n/t: nuova
storia! In realtà non è una storia ma una piccola
collezione di
one-shot. Una parola per ogni lettera dell'alfabeto, una storia per
ogni parola. Tutte le storie girano principalmente attorno a Rufy e
alle sue interazioni con i compagni e qualche volta con Ace. State
pronti per una overload di fluff!! E come al solito ricordate che non
ci sono pairings nelle storie di akurosa.
Vi invito come sempre a
seguire il calendario per gli aggiornamenti [ho notato che nei
dispositivi mobili non si riesce a leggere; vi consiglio di
verificare se da pc il problema non c'è] e rimanete
sintonizzati
perché non escludo che nei prossimi giorni possano esserci
delle
novità.
Buona lettura!!
Next
Time Won't You Sing With Me
(Canteresti
con me la prossima volta) [Da "The Alphabet Song"]
1.
Ace, Babysitting, Canard
(Ace,
Babysitting, Chiacchiere)
A
is for Ace, the greatest big brother in the world
(A
è per Ace, il migliore fratellone del mondo)
Ace inizialmente si
agita quando
avverte la corrente entrare nella stanza all'aprirsi della porta.
Il morbido suono
ovattato dei
passi è in qualche modo confortante anche nel sonno e Ace
sta per
scivolare di nuovo nell'inconscia beatitudine quando sente tirar su
col naso. Il suo radar da fratello maggiore si risveglia sfavillando
e lui incespica via dalle coperte – e quasi inciampa sulla
figura
che sta accanto al letto.
Ace batte gli occhi
per
scacciarne via il sonno mentre mette a fuoco un fratellino scalzo e
abbracciato ad un cuscino. Gli occhi marroni di Rufy sono spalancati
e il labbro inferiore trema mentre muove un incerto passo in avanti.
«Ace»
Rufy pronuncia il nome
come un bambino chiederebbe implorando fa' sparire tutto.
Ace immediatamente
raccoglie il
suo fratellino dal pavimento tra le sue braccia. In risposta, Rufy
affonda il viso nell'incavo del collo di suo fratello, senza curarsi
di essere troppo grande perché Ace possa tenerlo e il
fratello lo ha
trascinato sul letto così da ritrovarsi in un fascio di
braccia e
gambe aggrovigliate. Rufy sospira sollevato perché il grande
mostro
nero sotto al suo letto non oserà venir fuori
perché adesso lui è
con Ace e il suo fratellone lo proteggerà da ogni cosa.
Ace stringe il
fratellino con la
mano a cui Rufy non si è aggrappato come un'ancora di
salvezza e la
sua attenzione scivola sul grassottello viso infantile quando avverte
lo sguardo.
Portgas D. Ace ha solo
undici
anni ma pensa che forse potrebbe dover morire per essere all'altezza
dell'espressione negli occhi del suo fratellino.
B
is for Baby-sitting, the act of looking after and taking
responsibility of idiots whether you like it or not
(B
è per Babysitting, l'atto di accudire e assumersi la
responsabilità
di idioti che ti piaccia o meno)
Nami non riusciva a
credere che
stavano ancora avendo questa conversazione. In realtà, il
tempo
trascorso su quella nave l'aveva levigata meglio di così
– poteva
crederci. Quello a cui non riusciva a credere era che stavano ancora
avendo quella conversazione. Avrebbe voluto che finisse.
Proprio come
desiderava il
dominio del mondo e tutte le banche e le casse di tesoro allo stesso
modo. Proprio come desiderava una cassa del tesoro magica che si
riempisse di tutto l'oro del mondo ad ogni minuto.
In altre parole, non
si stava
proprio avverando.
«Na-mi».
Tutto il lamento e il
broncio e le accuse del mondo improvvisamente si sistemarono in
quelle due sillabe. Nami fece una smorfia e Rufy piagnucolò.
«Fa'
qualcosa».
E così Nami
guardò impotente
avanti e indietro tra il piccolo ragazzino che stava ancora tirando
su col naso e il non-tanto-piccolo pirata che aveva dovuto scegliere
questo momento, questo giorno per volere mangiare l'ultimo zucchero
filato rimasto aromatizzato alla carne (e no, Nami non aveva idea di
chi avesse creato quella roba ma quella persona avrebbe pagato).
Normalmente avrebbe schiaffeggiato Rufy e avrebbe offerto al
ragazzino i dolci o viceversa, a seconda del suo umore, ma oggi era
in una situazione di stallo. Perché oggi non era un giorno
come un
altro. Oggi era la Giornata dei Bambini. Era il giorno in cui i
piccoli scemi ottenevano quello che volevano qualsiasi cosa fosse,
quando volevano.
Ma ancora
più importante, era
anche il compleanno di Rufy.
«Zoro»
Nami si voltò verso lo
spadaccino che non aveva detto una parola per la durata della
polemica. Gli occhi di Nami imploravano una soluzione.
«È
il compleanno di Rufy» Zoro
sottolineò, sempre complice del suo capitano.
Ma era anche la
Giornata dei
Bambini e Nami aveva avuto la sua equa parte nell'essere viziata
a morte da Bellemere e Nojiko in quel giorno. Sembrava sbagliato
negare ai marmocchi il loro turno.
Ma poi di nuovo, Rufy
aveva quei
grandi occhi umidi rivolti a lei e Nami sapeva che se gli avesse
portato via i dolci, si sarebbe sentita come se avesse ucciso un
coniglietto.
«Beh
Rufy,» Nami iniziò
disperata, torcendosi le mani. «Puoi sempre
condividere?»
Rufy la
guardò come se stesse
parlando un'altra lingua.
Zoro rideva come un
pazzo sullo
sfondo.
C
is for Canard, and rumors that start from places closer than you
think
[C
è per Canard (n.d.t.:Chiacchiere), e le dicerie che partono
da
luoghi più vicini di quanto pensi]
«Hai
sentito? Roronoa Zoro è
diventato un pirata!»
All'esclamazione non
così
silenziosa, l'uomo dal mantello scuro alzò lo sguardo dalla
sua
bevanda. Ne aveva già sentito parlare, e si domandava cosa
ne
pensassero gli altri. Prese un altro sorso della sua bibita prima di
appoggiarsi ad una mano, inclinando la testa così che
potesse vedere
il grande uomo barbuto nell'altro lato del bancone.
L'uomo barbuto
notò l'interesse
dello straniero e ciò lo incoraggiò solo a
parlare ancora più
forte.
«Si
è messo contro la Marina e
li ha battuti a casa loro! Me l'ha detto mio nipote che vive
lì in
zona, allora deve essere vero!»
«Ma
perché avrebbe dovuto
farlo?» Un uomo più vecchio, sentendosi alquanto
infastidito che
l'attenzione fosse concentrata su una singola persona
sottolineò.
«Se è così forte come le voci dicono
che sia, non c'è una singola
dannata ragione per lui di stare dalla parte di qualcuno».
La domanda sembrava
essere
esattamente ciò che l'uomo barbuto si aspettava. Fece cenno
agli
altri di avvicinarsi, ma la sua voce si diffondeva fino all'altro
lato della stanza.
«Ho
incontrato un tale oggi che
sembrava sapere un sacco, ma secondo lui...» L'uomo si
fermò in
modo significativo, mentre molti sbuffavano eccitati. Pure l'uomo nel
mantello al bancone era stranamente immobile, curioso. L'uomo barbuto
sbatté il pugno sul tavolo concludendo con orgoglio.
«Roronoa
Zoro è un mezzo robot!
Aveva bisogno di qualcuno che lo tenesse oliato!»
L'intero bar rimase in
silenzio
nei pochi momenti che le parole venivano capite. Quando accadde, la
stanza esplose in ogni tipo di esclamazioni e imprecazioni ma l'uomo
nel mantello aveva già pagato per la sua bevanda e stava
correndo su
per le scale. Con i modi di qualcuno con la massima determinazione si
aggirò per i corridoi fino a trovare la stanza che stava
cercando.
Con le urla eccitate che ancora risuonavano nelle sue orecchie (Ma
come è possibile? Allora non mangia? Il tizio ha detto che
può
andare al cesso!), la figura nel mantello aprì la
porta con un
calcio.
«Rufy,»
la figura nel mantello,
alias Roronoa Zoro, ringhiò. «Che diavolo
hai raccontato a
queste persone?»
Monkey D. Rufy
ingoiò l'ultimo
dessert che aveva fregato dalle cucine e sorrise al primo compagno
che aveva reclutato finora.
«Perchè
Zoro, i robot sono così
fighi».
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