Buona
lettura:
-Oblivion!
*
* *
Era
sempre così. Il 12 dicembre Harry aveva mal di testa, ormai
da un
paio d'anni. Il perchè non lo sapeva, semplicemente anno
dopo anno
aveva capito che in quel giorno lui stava male. Cosa era successo il
12 dicembre? E quale 12 dicembre? Ormai se n'era accorto da 5 anni,
ma prima?
Quella
mattina si era alzato, aveva bevuto il solito caffè amaro e
poi era
andato a lavoro. Non faceva mai colazione e a metà mattina
aveva
sempre fame, ma quel giorno, quel 12 dicembre, come da copione,
sarebbe stato tutto il tempo con la testa sul tavolo e pozioni
antidolorifiche accanto.
-Harry..
-Hei
ciao, Ron!
-Stai male?
-Già.
-Ma
nessun medimago ti ha mai risposto?
-Non
credono alla storia del “12 dicembre”.
-Effettivamente
è strana.
-Già.
-Comunque oggi c'è la festa della piccola Rose, vieni vero?-
-Ci
sarà Ginny?
-...
-Ron,
non,,
-Harry
è mia sorella. E siete stati 4 anni insieme.
-Ma
da un anno non ci parliamo!
-Quindi stasera inizierete.
-Ron,
ti prego.
-Vieni
però!
-Si.
Ora vattene che mi hai aumentato il dolore.- gli tirò un
fascicolo
in faccia, ma i riflessi sviluppati dal quidditch aiutarono il rosso
a scansare e chiudere la porta subito.
Non
voleva rivedere Ginny. Non voleva parlarle, non voleva sentire la sua
voce, non voleva ricordarla. Sarebbe stata ovviamente splendida ma
lui sapeva bene che dentro era marcia.
FLASHBACK
Pioveva,
il cielo era continuamente rischiarato dai lampi e i tuoni erano
tremendi. C'era una bufera a Grimmauld Place e dentro il nr 12. C'era
tanto freddo quella notte e le rivelazioni a metà erano
ghiaccio
rovente.
-Non
mi hai mai amata. Mai!
-Ginny,
ma che dici? Sai che sei sempre stata importante per me.
-Io
sono stata solo un pezzo con cui riempire un vuoto.
-Ma
Ginny, di cosa stai parlando?
-Me
ne vado Harry.
La
rossa aveva tentennato un po', avrebbe detto tutto se lei non fosse
stata veramente innamorata. Però era troppo. Tutto quello
era
troppo. Quei quattro anni erano stati pura sofferenza e Harry non
capiva. Come poteva in fondo? Lui non sapeva nulla, ma lei si. Lei
sapeva tutto e nonostante ciò lo aveva accettato. Aveva
accettato
per amore, perchè era convinta di poter farlo innamorare
veramente.
Ma lui no, lui non l'avrebbe amata mai e quella sera ne era un
esempio. Era tornato tardi da lavoro, lei era stata impeccabile, si
era fatta trovare in pigiama a tavola, non aveva mangiato nulla
nonostante la fame e l'ora perchè aveva aspettato lui, la
cena calda
sul tavolo e un sorriso amorevole a incorniciare il tutto, lui era
sbucato dal camino, le aveva rivolto un cenno ed era andato a
dormire, non le aveva detto nulla, non le aveva neanche detto che non
sarebbe tornato e lei come una cretina l'aveva aspettato. Questo,
Harry, non l'aveva considerato come una mancanza di rispetto,
perchè
era stanco, perchè aveva avuto una giornataccia,
perchè gli faceva
male la testa e perchè ogni santa sera lui si sedeva con lei
e
mangiava. Ginny invece avrebbe voluto il bacio che non gli aveva mai
dato né a inizio giornata né alla fine, avrebbe
voluto quella
considerazione che lei gli concedeva sempre instancabilmente, avrebbe
voluto una carezza tra i capelli e un grazie, anche sussurrato,
avrebbe voluto dei figli, una famiglia, il lieto fine che era
spettato a chiunque tranne che a lei. Invece Harry stava tutto il
giorno a lavoro, non la chiamava, non la cercava, nulla. Non provava
neanche a chiederle di fare l'amore. Non lo facevano da anni ormai.
Perchè?
-Io
ti amo.
-Mi
ami? Cosa ami di me, Harry?
-Beh...
-Ami
i miei sorrisi? Il mio profumo? Il mio tacchino ripieno? Il mio corpo
morbido? I miei sospiri? Gli orgasmi che non mi doni più?
Cosa
Harry?
-È
tutto un problema di sesso quindi?
-Sesso?
-...
-Harry.
Vaffanculo!
-Dimmi cosa c'è almeno! Non puoi mandare al diavolo
quattro anni!!!
-Quattro
anni di cosa?
-Di
noi...
-Ahahah...-
e quella risata amara aleggiò in casa tutta la notte. Ed
Harry si
chiese perchè Ginny lo avesse lasciato così,
senza nessun motivo,
fin quando poi, dopo pochi giorni, non la vide a Diagon Alley mano
nella mano con un uomo che non era lui. Allora capì.
FINE
FLASHBACK
Ricordare
gli faceva male. Chiudere gli occhi e cercare di rivedere momenti
passati gli procurava un tremendo male fisico. Mal di testa atroce,
che il 12 dicembre diventava inferno, mal di pancia e tremori
incontrollati. Non sapeva cosa gli era successo. Per lui la vita era
sempre stata così. C'era un buco vacuo posto cinque anni
addietro e
da quel buco venivan fuori verità che lui dava per scontate.
La
giornata al lavoro fu lenta e noiosa, non successe nulla, lesse i
fascicoli che soggiornavano da settimane sulla scrivania, bevve
qualche pozione corretta con del caffè, mangiò,
non parlò con Ron
e poi andò via. Il 12 dicembre era sempre così.
Sempre? Il sempre
che lui ricordava. Odiava quella strana sensazione di star
sbagliando, ma non poteva farci nulla. Prima di tornare a casa
passò
al Ghirigoro a comprare un libro per la sua piccola Rose che, per
fortuna, di Ron aveva solo i capelli e le lentiggini, e poi
andò a
casa a cambiarsi. Pensò di vestirsi bene, di sistemarsi per
davvero
come non faceva da quando Ginny se n'era andata, pensò anche
di
chiamare un donna da compagnia, fingere di aver trovato l'amore, poi
però scese in cucina, si scolò mezza bottiglia di
whisky e rise di
se stesso. Aspettò l'ora esatta e si
smaterializzò a casa dei suoi
migliori amici, con la voglia di tornare a casa pari alla sbronza che
stava iniziando.
-Hei
Harry.
-Ciao
Hermione.
La
riccia gli baciò la guancia, malamente sbarbata e poi lo
rimproverò,
delusa.
-Hai
bevuto.
-Sto
bene, Hermione.
-E
allora perchè hai bevuto?
-Dov'è
Rose?
-Con
Ginny...
-C'è
anche lui.
-Si.
-Vado
in bagno.
Il
liquore non perse tempo a riversarsi nel water. Harry era
inginocchiato e gli girava tutto. La testa che gli stava scoppiando e
lui che senza farci caso graffiava la cicatrice. Era un suo vizio,
una sua fissazione, incolpava lei per quel mal di testa, l'unico
motivo che risultava credibile. Poi Hermione aprì la porta e
lo
aiutò ad alzarsi e a sciacquarsi nel lavandino.
-Perchè
non le dici che ti manca?
-Perchè
la odio!
-Non ci avete mai detto cosa è successo.
-Lei
aveva un altro. Ti ho sempre risposto io.
-Lei
ti amava.
La
risata amara di quella sera tornò a rimbombare dentro il
moro che
non poté fare a meno di ridere amaramente a sua volta.
-Lei
amava il prescelto. Non me!- abbandonò l'abbraccio
dell'amica e
scese giù, pronto a riaprire vecchie ferite.
-Zio
Harryyyy.- Rose andava pazza per Harry, come d'altronde Harry andava
pazzo per lei. Era l'unica persona ad alleviare i suoi mal di testa,
soprattutto quelli del “12 dicembre”.
-Guarda
cosa mi ha regalato zia Ginny.- solo in quel momento Harry si
azzardò
a guardarla. Non la vedeva da un anno. Eppure era identica a
ciò che
aveva immaginato. Splendida.
-Che
bel libro!
-Parla
di Hogwarts.
-Così
anche tu potrai vantarti di averlo letto.- le accarezzò i
capelli e
le diede il suo regalo. Rose aveva compiuto 10 anni. Era ora di
Hogwarts ormai.
-Oohh..
ma è lo stesso!- l'adorabile broncio fece ridere anche Ginny
ancora
persa in quella carezza che non aveva mai ricevuto e che la fece
ingelosire tantissimo.
-Aprilo!-
la bimba lo aprì e dentro vi trovò “Il
quidditch attraverso i
secoli” -Magari diventi la perfetta erede di papà.
Ron
rise felice e abbracciò il suo vecchio amico
-Bene
andiamo a mangiare?
-Ma
gli altri?
-Sono
tutti in Romania, anche Charlie oggi fa gli anni!
-Oh,
vero!- Harry aveva completamente abbandonato la famiglia da quando
era stato abbandonato da Ginny. Tranne Ron ed Hermione
perchè loro
erano... Ron ed Hermione.
La
cena era buona, la compagnia gradevole, l'uomo di Ginny pessimo ma
Rose aveva occhi solo per Harry quindi il ragazzo riuscì a
superare
il tutto.
Poi
arrivò l'ora di andare a casa. Finalmente poteva andare a
dormire e
domani il mal di testa sarebbe scomparso. Però un battito
d'ali
riportò l'attenzione in cucina.
-Harry
è per noi. Dal ministero.
-Cos'è
successo?
Ron
aprì la lettera e si accigliò.
-Malfoy.
Ecco
un'altra delle stranezze della vita di Harry. Appena sentiva
“Malfoy”
iniziava a tremare e il suo cuore era tutto un unico battito. Entrava
in crisi. Stava male. Soffocava. Non lo vedeva da cinque anni, ma
sentiva parlare di lui continuamente. Era un mangiamorte nonostante
non volesse mai diventarlo e lo avesse difeso più di una
volta. Al
suo processo, Harry aveva deposto a favore per lui. Draco non lo
aveva mai ringraziato. Non lo aveva mai guardato negli occhi e la
cosa che Harry odiava era che lui, invece, avrebbe guardato i suoi
per il resto della sua vita. Anche in questo caso non ne sapeva il
perchè.
-Andiamo-
prese una mano del rosso e si smaterializzò al ministero.
Il
suo ufficio era invaso da promemoria e i fascicoli si producevano a
decine.
-Ma
cos'è successo?
Una
strillettera lo individuò e si aprì
-SIGNOR
POTTER, COME CAPO DELL'UFFICIO AUROR MI ASPETTAVO UN DETERMINATO TIPO
DI INTERESSE PER I PROBLEMI DEL MINISTERO. VENGA SUBITO NEL MIO
UFFICIO.
Ron
uscì in fretta e Harry lo seguì preoccupato.
-Oh,
finalmente. Ma dov'eravate?
-I
nostri turni sono finiti da un pezzo. È notte.
-E
mia figlia ha fatto il compleanno.
-Bene.
Intanto Malfoy è in fin di vita al San Mungo.
Il
rumore secco della smaterializzazione fece zittire i due uomini.
Harry
si ritrovò davanti la porta chiusa della camera di Malfoy.
Per quale
motivo lo aveva fatto? Perchè provava questo rumore sordo al
petto?
Per quale motivo aveva questo bisogno sfrenato di sapere che dietro
quella porta tutto andava bene? Cosa gliene fregava di Malfoy? Eppure
gli mancava il coraggio per rispondere. E per aprire la porta.
-Harry.
Ma che ti prende?
-Vai
a vedere come sta.
-E
perchè non entri?
-Ron.
Ti. Prego.
L'amico
entrò, era confuso ma il ministro gli aveva detto che Malfoy
era
stato affatturato e pestato a morte da alcuni ragazzi in un vicolo di
Nocturn Alley. Avevano riconosciuto in lui l'ultimo mangiamorte
libero e il bisogno di giustizia li aveva spinti a procurarsela da
sola. Draco finiva spesso in ospedale per motivi simili e il
ministero, che tentava in tutti i modi di far cessare questa violenta
sete di giustizia assurda, ormai non ne poteva più. Ron
perse tempo
là dentro e la curiosità stava divorando il moro.
Voleva sapere. Ma
aveva paura.
Poi
Ron uscì. La faccia bianca. Il sangue scomparso da tutto il
corpo.
Una postura rigida. E i denti che digrignavano.
-A
me non fotte niente di Malfoy. Potrei anche dire che alla fine se li
merita tutti i guai in cui si trova. Però poi tu sottolinei
che
Malfoy è solo un cretino, un bullo da quattro soldi, ormai
cresciuto, e i sensi di colpa mi assalgono. Dobbiamo trovare quei
quattro farabutti. Stavolta hanno proprio esagerato. Malfoy domani si
trasferisce in Francia... faremo scomparire tutta la sua esistenza.
Ci aspetta un lungo lavoro. Andiamo!
E Harry avrebbe veramente
voluto afferrare la mano del suo migliore amico e smaterializzarsi in
ufficio, ma quell'ultimo dettaglio, quel “si trasferisce in
Francia” lo aveva incollato sul posto. Non era in grado
neanche di
muovere gli occhi. Dopo pochi minuti o forse solo poco prima del
trasferimento, una strana forza mosse i suoi passi e aprì la
porta.
E quello che vide fu in grado di fargli rimettere le intere bottiglie
di whisky che si era scolato in tutti quei cinque anni in preda ai
mal di testa.
-Dr-draco.- un
flebile sussurro che tuonò nella mente del moro e che
impaurì a
morte il biondo.
-Ch-Che
ci fai qui?
Non
si vedevano da cinque anni. Draco aveva fatto in modo che tutto
ciò
che riguardasse lui non finisse mai nell'ufficio di Harry, ma quella
sera stava troppo male per fregarsene di chi lo avrebbe aiutato.
Lo
stomaco chiuso, le orecchie che fischiano, la lingua impastata, il
cuore impazzito. Sguardi che sfuggono. Richiami che stonano. Bugie a
dividere e la verità a spaventare.
Draco
era coricato in un letto troppo piccolo con lenzuola troppo
bianche,era pieno di bende che non riuscivano a celare il sangue, i
graffi martoriavano la pelle candida e il collo era circondato da una
troppo poco sottile riga violacea. Il labbro spaccato e il
sopracciglio pieno di sangue represso.
-Come
ti hanno combinato...- gli si avvicinò tutto d'un tratto,
senza
avere la minima idea di quello che stava facendo. Draco si
ritirò,
cercò di non farsi toccare e quel gesto bruciò la
mano di Harry,
che si fermò.
-Scusa.
-Potter.
Vattene. Domani me ne vado. Nessuno si ricorderà di me. Io
non
esisterò più. La mia intera esistenza
sarà eliminata con un secco
colpo di bacchetta. Io stesso dimenticherò tutto. E tu...
Harry
non lo lasciò finire. Girò su se stesso e se ne
andò. Draco rimase
ad osservare il vuoto e nonostante il dolore, pianse. Gli bruciava
tutto ma le lacrime scorrevano comunque. Muoversi gli costava fatica
ma piangeva con tanta rabbia da non far caso agli scatti che lo
prendevano di sorpresa. Non aveva paura di essere dimenticato. Aveva
paura di dimenticare. Perchè lui era l'unico a ricordare.
-Mi
dispiace Harry. Mi dispiace così tanto. Ho conservato
gelosamente i
ricordi più belli di quell'anno, ho conservato gelosamente
tutto ciò
che era stato nostro. Ho conservato gelosamente te... ti amo!
Harry
si ritrovò a casa senza nessuna forza. Senza nessuna
sensazione.
Soltanto con il costante presentimento di aver dimenticato qualcosa
di importante, quel presentimento che preannuncia l'inizio e la fine
dei mal di testa del 12 dicembre.
-Ma
cos'è???
Si
scolò la restante mezza bottiglia di whisky e si
smaterializzò nel
suo ufficio. Non pronto per l'indomani.
L'alba
arrivò in fretta, Ron si presentò con il solito
caffè della
mattina e appena vide lo stato in cui versava, sbottò
-Ma
che hai?
-Non
urlare!
-Non
urlare??? Sei con i vestiti di ieri, con la barba fatta a cazzo,
c'è
una puzza di alcool assurda e hai due occhi rossi da far invidia a
Voldemort.
-Non
urlare!
-Bah. Io vado dal ministro. Ciao.
-No
aspetta.
-Perchè
t'importa così tanto di Malfoy? Perchè ieri ti
sei comportato in
quel modo? Perchè continui a non parlarmi? Harry non puoi
pretendere
sempre che noi ci siamo. Perchè ad un certo punto ci
stanchiamo. Io
rivoglio il mio amico. Quello di cinque anni fa!!!!
-Il
problema è che io NON RICORDO NULLA!
-Già...
Ron
non ci credeva. Non ci aveva mai creduto. Ma era la verità e
lui
odiava questa situazione come chiunque.
-Andiamo.
Purtroppo
arrivarono tardi, anche quella volta “il caso
Malfoy” non era
spettato a Harry, e quindi Draco ormai non era più.
-Ma
perchè ieri tutto quel trambusto e oggi nulla??????
PERCHÈ??
-Harry.
Calmati.
-Già.
Calmarmi. Già.
Non
ascoltò nulla di quello che gli venne detto, semplicemente
aspettò
che calasse il silenzio e se ne andò.
Passeggiava
nelle vie della Londra Babbana piene di gente che di lui non sapeva
nulla. Per loro Harry non era, non esisteva. Come si sentiva Malfoy?
Come ci si sentiva a non esser più? Ma perchè
Malfoy continuava a
massacrargli la testa?
-Devo trovarlo.
Come
farlo era impossibile. Si sedette su una panchina e inspiegabilmente
iniziò a piangere.
*
* *
-Dov'è
Harry?
-A
casa.
-Non
c'è!
-Ginny qual'è il problema?
-Devo
parlargli?
-Perchè?
-Hermione.
Ti prego.
-Ma
perchè non dobbiamo sapere nulla?
-Perchè
odio essere la sola a ricordare. E lo odieresti anche tu!
-Oh,
ciao Ginny.
Ron
entrò in quel momento nella sua cucina, baciò la
moglie e Ginny
sussultò, ma strinse i pugni.
-Devo
vedere Harry.
-Non
è a casa sua? Effettivamente dopo tutta la storia di Malfoy
era un
po' scosso?
-Beh,
era stato una persona importante, bene o male, tutti siamo un po'
scossi.
-Ron,
quanto tempo abbiamo prima di dimenticare tutto su Malfoy?
-Un'ora
circa.
-Devo
assolutamente trovarlo.
-Ma
cosa succede?
-Ron.
Ti prego.- era stata Hermione ad intervenire, Ginny la guardava
riconoscente ma aveva fretta.
-Di
solito si rifugia nella Londra Babbana.
Neanche
il tempo di ringraziare, che la rossa si smaterializzò. Si
diresse
nel parco accanto al ministero e grazie al destino lo trovò.
-Harry.
Il
moro non alzò lo sguardo, ma sussultò. Ginny si
rassegnò a finire
la sua storia nella stessa maniera in cui iniziò: Harry in
lacrime e
un incantesimo di memoria.
-Devo
raccontarti una storia.
-Non
è il momento.
-Harry.
Ti prego, guardami!
-Perchè?
-Perchè
ho bisogno di guardare i tuoi occhi verdi.
L'ex
Grifondoro, allora, la guardò ma non vide altro che una
ragazzina
troppo magra, con i capelli troppo rossi e il viso troppo
lentigginoso. Ginny non era bella in quel momento, forse non lo era
mai stata, eppure Harry si accorse di tutto il male che le aveva
procurato e alzò la mano ad accarezzarla. Ginny
scottò sotto quella
carezza, si rese conto di non meritarsela e si allontanò.
-Hai
sempre avuto ragione, Ginevra. Io non ti ho mai amata.
-Harry...
Iniziò
a piovere, una pioggerellina tranquilla, che li bagnò e che
confuse
le lacrime.
-No.
Non mi hai mai amata perchè tu hai sempre amato Draco.
Fu
come un fiume in tempesta. Fu come l'implosione di una stella,
l'eruzione di un vulcano, l'urlo isterico di un bambino appena nato.
Fu come il gelo che lo colpì quando Draco
pronunciò quell'Oblivion
a tradimento.
-Siete
stati tutto il sesto anno insieme. Non so bene come la vostra storia
sia iniziata, né come sia stata. Ma so com'è
finita. Eravate alla
riva del Lago Nero. Tu piangevi e Draco sussultava. Tentavi di
baciarlo ma lui ti sfuggiva. Gli dicevi ti amo e lui gridava che
invece dovevi odiarlo perchè era un mangiamorte. Allora
rispondevi
che non te ne fregava nulla del marchio e lui ringhiava che avrebbe
anche potuto ucciderti. Poi tu gli hai detto che lasciandoti lo stava
già facendo. Si è fermato di colpo e ti ha
baciato. Ti ha chiesto
scusa. Ti ha dato appuntamento per quella sera, nella solita stanza
al solito orario, aveva detto e ha aspettato che tu te ne andassi per
colpirti con l'Oblivion...
-Draco...
-Poi
è scappato, balbettava ti amo e scusa fra le lacrime, si
mordeva le
dita e si graffiava il marchio...
-Draco...
-Solo
quando se n'è andato ti ho raggiunto. Avevi anche sbattuto
la testa
e quindi ti faceva male. Ripetevi che avevi mal di testa e che avevi
la sensazione di aver dimenticato qualcosa...
-E
tu...
-Si,
ti ho baciato, ti ho detto che non dovevi allenarti con il buio
perchè poi era normale che inciampavi...
-E
mi hai detto ti amo..
-E
non hai risposto...
-Mi
hai fatto credere di stare insieme.. mi hai spinto a credere di
amarti..
-Scusa.
-Mi
hai rovinato la vita!!!!
-Scusa...
-Ginny
io... io lo amo... e lui ama.. amava me....
e
poi un leggero senso di smarrimento li colpì entrambi. Si
guardarono
negli occhi. Si chiesero cosa fosse successo. Poi Ginny si
alzò e
tornò dal suo uomo. Harry rimase ad osservare il cielo che
si stava
liberando dalle nuvole. Una aveva una forma strana, sembrava un
piccolo furetto bianco. Harry sorrise e tornò a casa. Nel
baule che
non apriva da cinque anni una foto di lui sulla scopa volta a
guardare, felice e innamorato, qualcuno che ormai non c'era
più, a
ricordarlo una scopa che volava, vuota. Dietro una dedica: 12
dicembre... un anno di noi!
In
Francia un uomo dai lisci capelli biondi e gli occhi tempesta credeva
di chiamarsi Antoine.
Pensieri
e Parole:
Piango
da sola. Non sto bene lo so! Ho sistemato la mia camera oggi e ho
trovato alcuni appunti sulla Damnatio Memoriae e allora, tanto per
cambiare ho pensato a sti due qua che si amano e si odiano.
Spero
che vi sia piaciuta!! commentino?
Il
titolo... ero indecisa tra “12 dicembre” e
“perchè” dato il
numero sproporzionato in cui ho li ho usati xD ma dato che tutto
è
iniziato dalla Damnatio e dato che comunque è inerente al
testo...
xD
Non
so Rose compie gli anni il 12 dicembre, ma Charlie ho letto su
facebook, si xD
Vivogliotroppobene
Sempre
vostra Nia <3
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