
“Giusto..ma
rifletti. Vorresti TU parteciparvi? È uno scontro in cui
potresti ritrovarti di
fronte un sacco di vecchie conoscenze”.
“Del
tipo?”.
“Gli
Specter, i Generali Marini, i figli di Ares..”.
Kiki
rimase
in silenzio qualche istante, fissando il nulla. Scosse la testa,
ammettendo di
non volersi immischiare. Però, come Gran Sacerdote, si
sentiva in dovere di
doverlo fare.
“E
poi,
sinceramente..” gli sorrise Mur “..sapresti
decidere con certezza assoluta
quale divinità possa stare meglio sul trono Olimpico? Salvo
Zeus, ovviamente, che
ancora non è rinato. Lui, anche se era un mandrillo, sapeva
il fatto suo. Come
mortali, non possiamo dire di conoscere profondamente le
divinità, i loro pregi
ed i loro difetti. Il consiglio che posso darti è: lascia
che se la sbrighino
in famiglia. So che è dura, e che ritieni giusto dover
intervenire per il bene del
Mondo, ma senza la guida di Atena non possiamo agire in modo sicuro.
Rischiamo
di sostenere un’entità che poi, in
realtà, si potrebbe dimostrare del tutto
inadatta”.
“Ma
noi
Cavalieri abbiamo difeso l’umanità da Hades,
Poseidone e chiunque altro volesse
comandare sulla Terra! E ora ce ne stiamo fermi?!”.
“Se
Atena
non è ancora rinata, significa che
l’umanità non è in pericolo.
Altrimenti,
come prima di ogni Guerra Santa, sarebbe tornata. Perciò
rilassati, torna al
Tempio e stai tranquillo”.
“Mi
chiedi molto..”.
“Lo
so. Se è
destino, Atena ti dirà che cosa fare. Sei sempre il suo
Sacerdote, no?”.
Kiki
annuì.
Doveva fidarsi della sua Dea, non poteva fare altro.
“Cos’hai
da
guardare?” sibilò scocciato.
Imbacuccato
e
con le mani affondate nelle tasche, camminava lungo uno stretto
sentiero, con i
lunghi capelli mossi dal vento. Colui che lo osservava, non rispose.
“Ma
non si
avvicina il 25 Dicembre?!” ringhiò ancora,
infastidito.
“Sì,
e
allora?” rispose la voce limpida dello spione.
“Non
avete
altro da fare, voialtri angeli, in questo periodo?!”.
“Il
mio
lavoro è tenerti sotto controllo. So che cosa vuoi fare,
Lucy”.
“Non
chiamarmi Lucy, non lo sopporto!!”.
“Ma
che hai?
Forse freddo? Sembra tu stia andando da Babbo Natale”.
“Babbo
Natale?! Un simbolo pagano pronunciato dalla tua bocca, Mihael? La cosa
mi
stupisce alquanto”.
“Io
parlo
come mi pare. E adesso vedi di tornartene subito a casa, prima che ti
ci
rispedisca io! A calci!”.
“Abbassa
i
toni! C’è il libero arbitrio, no? Io posso fare
quel che voglio e tu non puoi
impedirmelo. E..come cazzo fai a startene con quel gonnellino
striminzito con
questo gelo?!”.
Mihael
alzò
un sopracciglio, senza mutare espressione. Volava sopra al fratello
maggiore
Lucifero, non provando minimamente freddo. Ma probabilmente colui che
stava
spiando era abituato ad ambienti ben più caldi. Lucifero,
senza le ali e con
abiti “civili”, sembrava solo un mortale
all’aperto, salvo per quello strano
sguardo.
“E
vattene!”
sbottò ancora lo spiato.
“Che
pensi
di fare?”.
“Non
lo
sapevi già?”.
“Lo
intuisco. E cercherò di impedirtelo, ovviamente rispettando
le regole che mi
impongono il cielo”.
“Voglio
solo
andare a trovare mio nipote. Sbaciucchiarmelo sotto il vischio e fare
tutte le
altre cazzate che si fanno durante le feste del solstizio”.
L’angelo
inclinò la testa.
“Sto
scherzando! E fattela una risata, Miky! Non sorridi mai?!”
storse il naso
Lucifero.
“No.
E tu lo
sai”.
“Dovresti
iniziare!”.
“Inizierò
quando tu non mi darai più problemi, cornuto”.
“Questo
non
può succedere, e tu lo sai. Io vedo la nostra
rivalità come qualcosa di
divertente. A volte..”.
“Abbiamo
un
carattere molto diverso, fratello”.
“No,
non
credo. Ad ogni modo, migra! Svolazza altrove!”.
“Non
puoi
impedirmi di andare dove vai tu. Il tuo compito è tentare la
gente, il mio quello
di mostrare quale sia la via giusta, scacciando te”.
“Alla
fine,
sarà mio nipote a decidere. Non appartiene alla schiera di
anime che ci
contendiamo io e te”.
“Ma
non
rifletti sulle conseguenze?! Non usi mai il cervello?!”.
“Lo
uso più
di te! E poi, in questo caso, non si tratta di strane macchinazioni
alle spalle
del cielo”.
“No?
Non
vuoi la possibilità di poter ficcare il naso ed allungare le
mani
sull’Olimpo?”.
“Che
me ne
faccio del simbolo di una religione morta?!”.
“Gerusalemme
non puoi averla, quindi..”.
“Già..Gerusalemme..bel
lavoro con quella città. Davvero” rise,
sarcastico, Lucifero.
“Non
ti
prendo a pugni solo perché sono un signore..”.
“Se
lo dici
tu”.
Mihael
atterrò, facendo svanire le ali, ed iniziò a
camminare a fianco del fratello
maggiore, che trovò la cosa piuttosto fastidiosa.
“Smamma!”
protestò il caduto.
“Voglio
fare
una passeggiata. Non posso?”.
“Consumi
il
mio ossigeno e poi..da quando sei così
fastidioso?!”.
“Voglio
vederci chiaro. Non mi fido di te, ma la faccenda di Sophia ti ha un
po’
mandato fuori fase perciò a volte fai cose che non mi
aspetto”.
“Gli
anni
passano per tutti. Tu, per esempio, stai mettendo su pancia”.
“E
tu hai i
primi capelli bianchi!”.
“Ammettilo.
Vuoi vedermi mentre sbaciucchio mio nipote!”.
“Ma
no! Ma
che pensieri orrendi hai in testa?!”.
Lucifero
allungò una mano ed afferrò l’angelo
per il braccio, tirandolo verso di sé,
fingendo di volerlo baciare. D’istinto, Mihael fece comparire
la sua spada di
fuoco e si contorse, liberandosi.
“Sto
scherzando!” ride di nuovo Lucifero “Riponi la
spada laser, Luke! E lasciami in
pace. Se vorrai discutere con mio nipote, appena me ne sarò
andato, sarai
libero di farlo. Buon Natale, in caso non ci rivedessimo prima di
quella data”.
Questo è il mio personale regalo per la
celebrazione del solstizio a tutti i fan. Non so in quanto tempo
riuscirò ad
aggiornarlo, spero presto. Per ora, aspettatevene di tutti i colori e
buon
inizio d’inverno! E tanti auguri ad Apollo
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